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Economia

Flows stalled, market stalled.


Zero y-o-y growth in the fiscal flows now.

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Fastweb e Tiscali, accordo che premia entrambe le società

Fastweb e Tiscali hanno siglato un importante accordo che permetterà l’uso reciproco di alcune risorse appartenenti all’altra azienda.

L’intesa si articola su due fronti: il primo riguarda l’acquisizione, da parte di Fastweb, di Tiscali Business, ramo della società cagliaritana che annovera tra i clienti i top client Tiscali, nonché il contratto-quadro per la fornitura di servizi di connettività (SPC) alla pubblica amministrazione.

Fastweb e Tiscali, accordo che premia entrambe le società

Tiscali riceverà una contropartita del valore complessivo di 45 milioni di euro: 25 milioni saranno versati da Fastweb in contanti mentre i restanti 20 saranno messi a disposizione in servizi.
Tiscali avrà cioè titolo per collegare la sua nuova rete LTE 4.5G Fixed Wireless (vedere Tiscali: 100 Mbps con LTE 4.5G a partire da ottobre) alla infrastruttura in fibra ottica di Fastweb.

Si tratta di un accordo molto importante anche per Tiscali, quindi, che tanto sta investendo sul fixed wireless. L’offerta 4G+ Unlimited prevede una connessione wireless fino a 100 Mbps illimitata (non ci sono limiti di traffico), senza restrizioni, a 24,95 euro mensili.
Entro Natale dovrebbe essere ultimata l’installazione di circa 100 antenne che permetteranno l’accesso a Internet ad alta velocità ovunque ci si trovi e a un prezzo fisso, forfettario.

La seconda parte dell’accordo prevede che Fastweb possa utilizzare le frequenze sui 3,5 GHz di Tiscali per la creazione e lo sviluppo di una rete convergente di ultima generazione nelle principali grandi città italiane. Fastweb verserà un canone di 2,5 milioni di euro l’anno per i primi cinque anni.

Fastweb potrà così offrire alla sua clientela un’offerta innovativa che punta sulla “convergenza” ossia sull’unione del concetto di accesso da postazione fissa e in mobilità, usando un solo abbonamento.

Autore: IlSoftware.it

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Energia

Da Tozzi Nord a Tozzi Green, così l’azienda del minieolico amplia l’offerta commerciale

In una video intervista Marco Alessandra, Communication Manager di Tozzi Green, racconta il rebranding dell’azienda, iniziato col 2016, e spiega come cambiano business model e offerta commerciale.

La conosciamo come “Tozzi Nord”, brand del minieolico italiano ma dall’inizio del 2016 l’azienda ha preso il nome di “Tozzi Green” e ha ampliato e diversificato l’offerta commerciale.

Cosa è cambiato nel settore del minieolico e, più in generale, delle rinnovabili per rendere necessario questo ampliamento dell’offerta? Quali sono le nuove tecnologie di cui l’azienda si occupa? Lo chiediamo a Marco Alessandra, Communication Manager dell’azienda.

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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Energia

Pacchetto energia: come cambia l’efficienza energetica

Pacchetto energia: come cambia l’efficienza energetica

(Rinnovabili.it) – Il Pacchetto energia appena presentato dall’Unione Europea contiene una vasta serie di misure sull’efficienza energetica. La novità più importante è l’introduzione di un obiettivo comunitario vincolante: i Ventotto dovranno ridurre del 30% i consumi energetici entro il 2030. Lo scopo è quello di adeguare anche questo ambito agli obiettivi sul clima sottoscritti con l’Accordo di Parigi, riducendo (almeno in potenza) la dipendenza dell’Unione dai combustibili fossili, oltre che attrarre investimenti e portare in ultima istanza alla creazione di posti di lavoro (che la Commissione calcola in 70 mld di euro e 400mila posti di lavoro in più). Inoltre, la misurazione e la fatturazione dell’energia elettrica spetterà d’ora in poi alla legislazione del mercato interno, invece che essere regolate dalla nuova direttiva.

Secondo la revisione della Direttiva sull’efficienza energetica, gli Stati membri devono garantire che i fornitori e i distributori di energia aumentino in modo incrementale i loro risparmi energetici dell’1,5% l’anno fino al 2030. La Commissione, quindi, ha mantenuto la stessa architettura normativa già fissata in precedenza sui regimi obbligatori, estendendone però di 10 anni l’arco temporale. Questa misura, calcola Bruxelles, dovrebbe da sola garantire il raggiungimento di metà dell’obiettivo complessivo fissato dal taglio del 30% dei consumi energetici.

I Paesi possono decidere se basare il  taglio dei consumi energetici sui regimi obbligatori, su misure alternative, o su un mix dei due. Nel caso della messa in campo di misure alternative, un emendamento all’art.7 obbliga gli Stati a dare priorità alla lotta alla povertà energetica, includendo quindi misure a salvaguardia di un accesso sostenibile all’energia. Altra clausola che garantisce flessibilità ai Membri è la possibilità di escludere temporaneamente dal computo totale su cui si calcolano gli obblighi sull’efficienza energetica tutta o parte dell’energia venduta alle industrie che fanno parte del sistema emissioni ETS e l’energia prodotta per l’autoconsumo negli edifici, o di aggiungere al computo i risultati dell’efficientamento delle forniture e della trasmissione dell’energia. Queste clausole possono essere sfruttate a condizione che in un dato momento non pesino per più del 25% del taglio dei consumi richiesto, fermo restando che il target del 30% al 2030 deve comunque essere raggiunto.

