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L’assistente AI di LinkedIn ti aiuta a trovare lavoro, ma solo se sei abbonato

Author: Wired

LinkedIn aggiunge (ancora) funzionalità AI per aiutare gli utenti a trovare lavoro, personalizzare il curriculum e ricevere consigli utili sulla carriera. Questa volta, però, la piattaforma ha scelto di rendere l’intelligenza artificiale un’esclusiva degli abbonati Premium, che potranno usufruire delle nuove opzioni in tutto il mondo – inizialmente, solo nella lingua inglese -. Tra queste, una delle più interessanti sembra essere il cosiddetto Jobseeker Coach, un’opzione che consente di “trovare opportunità di lavoro senza sforzo”, semplicemente chiedendo all’AI quello che state cercando – “Trovami un lavoro da remoto nel marketing a Detroit, con una paga di almeno 110.000 dollari”, cita come esempio la piattaforma nel post che annuncia le nuove funzioni -.

Al di là di questo, grazie all’AI ora LinkedIn può anche esaminare il curriculum caricato dagli utenti e dare suggerimenti customizzati per modificarlo sulla base di una specifica posizione lavorativa. Nello specifico, sarà possibile caricare il cv, ricevere un feedback e “apportare modifiche in modo interattivo con l’intelligenza artificiale“, chiarisce Rohan Rajiv di LinkedIn. Inoltre, come se non bastasse, la piattaforma aggiungerà anche uno strumento che consentirà di scrivere una lettera di presentazione “da zero” con il supporto dell’AI. Ma non è tutto, perchè la piattaforma non si sta limitando a usare la tecnologia per aiutare i suoi utenti a trovare lavoro.

Secondo quanto riportato nel suo blog ufficiale, infatti, LinkedIn sta lavorando al servizio di “coaching personalizzato” durante la visione dei corsi offerti dall’app. Più nel dettaglio, gli utenti potranno utilizzare l’AI per “chiedere semplicemente di riassumere i contenuti, di chiarire alcuni argomenti o di ottenere esempi e altri approfondimenti in tempo reale”. E, a quanto pare, l’intelligenza artificiale potrebbe presto essere integrata anche nella funzionalità di ricerca di LinkedIn. “Con le nostre nuove funzionalità di ricerca, ogni interazione di ricerca diventerà più intelligente, sia che si tratti di trovare qualcuno, ricercare offerte di lavoro, condurre ricerche o cercare informazioni e risposte – dichiara Tomer Cohen, chief product officer -. L’intelligenza artificiale è destinata a rivoluzionare le nostre funzionalità di ricerca, consentendovi di esplorare la profondità e l’ampiezza di qualsiasi argomento direttamente attraverso la ricerca su LinkedIn”.

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Tecnologia

Perché Linkedin chiude la sua app indipendente in Cina

Author: Wired

LinkedIn sta chiudendo la sua app indipendente in Cina, InCareer, a causa di “una concorrenza agguerrita e un clima macroeconomico difficile”. Ad annunciarlo è stato Ryan Roslanky, CEO della società, che ha anticipato il licenziamento di 716 dipendenti nell’ottica di smantellare la presenza sul territorio cinese. In questo modo, LinkedIn si aggiunge al lungo elenco di Big Tech che stanno annunciando licenziamenti di massa. La stessa Microsoft, che detiene la piattaforma dal 2016, ha dichiarato di aver licenziato 10.000 dipendenti, pari quasi al 5% della sua forza lavoro globale, lo scorso gennaio.

Non c’è da stupirsi, quindi, che LinkedIn stia decidendo di chiudere InCareer, il servizio lanciato nel dicembre 2021 dopo la chiusura di LinkedIn China dovuta, secondo quanto dichiarato dalla società, a “un ambiente operativo significativamente più impegnativo e maggiori requisiti di conformità”. InCareer era stato pensato per aiutare i professionisti a trovare un lavoro all’interno della loro rete professionale. Ma i competitor del settore sembrerebbero non aver permesso alla piattaforma di decollare. Maimai, il sito di networking professionale più diffuso in Cina, vanta oltre 120 milioni di utenti, attirati anche dalla possibilità di condividere contenuti in modo anonimo, un’opzione del tutto assente su InCareer, così da potersi sfogare liberamente o cercare informazioni delle aziende passando inosservati.

