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Tecnologia

L’esercito russo continua a usare microchip statunitensi

Author: Wired

Mosca continua ad acquistare, attraverso paesi intermediari come la Cina, un numero sempre crescente di microchip occidentali per alimentare il suo arsenale militare. Lo rivelano i dati commerciali analizzati dalla CNBC, che mostrano chiaramente che nel 2022 la Russia ha importato semiconduttori per un valore di 2,5 miliardi di dollari – contro gli 1,8 miliardi di dollari del 2021. Un dato che non stupisce affatto se si considera che i microchip hanno un ruolo fondamentale nella guerra moderna, alimentando un’ampia gamma di apparecchiature quali droni, radio, missili e veicoli corazzati. Quello che stupisce, invece, è che l’equipaggiamento militare russo sia dotato di semiconduttori occidentali, nonostante le sanzioni in atto nel paese ne impediscano l’esportazione.

In questi mesi la Russia ha saputo costruire una strada che le permette di ottenere i chip di cui ha bisogno per il suo arsenale, passando attraverso Cina, Turchia, Emirati Arabi Uniti e altri paesi limitrofi. D’altronde, nessun articolo di origine statunitense – fatta eccezione per cibo e medicinali – può raggiungere l’esercito russo. Eppure, i dati riportati dalla CNBC dimostrano che più di due terzi dei componenti stranieri identificati nell’equipaggiamento militare russo provengono da società con sede negli Stati Uniti, anche se non è ancora chiaro se queste siano a conoscenza della destinazione finale delle loro merci. La conferma dell’uso smodato di microchip statunitensi arriva da uno studio del Royal United Services Institute, che rivela che la Russia usa 450 diversi tipi di componenti di fabbricazione straniera nei suoi 27 sistemi militari più moderni, inclusi i missili da crociera e i sistemi di comunicazione. E molte di queste parti, a quanto pare, sono prodotte da società statunitensi che creano microelettronica per il loro esercito.

Ma come arrivano questi semiconduttori in Russia? Attraverso la Cina, i cui venditori fanno arrivare all’esercito di Putin chip e tecnologie prodotte altrove. Anche se questo “non dovrebbe essere una sorpresa dato che la Cina sta davvero cercando di accumulare e ottenere profitti e guadagni dal fatto che la Russia sia economicamente isolata”, ha dichiarato Olena Yurchenko, consigliere del Consiglio di sicurezza economica dell’Ucraina. Al di là di questo, Mosca ha anche aumentato le sue importazioni dai cosiddetti paesi intermedi del Caucaso, dell’Asia centrale e del Medio Oriente, oltre che da Georgia, Armenia e Kirghizistan. Insomma, il flusso di esportazioni di microchip cresce a dismisura, alimentando la guerra della Russia, senza che si riesca a trovare una soluzione utili. A chi spetta controllare il commercio dei semiconduttori? All’Unione Europea, alle organizzazioni internazionali o alle aziende stesse?

Author: Wired

Mosca continua ad acquistare, attraverso paesi intermediari come la Cina, un numero sempre crescente di microchip occidentali per alimentare il suo arsenale militare. Lo rivelano i dati commerciali analizzati dalla CNBC, che mostrano chiaramente che nel 2022 la Russia ha importato semiconduttori per un valore di 2,5 miliardi di dollari – contro gli 1,8 miliardi di dollari del 2021. Un dato che non stupisce affatto se si considera che i microchip hanno un ruolo fondamentale nella guerra moderna, alimentando un’ampia gamma di apparecchiature quali droni, radio, missili e veicoli corazzati. Quello che stupisce, invece, è che l’equipaggiamento militare russo sia dotato di semiconduttori occidentali, nonostante le sanzioni in atto nel paese ne impediscano l’esportazione.

In questi mesi la Russia ha saputo costruire una strada che le permette di ottenere i chip di cui ha bisogno per il suo arsenale, passando attraverso Cina, Turchia, Emirati Arabi Uniti e altri paesi limitrofi. D’altronde, nessun articolo di origine statunitense – fatta eccezione per cibo e medicinali – può raggiungere l’esercito russo. Eppure, i dati riportati dalla CNBC dimostrano che più di due terzi dei componenti stranieri identificati nell’equipaggiamento militare russo provengono da società con sede negli Stati Uniti, anche se non è ancora chiaro se queste siano a conoscenza della destinazione finale delle loro merci. La conferma dell’uso smodato di microchip statunitensi arriva da uno studio del Royal United Services Institute, che rivela che la Russia usa 450 diversi tipi di componenti di fabbricazione straniera nei suoi 27 sistemi militari più moderni, inclusi i missili da crociera e i sistemi di comunicazione. E molte di queste parti, a quanto pare, sono prodotte da società statunitensi che creano microelettronica per il loro esercito.

Ma come arrivano questi semiconduttori in Russia? Attraverso la Cina, i cui venditori fanno arrivare all’esercito di Putin chip e tecnologie prodotte altrove. Anche se questo “non dovrebbe essere una sorpresa dato che la Cina sta davvero cercando di accumulare e ottenere profitti e guadagni dal fatto che la Russia sia economicamente isolata”, ha dichiarato Olena Yurchenko, consigliere del Consiglio di sicurezza economica dell’Ucraina. Al di là di questo, Mosca ha anche aumentato le sue importazioni dai cosiddetti paesi intermedi del Caucaso, dell’Asia centrale e del Medio Oriente, oltre che da Georgia, Armenia e Kirghizistan. Insomma, il flusso di esportazioni di microchip cresce a dismisura, alimentando la guerra della Russia, senza che si riesca a trovare una soluzione utili. A chi spetta controllare il commercio dei semiconduttori? All’Unione Europea, alle organizzazioni internazionali o alle aziende stesse?

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