Autore: Rinnovabili

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Economia

ALERT: Come ti salvo MPS (ma con l’aiutino da casa)

mps-monte-dei-paschi-siena

La giornata borsistica è stata veramente euforica.
Lasciamo perdere le motivazioni più o meno difendibili e cerchiamo di capire invece le ultime e per nulla sorprendenti (per il sottoscritto) novità su Monte dei Paschi.
Come ben sapete, molto del piano di ricapitalizzazione rischiava di essere subordinato all’esito del referendum.
Esce il NO, Panico a Siena.
Ma MPS non può essere abbandonata così. Ed ecco che in tempi record, scatta quello che era già in agenda. Il piano B.
E il piano B, come già detto in passato, poteva solo prevedere l’intervento pubblico, che andasse a garantire capra e cavoli.
Ma il Piano B deve avere un attore che sia d’accordo, che sarebbe poi il MEF, e poi deve ottenere il “nulla osta” da parte di Francoforte (BCE).
Ed ecco che nel pomeriggio già qualcosa si muove…

(…) In sostanza la banca, in ottemperanza alle disposizioni di Bruxelles, potrebbe azzerare il valore delle azioni e ridurre notevolmente quello delle obbligazioni subordinate attraverso una conversione obbligatoria in equity. In un caso di questo genere, però, è molto probabile che Via XX Settembre allarghi il proprio spettro d’azione e si prepari a intervenire nel capitale di altre tre-quattro banche con evidenti problemi patrimoniali. Politicamente converebbe infatti sfruttare la scia del salvataggio di Mps per chiudere una volta per tutte le falle del sistema bancario con un investimento complessivo fino 20 miliardi. Con Atlante quasi a corto di munizioni e il Fondo Volontario stremato dallo stillicidio di interventi non si vedono peraltro molte alternative all’intervento diretto dello Stato. Per attenuare l’effetto del burden sharing non si esclude peraltro che vengano messi in campo strumenti finanziari speciali destinati esclusivamente agli azionisti e agli obbligazionisti retail. Il mercato sembra dare ragione a queste ipotesi. Già ieri la convocazione del consiglio di amministrazione era stata spostata a mercoldì pomeriggio, ma non sono esclusi altri rinvii in base all’evoluzione degli eventi. (MF

Mamma mia che botta! La mano dello stato che interviene massicciamente per salvare MPS ma non solo. Cogliere l’occasione per fare un bel bail out anche a favore delle altre istituzioni finanziarie. Benzina gettata sulla cenere delle banche che, in borsa, non aspettava altro per tornare ad ardere. E così è stato.
Ma non è tutto. Ecco che poi in serata arriva un’altra interessante notizia.

(Reuters)  – Se Mps avrà bisogno di capitale pubblico per portare avanti il piano di salvataggio, il governo ha pronto un decreto che consentirebbe al Mef di comprare obbligazioni subordinate in mano a investitori retail per poi convertile in azioni.(…) “La conversione fatta dagli obbligazionisti subordinati istituzionali resta e il decreto serve a evitare che venga colpito il retail”, ha detto una delle fonti. “Lo Stato aumenterebbe la sua partecipazione in Mps attraverso la quota in mano agli obbligazionisti subordinati retail”, ha aggiunto.

Eccolo qui l’aiutino da casa. Il MEF compra direttamente bond dai risparmiatori. Presumo al nominale. E poi li converte in azioni. Una manna dal cielo per i possessori di bond subordinati ma… questa è una socializzazione delle perdite. Ovvero, il risparmiatore nonché detentore dei bond subordinati non perde nulla, ed il costo viene spalmato sulla collettività. Manovra old style insomma. E quindi proprio tu che ora sei a casa e stai leggendo questo post, a tua insaputa, sappi che stai aiutando MPS nel suo ennesimo piano di salvataggio.

(…) La seconda fonte, governativa, conferma: “Sostanzialmente lo Stato compra i bond dagli investitori retail e converte le obbligazioni in capitale. Il governo è pronto e attiverà il piano se dovesse servire”, ha detto. (Reuters)

Due inizi fanno una prova, si dice in gergo. E questa operazione sarebbe la garanzia che è necessaria per far andare a buon fine la ricapitalizzazione. Infatti ricordiamo che Mps deve raccogliere 5 miliardi di capitale entro fine anno e ha finora avuto l’adesione di bondholder subordinati istituzionali per un miliardo circa. L’aumento della quota dello Stato, già presente con il 4%, dovrebbe favorire secondo una delle fonti l’adesione anche di investitori anchor come il Qatar, che si impegnerebbe fino a 1,5 miliardi secondo altre due fonti.
Insomma, MPS ormai è sulla strada del salvataggio. Ma chi paga come sempre è pantalone a cui viene fatto l’ennesimo pacchetto (in periodo natalizio, tra l’altro).

PS: vi riposto questo simpatico grafico…

mps-massimi-storici-borsa

STAY TUNED!

Danilo DT

(Clicca qui per ulteriori dettagli)
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