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Cristina e Benedetta Parodi alla prima de La Scala: foto

Cristina e Benedetta Parodi non potevano mancare alla tradizionale prima de La Scala a Milano. Le due sorelle hanno sfoggiato look da gran serata per l’occasione e si sono godute il meraviglioso spettacolo messo in scena, immergendosi nelle note di “Madame Butterfly”.

Cristina e Benedetta Parodi alla prima de La Scala di Milano

Cristina ha scelto un abito di chiffon e velluto nero di Giorgio Armani. In black pure Benedetta con un vestito di merletto. Unica nota di colore, un gilet di pelliccia rosso.
La maggiore delle sorelle Parodi è arrivata a La Scala accompagnata dalle telecamere di Raiuno: per lei non è stata una serata di solo piacere, ha anche lavorato. Cristina, con tanto di microfono in mano, ha intervistato i volti noti che non si sono voluti perdere l’evento. Naturalmente, qualche domanda l’ha fatta anche a Benedetta

Le due sorelle hanno condiviso la serata di gala

Le sorelle Parodi sono molto legate e non perdono occasione di trascorrere del tempo insieme. Dopo aver lavorato, quando si è aperto il sipario de La Scala di Milano, Cristina si è goduta lo spettacolo in compagnia di Benedetta. Le due sister hanno anche dispensato sorrisi ai fotografi presenti e si sono scattate delle foto da condividere con i tanti follower che le seguono su Instagram. “Assolutamente mi devi dire dove hai preso il tuo gilet di pelliccia rossa“, ha scritto una fan a Benedetta. Mentre qualche animalista ha subito storto il naso, ma qualcuno giustamente ha fatto notare che si tratta di un pellicciotto ecologico.

Il look delle sorelle Parodi a La Scala piace. C’è chi ha preferito Cristina, sempre molto classica ed elegante, e chi invece ha apprezzato il tocco colorato e sbarazzino che Bendetta ha voluto dare alla sua mise. I follower si dividono, mentre le due sister della tv sono sempre molto unite e un ammiratore le ha volute slautare: “Ciao sorelle, siete grandi!”, ha scritto.

Autore: GossipNews

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IoT market to be worth $500 million in 2020

Connect everything

A report by a research company is predicting that the internet of things (IoT) revenues will soar to be worth $ 500 million in 2020 in the USA alone.

Navigant Research which created the forecast, said that the IoT market covers not just only devices but includes secure data networks, software and services. Casey Talon, a principal research analyst at Navigant said: “If utilities seize the opportunity, they can leverage this to enhance customer offerings and increase customer engagement.”

By this, Talon is suggesting that utilities haven’t got their act together yet and should get on with developing, acquiring or making partnerships so that they can provide IoT enabled managed services.

He said that IoT in the utility field has the ability to give customers manage their energy independent from their utility company and that means re-thinking of business models to grab market share.

Talon estimates too that by 2020 there will be 1.7 million customers for IoT offerings.

Autore: Fudzilla.com – Home

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HardwareSoftware

Verificare se un file è infetto prima di aprirlo

Le soluzioni antimalware più abili nel riconoscimento dei malware sono quelle che non fanno troppo affidamento sui tradizionali database delle firme virali ma utilizzano, in primis, strumenti di scansione e verifica in tempo reale basati sull’analisi comportamentale e sul cloud (cosiddetta “intelligenza collettiva”).

La presenza di una soluzione antimalware sul sistema non dà garanzia che tutti i file che si scaricano siano esenti da minacce. Molte soluzioni per la sicurezza falliscono (non rilevando alcuna minaccia) se il malware è apparso in Rete molto di recente e usa tecniche per sottrarsi al corretto rilevamento. Come fare, allora, per verificare se un file è infetto prima di aprirlo?

Controllare se un file è infetto prima di aprirlo

Come sapere se un file è infetto prima ancora di eseguirlo sul sistema? Come assicurarsi che il file sia pulito ed evitare qualunque rischio di infezione?

