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DB: il ritorno dei morti viventi

Incredibile come il mercato, con un sentiment positivo, riesca a polverizzare tutte le paure ed i timori che per mesi hanno condizionato il mercato. Come per l’Italia (vedi post precedente) anche per il mondo bancario.

E’ quindi normale che, in clima RISK ON, tutto quanto incorpora spread e potenziale rendimento venga ripreso in considerazione.

Ma mi ha molto incuriosito il percorso della nostra amica di Germania, la banca dei derivati Level3, ovvero DB (Deutsche Bank),

Dire che la banca sia ripartita alla grande e che ci regala news bene auguranti mi sembra un po’ eccessivo. Eccovi le ultime news sull’istituto.

FRANKFURT, June 20 (Reuters) The U.S. Federal Bureau of Investigation is examining whether Deutsche Bankcomplied with laws meant to stop money laundering, a person with knowledge of the matter said on Thursday.The inquiry, first reported in the New York Times, follows a report by that newspaper last month about bank employees in its U.S. compliance division who had flagged suspicious financial transactions to their superiors who then opted not to escalate them to government authorities.

The transactions were notable because they were linked to companies controlled by U.S. President Donald Trump and his son-in-law and advisor Jared Kushner, according to the report.

(…)parlano diuna capitalizzazione del gigante tedesco a quota 13 miliardi di euroe conil titolo azionario che viaggia sotto i 6 euro per azione, il minimo nei 149 anni di storiadell’istituto.Perché, quindi, dovrebbe prevalere l’ottimismo?Soltanto per la consolidata regola deltoo big to fail, visto il controvalore netto diesposizione ai derivati di Db, circa 22 miliardi di euroche sono quasi il doppio della sua capitalizzazione e il rischio di controparte che questi rappresentano per le istituzioni finanziarie di mezzo mondo? (…) [Source]

Non facciamo terrorismo, ma quantomeno mettiamo in evidenza le stranezze e la stranezza più grande è questo.

CDS Banche Eurozona

In questo grafico trovate i CDS (Credit Defautl Swap) delle principali banche dell’Eurozona. Guardate il CDS di DB. Semplicemente no comment.

STAY TUNED!

Danilo DT

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Economia

Crolla il RISCHIO ITALIA: ma non per merito!

La barzelletta italiana continua ad essere un qualcosa che potrebbe tramutarsi in una storia drammatica.Il braccio di ferro tra Governo italiano e UE continua imperterrito. E il rischio Italexit non può essere ignorato.

(…) L’Italia è pronta a mantenere i propri impegni e a non chiedere deroghe alla Ue. E’ quanto scrive il premier Conte nella lettera inviata a Bruxelles: “Non intendiamo sottrarci ai vincoli, né intendiamo reclamare deroghe o concessioni rispetto a prescrizioni che, finché non saranno modificate secondo le procedure previste dai Trattati, sono in vigore ed è giusto che siano tenute in conto dagli Stati membri”. Moscovici: “Rispettare regole”. (…) [Source]

Vedremo come va a finire, ma in questa sede non voglio parlare di politica ma di come il trend del momento, palesemente RISK ON, annebbia la mente degli investitori che non ponderano più correttamente i rischi e vedono solo più opportunità. Siamo onesti, quanto ho citato sopra non dovrebbe essere un siparietto rassicurante. La logica dovrebbe portare l’investitore a tirare i remi in barca ed invece ecco cosa succede.Lasciamo perdere i discorsi sullo spread BTP Bund, i giornali ne sono zeppi e quindi li potete trovare ovunque. Molto più sfizioso è questo indicatore che mette a confronto quei contratti assicurativi che coprono il rischio emittente. I famosi CDS. E come ho già fatto in passato, confronto i CDS Italia che prevedono anche il rischio ridenominazione da quelli invece di vecchia istituzione.

CDS ITALIA: ma quindi va tutto bene!

La cosa sorprendente è che oggi risulta evidentissimo un “crollo” del rischio Italia, come se ci fosse un’intesa tra Italia ed UE. Cosa che non è assolutamente accaduta.Quindi, a conti fatti, il grafico che vi presento rappresenta l’assurdo del momento di mercato.

STAY TUNED!

