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Putin denies Democratic party hack

But says it was a “public service”

Tsar Vladimir Putin has denied that his elite team of hackers were behind the hack of the democratic party, but does say who ever did it was carrying out a public service.

Putin is backing Donald Trump for US President. Trump owes him and his oligarch mates a fair bit of dosh and he thinks that it would be rather nice to have someone who owes him a few favours in the White House.

When the democrats were hacked, the West blamed him, however a month later he said the Russians didn’t do it.

In an interview with Bloomberg, the Russian leader said: “Listen, does it even matter who hacked this data? The important thing is the content that was given to the public.’’

Fair enough, Tsar Putin loves it when his opposition groups get information he does not like out to the press.

He added, “There’s no need to distract the public’s attention from the essence of the problem by raising some minor issues connected with the search for who did it. But I want to tell you again, I don’t know anything about it, and on a state level Russia has never done this.”

In June, The Washington Post reported that the culprits were able to burrow into the DNC’s network and reads its email and chat histories. It is believed that the DNC was just one of many U.S. political organizations targeted by the hackers. The Russian embassy has denied any knowledge of the attacks.

In its own blog , CrowdStrike explained that it has identified two groups or operations that were possibly responsible for the cyberattacks on the DNC, dubbed Cozy Bear and Fancy Bear. The former is alleged to have infiltrated the unclassified networks of the White House, State Department, and the U.S. Joint Chiefs of Staff in the past, as well as companies in several industries and critical infrastructure networks.

Fancy Bear, on the other hand, is thought to be a separate Russian hacker operation that has also allegedly carried out attacks on foreign governments and media organizations. It has been linked to the cyberattacks last year on Germany’s Bundestag and France’s TV5 Monde TV station.

CrowdStrike CTO Dmitri Alperovitch wrote that his firm “considers them some of the best adversaries out of all the numerous nation-state, criminal, and hacktivist/terrorist groups we encounter on a daily basis.”

Autore: Fudzilla.com – Home

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Chrome 53 punta sul risparmio energetico

Di recente Microsoft ha voluto mettere alla berlina i concorrenti presentando il browser Edge, installato di default in Windows 10, come il prodotto più parsimonioso in termini di consumo energetico: Microsoft: Edge punta sul risparmio energetico.

Google non ci sta e da qualche ora ha reso disponibile Chrome 53, versione del browser che introduce molteplici novità tese ad aumentare l’autonomia della batteria. Chrome fa proprie diverse ottimizzazioni durante la riproduzione dei video che agiscono a basso livello sia sulla CPU che sulla GPU.

Chrome 53 punta sul risparmio energetico

La nuova release di Chrome, inoltre, abbraccia il cosiddetto Material Design (elementi dell’interfaccia e icone appariranno più “piatti”), c’è un tema basato sul colore nero per la navigazione in incognito (Navigazione in incognito, quando utilizzarla?) oltre al supporto migliorato per gli schermi HiDPI.

Per “forzare” l’aggiornamento a Chrome 53, basta fare clic sul menu principale del browser, scegliere Guida quindi Informazioni su Google Chrome.

Autore: IlSoftware.it

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L’Europa predica bene, ma investe ancora troppo sulle fossili

Secondo un rapporto di Climate Action Network, miliardi di fondi pubblici sono tuttora destinati da Bruxelles a progetti controversi nell’ambito di gas, petrolio e anche carbone. Dalle banche UE troppi stanziamenti per infrastrutture che nulla hanno a che vedere con le fonti rinnovabili.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare di fossili: possiamo riadattare il vecchio proverbio per riassumere il comportamento dell’Europa nella transizione energetica dalle fonti convenzionali alle tecnologie pulite.

Come evidenzia l’ultimo rapporto di Climate Action Network, il “dire” è il traguardo di eliminare tutti i sussidi a petrolio, gas e carbone entro il 2020, in linea con l’agenda climatica approvata alla Cop21 parigina lo scorso anno. Il “fare”, invece, racconta una storia un po’ diversa.

Fossili o rinnovabili?

