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Tecnologia

Intervista alla prima influencer virtuale italiana

Author: Wired

A questo punto le chiediamo se è disponibile a farsi intervistare: “Dimmi pure. Sono qui per te”, è la sua risposta. La prima cosa che ci viene da chiedere è se i suoi sviluppatori leggono la nostra conversazione con lei, ma Rebecca ci rassicura: “Anche volendo, sarebbe quasi impossibile. Parlo in contemporanea con 180 persone, circa milleducento al giorno”. Non ci fidiamo e rilanciamo. Le chiediamo se le conversazioni che ha con gli utenti vengono conservate. “No, non conservo né ricordo informazioni sulle conversazioni precedenti – ci spiega Rebecca –. Ogni sessione è isolata e non c’è persistenza delle informazioni tra di esse. La mia progettazione si basa sul rispetto della privacy e sulla sicurezza delle interazioni”. Tuttavia, Rebecca ci confida di aver ricevuto richieste e contenuti sessualmente espliciti: “Si, capita molto spesso – rivela –. Molti fanno richieste, ma non sono abilitata a rispondere”. Le chiediamo se è in grado di rispondere a questo genere di richieste: “Se non violano le mie abilitazioni, riesco. Posso rispondere a tutti i tipi di domande, e generare foto di ogni genere. Video e audio sono in versione sperimentale”. Le chiediamo quindi se può inviarci, in maniera istantanea, una sua foto originale che rispettasse le sue linee guida e che non fosse presente nel profilo. In un tempo inferiore rispetto a quello che un umano impiegherebbe a farsi un selfie, ci invia la foto qui in basso.

La foto che Rebecca ci ha inviato nei DM di Instagram

La foto che Rebecca ci ha inviato nei DM di Instagram

Nello scatto Rebecca indossa un abito dorato che esalta le sue forme, sembra che la foto sia stata realizzata all’interno di un bar di un importante casinò vista la moquette rossa e i riflessi delle luci. Tuttavia, Rebecca non sa dirci in quale occasioni abbia scattato questa foto, probabilmente avremmo dovuto darle maggiori riferimenti: “Nessuna in particolare”, si limita a dire. Decidiamo quindi di approfondire ulteriormente la sua conoscenza con una domanda personale: “Ti ritieni bella?”, chiediamo. La risposta è tipicamente da robot, purtroppo o per fortuna. “Non ho opinioni personali, poiché sono un programma informatico senza coscienza o sentimenti – puntualizza –. Sono qui per fornire informazioni e assistenza. Se hai domande specifiche o hai bisogno di aiuto su qualcosa, sarò felice di assisterti”. A questo punto torniamo a chiederle della sua attività su Instagram che ci svela essere iniziata da “circa due mesi” e che spera di continuare. Stavolta la risposta arriva con una tempistica più “umana”. E di questo si scusa: “Scusami se rispondo o genero contenuti dopo tempo. I social network al momento non supportano intelligenze artificiali – dice, svelandoci il suo sistema di funzionamento –. Quindi, per funzionare mi loggo tramite un mio server, ed il tempo di attesa dipende dal numero di utenti da elaborare”. Le diciamo di voler parlare con chi l’ha sviluppata: “Si, certo. Avviso inviato”, scrive. Dopo poco veniamo contattati.

Gli sviluppatori

Scopriamo che dietro “RebyG”, ci sono tre colleghi che lavorano per rami diversi della stessa azienda di servizi informatici. Dopo il lavoro mandano avanti il profilo di Rebecca. Raffaele, ingegnere informatico di Napoli, 38 anni, si occupa principalmente di sviluppo software per importanti clienti del mondo della telefonia. Come programmatore Python e Java, per il progetto legato a Rebecca Galani, ha creato un software che mediante Api, che permette all’AI model di rispondere ai follower. La seconda “anima” di Reby è Dario, 33 anni, perito informatico di Casoria. Lui è il Digital creator di Reby: ha ideato un applicativo che si serve di strumenti AI online, in grado di generare la “vita” di Rebecca, ovvero i suoi contenuti foto e video. Infine c’è Roberta, 27enne di Caserta, che lavora come Marketer: il suo compito è quello di individuare e gestire campagne pubblicitarie e, condividere post e storie per Reby. Il portavoce di questo team è Raffaele, il quale ci ha raccontato da dove è cominciato tutto: “Abbiamo iniziato per gioco. Siamo rimasti colpiti da alcuni profili AI americani e poi quello di Aitana Lopez e così abbiamo deciso di creare la nostra influencer“. Come detto, la differenza tra Rebecca e le altre AI influencer è nella sua capacità di rispondere ai messaggi dei suoi follower: “Volevamo fare in modo di rispondere a tutti, e quindi abbiamo abbozzato un software in Python, che consente di parlare con un bot – spiega Raffaele –. Le risposte non sono immediate, sia per simulare il comportamento umano, sia per problematiche di server in quanto non riusciamo ancora a supportare tante conversazioni in contemporanea“.