Danilo DT

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Economia

NATIXIS H2O

Risultati immagini per acqua H20

Negli ultimi mesi in molti mi hanno chiesto un parere sui fondi della famiglia H2O Natixis Investment Managers, che hanno fatto faville ovunque, al punto tale da dover aumentare all’inizio dell’anno le commissioni di ingresso per cercare di bloccare i flussi in entrata.

Io mi sono limitato a suggerire attenzione, le loro performance a mio modesto parere erano decisamente esagerate, ma senza entrare nel merito di ogni singolo fondo. Non ho mai approffondito più di tanto, sapete che ho l’allergia, a me piacciono le cose semplici, ho solo costatato che a prima vista sono davvero bravi. A prima vista!

Quello che ho sempre suggerito invece a tutti in generale è di non scegliere mai un fondo perchè ha le cinque stelle Morninstar o perchè negli ultimi 5/10 anni è stato il migliore, perchè come dice la saggezza popolare, i rendimenti passati non sono garanzia per il futuro.

Infatti l’analisi empirica, o meglio uno studio di Vanguard suggerisce che spesso e volentieri solo il 16 % dei fondi a cinque stelle rimane al top delle performance, addirittura un quarto dei top fund scendo all’ultimo scalino e oltre il 12 % chiudono.

Ieri via Financial Times la notizia…

Natixis shares tumble as concern grows about H2O illiquid bonds https://t.co/kuGPcg5qbM di @financialtimes

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) June 21, 2019

Le azioni della banca francese Natixis sono scese di oltre l’11 per cento dopo che il Financial Times ha rivelato che una delle sue controllate, H2O Asset Management, detiene ampie partecipazioni in obbligazioni illiquide legate a un controverso finanziere tedesco.

Morningstar, le cui valutazioni sono utilizzate come guida chiave per gli investitori, ha sospeso il rating sul fondo Allegro di H2O mercoledì, citando le preoccupazioni sulla “liquidità di alcune obbligazioni”.La decisione dell’agenzia fa seguito a un articolo di FT Alphaville che questa settimana ha definito le partecipazioni di debito di H2O collegate a Lars Windhorst , un esuberante imprenditore con una storia di problemi legali .

Il fondo di punta di Neil Woodford ha riorientato l’attenzione degli investitori su attività illiquide in fondi che consentono ai clienti di prelevare e depositare denaro su base giornaliera. L’incidente ha rivelato come i manager siano in grado di trovare scappatoie legali nelle regole dell’UE che sulla carta consentono a tali fondi di detenere solo fino al 10 per cento delle attività in titoli meno liquidi. Natixis ha detto in una dichiarazione di giovedì pomeriggio che la sospensione del rating in seguito ai rapporti della FT “non ha assolutamente alcun impatto sulla liquidità e la performance dei fondi di H2O”.

FT Alphaville ha rivelato martedì che i depositi di H2O elencano investimenti in oltre € 1,4 miliardi di obbligazioni illiquide collegate a Mr Windhorst, attraverso sei fondi che consentono agli investitori al dettaglio di prelevare i loro soldi su base giornaliera. Inoltre, è emerso che alla fine di marzo circa il 14% dei titoli di un fondo erano collegati a Windhorst. L’H2O ha fornito dati aggiornati nella sua dichiarazione di giovedì, dimostrando che la maggiore esposizione oggi è del 9,7%. “Non è mai stata intenzione di H2O nascondere questi investimenti lontano dalla conoscenza e dal controllo dei nostri clienti”, ha aggiunto la dichiarazione.

Il fondo H2O di Natixis nel caos, tra i sottoscrittori molti italiani https://t.co/xkRMdzZcN6 di @sole24ore

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) June 21, 2019

A sollevare il polverone e far partire un’ondata di riscatti negli ultimi giorni sui fondi di H20 sono state le notizie di potenziali conflitti di interesse che coinvolgerebbero il fondatore Bruno Crastes. Una vicenda che ha acceso i riflettori sulla componente illiquida dei portafogli, in particolare sugli asset del fondo H20 Allegro che adotta una strategia global macro e lascia molta discrezionalità e flessibilità al gestore.

