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Sincronizzare Chrome, cosa significa accedere ai dati da più dispositivi

C’è un aspetto che molti utenti di Chrome e di Android tendono ancora a ignorare o comunque a sottovalutare: quello legato alla sincronizzazione dei dati.
Chrome, installato su sistemi desktop e sui dispositivi mobili, tende infatti a spronare l’utente ad abilitare la sincronizzazione delle sue informazioni.
Effettuando l’accesso a Chrome con il proprio account Google, il browser – appoggiandosi ai server di Google – permetterà di accedere ai preferiti, alla cronologia, alle password e alle altre impostazioni conservate su qualunque altri dispositivo in proprio possesso.

Sincronizzare Chrome sui vari dispositivi – dai sistemi desktop ai notebook passando per tablet, convertibili e smartphone – significa condividere i propri dati fra tutti i device in uso.

Si supponga di aprire una nuova scheda su un dispositivo mobile utilizzando Chrome. E si supponga di aver effettuato l’accesso con il proprio account utente Google.
La stessa scheda, e quindi il sito web aperto, risulterà subito visualizzabile su qualunque altro sistema ove si fosse effettuato il login con lo stesso account.

Una persona che avesse accesso al sistema desktop o notebook, potrebbe quindi stabilire immediatamente quali siti web sono in corso di visualizzazione su smartphone o tablet.
E per chi ha disponibilità fisica del sistema, è tutt’altro che complicato – come sappiamo – accedere al sistema senza conoscere la password usata a protezione (vedere Accedere a Windows senza password, Windows 10, login automatico senza password e Password Windows 8.1 dimenticata, ecco come recuperarla).

Allorquando si decidesse di sincronizzare Chrome sui vari dispositivi, è quindi bene avere coscienza del meccanismo di condivisione dei dati, dei vantaggi e dei possibili rischi.

Sincronizzare Chrome: che cosa significa

Non tutti sanno che Chrome permette di decidere quali dati sincronizzare fra i propri dispositivi e quali no.

Questa pagina, peraltro non conosciutissima, mostra un resoconto degli elementi personali che sono stati memorizzati da Chrome sui server di Google.

Sincronizzare Chrome, cosa significa accedere ai dati da più dispositivi

Il lucchetto posto nel riquadro Password conferma che le password dell’utente, per l’accesso a siti e servizi web sono memorizzate sui server di Google in forma crittografata.
Il fatto che le proprie password vengano salvate, seppur cifrate, su server remoti potrebbe comunque non andare a genio a molti.

Il pulsante Reimposta sincronizzazione in basso consente, eventualmente, di richiedere l’immediata rimozione di tutti i dati conservati nei server di Google.

Sincronizzare Chrome, cosa significa accedere ai dati da più dispositivi

Cliccando su OK verranno eliminati i dati sincronizzati mentre, ovviamente, non saranno rimosse le copie degli stessi stessi conservate nei dispositivi di origine.

Sincronizzare Chrome o non sincronizzare?

Se si fosse semplicemente interessati a esportare i preferiti di Chrome e a usarli in un altro dispositivo, non è necessario attivare la sincronizzazione.
Basta infatti seguire le indicazioni riportate nell’articolo Salvare i preferiti di Chrome, come fare.

Nella parte finale dello stesso articolo abbiamo visto, addirittura, come salvare l’elenco delle schede correntemente aperte e spostarlo sull’installazione di Chrome in un notebook o in un convertibile.

Sincronizzare Chrome su tutti i dispositivi, come abbiamo visto, significa trasferire dati come preferiti, cronologia, password, schede aperte e impostazioni del browser dapprima sui server di Google quindi sugli altri propri device. È quindi bene essere consapevoli di ciò che si sta facendo, tenendo anche conto delle persone che sono autorizzate a utilizzare i vari sistemi.

Avviando Chrome su desktop/notebook, portandosi nelle impostazioni (chrome://settings/) quindi cliccando su Accedi a Chrome si potrà effettuare la sincronizzazione dei dati usando il proprio account Google.

Sincronizzare Chrome, cosa significa accedere ai dati da più dispositivi

A tal proposito, si può accedere con un account utente Google già esistente oppure richiederne la creazione di uno nuovo.

