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Wired Trends, le tendenze del futuro della moda nel 2023

La mattina della seconda giornata di Wired Trends 2023 è dedicata alle tendenze della moda. Sostenibilità, digitale, metaverso ed economia circolare sono solo alcuni di temi trattati dagli speaker all’appuntamento sulle previsioni dell’anno che verrà

Non solo Red-eye, ma anche Lablaco, la piattaforma circolare al fine di accelerare la transizione verso un’economia circolare attraverso le tecnologie di Web3 e metaverso, fondata nel 2016 da Lorenzo Albrighi e Eliana Kuo: “Vediamo la circolarità attraverso le lenti della tecnologia, che è un punto di vista differente rispetto ad altri come il reselling e il mechanicl recycling, and reselling”, spiega Albrighi, che insieme a Kuo ha ampliato la realtà di Lablaco attraverso il Circular Fashion Summit di Parigi, che ha la mission di “costruire la ‘phygitoriality’”. All’incontro parteciperanno anche alcuni partner come Meta e Apple. “L’esperienza nel metaverso può essere vista come un valore aggiunto all’esperienza fisica”, conclude Albrighi. “Mentre di solito si concentrava sulla tecnologia e la sostenibilità, quest’anno il focus sarà sulla cultura e la scienza della moda”, aggiunge Eliana Kuo

Francesco Bernabei, amministratore delegato e direttore creativo ed esecutivo di Monogrid, una creative production company, ha parlato anche di Spatial, una piattaforma del metaverso che ha utilizzato per creare anche un evento del Wired Next Fest 2022 nel metaverso: “Abbiamo voluto ricreare un gemello digitale dell’evento fisico. Su una piattaforma che si chiama Spatial, che ha un’interfaccia molto semplice che sembra un social media. In due anni le persone passeranno il 30% del tempo nel metaverso. Dobbiamo creare spazi e contenuti per intrattenere gli utenti”.

Investire in tecnologia

L’Europa è sempre al secondo posto rispetto agli Stati Uniti per l’innovazione, anche nel settore della moda. In Italia si sta investendo, ma non è ancora leader- interviene Giusy Cannone, amministratrice delegata di Fashion Technology Accelerator, l’hub internazionale che oggi supporta circa una quarantina di startup innovative nel settore moda -. Prima ci si concentrava sull’innovazione digitale, ma per arrivare agli obiettivi del 2030 servono delle innovazioni di vera tecnologia, che riguardi i tessuti e una manifattura più automatizzata. Dobbiamo puntare sull’innovazione del mondo dei tessuti, non solo nel mondo digitale ma tessile, del riciclo e dello smaltimento del capo“.

Durante il dottorato al Politecnico di Zurigo, Michela Puddu, oggi cofondatrice di Haexilia, ha studiato una metodologia per tracciare i prodotti tramite dna: “I traccianti al dna applicati su materiali grezzi e rimangono sulla fibra. Il tracciante accompagnerà il materiale in tutto il percorso della filiera e tracciato tramite il pcr, tecnica usata anche per il Covid: è come se fosse un tampone per i vestiti. Questo serve a verificare che il prodotto non è stato manomesso e che non è stato falsificato”.

Comunicare la moda

Sul linguaggio della moda è intervenuto Andrea Batilla, brand strategist e autore: “Oggi manca la capacità di comprensione dei fenomeni complessi. C’è mancanza di una capacità critica che non viene esercitata su certi medium. Le immagini di quegli orsetti (si riferisce alla campagna pubblicitaria di Balenciaga che ha sollevato molte critiche, ndr) hanno un approccio che segue la linea di comunicazione di Balenciaga. Bisogna farsi una domanda di fondo su certe operazioni commerciali: chiedersi chi è il fotografo, cos’ha fatto prima. Siamo poco abituati ad andare a fondo, perché ci vuole tempo e accettare il fatto di non sapere”.

Sul tempo e sulla comprensione dei linguaggi della moda e dei media ha parlato anche Walter D’Aprile, amministratore delegato e fondatore di nss: C’è un problema di tempo: siamo costretti e vogliamo produrre contenuti troppo velocemente. Non abbiamo interesse a trovare tempo per approfondire”.

Source: wired.it

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