Connecting the dots: the EU’s funding for fossil fuels (allegato in basso) è stato pubblicato alla vigilia del Summit G20 che si chiude oggi a Hangzhou, in Cina. Scopo principale del documento è dimostrare che l’Europa, nonostante il suo ruolo in prima linea contro il cambiamento climatico, stia in realtà continuando a finanziare quell’energia “sporca” che dovrebbe combattere.

La finanza, come sappiamo, è un fattore decisivo, insieme alle politiche su energia e clima dei singoli Stati membri, per orientare gli investimenti verso l’economia verde. Senza riprendere qui l’intera discussione su come disinvestire dalle fonti fossili (vedi anche QualEnergia.it) ripercorriamo i principali punti critici o contradditori in ambito UE secondo Climate Action Network.

L’analisi della rete di organizzazioni no-profit ha coperto una moltitudine di elementi: dai meccanismi europei di supporto come Connecting Europe Facility e i vari fondi per lo sviluppo regionale, agli strumenti come l’EU-ETS e la remunerazione della capacità, passando per importanti istituzioni bancarie, tra cui l’European Investment Bank (EIB).

Numerosi, nel documento, sono gli esempi di soldi pubblici utilizzati per promuovere/facilitare la costruzione di progetti legati alle fonti fossili. Partiamo proprio da Connecting Europe Facility (CEF), il cui obiettivo è potenziare le infrastrutture transfrontaliere, con un occhio di particolare riguardo all’energia, attraverso i progetti d’interesse comune con uno status prioritario per ottenere finanziamenti comunitari e autorizzazioni più rapide.

Ebbene, si legge nel rapporto, le nuove infrastrutture per il gas stanno ricevendo moltissime risorse: circa 430 milioni di euro di fondi CEF nel 2014-2015 e altri 800 milioni dovrebbero essere destinati a questo settore entro la fine del 2016.

Da una parte, l’Europa cerca così di aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti e ridurre la dipendenza dagli acquisti di combustibile dalla Russia; dall’altro, però, rischia in questo modo di penalizzare altre fondamentali connessioni, ad esempio nuove linee elettriche ad alta tensione per sfruttare tutta l’energia rinnovabile prodotta in determinate aree geografiche con impianti eolici, solari e idroelettrici.

Dalle banche troppi finanziamenti “sporchi”

La Banca europea per gli Investimenti, prosegue il rapporto, dal 2013 al 2015 ha incrementato gli stanziamenti per le fonti fossili del 25% circa, mentre ha ridotto quelli dedicati alle rinnovabili del 21% (grafico sotto). Nel periodo considerato, l’istituto europeo ha riversato circa 7 miliardi di euro in progetti di centrali termoelettriche, estrazione e trasporto di gas, terminali LNG e anche co-combustione di carbone e biomasse.

La Banca europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD, European Bank for Reconstruction and Development), secondo i dati diffusi dalle organizzazioni per la difesa del clima, ha destinato 15 miliardi di euro dal 2008 al 2015 per la ricerca/esplorazione di nuovi giacimenti fossili.

Nel mirino di Climate Action Network c’è anche il corridoio sud del gas, in particolare il super finanziamento che dovrebbe essere concesso dalle due banche europee per realizzare la Trans Adriatic Pipeline (TAP) che approderà sulle coste pugliesi (su QualEnergia.it le caratteristiche del progetto).

Molte altre politiche stanno sortendo effetti dannosi o controproducenti, termina la pubblicazione di Climate Action Network. Basti pensare alle difficoltà del mercato europeo della CO2 (vedi QualEnergia.it su proposte più recenti per riformare il sistema EU-ETS) e agli aiuti di Stato, mascherati ad esempio sotto forma di mercati della capacità: molti paesi, infatti, continuano a sostenere le industrie più inquinanti e le centrali termoelettriche più obsolete.

L’efficienza energetica è ancora lontana dall’essere la “regola aurea” con cui discriminare tra progetti energetici “sani” e quelli, invece, che non fanno altro che ritardare la transizione verso un’economia a basso tenore di carbonio. E poi bisogna ricordare che ogni investimento in infrastrutture pro fossili richederà decenni per essere ammortizzato. Ecco un’altra ottima scusa per ritardare l’indispensabile accelerazione delle fonti rinnovabili.

Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:   

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Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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Chrome 53 porta il Material Design anche su Windows

Google ha rilasciato Chrome 53 per Windows, Mac e Linux, includendo all’interno della nuova versione i consueti bug fix e correzioni per la sicurezza. Fra le novità più importanti troviamo l’attivazione del Material Design anche su Windows, caratterizzazione grafica che era arrivata su Chrome OS lo scorso mese di aprile, e con Chrome 52 su Mac. La nuova versione include anche miglioramenti sul piano dell’efficienza energetica per quanto riguarda la riproduzione dei video.

ChromeModalità Incognito su Chrome 53 per Windows

Su Windows la nuova versione del browser presenta una grafica più piatta e lineare, nuove animazioni per la selezione e interazione dei vari tasti dell’interfaccia, un nuovo set di icone, e un tema scuro per la modalità Incognito. All’interno delle “chrome://flags” non manca la possibilità di ritornare al tema precedente, per chi non gradisse il nuovo stile di Big G. L’arrivo del Material Design è definito dalla società una “grossa feature di ingegnerizzazione”, dal momento che il browser è renderizzato interamente in maniera programmatica.

Questo ha permesso di rimuovere gli asset di oltre 1200 PNG e, soprattutto, di offrire una compatibilità maggiore verso una più ampia gamma di configurazioni PPI e display ad altissima risoluzione. Google Cast è adesso integrato all’interno del browser: è possibile inviare alla TV anche i siti web e i contenuti non compatibili selezionando l’opzione Trasmetti all’interno del menu delle Impostazioni di Chrome.

Chrome 53 è attualmente in fase di roll-out sui sistemi desktop, ma arriverà presto anche su Chrome OS e Android. Chi non lo ha ancora ricevuto può forzare il download dell’aggiornamento attraverso le Impostazioni, alla pagina Informazioni. L’ultima versione del browser web può essere naturalmente scaricata anche sul sito ufficiale, a questo indirizzo, mentre per maggiori informazioni vi rimandiamo al blog ufficiale Chrome Releases.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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Dalla Scozia l’elisir di giovinezza per l’eolico

Dalla Scozia l’elisir di giovinezza per l’eolico

(Rinnovabili.it) – Studiare le anomalie del vento per migliorare la tecnologia che è alla base del suo sfruttamento. Questo quanto si erano ripromessi di fare all’Università scozzese di Strathclyde in qualità di partner del progetto europeo Windtrust. E, visti i risultati dell’ateneo, l’obiettivo può dirsi pienamente raggiunto. Lo scienziato Sung-ho Hur e il suo team hanno messo a punto un nuovo software intelligente in grado di prolungare la vita dell’eolico e ridurre il costo di produzione.

Spiega lo stesso Hur: “L’impatto dei carichi sui componenti e la struttura delle turbine eoliche, in particolare sulle pale del rotore, è una questione chiave”. Impatto che è direttamente influenzato dalle anomalie nel campo eolico. “La nostra idea di base è che la durata della vita delle pale possa essere prolungata riuscendo a rivelare in anticipo tali anomalie e compensandole in modo appropriato”.

Ovviamente, misurare tutti i parametri in gioco è impossibile. Per questo motivo i ricercatori hanno creato un nuovo sistema di rilevamento capace di costituire un valido aiuto nella diagnosi precoce di condizioni anomale, come il wind shear (ossia la variazione improvvisa del vento in termini di intensità e direzione) e le forti raffiche.

Il programma comprende anche la diagnosi precoce di tutte le anomalie strutturali, quali possono essere i disallineamenti di imbardata, di massa o gli squilibri aerodinamici. Utilizzando le informazioni rilevate ed elaborandole statisticamente il team ha creato una mappa tridimensionale del campo di vento intorno al rotore. Questo fornisce “un modello ragionevolmente preciso” per i momenti di spinta, coppia e piegatura massima di ciascuna pala e del rotore stesso.
Gli algoritmi sviluppati dl gruppo trovano il miglior equilibrio possibile tra produzione di energia e vita della macchina, accorciando la strada che separa il progetto Windtrust dal suo obiettivo generale: ridurre il costo di produzione di energia eolica, migliorando l’affidabilità dei componenti chiave della turbina eolico.

Autore: Rinnovabili