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I bombardamenti russi in Ucraina fanno impennare il prezzo del gas in Europa

Author: Wired

Gli attacchi della Russia contro le città e le infrastrutture energetiche dell’Ucraina stanno diventando più frequenti e devastanti. I rallentamenti nella fornitura di aiuti militari occidentali e le scorte in continua diminuzione hanno reso l’Ucraina più vulnerabile e con lei anche le forniture energetiche dell’Unione europea. Attraverso l’Ucraina transita infatti ancora molto gas diretto in Europa e a ogni attacco russo contro gasdotti o depositi i prezzi crescono irrimediabilmente.

Negli ultimi giorni i bombardamenti russi hanno gravemente danneggiato la più grande centrale elettrica della regione di Kyiv, lasciando tantissime persone senza luce. Nello stesso attacco, la Russia ha colpito anche due impianti di stoccaggio sotterraneo del gas ucraino, di proprietà della società statale Naftogaz Ukrainy, facendo impennare i prezzi del gas.

Per colpire le infrastrutture le forze russe hanno impiegato oltre 80 tra missili e droni, compiendo l’attacco alle prime ore dell’11 aprile. Come riporta Bloomberg, il direttore di Naftogaz, Oleksiy Chernyshov, ha fatto sapere che le strutture sono ancora operative, nonostante siano state danneggiate, e alcuni specialisti stanno valutando la portata effettiva dei danni. Fortunatamente, nessun civile o dipendente della compagnia è stato coinvolto nell’attacco.

I depositi ucraini vengono usate per stoccare gas acquistato da agenzie europee, che hanno affittato circa 2,5 miliardi di metri cubi di spazio di stoccaggio su circa 10 disponibili, come riporta il Kyiv Indipendent. Per questo motivo, contribuire alla difesa ucraina significa contribuire alla difesa di risorse e infrastrutture strategiche anche per l’Unione europea, tutelando quindi anche la popolazione da fluttuazioni di prezzo e da eventuali carenze energetiche.

Tuttavia, con il proseguire dell’invasione di Gaza da parte di Israele, l’aumentare delle tensioni in Medio Oriente e le prossime elezioni europee e negli Stati Uniti, che stanno distogliendo l’attenzione della politica dall’aggressione russa, gli alleati occidentali non stanno più garantendo un regolare flusso di aiuti militari all’Ucraina. Scarseggiano in particolare munizioni per l’artiglieria e per i sistemi antiaerei, vitali sia per respingere le offensive russe sia per proteggere città e infrastrutture ucraine.

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L’Ucraina ha colpito una raffineria in Russia a 1.300 chilometri dal fronte

Author: Wired

L’Ucraina ha colpito, con droni di sua produzione, la terza più importante raffineria di petrolio della Russia nella repubblica federale del Tatarstan, a 1.300 chilometri dalle linee del fronte. Si tratta dell’attacco più in profondità lanciato finora dalle forze ucraine nel territorio della Federazione russa, mirato a danneggiare le infrastrutture produttive che finanziano l’invasione dell’Ucraina.

Come ha raccontato il ministro ucraino per la Trasformazione digitale, Mykhailo Fedorov, al quotidiano tedesco Welt, l’Ucraina ha cominciato a produrre nuovi droni a lungo raggio in grado di viaggiare per oltre mille chilometri, per sopperire alla carenza di munizioni dovuta ai rallentamenti degli aiuti militari in arrivo dagli Stati Uniti. Le nuove armi sono destinate esplicitamente a colpire obiettivi militari in Russia, dove l’Ucraina ha promesso di non impiegare armi occidentali.

Attacco in Tartastan

A meno di un giorno di distanza da queste dichiarazioni, la Russia ha ammesso di aver subito l’attacco nelle città del Tatarstan di Yelabuga e Nizhnekamsk. A Nizhnekamsk si trova la raffineria Taneco di Tatneft, quinta compagnia petrolifera russa, che lavora circa 150mila barili di greggio al giorno e una capacità produttiva annuale di oltre 17 milioni di tonnellate, pari al 6,2% della capacità di raffinazione totale della Russia. L’unità colpita dai droni ucraini garantisce circa la metà della capacità produttiva dell’impianto, ma secondo le autorità russe, si legge su Reuters, non ci sarebbero stati danni critici.

A Yelabuga, invece, si trovano impianti metalmeccanici, petrolchimici e anche uno stabilimento russo che produce i droni a lungo raggio iraniani Shahed. Secondo le fonti ucraine, questo secondo attacco avrebbe causato “danni significativi” alla produzione dei droni kamikaze, di cui la Russia ha impiegato circa 5 mila unità per colpire l’Ucraina negli oltre 2 anni di invasione. Entrambi i paesi hanno aumentato significativamente la propria capacità produttiva di droni, ma la Russia continuerebbe ad avere un vantaggio significativo essendo un paese più grande e con maggiori risorse.

Questo attacco è un esempio del cambio di strategia che l’Ucraina sta adottando dallo scorso autunno, concentrando i suoi sforzi per danneggiare la macchina bellica russa e in particolare le sue maggiori fonti di esportazione, come il petrolio, che garantiscono enormi entrate economiche.

