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Come risolveremo i crimini nello Spazio?

Author: Wired

Avete mai pensato a come saranno condotte le indagini sui crimini su astronavi e pianeti diversi dalla Terra? È giunta l’ora di farlo. Le esplorazioni umane dello Spazio tornano nel vivo, primo fra tutti con il programma Artemis, che riporterà la nostra specie sulla Luna. E poi, visto l’interesse che suscita in questi anni l’economia spaziale, gli occhi sono puntati sullo sfruttamento minerario degli asteroidi. E c’è il sogno (sempre meno proibito) di raggiungere Marte. Nei prossimi decenni, insomma, sempre più esseri umani viaggeranno e soggiorneranno nello spazio, portando con loro vizi e virtù della nostra specie. Sarà pessimismo, o magari semplice deformazione professionale (parliamo di scienziati forensi, ovviamente), ma c’è chi pensa già a quando crimini violenti, e omicidi, andranno in scena anche al di fuori dell’atmosfera terrestre, e sta facendo i preparativi per risolverli, con quella che i suoi promotori vorrebbero definire scienza “astroforense, cioè l’indagine scientifica delle scene del crimine al di fuori del nostro pianeta. Pensate a Csi, ma nello spazio: non si tratterebbe in effetti di indagini semplici o scontate, visto che le tecniche della criminologia moderna sono tutte state sviluppate per indagare eventi avvenuti nelle condizioni presenti sulla superficie del nostro pianeta.

La questione della gravità

Le scienze forensi utilizzano diverse discipline per analizzare le prove lasciate da chi ha commesso un crimine, e tentare così di risalire alla sua identità, e ricostruire lo svolgimento degli eventi. Oggi sono diventate piuttosto sofisticate, ma si basano su tecniche studiate nelle condizioni presenti sulla superficie terrestre. E nello spazio, molto può cambiare: radiazioni cosmiche, temperature estreme, assenza di ossigeno. E ancor di più, la gravità. Sulla Terra è una costante, nello spazio tutt’altro: è completamente assente lontano dalle masse di pianeti, lune ed asteroidi; molto inferiore a quella a cui siamo abituati, se ci troviamo sulla superficie della Luna o di Marte, praticamente inesistente in ambienti a microgravità, come ad esempio sulla Stazione Spaziale Internazionale.

Per una disciplina come la Bloodstain Pattern Analysis, che studia le macchie di sangue ritrovate sulla scena di un crimine, la gravità è ovviamente una variabile fondamentale, che influenza le traiettorie che compiono le gocce di sangue e la loro viscosità. È per questo che in uno studio pubblicato di recente su Forensic Science International: Reports, un team di medici ed esperti di scienze forensi ha organizzato un esperimento per studiare come cambiano le forme delle macchie di sangue in ambiente a microgravità.

L’esperimento

Per simulare la microgravità senza raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale si utilizza il volo parabolico: aerei in grado di eseguire più volte consecutivamente brevi picchiate su traiettorie paraboliche che producono le condizioni di assenza di peso (o di microgravità) mentre il veicolo e il suo contenuto si trovano in caduta libera. Unico vero effetto collaterale della procedura, il malessere: il vomito tra i passeggeri è tanto comune, che gli aerei in questione sono stati ribattezzati anche “vomit comet” (comete del vomito) tra chi ne ha fatto esperienza.

Lasciando da parte gli aneddoti, i ricercatori hanno utilizzato una sessione di volo parabolico per portare avanti il loro esperimento, attrezzando una incubatrice modificata ad hoc con il necessario per simulare il comportamento delle gocce di sangue in un ambiente a microgravità. Durante ogni picchiata dell’aereo, all’interno dell’incubatrice venivano rilasciate diverse gocce di un liquido che simula le caratteristiche fisiche e chimiche del sangue, in modo che macchiassero dei fogli di carta, che sono poi stati studiati a fondo dagli esperti al termine dell’esperimento.

I risultati

Come riassumono due degli autori della ricerca in un articolo pubblicato su The Conversation, i test hanno evidenziato in effetti alcune profonde differenze nel comportamento del sangue in un ambiente a microgravità. Sulla terra – spiegano – le gocce di sangue tendono a cadere seguendo una traiettoria parabolica, sulla spinta della gravità che le attira a terra fino al momento in cui entrano in contatto con una superficie. In un ambiente a microgravità questo non accade, e il sangue continua invece a proseguire in linea retta fino al momento in cui non colpisce qualcosa. Nell’esperimento lo spazio a disposizione prima di colpire i fogli di carta era di appena 20 centimetri, e quindi l’assenza di gravità non ha prodotto differenze particolarmente evidenti. Ma se mai capitasse un incidente in uno spazio più ampio, le analisi dovrebbero tenere conto di queste differenze, perché inizierebbero a farsi particolarmente rilevanti.