Su Android la procedura è similare: basta avviare l’app Chrome, toccare il pulsante in alto a destra (tre pallini in colonna), scegliere Impostazioni, selezionare il proprio account quindi attivare l’interruttore Sincronizzazione.

Sincronizzare Chrome, cosa significa accedere ai dati da più dispositivi

Gli stessi passaggi possono essere seguiti per disattivare la sincronizzazione in Chrome.Toccando la voce Sincronizzazione in Chrome per Android e disattivando l'”interruttore” Sincronizza tutto, è possibile decidere quali informazioni salvare sui server Google e mantenere sincronizzate sui vari dispositivi.

Sincronizzare Chrome, cosa significa accedere ai dati da più dispositivi

Analogamente su Chrome per sistemi desktop, dopo aver effettuato l’accesso con il proprio account Google, basta fare clic su Imposta quindi selezionare Scegli che cosa sincronizzare.

Sincronizzare Chrome, cosa significa accedere ai dati da più dispositivi

Accedere ai dati sincronizzati sui vari dispositivi

Su Chrome per desktop, dopo aver attivato la sincronizzazione, si dovrà semplicemente cliccare sul menu principale del browser quindi su Cronologia per accedere alla lista delle schede correntemente aperte e all’elenco dei siti via a via consultati sui vari dispositivi.

In Chrome per Android, per ottenere le stesse informazioni, basta aprire una nuova scheda quindi scegliere Schede recenti (angolo inferiore destro).

Sincronizzare Chrome, cosa significa accedere ai dati da più dispositivi

Disattivando la sincronizzazione da questa pagina (pulsante Reimposta sincronizzazione) la funzionalità sarà disattivata su tutti i dispositivi collegati con l’account.

Se, dopo la disattivazione, la stessa pagina cominciasse a popolarsi di nuovi elementi, significa che la sincronizzazione è stata riattivata su qualcuno dei dispositivi in proprio possesso.

Suggeriamo anche la lettura dell’articolo Sincronizzare Android, cosa significa e cosa implica.

Autore: IlSoftware.it

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Energia

Nuove norme sulla contabilizzazione del calore e rischio contenziosi

Mancano meno di 4 mesi alla più importante rivoluzione che riguarderà circa 3 milioni di condomini, ma alcune incongruenze nel testo varato a luglio rischiano di minare alla radice l’attuazione delle norme e l’obiettivo del risparmio energetico. Un nota di un esperto del settore.

Il recepimento della Direttiva 27/2012 sull’efficienza energetica è stato faticosamente completato. Il 18 luglio il governo ha approvato il decreto legislativo 141/2016 che modifica, anche su richiesta della Commissione Europea, il precedente decreto legislativo di recepimento di due anni fa, il 104/2014.

Sostanzialmente, il nuovo testo è migliorativo perché chiarisce molti punti oscuri. In particolare per quanto riguarda l’efficienza e il risparmio energetico nei condomini con riscaldamento centralizzato o serviti da impianti di teleriscaldamento sono stati fatti passi avanti nella direzione della responsabilizzazione diretta degli utenti finali, cioè dei proprietari delle unità immobiliari.

Mancano meno di 4 mesi alla più importante rivoluzione che riguarderà circa 3 milioni di condomini, il cui riscaldamento dovrà essere contabilizzato per singola unità immobiliare (quindi consumo individuale) in modo di realizzare un consistente risparmio energetico,.

Ma alcune incongruenze nel testo appena varato rischiano di minare alla radice l’attuazione delle norme e l’obiettivo del tanto auspicato risparmio energetico.

Prendiamo in considerazione quella più importante.

L’articolo 5 del D.Lgs 141/2016 al comma 1 lettera iii., stabilisce, questa volta con chiarezza, che tocca al proprietario – e non ad una mai definita “impresa fornitrice del servizio”- il compito di installare dov’è possibile un sotto-contatore per misurare l’effettivo consumo di calore di ciascuna unità immobiliare.

Dove non è possibile, il proprietario deve installare ripartitori di calore e termovalvole sui singoli corpi scaldanti, salvo che l’installazione di tali sistemi risulti essere non efficiente in termini di costi, con riferimento alla metodologia indicata dalla norma UNI EN 15459. Eventuali casi di impossibilità tecnica o di inefficienza in termini di costi e sproporzione rispetto ai risparmi energetici potenziali devono essere riportati in una apposita relazione tecnica del progettista o del tecnico abilitato.