‘Problemi di liquidità e adeguatezza’. Morningstar accende un faro su un fondo francese di Natixis (Banque Populaire) https://t.co/PcWjEsFuXv di @bi_italia

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) June 21, 2019

“In termini assoluti, si tratta di una piccola fetta”, ha dichiarato in una nota Mara Dobrescu, responsabile della ricerca sulle strategie obbligazionarie di Morningstar in Europa, sottolineando come “non pensiamo ci possano essere rischi immediati sulle performance del fondo. Tuttavia, il fatto che siano concentrati in aziende che fanno capo a un solo individuo ci preoccupa”. Il tutto, poi, alla luce del possibile conflitto di interessi che riguarderebbe Bruno Crastes in capo al comitato consultivo di Tennor Holding. Perché, però, un preallarme così netto e, soprattutto, una reazione così dura del Cac40? Per una serie di motivi.

Primo dei quali, la dimensione sistemica di Bpce, la controllante di Natixis. La quale, infatti, non solo è anche attiva nel ramo assicurativo ma rappresenta il secondo gruppo bancario del Paese (dove vanta il controllo di 14 banche popolari regionali e 15 casse di risparmio), con qualcosa come 30 milioni di clienti nel mondo, 9 milioni di società, 105mila collaboratori e la presenza in 40 Paesi. Insomma, un gigante. In secondo luogo, il fondo H2O di Natixis è stato molto popolare tra gli investitori nel 2017 e 2018 e il patrimonio del fondo Allegro, quello toccato dalla vicenda di queste ore, ha toccato 1,4 miliardi di euro di masse gestite ad agosto dello scorso anno, attraverso un approccio macro di strategia flessibile e focus principale sul reddito fisso, componente per l’86% del portafoglio, a fronte di un 10% di cash.

Per carità, magari si tratta di una tempesta in un bicchiere d’acqua, scorrendo le performance di questi fondi spesso e volentieri superiori al 25 % all’anno negli ultimi tre anni, davvero bravi questi gestori, ma che volete che vi dica, io preferisco sempre i miei tesorucci, bond governativi, sarà una malattia, ma li problemi non ce ne sono mai, soprattutto se dietro c’è sovranità monetaria.

Ripeto, il problema non è lo strumento, ma chi lo gestisce, finchè va bene, nessun problema, in fondo come dimostra la Grande Recessione, può sempre capitare che in un fondo monetaria finisca qualche innocente cartolarizzazione…giusto?

Appuntamento nel fine settimana con il nostro Machiavelli, un maniaco dei bond governativi, roba da pensionati … ;-)

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Sanità, senza polizza non ti curi (come negli USA)

Al «Welfare Day 2019» tenutosi all’Eur Roma il 13 giugno 2019, è stato presentato il IX Rapporto Rbm-Censis sulla sanità pubblica, privata e intermediata.

.RBM Assicurazione Salute S.p.A. è la più grande Compagnia specializzata nell’assicurazione sanitaria per raccolta premi e per numero di assicurati. Ha come clienti i fortunati dipendenti delle Grandi Aziende Italiane, dei principali Fondi Sanitari Integrativi Contrattuali, delle Casse Assistenziali, degli Enti Pubblici, delle Casse Professionali e di tutti i Cittadini e la sua accorata perorazione in favore della Sanità privata o comunque integrativa non è proprio neutrale.Il rapporto fatto con il Censis ne assicura un pò la terzietà.Il Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, è una fondazione di ricerca socio-economica. Svolge da oltre cinquant’anni una attività di ricerca, consulenza e assistenza tecnica in campo socio-economico.

