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[1032] Oil Markets And Banking Rules


Bart Naylor returns to Boom Bust as he and host Bart Chilton discuss the latest rollback on banking rules. Alex Mihailovich joins Bart to discuss the international reaction to Trump’s tariffs. Oil markets are holding steady, but could it do more? Chris Martensen is back to answer all our oil questions. Follow us on Twitter:
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Ftse Mib alle prese con i 22.270 punti. Fca si prepara al test della trend line ribassita

Author: redazione [email protected] Finanza.com Blog Network Posts

Ftse Mib alle prese con i 22.270 punti. Fca si prepara al test della trend line ribassita | tradingideas

Ftse Mib: l’indice italiano recupera la soglia psicologica dei 22.000 punti ed ora per confermare il rimbalzo dovrà superare i 22.270 punti e chiudere il gap down lasciato il 2 marzo. In tal caso resistenze a 22.500 e 22.830 punti. la rottura dei 22.000 punti inficerebbe tale spunto rialzista con target le resistenze a 21.613 e 21.329 punti.

FCA: Fca dopo il test del supporto statico dei 15,82 euro tenta il rimbalzo e si riporta alle soglie della resistenza dinamica, costituita dalla ex trend line ribassista di breve periodo. Importante il superamento di tale livello per confermare la forza del movimento con successive resistenze a 18,27 euro e 20 euro.

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GLOBAL TRADE WAR!

Author: icebergfinanza Finanza.com Blog Network Posts

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Da sempre suggerisco che per osservare da vicino le future dinamiche economico/finanziarie globali bisogna guardare all’America, a quello che accade in America, la crisi del 2008 è nata li, la prossima crisi nascerà negli Stati Uniti d’America, come sempre è stato nella storia del mondo occidentale. L’episodio delle elezioni italiane per il momento è semplicemente un episodio qualunque, una tempesta in un bicchiere d’acqua per il momento.

La scintilla che ha fatto crollare ieri i mercati americani intorno alla mezzanotte italiana è tutta qui…

Il consigliere economico del presidente Usa voleva fargli cambiare idea sulle tariffe su acciaio e alluminio America 24

Cohn, l’uomo di Wall Street ha fallito, la linea protezionista ha vinto!

“A volte le guerre commerciali non sono così male”, ha spiegato Trump senza tanti giri di parole, ribadendo con forza: “Metteremo i dazi su acciaio e alluminio, non abbiamo altra scelta per proteggere i nostri lavoratori e le nostre imprese. Per decenni altri Paesi si sono avvantaggiati a discapito degli Stati Uniti, ora basta”.

In una conferenza stampa congiunta con il primo ministro svedese, Trump ha confermato che non ha ancora cambiato idea, ribadendo che “stiamo preparando i dazi sull’acciaio.”

Durante la conferenza, Trump ha anche colpito di nuovo l’Europa, dicendo che il vecchio continente è stato “particolarmente duro” con gli Stati Uniti nel commercio e ha suggerito che l’Europa potrebbe “fare un accordo” per evitare i dazi.

Nella sostanza pure rivolgendosi a Canada e Messico, per riscrivere l’accordo NAFTA, Trump sta cercando di imporre nuovi accordi.

L’attacco più violento però è riservato alla Cina e al suo acciaio.

In serata però le dimissioni di Cohn suggeriscono che Trump non ha affatto cambiato idea anzi. Come riporta Bloomberg..

L’amministrazione Trump sta considerando una stretta senza precedenti sugli investimenti di Pechino negli Stati Uniti e l’imposizione di dazi su una larga fetta delle importazioni dalla Cina. L’obiettivo sarebbe quello di punire il paese guidato da Xi Jinping, accusato di furto sul fronte dei diritti di proprietà intellettuale. Lo riporta l’agenzia Bloomberg citando fonti vicine al dossier.

La risposta non si fa attendere…

La Cina pronta a reagire ai dazi: risponderemo a Trump con le “misure necessarie”…

“Dazi sui prodotti agricoli Usa” La Cina minaccia Trump

Il segretario americano al Tesoro, Steven Mnuchin, tenta di rassicurare spiegando che “gli Stati Uniti non vogliono guerre commerciali”.