Data la situazione difficile, quindi, LinkedIn chiuderà la piattaforma entro il 9 agosto, ma continuerà a supportare le aziende che operano in Cina nell’assumere e formare personale all’estero. Due azioni che sono da considerare come parte dei cambiamenti che LinkedIn sta apportando alla sua Global Business Organization (GBO) e alla strategia adottata in Cina. Nell’ambito di questo progetto, infatti, la società sta cessando l’attività del team Business Productivity e sta pensando di utilizzare più fornitori per “servire i mercati emergenti e in crescita in modo più efficace“. “Ci stiamo adattando come abbiamo fatto quest’anno e continueremo a operare con l’ambizione di cui abbiamo bisogno per realizzare la nostra visione e il pragmatismo necessario per gestire bene l’azienda”, ha scritto Roslanky.

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Corsi online, 5 piattaforme per iniziare l’anno investendo su di te

Author: Wired

Cambiamo completamente registro. Annodate la cravatta, preparate la giacca. In questo caso parliamo di corsi online universitari erogati da atenei top a livello mondiale. Non a caso Coursera (fondata nel 2012 da due professori di Stanford e che, secondo Class Central, nel 2018 avrebbe fatturato circa 140 milioni di dollari) è utilizzato da moltissime multinazionali come Danone, P&G, Airbus, L’Oreal per formare i dipendenti. Tra le università presenti sulla piattaforma, Johns Hopkins, Illinois, Penn University, Columbia, Stanford, ma anche le nostre Sapienza e Bocconi.

I corsi sono prevalentemente in inglese e in spagnolo; pochi quelli in italiano. Con una piccola fee si può ricevere un certificato da condividere su Linkedin. Si passa dai corsi singoli ai percorsi di specializzazione più complessi, fino ai Professional e ai Mastertrack certificates, che possono anche diventare validi come parti di un percorso universitario riconosciuto. Dulcis in fundo, ci sono anche veri e propri corsi di laurea, che vi costeranno molto meno rispetto alla retta normale delle università statunitensi.


Corsi online 5 piattaforme per iniziare l'anno investendo su di te

Signore e signori, silenzio in aula. State entrando nel salotto buono dell’istruzione mondiale. E che nomi. EdX è  il portale di livello universitario per eccellenza. Se volete migliorare la vostra preparazione direttamente da casa senza staccare un biglietto aereo siete nel posto giusto. Fondato da Mit e Harvard nel 2012,  completamente nonprofit e open source, i corsi online che offre sono preparati da docenti dei migliori atenei USA e internazionali, tra cui Sorbona, Imperial College, Oxford. Amplissima la scelta tra percorsi gratuiti e a pagamento.

È possibile anche frequentare veri e propri Master’s degree online di durata biennale o addirittura triennale erogati da università top con tanto di esami, fino a giungere a blasonatissimi Mba. I corsi sono tutti estremamente aggiornati e curati, come si conviene a chi detta le regole della formazione mondiale. Anche in questo caso, le rette possono costare  fino a un quarto del normale e sono numerosi top brand che formano il proprio personale utilizzando il servizio. Qualche nome? Tra gli altri, Mercedes, Sony, General Motors. I prossimi potreste essere voi.


Corsi online 5 piattaforme per iniziare l'anno investendo su di te

Mettetevi comodi e preparatevi a godervi una serie di lezioni su tutti i campi dello scibile pensate per chi ha poco tempo ma molta voglia di ampliare i propri orizzonti. Skillshare è un sito più agile, dalla user experience meno impegnativa rispetto a Coursera e EdEx. Molte lezioni durano al massimo 30 minuti, e tutte sono suddivise in brevi capitoli. Per frequentare si paga un abbonamento mensile di 7 dollari, con due mesi di prova gratuita per testare il prodotto. Se non vi piace, potete sempre recedere. Con Skillshare potete anche diventare docenti, insegnando quello su cui vi sentite preparati.