Secondo il Rapporto, gli italiani costretti a pagare di tasca propria per ottenere prestazioni essenziali e non subire il calvario delle liste d’attesa, sono 19,6 milioni : servono in media 128 giorni per una visita endocrinologica, 97 per una mammografia, 75 per una colonscopia, 65 per una visita oncologica.. La spesa privata sale a 37,3 miliardi di euro: +7,2% dal 2014 (-0,3% quella pubblica) e poiché all’orizzonte sembra profilarsi un nuovo taglio al SSN di circa due miliardi per finanziare quota 100 e reddito di cittadinanza e magari anche la flex tass ( o tax), anche questi due miliardi dovranno uscire dalle tasche degli ammalati. E’ giocoforza quindi farsi una polizza assicurativa qualsiasi etichettata come integrativa, meglio se aziendale, mentre in realtà non lo è, oppure solo in minima parte. Il modello cui tendiamo ormai è quello statunitense ante Obamacare: una polizza sanitaria di allunga la vita.Ecco la prima verità elementare della sanità vista e vissuta dagli italiani, la lunghezza delle liste di attesa. Transitano nella sanità a pagamento il 36,7% dei tentativi falliti di prenotare visite specialistiche (il 39,2% al Centro e il 42,4% al Sud) e il 24,8% dei tentativi di prenotazione di accertamenti diagnostici (il 30,7% al Centro e il 29,2% al Sud). I Lea, a cui si ha diritto sulla carta, in realtà sono in gran parte negati a causa delle difficoltà di accesso alla sanità pubblica.sempre secondo il IX Rapporto Rbm-Censis 2019..Saltellare tra il servizio sanitario pubblico e quello privato a pagamento non è più un’opzione..Il 62% di chi ha effettuato almeno una prestazione sanitaria nel sistema pubblico ne ha effettuata almeno un’altra nella sanità a pagamento: il 56,7% delle persone con redditi bassi, il 68,9% di chi ha redditi alti. Per ottenere le cure necessarie (accertamenti diagnostici, visite specialistiche, analisi di laboratorio, riabilitazione, ecc.), tutti ‒ chi più, chi meno ‒ devono giostrare tra pubblico e privato, e quindi pagare di tasca propria per la sanità. E sono 13,3 milioni le persone che a causa di una patologia hanno fatto visite specialistiche e accertamenti diagnostici sia nel pubblico che nel privato, per verificare la diagnosi ricevuta (la c.d. caccia alla «second opinion»). Combinare pubblico e privato è ormai il modo per avere la sanità di cui si ha bisogno. Spendere per la salute è ormai sembra inevitabile ineluttabile.Oltre a tentare di prenotare le prestazioni sanitarie nel sistema pubblico e decidere se attendere i tempi delle liste d’attesa oppure rivolgersi al privato, di fronte a una esigenza di salute urgente, molti cittadini non hanno possibilità di scelta. Nell’ultimo anno il 44% degli italiani si è rivolto direttamente al privato per ottenere almeno una prestazione sanitaria, senza nemmeno tentare di prenotare nel sistema pubblico., Ancora una volta, al di là della propria condizione economica, tutti sono costretti a mettere mano al portafoglio per accedere ai servizi sanitari necessari.Fiducia nel Pronto soccorso (anche in caso di non emergenza). Il 48,9% dei cittadini che nell’ultimo anno hanno avuto una esperienza di accesso al Pronto soccorso ha espresso un giudizio positivo (la percentuale sale al 54,5% al Nord-Est). Ma solo il 29,7% si è rivolto al Pronto soccorso in una condizione di effettiva emergenza, per cui non poteva perdere tempo. Mentre il 38,9% lo ha fatto perché non erano disponibili altri servizi, come il medico di medicina generale, la guardia medica, l’ambulatorio di cure primarie. Il 17,3% lo ha fatto perché ha maggiore fiducia nel Pronto soccorso dell’ospedale rispetto agli altri servizi. Si tratta di una domanda sanitaria drogata dalle non urgenze, a caccia della migliore soluzione per il proprio problema, che trova impropriamente risposte nel Pronto soccorso.Sembra che non sia più sufficiente limitarsi a garantire finanziamenti adeguati alla sanità pubblica, ma diventi necessario affidare le cure ai cittadini al di fuori del Ssn attraverso un secondo pilastro sanitario aperto. Per le assicurazioni ed il mondo che gravita attorno non vi è nessun dubbio: “Bisogna raddoppiare il diritto alla salute degli italiani, garantendo a tutti la possibilità di aderire alla sanità integrativa, perché un sistema sanitario universalistico è incompatibile con una necessità strutturale di integrazione individuale pagata direttamente dai malati, dagli anziani e dai redditi più bassi»”, ha concluso Vecchietti, senza speficicare come si garantisce a tutti i cittadini la possibilità della sanità integrativa.

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New info has emerged. Big move coming.


Bank reserve flows again.