Le voci che circolano a Washington, parlano di oltre 1000 miliardi di dollari colpiti dai dazi, una cifra in grado di far collassare l’intero commercio globale, anche se si esagera visto che gli Usa importano dalla Cina 450 miliardi di dollari al massimo.

Per chi guarda solo all’America suggerisco di osservare pure l’Europa che non è immune da responsabilità in una eventuale guerra commerciale…

Cina: Ue proroga dazi antidumping su tubi acciaio

BRUXELLES – La Commissione Ue ha deciso di prorogare per altri cinque anni i dazi antidumping già in vigore sui tubi d’acciaio inossidabile senza saldature provenienti dalla Cina. Le misure, imposte nel 2011 e che vanno dal 48,3% al 71,9%, sono state estese dopo l’indagine avviata da Bruxelles a dicembre 2016 che ha dimostrato che, senza dazi, il mercato europeo sarebbe di nuovo stato inondato dall’acciaio cinese con danni soprattutto per i produttori di Francia, Spagna e Svezia. Sono 53 in totale le misure Ue in piedi per proteggere la siderurgia europea, di cui 27 contro prodotti cinesi.

Come ovvio c’è molta preoccupazione in America da parte delle imprese che potrebbero essere colpite dalla guerra commerciale, come ha suggerito più volte in questo ultimo anno il nostro Machiavelli…

I produttori americani di alluminio sono “profondamente preoccupati” dalla volontà del presidente Donald Trump di introdurre dazi generalizzati del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio. Per questo, attraverso la Aluminum Association hanno scritto una lettera al leader Usa consigliandogli di cambiare piani e offrendogli delle alternative. Tra queste, ci sono misure mirate contro la Cina ed esenzioni per Canada e, tra gli altri, i Paesi europei.

“Temiamo che le tariffe proposte possano fare più male che bene”, recita la missiva scritta da Heidi Brock, Ceo e presidente dell’associazione che raggruppa 114 produttori e altre aziende tra cui Alcoa, Vulcan e Rio Tinto Alcan che complessivamente danno lavoro a 713.000 persone in Usa.

“Sfortunatamente le tariffe proposte faranno ben poco per affrontare il problema fondamentale di un eccesso enorme di capacità produttiva di alluminio in Cina, ma avranno conseguenze per la filiera produttiva con partner commerciali vitali che rispettano le regole”, continua la lettera.

Si tratta di un commento che echeggia quello diffuso da Alcoa la settimana scorsa, quando Trump preannunciò la mossa. Alcoa “apprezza” l’attenzione ricevuta dall’amministrazione Trump ma che crede che “partner commerciali vitali” come il Canada debbano essere esclusi dai dazi.

Il produttore di motociclette americano, Harley-Davidson, sostiene che le ritorsioni di altri paesi sui dazi che Donald Trump vuole imporre su alluminio e acciaio potrebbero avere “un impatto notevole” sulle proprie vendite. La settimana scorsa, la Commissione europea ha minacciato dazi sulle importazioni delle moto simbolo degli Stati Uniti per rispondere alla decisione di Trump.

Harley in una nota ha fatto sapere di essere a favore del libero mercato e che i dazi voluti dal presidente americano faranno salire i costi della produzione di beni in alluminio o in acciaio. Secondo quanto annunciato la settimana scorsa, nei prossimi giorni il presidente Usa firmerà un documento per imporre costi in ingresso del 10% per l’alluminio e del 25% per l’acciaio prodotto fuori dagli Stati Uniti. America 24

Nel frattempo in Italia si incomincia a guardare alle possibili soluzioni di coalizione per un nuovo Governo in questa analisi con intervista del Corriere della Sera …

Un italiano su tre favorevole all’intesa tra M5S e Lega. Il 51%: nuovo voto.

Più o meno ci siamo, quello che la logica dice, ovvero quello che ha maggiore probabilità di accadere lo vediamo in questa analisi del professor Lanny Martin che insegna scienze politiche alla Bocconi…

Ovviamente l’intesa più probabile e forse naturale è quella tra il Movimento Cinque Stelle e la Lega, che avrebbe durata massima di due anni, secondo il modello, per noi giusto il tempo di un governo programmatico che si impegni a cancellare il Pareggio di Bilancio dalla Costituzione, il vincolo anacronistico del 3 %, cambiare la legge Fornero e cancellare il JobsAct ripristinando l’articolo 18, con semplificazione fiscale e nuova legge sull’immigrazione, che guardi all’accoglienza ma con criteri ben definiti.