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Perché l’Ecuador è sull’orlo della guerra civile

Author: Wired

L’Ecuador è a un passo dalla guerra civile. Il presidente Daniel Noboa ha imposto lo stato di emergenza, dichiarando guerra ai narcotrafficanti e il “conflitto armato interno”, che prevede la mobilitazione dell’esercito in tutto il paese. La situazione è precipitata velocemente a seguito dell’evasione di José Adolfo Macias Villamar, noto come Fito e capo del gruppo criminale Los Choneros, considerato uno dei più potenti dello stato latinoamericano.

Lo stato di emergenza era già stato dichiarato meno di 4 mesi fa, durante la corsa elettorale per le presidenziali vinte da Noboa, dopo l’omicidio del candidato Fernando Villavicencio da parte dei narcotrafficanti. Una volta eletto, Noboa ha promesso un approccio molto duro nei confronti della criminalità organizzata, in particolare riprendendo il controllo delle carceri che, come riporta il New York Times, sono per un quarto in mano ai criminali.

L’evasione clamorosa

Anche per questo, l’evasione di Fito è avvenuta senza scalpore o fughe rocambolesche, le autorità si sono accorte solo all’appello serale della sua scomparsa, avvenuta pochi giorni prima del suo trasferimento in una prigione di massima sicurezza. Il governo ha immediatamente aperto una caccia all’uomo mobilitando molti soldati, ma i narcotrafficanti, probabilmente anche per coprire la fuga del boss, hanno scatenato una serie di rivolte lanciando un’ondata di violenze senza precedenti nel paese.

A partire da lunedì 8 gennaio, numerose carceri sono state prese in ostaggio dai detenuti e molti criminali sono evasi, in diverse città ci sono stati attentati contro i commissariati di polizia, saccheggi, attacchi a negozi e università, dieci persone sono state uccise e uomini armati hanno preso per alcune ore il controllo di una rete televisiva pubblica. Gli operatori hanno continuato a trasmettere le immagini dell’aggressione in diretta, che sono poi circolate tramite social in tutto il mondo, fino all’arrivo della polizia che ha arrestato tutti i responsabili.

La gran parte delle violenze, compreso l’assalto all’emittente pubblica, sono avvenute nella città costiera di Guayaquil, centro urbano più grande del paese e sede dei Los Choneros, nonché snodo per il traffico di droga internazionale. Negli ultimi anni l’Ecuador è diventato un centro sempre più importante per il narcotraffico latinoamericano, in particolare per la cocaina di cui Colombia e Perù, i due stati con cui confina a nord e a sud, sono i primi produttori al mondo. Di conseguenza sono aumentate anche le violenze, con circa 8 mila morti nel 2023, il doppio dell’anno precedente.

La reazione

Come riporta France 24, dopo l’assalto alla televisione pubblica, Noboa ha dichiarato il “conflitto armato interno”, un preludio alla guerra civile, indicando 22 cartelli di narcotrafficanti come “organizzazioni terroristiche e gruppi belligeranti non statali”. Di conseguenza, Parlamento e uffici pubblici sono stati evacuati, chiusi i negozi e le scuole, è stato introdotto il coprifuoco nelle ore serali e sospeso il diritto di assemblea per 2 mesi. Sono stati bloccati tutti i trasporti e la circolazione dei mezzi nelle strade, mentre l’aeroporto resta attivo solo per chi già munito di biglietto ed è circondato dalle forze dell’ordine.

Gli Stati Uniti hanno già offerto la loro assistenza alle autorità dell’Ecuador, che già contava sul supporto di Washington per avviare il cosiddetto Piano Phoenix del presidente Noboa, volto ad aumentare la sicurezza nel paese ma ancora non attuato, essendo passati solo tre mesi dalla sua elezione. Il piano consiste in un investimento di 800 milioni di dollari per creare una nuova unità di intelligence, costruire nuove prigioni di massima sicurezza, rafforzare i controlli nei porti e negli aeroporti e dotare di armi tattiche le forze di polizia. Di questi 800 milioni, si legge su Reuters, 200 saranno forniti dagli Stati Uniti sotto forma di aiuti militari, di cui le autorità dell’Ecuador hanno disperatamente bisogno.