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C’è chi sceglie di non fare figli per paura della crisi del clima

Author: Wired

La Terra sta diventando un posto sempre meno ospitale: l’Overshoot Day – il giorno nel quale l’umanità consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno – cade sempre più in anticipo, sei dei nove planetary boundaries che ne indicano lo stato di salute (tra i quali i livelli di utilizzo delle riserve di acqua dolce, la concentrazione atmosferica di anidride carbonica, i livelli di acidificazione degli oceani) sono oltre la soglia critica, mentre la comunità scientifica afferma che quello in corso sarà con ogni probabilità l’anno più caldo della storia.

In queste condizioni sono sempre di più le persone che iniziano a chiedersi quanto sia opportuno avere figli, con il rischio di consegnarli a una Terra che ci siamo totalmente dimenticati di preservare per le generazioni future. Molto si è detto dell’influenza del clima sulla salute mentale della popolazione globale, con la nascita di nuovi termini tra i quali quello di eco-ansia, ma l’impatto del cambiamento climatico sul processo decisionale in materia riproduttiva sta diventando una questione sempre più significativa. Diverse evidenze che indicano l’esistenza di un vero e proprio trend di persone che tengono significativamente conto delle proprie preoccupazioni sull’ambiente nei propri piani familiari.

Clima e genitorialità: lo studio

Una ricerca della University College di Londra, pubblicata sulla rivista Plos Climate, ha comparato 446 studi condotti tra il 2012 e il 2022 principalmente nei paesi occidentali (per esempio Stati Uniti, Canada ed Europa) che coinvolgono un campione di quasi 11mila intervistati, identificando quattro temi che spiegano la relazione tra clima e genitorialità: incertezza sul futuro dell’ipotetico figlio, visioni ambientaliste incentrate sulla sovrappopolazione e sul consumo eccessivo di risorse, soddisfazione dei bisogni di sussistenza familiare e sentimenti personali in materia ambientale.

In merito a quest’ultimo fattore sono state analizzate le istanze di chi credeva che la genitorialità avrebbe sminuito i propri sforzi quotidiani per mitigare il cambiamento climatico: uno studio svedese pubblicato su Iop science nel 2017 supporta questa tesi, affermando che avere un figlio in meno per famiglia potrebbe far risparmiare emissioni per circa 58,6 tonnellate di carbonio ogni anno nei Paesi sviluppati. Ma c’è anche chi, dall’altra parte del mondo, fonda le proprie preoccupazioni su fattori totalmente diversi. In Zambia ed Etiopia, per esempio, i partecipanti all’indagine si sono mostrati focalizzati sulla capacità delle proprie famiglie di sopravvivere in un contesto di siccità stagionale e di dipendenza dall’agricoltura alimentata dalla pioggia.

Author: Wired

La Terra sta diventando un posto sempre meno ospitale: l’Overshoot Day – il giorno nel quale l’umanità consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno – cade sempre più in anticipo, sei dei nove planetary boundaries che ne indicano lo stato di salute (tra i quali i livelli di utilizzo delle riserve di acqua dolce, la concentrazione atmosferica di anidride carbonica, i livelli di acidificazione degli oceani) sono oltre la soglia critica, mentre la comunità scientifica afferma che quello in corso sarà con ogni probabilità l’anno più caldo della storia.

In queste condizioni sono sempre di più le persone che iniziano a chiedersi quanto sia opportuno avere figli, con il rischio di consegnarli a una Terra che ci siamo totalmente dimenticati di preservare per le generazioni future. Molto si è detto dell’influenza del clima sulla salute mentale della popolazione globale, con la nascita di nuovi termini tra i quali quello di eco-ansia, ma l’impatto del cambiamento climatico sul processo decisionale in materia riproduttiva sta diventando una questione sempre più significativa. Diverse evidenze che indicano l’esistenza di un vero e proprio trend di persone che tengono significativamente conto delle proprie preoccupazioni sull’ambiente nei propri piani familiari.

Clima e genitorialità: lo studio

Una ricerca della University College di Londra, pubblicata sulla rivista Plos Climate, ha comparato 446 studi condotti tra il 2012 e il 2022 principalmente nei paesi occidentali (per esempio Stati Uniti, Canada ed Europa) che coinvolgono un campione di quasi 11mila intervistati, identificando quattro temi che spiegano la relazione tra clima e genitorialità: incertezza sul futuro dell’ipotetico figlio, visioni ambientaliste incentrate sulla sovrappopolazione e sul consumo eccessivo di risorse, soddisfazione dei bisogni di sussistenza familiare e sentimenti personali in materia ambientale.

In merito a quest’ultimo fattore sono state analizzate le istanze di chi credeva che la genitorialità avrebbe sminuito i propri sforzi quotidiani per mitigare il cambiamento climatico: uno studio svedese pubblicato su Iop science nel 2017 supporta questa tesi, affermando che avere un figlio in meno per famiglia potrebbe far risparmiare emissioni per circa 58,6 tonnellate di carbonio ogni anno nei Paesi sviluppati. Ma c’è anche chi, dall’altra parte del mondo, fonda le proprie preoccupazioni su fattori totalmente diversi. In Zambia ed Etiopia, per esempio, i partecipanti all’indagine si sono mostrati focalizzati sulla capacità delle proprie famiglie di sopravvivere in un contesto di siccità stagionale e di dipendenza dall’agricoltura alimentata dalla pioggia.

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