Il primo consiglio, evidentemente, è quello di non aprire mai – subito – un allegato a un messaggio di posta elettronica oppure un file scaricato dalla Rete dando per buona la sua estensione. Un file presentato come un documento Word o PDF può essere in realtà un eseguibile perché proposto con una doppia estensione.

Il “trucchetto” è noto da tempo ed è proprio per questo motivo che consigliamo di attivare sempre la visualizzazione delle estensioni, anche quelle dei file conosciuti, in Windows (vedere Visualizzare le estensioni dei file in Windows e smascherare chi usa pericolosi trucchi e Opzioni cartella in Windows 10, cosa c’è di nuovo e di vecchio).

In qualunque versione di Windows si può procedere accedendo al menu Visualizza, Opzioni di Windows Explorer, scegliendo la scheda Visualizzazione quindi disattivando la casella Nascondi le estensioni per i tipi di file conosciuti.
In Windows 10, cliccando su Visualizza viene mostrata – in bell’evidenza – la casella Estensioni nomi file, che dovrà essere abilitata.

Oltre a questa semplice accortezza, è sempre bene agire con la massima cautela tenendo presente che alcuni malware sono capaci di riutilizzare le liste dei contatti conservati sui PC infetti spacciando come provenienti da colleghi, conoscenti e amici messaggi che in realtà sono vettore di allegati malevoli (email spoofing; vedere Da dove arriva una mail e chi l’ha inviata?).

Ma come fare per verificare se un file è infetto, soprattutto quando l’antivirus installato in locale non rileva nulla di sospetto?

Per controllare se un file è pulito, uno degli strumenti più “gettonati” è senza dubbio VirusTotal.
Frutto di una delle tante acquisizioni di Google, il servizio verifica “la bontà” di qualunque file utilizzando le ultime versioni dei database delle firme virali impiegati da oltre 50 motori di scansione antimalware.

Verificare se un file è infetto prima di aprirlo

Un approccio del genere, come evidenziato nell’introduzione, ha degli evidenti limiti: talvolta qualche motore di scansione incappa in dei “falsi positivi” (ossia indica come minaccia file che in realtà non lo sono affatto) ma – cosa ancora più grave – non riesce a riconoscere minacce nuove, da poco apparse in Rete.Le minacce “0-day”, ovvero quelle che compaiono nel “giorno zero”, sono infatti le più critiche da riconoscere e neutralizzare usando un approccio che poggia esclusivamente sull’uso delle firme virali o, al massimo, su una semplice euristica.

È capitato, più volte, che minacce rivelatesi poi estremamente pericolose (se eseguite sul sistema) non vengano riconosciute dai motori tradizionali utilizzati su VirusTotal.
Soltanto a distanza di diverse ore dalla prima comparsa in Rete di una nuova minaccia, questa comincia a essere riconosciuta dai vari motori (perché isolata e analizzata in laboratorio dai tecnici delle varie società).

Strumenti come Malwr consentono allora di andare più in profondità.
In questo caso è prevista l’esecuzione del file inviato su una macchina virtuale allestita sul cloud (tanto che Malwr restituisce anche gli screenshot della fase di avvio dell’applicazione sottoposta a scansione).

Malwr attinge a VirusTotal per verificare se un file fosse già noto come malware ma, soprattutto, informa se una volta in esecuzione si configura per avviarsi automaticamente all’ingresso in Windows, quali host e domini contatta (un malware solitamente provvede a scaricare altre informazioni da server remoti o a inviare i dati personali dell’utente agli aggressori…), quali modifiche apporta su file system e registro di sistema.

Verificare se un file è infetto prima di aprirlo

Nell’immagine alcuni indizi forniti da Malwr che evidenziano come il file sottoposto a scansione sia evidentemente malevolo: avvia un componente server (che di per sé potrebbe non essere un problema), raccoglie il Product ID di Windows, prova a rallentare le operazioni di analisi, raccoglie informazioni personali dell’utente da tutti i browser installati sulla macchina, registra una serie di informazioni utili per identificare univocamente il sistema, modifica le regole firewall e si autoconfigura per essere eseguito a ogni avvio di Windows.Per avviare la scansione di qualunque file con Malwr, basta servirsi di questa pagina ed effettuare l’upload dell’elemento da controllare.