Il testo è molto chiaro e non sembrerebbe lasciar dubbi sul fatto che la decisione se installare o meno dispositivi per la contabilizzazione individuale spetti al condominio.

Ma poiché una norma senza sanzione è di per sè inefficace, andiamo a leggere cos’è previsto nell’articolo 11 del decreto varato il 18 luglio scorso.

Si stabilisce che se il proprietario dell’unità immobiliare non installa il sotto-contatore o – dove non è possibile – i sistemi di temoregolazione e contabilizzazione individuale, la sanzione che deve pagare va da 500 a 2500 euro. E fin qui nulla  da rilevare.

Ma subito dopo, la nuova norma stabilisce che queste sanzioni non si applicano quando una relazione tecnica di un progettista o di un tecnico abilitato dimostra che l’installazione del contatore individuale (non lo chiama più sotto-contatore, ma non importa) non è tecnicamente possibile o non è efficiente in termini di costi o non è proporzionata rispetto ai risparmi energetici potenziali; e quando, da una relazione tecnica di un progettista o di un tecnico abilitato risultasse che i sistemi di termoregolazione e contabilizzazione individuali non sono efficienti in termini di costi.

Da questo testo emerge una possibile diversa interpretazione della norma sull’obbligo di installazione di dispositivi per il consumo individuale.

Poiché parliamo di condomìni, la decisione di installare o il sotto-contatore o i ripartitori e le termovalvole dovrebbe spettare all’assemblea di condominio. Toccherebbe poi ai singoli condòmini farsi carico di installare uno dei due sistemi di contabilizzazione individuale, pena sanzioni che colpirebbero i singoli proprietari che eludono le disposizioni di legge.

Ma se si prende alla lettera la nuova versione delle norme sulle sanzioni le cose stanno diversamente.

Supponiamo che l’assemblea di condominio abbia deciso di installare i sotto-contatori o i ripartitori e le termovavole. In questo condominio, però, c’è qualche condòmino – ad esempio proprietario di un appartamento all’attico con esposizione solare sfavorevole e quindi penalizzato dal punto di vista energetico – che, sulla base di una relazione tecnica di un progettista e di un tecnico abilitato, riesce a dimostrare che a lui questa operazione non conviene in termini di costi o di sproporzione rispetto ai risparmi energetici attesi.

Questo condòmino non installerà nessun sistema di contabilizzazione individuale e continuerà a consumare calore come prima. A questo punto il resto dei condomini non potrà effettuare la contabilizzazione individuale e la decisione dell’assemblea, di fatto, sarà vanificata.

Non si tratta di un’ipotesi teorica, ma piuttosto concreta e molto diffusa eventualità che, in presenza delle ambiguità normative esposte, potrebbe invalidare l’operazione di efficientamento energetico che la Direttiva europea impone.

C’è quindi un netto contrasto normativo tra quanto previsto dalla lettera dell’art.11 del D.lgs.141/2016 e l’art.117 del Codice civile, secondo cui l’impianto di riscaldamento è parte comune condominiale.

Nella precedente versione del 2014, le norme sulle sanzioni chiamavano, giustamente, in causa non solo il proprietario dell’unità immobiliare, ma anche il condominio.

Non resta che augurarsi che il Ministero dello Sviluppo Economico chiarisca con qualche atto efficace, che definisse alcuni aspetti, come:

  1. il diritto di dimostrare la non efficienza in termini di costi o la sproporzione rispetto ai risparmi energetici potenziali spetta non al singolo proprietario, ma all’assemblea di condominio;
  2. la relazione tecnica per esentare dall’obbligo di installazione di sistemi di contabilizzazione individuale sia redatta dal tecnico incaricato dal condominio;
  3. la sanzione per un’eventuale inottemperanza immotivata deve essere a carico non solo del singolo proprietario, ma dell’intero condominio.

Altrimenti assisteremo a contenziosi infiniti nei singoli condomini e la contabilizzazione individuale resterà solo sulla carta.

