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La condanna di uno dei più controversi trafficanti del dark web

Author: Wired

L’assistente del procuratore statunitense Michael Neff ha indicato questi commenti come prova del “completo disprezzo per la vita umana” di Clark, per il quale “la questione di porre fine alla vita di un altro uomo era semplice e priva di stress“, ha aggiunto Neff al giudice nella dichiarazione dell’accusa.

Nelle sue dichiarazioni, Clark non ha commentato lo scambio relativo all’omicidio (che in passato aveva definito un’invenzione di Ulbricht, salvo poi ammetterne la veridicità). Si è invece concentrato sulle buone intenzioni dietro alla gestione di Silk Road, che, a suo dire, avrebbe salvato migliaia di vite evitando overdose causate da droghe adulterate. In maniera contradditoria, Clark ha riconosciuto che almeno sei persone citate dai pubblici ministeri sono morte per overdose causate dagli stupefacenti venduti sul sito. “Se Silk Road non fosse esistito, queste persone sarebbero vive oggi? Probabilmente sì – ha detto Clark –. Abbiamo salvato migliaia di vite? Sì, ma ne abbiamo prese anche altre“. Clark ha quindi paragonato le sue azioni all’esperimento di filosofia etica noto come “problema del carrello ferroviario”.

Depistaggi e teatralità

Clark e il suo avvocato hanno dedicato gran parte delle loro dichiarazioni a descrivere le terribili condizioni della sua detenzione negli ultimi anni in Thailandia, e successivamente in un carcere di New York. Il suo avvocato ha detto alla corte che Clark è rimasto traumatizzato dalle torture e dalle violenze sessuali subite in un carcere tailandese, che gli è stata negata l’assistenza sanitaria e che quando è arrivato negli Stati Uniti pesava poco più di 40 chilogrammi. Al Metropolitan Detention Center di Brooklyn, Clark ha descritto la corruzione e l’incuria che lo hanno portato a cadere dalla sua branda durante un capogiro nel 2021, a rompersi il bacino e ad essere lasciato in preda al dolore per tutta la notte nonostante le sue richieste di aiuto. Il giudice Stein ha riconosciuto gli anni di sofferenza e i maltrattamenti subiti da Clark, concludendo però di non essere “convinto che consentano una riduzione sostanziale” della pena.

Nelle sue dichiarazioni Clark ha fatto anche alcune nuove bizzarre affermazioni, sostenendo – senza fornire prove – di aver speso 800mila dollari dei ricavi di Silk Road per acquistare strumenti di hacking che potevano essere usati per de-anonimizzare gli utenti del dark web coinvolti nello sfruttamento sessuale dei minori, e di aver poi fornito questi strumenti ai governi del Regno Unito e degli Stati Uniti. Un hacker di Bangkok, che Clark sostiene gli avrebbe venduto uno strumento di hacking e che si fa chiamare Grugq, ha negato la tesi a Wired US.

Le parole di Clark vanno forse essere prese con le pinze, vista la sua lunga storia di presunti depistaggi. Prima della sua estradizione dalla Tailandia, l’ex numero due di Silk Road aveva affermato che un agente corrotto dell’Fbi gli dava la caccia e che avrebbe potuto fornire informazioni segrete al governo tailandese in cambio della sua scarcerazione, affermazioni che non sono mai state confermate o menzionate dalla sua difesa prima della sentenza.

Guardate bene tutti – ha detto Clark in un passaggio della sua dichiarazione, rivolgendosi in modo teatrale al pubblico in aula – . Questa è probabilmente l’ultima volta che mi vedete prima che venga ucciso“.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.

Author: Wired

L’assistente del procuratore statunitense Michael Neff ha indicato questi commenti come prova del “completo disprezzo per la vita umana” di Clark, per il quale “la questione di porre fine alla vita di un altro uomo era semplice e priva di stress“, ha aggiunto Neff al giudice nella dichiarazione dell’accusa.

Nelle sue dichiarazioni, Clark non ha commentato lo scambio relativo all’omicidio (che in passato aveva definito un’invenzione di Ulbricht, salvo poi ammetterne la veridicità). Si è invece concentrato sulle buone intenzioni dietro alla gestione di Silk Road, che, a suo dire, avrebbe salvato migliaia di vite evitando overdose causate da droghe adulterate. In maniera contradditoria, Clark ha riconosciuto che almeno sei persone citate dai pubblici ministeri sono morte per overdose causate dagli stupefacenti venduti sul sito. “Se Silk Road non fosse esistito, queste persone sarebbero vive oggi? Probabilmente sì – ha detto Clark –. Abbiamo salvato migliaia di vite? Sì, ma ne abbiamo prese anche altre“. Clark ha quindi paragonato le sue azioni all’esperimento di filosofia etica noto come “problema del carrello ferroviario”.

Depistaggi e teatralità

Clark e il suo avvocato hanno dedicato gran parte delle loro dichiarazioni a descrivere le terribili condizioni della sua detenzione negli ultimi anni in Thailandia, e successivamente in un carcere di New York. Il suo avvocato ha detto alla corte che Clark è rimasto traumatizzato dalle torture e dalle violenze sessuali subite in un carcere tailandese, che gli è stata negata l’assistenza sanitaria e che quando è arrivato negli Stati Uniti pesava poco più di 40 chilogrammi. Al Metropolitan Detention Center di Brooklyn, Clark ha descritto la corruzione e l’incuria che lo hanno portato a cadere dalla sua branda durante un capogiro nel 2021, a rompersi il bacino e ad essere lasciato in preda al dolore per tutta la notte nonostante le sue richieste di aiuto. Il giudice Stein ha riconosciuto gli anni di sofferenza e i maltrattamenti subiti da Clark, concludendo però di non essere “convinto che consentano una riduzione sostanziale” della pena.

Nelle sue dichiarazioni Clark ha fatto anche alcune nuove bizzarre affermazioni, sostenendo – senza fornire prove – di aver speso 800mila dollari dei ricavi di Silk Road per acquistare strumenti di hacking che potevano essere usati per de-anonimizzare gli utenti del dark web coinvolti nello sfruttamento sessuale dei minori, e di aver poi fornito questi strumenti ai governi del Regno Unito e degli Stati Uniti. Un hacker di Bangkok, che Clark sostiene gli avrebbe venduto uno strumento di hacking e che si fa chiamare Grugq, ha negato la tesi a Wired US.

Le parole di Clark vanno forse essere prese con le pinze, vista la sua lunga storia di presunti depistaggi. Prima della sua estradizione dalla Tailandia, l’ex numero due di Silk Road aveva affermato che un agente corrotto dell’Fbi gli dava la caccia e che avrebbe potuto fornire informazioni segrete al governo tailandese in cambio della sua scarcerazione, affermazioni che non sono mai state confermate o menzionate dalla sua difesa prima della sentenza.

Guardate bene tutti – ha detto Clark in un passaggio della sua dichiarazione, rivolgendosi in modo teatrale al pubblico in aula – . Questa è probabilmente l’ultima volta che mi vedete prima che venga ucciso“.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.

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