Molto utile è anche Hybrid Analysis che consente di avviare un’analisi anche sui pacchetti APK di Android (si può specificare se usare una macchina virtuale Windows 7 o Android).

Verificare se un file è infetto prima di aprirlo

Accedendo alle opzioni avanzate, prima di eseguire la scansione su Hybrid Analysis, si possono addirittura impostare dei comportamenti, che saranno tenuti all’interno della macchina virtuale, per simulare il comportamento di un qualunque utente. Questi strumenti spesso consentono di portare alla luce ulteriori abilità del malware e di sottoporle ad esame.

Verificare se un file è infetto prima di aprirlo

Cliccando su Online file, nella home page di Hybrid Analysis, si può addirittura richiedere la scansione di un file accessibile da un qualunque server online pubblicamente accessibile. In questo modo, non sarà neppure necessario scaricare in proprio il file da sottoporre a scansione ed effettuarne manualmente l’upload su Hybrid Analysis.

Altrettanto utile è Deepviz che effettua un’analisi comportamentale dei file inviati eseguendoli all’interno di una macchina virtuale.

Verificare se un file è infetto prima di aprirlo

Il responso di Deepviz (molto migliorato rispetto alla versione proposta fino a qualche tempo fa: Come eseguire scansione antivirus con Deepviz) mostra con chiarezza quali operazioni nocive vengono poste in essere dal file sottoposto ad esame.

In figura si vede ad esempio come il malware tenti di sottrarre credenziali FTP, acceda alle ultime attività del sistema (comprese le liste MRU di Windows), spii all’interno dei client email e sottragga informazioni, recuperi i dati di eventuali shell SSH, faccia razzìa delle password e delle altre informazioni custodite nei principali browser web.

La voce Scan result esprime un giudizio omnicomprensivo sul comportamento tenuto dal file oggetto di scansione.

Autore: IlSoftware.it

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Umi Max, un ‘cinesone’ completo al giusto prezzo

Non molto tempo fa avevamo messo alla prova uno smartphone che si era rivelato essere, nonostante la sua origine, un’ottima alternativa a soluzioni di pari costo o di costo anche superiore ma caratterizzate da un prezzo sicuramente superiore. Parliamo di Umi Super, uno smartphone da inserire nella sempre più nutrita categoria dei cinesoni che si comportava molto bene in ogni situazione nonostante il marchio non certamente tra i più conosciuti. Ebbene, nel corso delle settimane passate abbiamo avuto modo di provare uno dei successori, ovvero Umi Max, che con il precedente modello ha più di una caratteristica in comune.

Anzitutto parliamo di design: Umi Max è un dispositivo che si caratterizza per delle linee molto sobrie, ma non per questo poco eleganti, e sicuramente molto simili, se non identiche, a quelle del fratello maggiore Umi Super. Lo chassis è realizzato interamente in alluminio, fatta eccezione per le bande in materiale plastico dove troviamo alloggiate le antenne, mentre nella parte frontale abbiamo un vetro di tipo Corning Gorilla Glass, particolarmente resistente a graffi e urti. Sicuramente piacevole l’anellino di retroilluminato a led nella parte bassa della cornice del display che funge da Led di notifica.

Generalmente molto buono l’assemblaggio, per il quale non si denotano scricchiolii o cedimenti nelle giunture anche quando sottoponiamo lo smartphone a stress meccanico da torsione o da flessione. Sicuramente ricercata anche la finitura a 2.5D del vetro nella parte anteriore che porta alla mente il design di soluzioni ben più famose. Bella la fresatura lucida della cornice che ospita i pulsanti per la regolazione del volume e per l’accensione del terminale sul lato destro e un pulsante funzione personalizzabile a fianco del carrellino per la sim sul lato sinistro. Il jack da 3,5 mm è posto nella parte alta della scocca mentre in basso abbiamo la porta usb Type C per ricarica e connessione al PC.