State sintonizzati, EPIC MOMENT 2018 è solo all’inizio!

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Economia

Gli effetti macroeconomici della cancellazione del debito degli studenti

Author: Stephanie Kelton Rete MMT

Sintesi

Più di 44 milioni di Americani sono caduti nella trappola del debito degli studenti. Complessivamente, il debito pendente per prestiti agli studenti ammonta a circa 1˙400 miliardi di dollari. La ricerca mostra che questo livello di debito danneggia l’economia americana in diversi modi, ostacolando qualsiasi cosa, dalla formazione delle piccole imprese all’acquisto di nuove case, e persino matrimoni e riproduzione. È un problema che i decisori politici hanno tentato di mitigare con programmi che offrono il rifinanziamento o la cancellazione parziale del debito. Ma cosa succederebbe se venisse tentato qualcosa di molto più ambizioso?

Se la popolazione fosse liberata dall’obbligo di ulteriori pagamenti futuri sul debito attualmente pendente per prestiti agli studenti? Si potrebbe fare e, se sì, come? Cosa significherebbe per l’economia americana?

Questo paper prova a rispondere proprio a queste domande. L’analisi procede in tre sezioni: la prima esplora la situazione americana attuale di aumento dei costi dei college e la leva sull’indebitamento per finanziare gradi più elevati di istruzione; la seconda sezione esamina i meccanismi di bilancio richiesti per liberare gli Americani dal debito per il prestito agli studenti; la parte finale simula gli effetti economici della cancellazione di questo debito attraverso il ricorso a due modelli: il modello macroeconomico americano di Ray Fair (“il modello Fair”) e il modello macroeconomico americano di Moody.

Dall’analisi emergono diverse implicazioni importanti. La cancellazione del debito degli studenti ha come conseguenza ricadute macroeconomiche positive, in termini di ricchezza netta media delle famiglie e di aumento del reddito disponibile, poiché stimola spesa addizionale per consumi e investimenti. In breve, la cancellazione del debito fa aumentare il PIL, diminuire il tasso di disoccupazione medio e si risolve in una ridotta spinta inflazionistica (nell’orizzonte temporale decennale considerato nelle nostre simulazioni), mentre i tassi d’interesse aumentano in misura solo moderata. Sebbene il deficit del bilancio federale aumenti, i bilanci dei singoli Stati migliorano grazie all’economia più forte. L’uso di due modelli con fondamenti teorici di lungo periodo contrastanti offre una stima plausibile per ciascuno di questi effetti e dimostra la robustezza dei nostri risultati.

Una politica una tantum di cancellazione del debito degli studenti, nella quale il Governo federale cancella i prestiti che eroga direttamente e rileva i finanziamenti privati contratti dai debitori, produce gli effetti macroeconomici che seguono (tutti i valori in dollari sono espressi in termini reali, aggiustati all’inflazione, usando il 2016 come anno base):