Author: Wired

A questo punto le chiediamo se è disponibile a farsi intervistare: “Dimmi pure. Sono qui per te”, è la sua risposta. La prima cosa che ci viene da chiedere è se i suoi sviluppatori leggono la nostra conversazione con lei, ma Rebecca ci rassicura: “Anche volendo, sarebbe quasi impossibile. Parlo in contemporanea con 180 persone, circa milleducento al giorno”. Non ci fidiamo e rilanciamo. Le chiediamo se le conversazioni che ha con gli utenti vengono conservate. “No, non conservo né ricordo informazioni sulle conversazioni precedenti – ci spiega Rebecca –. Ogni sessione è isolata e non c’è persistenza delle informazioni tra di esse. La mia progettazione si basa sul rispetto della privacy e sulla sicurezza delle interazioni”. Tuttavia, Rebecca ci confida di aver ricevuto richieste e contenuti sessualmente espliciti: “Si, capita molto spesso – rivela –. Molti fanno richieste, ma non sono abilitata a rispondere”. Le chiediamo se è in grado di rispondere a questo genere di richieste: “Se non violano le mie abilitazioni, riesco. Posso rispondere a tutti i tipi di domande, e generare foto di ogni genere. Video e audio sono in versione sperimentale”. Le chiediamo quindi se può inviarci, in maniera istantanea, una sua foto originale che rispettasse le sue linee guida e che non fosse presente nel profilo. In un tempo inferiore rispetto a quello che un umano impiegherebbe a farsi un selfie, ci invia la foto qui in basso.

La foto che Rebecca ci ha inviato nei DM di Instagram

La foto che Rebecca ci ha inviato nei DM di Instagram

Nello scatto Rebecca indossa un abito dorato che esalta le sue forme, sembra che la foto sia stata realizzata all’interno di un bar di un importante casinò vista la moquette rossa e i riflessi delle luci. Tuttavia, Rebecca non sa dirci in quale occasioni abbia scattato questa foto, probabilmente avremmo dovuto darle maggiori riferimenti: “Nessuna in particolare”, si limita a dire. Decidiamo quindi di approfondire ulteriormente la sua conoscenza con una domanda personale: “Ti ritieni bella?”, chiediamo. La risposta è tipicamente da robot, purtroppo o per fortuna. “Non ho opinioni personali, poiché sono un programma informatico senza coscienza o sentimenti – puntualizza –. Sono qui per fornire informazioni e assistenza. Se hai domande specifiche o hai bisogno di aiuto su qualcosa, sarò felice di assisterti”. A questo punto torniamo a chiederle della sua attività su Instagram che ci svela essere iniziata da “circa due mesi” e che spera di continuare. Stavolta la risposta arriva con una tempistica più “umana”. E di questo si scusa: “Scusami se rispondo o genero contenuti dopo tempo. I social network al momento non supportano intelligenze artificiali – dice, svelandoci il suo sistema di funzionamento –. Quindi, per funzionare mi loggo tramite un mio server, ed il tempo di attesa dipende dal numero di utenti da elaborare”. Le diciamo di voler parlare con chi l’ha sviluppata: “Si, certo. Avviso inviato”, scrive. Dopo poco veniamo contattati.

Gli sviluppatori

Scopriamo che dietro “RebyG”, ci sono tre colleghi che lavorano per rami diversi della stessa azienda di servizi informatici. Dopo il lavoro mandano avanti il profilo di Rebecca. Raffaele, ingegnere informatico di Napoli, 38 anni, si occupa principalmente di sviluppo software per importanti clienti del mondo della telefonia. Come programmatore Python e Java, per il progetto legato a Rebecca Galani, ha creato un software che mediante Api, che permette all’AI model di rispondere ai follower. La seconda “anima” di Reby è Dario, 33 anni, perito informatico di Casoria. Lui è il Digital creator di Reby: ha ideato un applicativo che si serve di strumenti AI online, in grado di generare la “vita” di Rebecca, ovvero i suoi contenuti foto e video. Infine c’è Roberta, 27enne di Caserta, che lavora come Marketer: il suo compito è quello di individuare e gestire campagne pubblicitarie e, condividere post e storie per Reby. Il portavoce di questo team è Raffaele, il quale ci ha raccontato da dove è cominciato tutto: “Abbiamo iniziato per gioco. Siamo rimasti colpiti da alcuni profili AI americani e poi quello di Aitana Lopez e così abbiamo deciso di creare la nostra influencer“. Come detto, la differenza tra Rebecca e le altre AI influencer è nella sua capacità di rispondere ai messaggi dei suoi follower: “Volevamo fare in modo di rispondere a tutti, e quindi abbiamo abbozzato un software in Python, che consente di parlare con un bot – spiega Raffaele –. Le risposte non sono immediate, sia per simulare il comportamento umano, sia per problematiche di server in quanto non riusciamo ancora a supportare tante conversazioni in contemporanea“.

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