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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ASUS ZenFone 3 Deluxe, ben 6GB di RAM per il potente phablet con Snapdragon 820

ASUS Zenfone 3 Deluxe è il nuovo modello di punta della gamma di smartphone del produttore taiwanese. Una prestante piattaforma hardware, con 6GB di memoria RAM e SoC Snapdragon 820, si associano ad un comparto multimediale molto curato comprendente la fotocamera da 23MP con sensore Sony IMX318. Disponibile da ottobre con TIM a 699,90 euro.

Tag: AnteprimaASUSsmartphonezenfone 3

Autore: TVtech – Video e Web Tv sulla tecnologia, sull’informatica e sul mondo ICT – Ultimi Video

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Il mercato ICT italiano mostra segnali di ripresa

SIRMI, società di consulenza e di ricerche di mercato, ha pubblicato i dati sull’andamento del mercato ICT italiano, aggiornati al secondo trimestre del 2016. Il rapporto di SIRMI si apre con un dato incoraggiante, ovvero una crescita complessiva pari al +0,8% (valore totale del comparto IT + TLC) rispetto allo stesso trimestre del 2015 e un’inversione di tendenza al primo trimestre dell’anno. La spesa totale end user è stata quantificata in 13,55 miliardi di euro.

mercato ict

Andamento mercato ICT in Italia nel secondo trimestre 2016

Entrando più nel merito dei singoli comparti, si evidenziano trend non univoci delle singole componenti del settore informatico. Mentre l’hardware e i servizi di gestione crescono rispettivamente del +1,6% e del +4,1%, software e servizi di sviluppo registrano un calo del -0,2% e -1,5%. Trend contrastanti anche per quanto riguarda il settore telecomunicazioni in cui il mobile cresce del +1,4%, mentre il fisso registra una contrazione pari a -0,8%.

mercato ict

Andamento del mercato PC Client in Italia nel secondo trimestre 2016

Anche se la crescita complessiva del settore ICT italiano rappresenta un segnale positivo, non mancano alcune criticità, frutto di dinamiche che interessano il nostro Paese ma, più in generale, buona parte dei cosiddetti mercati maturi.

Analizzando, nello specifico, il mercato dei PC client emerge il marcato calo dei desktop (-14,3%) e notebook consumer (-14,7%). Altra tipologia di prodotto in flessione è rappresentato dai tablet (-8,7%), ai quali sempre più utenti preferiscono i dispositivi 2-in-1. A far meglio sono i desktop destinati all’utenza professionale, i PC Workstation e i Thin Client, tutti in crescita con percentuali pari al 2%, 9,1% e 13% rispettivamente. Più contenuto rispetto ai modelli consumer il calo dei notebook professionali (-0,7%). 

Capitolo a parte per i server che hanno prodotto un fatturato totale di 133 milioni di euro. 95,7 milioni di euro sono riconducibili ai server basati sulle tecnologie Intel e AMD, un fatturato incrementato del +15,5% rispetto allo stesso trimestre 2015. La restante parte, 37,3 milioni di euro, è prodotta dai server basati su altre tecnologie (sistemi mainframe, unix e proprietari) che registrano un trend in calo del -7,3% rispetto al Q2 2015.

L’analisi di SIRMI si conclude con un dato relativo al settore storage, caratterizzato da un andamento sostanzialmente piatto rispetto all’analogo trimestre 2015 (-0,01%). Il fatturato complessivo è pari a 109,95 milioni di euro, la componente software è in crescita (+1,6%) mentre quella hardware registra una contrazione del -2,8%.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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Tecnologia

Asus Z3N, la terza generazione della famiglia di prodotti Zen sbarca in Italia

Asus ha da poco annunciato il lancio commerciale ufficiale nel mercato italiano di una lunga lista di gadget elettronici, tutti facenti parte dell’ampia famiglia di dispositivi Zen, composta in gran parte da terminali convertibili e ultrabook (nonché alcuni smartphone).

I prodotti in questione rientrano all’interno delle serie ZenPad, ZenBook e Transformer e sono stati gradualmente introdotti nel corso degli ultimi mesi, fino ad arrivare anche dalle nostre parti con prezzi un po’ più altini di quelli promessi in altri paesi.

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Asus Z3N, la terza generazione della famiglia di prodotti Zen sbarca in Italia pubblicato su Gadgetblog.it 10 settembre 2016 02:57.

Autore: Gadgetblog.it