Nella parte posteriore troviamo un sensore di impronte digitali attraverso cui possiamo sbloccare il nostro smartphone, Un sensore che si è rivelato molto veloce e abbastanza preciso, diciamo che il riconoscimento avviene con successo al primo colpo 9 volte su 10. La posizione è inoltre ben raggiungibile con l’indice della mano destro o sinistra quando impugnamo lo smartphone. Particolare che contribuisce ad una buona valutazione anche per quanto riguarda l’ergonomia. 

Il display di questo smartphone offre una diagonale di 5,5 pollici e una risoluzione FullHD. Buona la resa dei colori, così come sicuramente ottimo anche l’angolo di visione, caratteristica del resto tipica degli ultimi display IPS come quello montato da Umi Max. Unico neo un nero non esattamente profondissimo alla massima luminosità, ma si tratta di un difetto che non compromette assolutamente l’usabilità del dispositivo.

In esterna questo nero non estremamente profondo è compensato da una buon livello di luminosità che permette di mantenere comunque alto il contrasto e quindi di rendere visibili le informazioni a schermo anche quando lo smartphone è investito dalla luce diretta del sole. 

La fotocamera non è probabilmente la migliore che abbiamo visto a bordo di uno smartphone ma non sfigura comunque se paragonata a quella di altre soluzioni di pari costo ma prodotte e vendute da marchi più blasonati.

Il sensore offre una risoluzione di 13 megapixel ma la qualità non è sicuramente eccelsa anche se lo stesso, secondo quanto dichiarato dall’azienda, dovrebbe essere prodotto da Panasonic, un marchio sicuramente importante nel mondo della fotografia e dell’imaging.

Foto scattata alla luce (clicca per ingrandire)

Foto scattata al buio (clicca per ingrandire)

Soprattutto in caso di scatti in condizione di luce ambientale non ottimale si soffre di forte rumore e i particolari diventano praticamente irriconoscibili. In queste situazioni è messo in difficoltà anche il sistema di messa a fuoco che risulta spesso molto lento.

La fotocamera è tuttavia l’unico vero e proprio compromesso perché se dobbiamo giudicare l’aspetto hardware di questo Umi Max nel suo complesso viene davvero difficile riscontrare reali criticità. All’interno abbiamo infatti un Mediatek Helio P10 a 1,8 GHz, 3 GB di memoria RAM e 16 GB di memoria dedicata allo storage espandibile tramite schede di memoria microSD.   

Un mix di componenti che porta ad una esperienza d’utilizzo sempre fluida e priva di lag, risultato ottenuto anche grazie al software Android Marshmallow presente in una versione praticamente stock. Pochissime sono le personalizzazioni che si limitano fondamentalmente ad un paio di applicazioni, tra cui per altro la spesso utile torcia. Interessante invece il tasto funzione personalizzabile sul lato sinistro la cui pressione è nativamente collegata all’apertura della fotocamera ma che può essere utilizzato per aprire una qualsiasi app presente sullo smartphone.

Umi Max
OS Android 6.0 Marshmallow
Processore

MediaTek Helio P10
8 x Cortex-A53
Arm Mali-T860

RAM 3 GB
Display SuperAMOLED 5,5″
Risoluzione 1920×1080 (4023 PPI)
Storage 16GB
Espandibili con MicroSD
Fotocamere Retro 13 MP
Autofocus
Flash LED
Video 1080 @ 30fps
Fronte 5 MP
Video 720p @ 30fps
Connettività 4G LTE
Wi-Fi 802.11a/b/g/n dual-band
Bluetooth 4.1
GPS / A-GPS / GLONASS
Sensore di impronte
Porte USB Type-C v2.0
Audio jack 3,5mm
Batteria Li-Ion 4.000 mAh non rimovibile
Dimensioni 150.8 x 75.8 x 8.5 mm
Peso 185 grammi

Buona la ricezione, e soddisfacente il comparto audio, sia in chiamata che nella riproduzione di file multimediali. Non possiamo poi lamentarci nemmeno della batteria che grazie alla sua capacità di 4000 mAh riesce a portarci a sera senza troppi problemi anche in caso di un utilizzo abbastanza intenso.  

