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Le foto della manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne

Author: Wired

Roma – “La mobilitazione nazionale del 25 novembre non vuole essere una commemorazione delle vittime di femminicidio ma un punto di concentrazione della rivolta alla violenza strutturale che colpisce le nostre vite”, si legge nel comunicato diramato dal movimento Non una di meno in vista delle manifestazioni nazionali contro la violenza sulle donne organizzate a Roma e Messina. Alla manifestazione di Roma chi organizza ha calcolato 500mila presenze in corteo.

Il numero di femminicidi perpetrati dall’inizio dell’anno aumenta di giorno in giorno. A una sola settimana dal ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin, la studentessa universitaria uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, sono morte altre tre donne. Una stima, seppur approssimativa poiché non esistono dati precisi sul fenomeno, è quella fornita dal Viminale: si parla di oltre 100 casi da gennaio 2023.

Questa volta qualcosa è andato diversamente. In vista del 25 novembre e delle manifestazioni nazionali, migliaia di persone sono scese in piazza a Milano, Bologna, Torino. La sensazione è che il femminicidio di Giulia Cecchettin abbia acceso una nuova ondata di proteste nei confronti di una forma di violenza, quella sulle donne e sulle persone transgender. Il governo Meloni ha tagliato il 70% delle risorse per la prevenzione della violenza contro le donne, passando dai 17 milioni di euro stanziati dal governo Draghi ai 5 del 2023.

Il nuovo disegno di legge sul contrasto alla violenza di genere invece, presentato mesi fa dalla ministra per la Famiglia e le pari opportunità Eugenia Roccella, è stato approvato in via definitiva mercoledì 22 novembre al Senato e prevede un rafforzamento dell’applicazione del Codice rosso in ottica repressiva.

La sorella di Giulia Cecchettin, Elena, ha rilasciato numerose e lucide interviste alla stampa negli ultimi giorni. Si è esposta pubblicamente definendo il femminicidio “una violenza di Stato proprio perché la sua radice è strutturale. Da tempo il movimento transfemminista Non una di meno, insieme al presidio sul territorio dei centri antiviolenza, chiede ai governi di affrontare il fenomeno della violenza di genere finanziando attività di prevenzione sul lungo periodo.

Author: Wired

Roma – “La mobilitazione nazionale del 25 novembre non vuole essere una commemorazione delle vittime di femminicidio ma un punto di concentrazione della rivolta alla violenza strutturale che colpisce le nostre vite”, si legge nel comunicato diramato dal movimento Non una di meno in vista delle manifestazioni nazionali contro la violenza sulle donne organizzate a Roma e Messina. Alla manifestazione di Roma chi organizza ha calcolato 500mila presenze in corteo.

Il numero di femminicidi perpetrati dall’inizio dell’anno aumenta di giorno in giorno. A una sola settimana dal ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin, la studentessa universitaria uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, sono morte altre tre donne. Una stima, seppur approssimativa poiché non esistono dati precisi sul fenomeno, è quella fornita dal Viminale: si parla di oltre 100 casi da gennaio 2023.

Questa volta qualcosa è andato diversamente. In vista del 25 novembre e delle manifestazioni nazionali, migliaia di persone sono scese in piazza a Milano, Bologna, Torino. La sensazione è che il femminicidio di Giulia Cecchettin abbia acceso una nuova ondata di proteste nei confronti di una forma di violenza, quella sulle donne e sulle persone transgender. Il governo Meloni ha tagliato il 70% delle risorse per la prevenzione della violenza contro le donne, passando dai 17 milioni di euro stanziati dal governo Draghi ai 5 del 2023.

Il nuovo disegno di legge sul contrasto alla violenza di genere invece, presentato mesi fa dalla ministra per la Famiglia e le pari opportunità Eugenia Roccella, è stato approvato in via definitiva mercoledì 22 novembre al Senato e prevede un rafforzamento dell’applicazione del Codice rosso in ottica repressiva.

La sorella di Giulia Cecchettin, Elena, ha rilasciato numerose e lucide interviste alla stampa negli ultimi giorni. Si è esposta pubblicamente definendo il femminicidio “una violenza di Stato proprio perché la sua radice è strutturale. Da tempo il movimento transfemminista Non una di meno, insieme al presidio sul territorio dei centri antiviolenza, chiede ai governi di affrontare il fenomeno della violenza di genere finanziando attività di prevenzione sul lungo periodo.

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