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Tecnologia

Twitter, e se fosse LinkedIn il suo sostituto naturale?

Author: Wired

LinkedIn, invece, sembra l’ultima vestigia dell’internet centralizzato che caratterizzava gli anni Dieci. Per chi è cresciuto con Bebo, Myspace e Facebook, il modo in cui LinkedIn offre testo e immagini in un unico feed è comodo e familiare. Uso ancora le app di messaggistica come tutti gli altri. Ma mentre i gruppi su WhatsApp e Signal richiedono un impegno attivo, LinkedIn permette ancora di fare scrolling in modo passivo.

Se da una parte il problema di Facebook è l’eccessivo numero di iscritti che rendono il feed un’esperienza contrastante, la base di 250 milioni di utenti fa di Twitter una piattaforma troppo di nicchia. Personalmente, considero Twitter un social media a sé stante, il luogo in cui interagisco con le persone che conosco soprattutto per lavoro. La sensazione è che sull’app venisse esclusa un’intera parte della mia vita, quella fuori del lavoro.

Sportello unico

Ho iniziato a usare abitualmente LinkedIn dopo aver cominciato a lavorare per Wired US, quando ho visto che i miei colleghi usavano il sito per condividere i loro articoli. La piattaforma vanta quasi 900 milioni di utenti. Così, alla ricerca spietata di lettori, ho seguito il loro esempio. Poi è successo qualcosa di strano. Gli utenti che interagivano con i miei post non erano solo persone che conoscevo per lavoro. Erano ex compagni di scuola o di università, persone che conoscevo da decenni. Tutt’a un tratto, mi sono trovato di fronte alla prospettiva che una “rete professionale” stava riuscendo dove Twitter aveva sempre fallito: fondere la mia vita lavorativa con la mia vita sociale. LinkedIn stava diventando una sorta di sportello unico dei social media.

Questo non significa che tutti gli utenti che usano LinkedIn trovino l’esperienza piacevole. Anche gli amici che ritrovo più spesso sulla piattaforma dicono di nutrire in qualche modo del rancore nei suoi confronti. Se da una parte vedere gli aggiornamenti dei loro amici sul sito è piacevole – raccontano – sono su LinkedIn soprattutto per motivi professionali : “Il lavoro ci incoraggia a usarlo e credo che sia utile per far conoscere il proprio nome”, dice Delia, che lavora nel settore immobiliare a Londra.

LinkedIn non ha voluto dirmi se ha registrato o meno un picco di utenti da quando Elon Musk ha preso il controllo di Twitter. Come suo sostituto, anche LinkedIn potrebbe non essere perfetta. Se il problema principale di Twitter è che è gestito dall’uomo più ricco del mondo, forse non avrebbe senso passare a una piattaforma di proprietà di Microsoft, un’azienda fondata dal quinto uomo più ricco del mondo, Bill Gates. Anche il costo è un problema: “L’iscrizione a LinkedIn Premium è costosa”, sottolinea Corinne Podger, che gestisce programmi di formazione per giornalisti.

Ma almeno all’interno del mio gruppo di amici, LinkedIn sta trovando una nuova rilevanza, anche se parlarne sembra sbagliato, quasi un tabù. Il fatto che io trovi più amici attivi su LinkedIn che su qualsiasi altra piattaforma dimostra in che modo il settore dei social media si stia frammentando. L’ascesa del sito potrebbe segnare la morte dei social media così come sono oggi o l’inizio di un nuovo, malsano tipo di presenza online in cui è impossibile separare il lavoro dalla vita sociale. Ma una cosa è sicura: anche se molti dei miei amici usano LinkedIn, non ne ho ancora trovato uno che ne vada fiero.

Questo contenuto è apparso originariamente su Wired UK.