Insomma, uno smartphone nel complesso sicuramente completo, in grado di offrire tutto il necessario per soddisfare le esigenze della maggior parte degli utenti. Hardware di tutto rispetto racchiuso in un corpo ben costruito e rifinito e completato da un software che come verificato con il precedente Umi super, oltre ad essere ben ottimizzato, sembra essere anche discretamente supportato per quanto riguarda gli aggiornamenti. 

 E il prezzo? Umi Max è disponibile presso alcuni rivenditori online come ad esempio Geekbuying, ad un prezzo di circa 150 euro. Sicuramente un esborso ragionevole per quanto offerto. Se invece volete proprio esagerare e avere praticamente lo stesso dispositivo ma con, 4 GB di RAM un processore leggermente overclockato e 64 GB di storage, allora potete ancora optare sul fratello Super, di circa 30 euro più caro.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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Energia

Dieselgate, Bruxelles alza la voce contro 7 paesi membri

Dieselgate, Bruxelles alza la voce contro 7 paesi membri

(Rinnovabili.it) – Con una decisione più di forma che di sostanza, la Commissione europea prova a richiamare all’ordine i Ventotto sulla faccenda dieselgate. Il braccio esecutivo dell’UE ha aperto una procedura di infrazione contro 7 Stati perché non hanno applicato le leggi nazionali sulle emissioni delle auto per sanzionare le compagnie – Volkswagen in testa – che hanno barato per anni grazie ai software truccati che falsavano i test di laboratorio e per non aver saputo (o voluto) svolgere il dovuto ruolo di controllo.

L’odissea dello scandalo emissioni si arricchisce così di un nuovo capitolo. Il bubbone scoppiato negli Usa alla fine del 2015 ha travolto Volkswagen ed è dilagato in Europa nel giro di un mese. Milioni di auto truccate, livelli di inquinanti decine di volte superiori ai livelli stabiliti per legge, ricadute enormi sulla salute dei cittadini. Da allora è passato più di un anno e l’UE, così come i paesi membri, ha fatto di tutto per attutire il colpo. Non certo facendo chiarezza, però. Oggi sappiamo che Bruxelles era a conoscenza delle irregolarità già dal 2010 ma ha voltato la testa dall’altra parte, e lo stesso hanno fatto governi e autorità nazionali. La commissione d’inchiesta europea non sta producendo risultati apprezzabili e i politici chiamati a testimoniare si profondono regolarmente in una sfilza di ‘non sapevo’ e ‘non ricordo’.

Dieselgate, Bruxelles alza la voce contro 7 paesi membriCosì la mossa della Commissione contro Germania, Gran Bretagna, Spagna, Lussemburgo, Lituania, Repubblica Ceca e Grecia appare più che altro come l’ennesima puntata del solito scaricabarile. Punta a sanzionare alcuni Stati, ma già lo scorso febbraio l’emiciclo di Bruxelles aveva di fatto legalizzato il dieselgate, stabilendo che fino al 2017 le auto potranno inquinare oltre i limiti e poi entrerà in vigore una blanda riforma, simile più ad una sanatoria per altri scandali emissioni.

I 7 devono rispondere di accuse diverse. Germania, UK, Spagna e Lussemburgo devono spiegare perché le loro autorità nazionali hanno dato il via libera ai veicoli Volkswagen senza batter ciglio. Berlino e Londra, inoltre, hanno condotto indagini interne ma si rifiutano di condividere tutte le conclusioni con Bruxelles: dovranno rispondere anche di questo. Quanto agli altri 3 paesi, la loro colpa è non aver aggiornato le normative nazionali introducendo un sistema di sanzioni come richiede l’UE. Tutti e 7 hanno 2 mesi di tempo per rispondere, poi potrebbero essere deferiti alla Corte europea di giustizia.

Autore: Rinnovabili