  • La politica di cancellazione del debito potrebbe far aumentare il PIL reale di una media di 86 miliardi di dollari all’anno. Nella previsione decennale, la politica genera tra 861 e 1˙083 miliardi di PIL reale (riportati al valore del dollaro nel 2016).
  • Eliminare il debito degli studenti riduce il tasso di disoccupazione medio di un range che va da 0,22 a 0,36 punti percentuali in un periodo di previsioni di 10 anni.
  • Il picco nella creazione di posti di lavoro nei primi anni che seguono la cancellazione del debito degli studenti aggiunge approssimativamente tra 1,2 e 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro all’anno.
  • Gli effetti inflazionistici della cancellazione del debito sono insignificanti dal punto di vista macroeconomico. Nelle simulazioni basate sul modello Fair, l’aumento dell’inflazione raggiunge al massimo 0,3 punti percentuali e diventa negativo negli anni successivi. Con il modello di Moody l’effetto è persino più trascurabile, con un aumento massimo dell’inflazione irrilevante, a 0,09 punti percentuali.
  • I tassi d’interesse nominali crescono in modo moderato. Nei primi anni, la Federal Reserve aumenta i tassi d’interesse di un valore compreso tra 0,3 e 0,5 punti percentuali; negli anni successivi, l’incremento scende ad appena 0,2 punti percentuali. L’effetto su tassi d’interesse nominali di più lungo termine raggiunge il massimo a 0,25 e 0,5 punti percentuali e diminuisce, successivamente, stabilizzandosi tra 0,21 e 0,35 punti percentuali.
  • L’effetto netto sul bilancio del Governo federale è modesto, con un aumento del rapporto deficit/PIL compreso verosimilmente tra 0,65 e 0,75 punti percentuali per anno. A seconda del risultato di bilancio complessivo del Governo federale, il rapporto del deficit potrebbe crescere più modestamente, tra 0,59 e 0,61 punti percentuali. Ad ogni modo, considerati i costi per i finanziamenti che il Dipartimento dell’Istruzione ha già sostenuto per i prestiti agli studenti (discussi in dettaglio nella Sezione 2), le stime più rilevanti per gli impatti sul bilancio del Governo relativamente ai livelli attuali risultano in un aumento annuale del rapporto di deficit compreso tra 0,29 e 0,37 punti percentuali (questo è spiegato in dettaglio nell’Appendice B).
  • I bilanci degli Stati in rapporto al PIL migliorano di circa 0,11 punti percentuali nel corso dell’intero periodo della simulazione.
  • La ricerca suggerisce molti altri effetti positivi che non sono presi in considerazione in queste simulazioni, inclusi aumenti della formazione di piccole imprese, del raggiungimento della laurea, della formazione di famiglie, insieme al miglioramento dell’accesso al credito e alla riduzione della vulnerabilità delle famiglie rispetto alle fasi negative dei cicli economici. Così, i nostri risultati forniscono una stima prudente degli effetti macroeconomici della cancellazione del debito degli studenti.

Per leggere il report completo clicca qui.

Originale di Stephanie Kelton, Scott Fullwiler, Catherine Ruetschlin e Marshall Steinbaum pubblicato nel febbraio 2018

Traduzione di Luca Giancristofaro, Supervisione di Maria Consiglia Di Fonzo

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Analisi sull’FTSEMIB sul medio e lungo periodo – Analista Simone Rubessi

Author: Il Respiro del Grafico Finanza.com Blog Network Posts

Analisi sull’FTSEMIB sul medio e lungo periodo – Analista Simone Rubessi | Respiro del grafico

DISCLAIMER : Qualsiasi informazione, notizia, nozione, previsione, valore, prezzo o tecnica espressi all’interno del presente articolo sono semplici pareri personali dell’autore, con esclusiva finalità educativa e didattica, il suo contenuto non costituisce alcuna forma di consulenza o “raccomandazione di investimento” o “incentivo all’investimento” né in forma esplicita che implicita. Nulla di quanto riportato ha lo scopo di prestare consigli operativi personalizzati, di acquisto e/o vendita, né raccomandazioni personalizzate riguardo una o più operazioni relative ad un determinato strumento finanziario. Nessuna opinione espressa riguardante investimenti o strategie di investimento può pertanto considerarsi adeguata alle caratteristiche di una specifica persona in merito alla sua conoscenza ed esperienza del trading online ed alla sua situazione finanziaria. L’autore del presente articolo avvisa che quanto scritto o previsto è un semplice punto di vista personale e non deve assolutamente essere considerato attendibile o adatto per possibili guadagni futuri.  Chiunque utilizzi queste informazioni per scopi diversi da quelli didattici lo fa esclusivamente di propria iniziativa e sotto la propria esclusiva responsabilità.


Andare al seguente link:

Analisi sull’FTSEMIB sul medio e lungo periodo



PERCORSO TECNICO CICLICO PREDITTIVO, ANALISI VISIVA DEL BATTLEPLAN E UTILIZZO DEGLI INDICATORI CICLICI

Per informazioni e iscrizioni:
Ing. Francesco Filippi 349 466 18 24
[email protected]



Per informazioni su questo articolo inviare un’email a [email protected]



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