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I problemi infiniti di Microsoft con i cybercriminali russi

Author: Wired

Ancora problemi tra Microsoft e il gruppo di cybercriminali filorussi Midnight Blizzard che lo scorso novembre ha fatto irruzione negli account di posta elettronica dei dirigenti senior della compagnia, riuscendo a mettere le mani su una serie di dati altamente sensibili e riservati. Lo scorso venerdì, infatti, Microsoft ha dichiarato pubblicamente che i criminali informatici sono riusciti a rubare alcuni dei “segreti” condivisi nelle comunicazioni email tra l’azienda e clienti non specificati – come password, certificati e chiavi di autenticazione -, affermando di essersi già messa in contatto con le vittime della violazione “per aiutarli ad adottare misure di mitigazione”.

L’attacco in corso di Midnight Blizzard è caratterizzato da un impegno prolungato e significativo delle risorse, del coordinamento e della concentrazione dell’autore della minaccia – scrive Microsoft in un aggiornamento sulla situazione pubblicato sul suo blog ufficiale – Potrebbe utilizzare le informazioni ottenute per accumulare un quadro delle aree da attaccare e migliorare la sua capacità di farlo”. La situazione, quindi, sembrerebbe essere preoccupante. Soprattutto considerando che sono moltissime le realtà istituzionali e aziendali che dipendono direttamente dalla rete cloud di Microsoft. “Ciò ha enormi implicazioni per la sicurezza nazionale – ha commentato Tom Kellermann della società di sicurezza informatica Contrast Security -. I russi ora possono sfruttare gli attacchi alla catena di fornitura contro i clienti di Microsoft”.

Il vero problema, a quanto pare, sta anche nella cattiva gestione della situazione da parte della compagnia, che in passato non è stata molto chiara sugli attacchi subiti – e soprattutto sui rischi rappresentati dalle violazioni. A novembre dello scorso anno, per esempio, Microsoft si è limitata a dichiarare che i cybercriminali erano entrati nel suo sistema di posta elettronica aziendale, senza specificare quanti account erano stati davvero compromessi. Nelle comunicazioni successive, poi, ha ammesso di essere riuscita ad arginarne l’attività soltanto a gennaio, quando oramai i criminali erano riusciti a entrare in possesso di tutti i dati di cui avevano bisogno. Insomma, la società non sembra essere riuscita a fronteggiare la situazione al meglio.

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La sorveglianza opprimente al funerale di Alexei Navalny

Author: Wired

La Russia e il resto del mondo si stanno preparando a subire e a osservare cosa accadrà al funerale di Alexei Navalny. Le esequie e la sepoltura del politico di opposizione, della cui morte in carcere è accusato il leader russo Vladimir Putin, si terranno nella chiesa dell’Icona della madre di Dio e al cimitero Borisovskoye a Mosca, il primo marzo 2024 a partire dalle 12, ora italiana. Un grande spiegamento di polizia in assetto antisommossa è stato radunato attorno ai due luoghi, il cui accesso è già stato limitato da recinzioni e sorvegliato da telecamere con riconoscimento facciale.

I controlli

Le operazioni di polizia sono cominciate il giorno prima del funerale di Alexei Navalny. Il quotidiano indipendente Mediazona ha segnalato l’installazione di un’antenna per le comunicazioni tra le forze di sicurezza nei pressi della chiesa e cali di connessione di rete per i cellulari. Corridoi di recinzioni metalliche hanno chiuso i marciapiedi e limitano le strade che portano delle stazioni della metropolitana alla chiesa e al cimitero.

Radio Free Europe ha riferito di controlli dei documenti e degli effetti personali di chiunque sia passato o stia passando nel quartiere periferico di Maryino, dove avverranno le funzioni e dove Navalny viveva con la sua famiglia. Alcune persone, intervistate da Associated Press nella zona il 29 febbraio, hanno detto che non torneranno per il funerale, perché troppo spaventate.

Centinaia di russi sono già stati arrestati solo per aver posato fiori davanti a monumenti dedicati alle vittime delle repressioni politiche, il giorno della morte di Navalny, e molti temono che i funerali possano essere usati dalle autorità per identificare e arrestare altri sostenitori. Le organizzazioni per i diritti umani stanno fornendo consigli su come evitare problemi con la polizia, mentre le autorità russe, tramite i media statali, hanno avvertito la popolazione di non partecipare al funerale, perché “qualcuno potrebbe farsi male e tu sarai ritenuto responsabile”.

Fake news

Per limitare ulteriormente la partecipazione all’evento, i media di stato hanno anche diffuso la voce secondo cui la cerimonia funebre sarebbe stata riservata solo ai familiari di Navalny. La notizia è stata subito smentita da Ivan Zhdanov, collaboratore di Navalny, il quale ha fatto sapere che la chiesa sarà aperta a chiunque vorrà rendere omaggio al defunto, dove tutti potranno passare al fianco della bara aperta, come vuole la tradizione cristiana ortodossa. Kira Yarmish, portavoce di Navalny che ha annunciato il luogo della cerimonia, ha scritto su X ai sostenitori di arrivare in anticipo.

La mattina del primo marzo, 40 veicoli della polizia di varie dimensioni sono apparsi attorno alla chiesa di Maryino, ma, insieme a loro, interminabili file di persone che si allungano per chilometri hanno già cominciato a riempire i marciapiede, rimanendo però ordinatamente all’interno delle recinzioni metalliche tra la neve e il freddo. Le immagini, pubblicate sempre da Yarmish, mostrano una quantità difficilmente calcolabile di partecipanti, ma secondo l’attivista si tratterebbe già di almeno 400 mila persone.

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Com’è la situazione della guerra in Ucraina, due anni dopo

Author: Wired

Sabato 24 febbraio segna due anni da quando la Russia ha lanciato la sua invasione su larga scala dell’Ucraina (o, come la chiamano a Mosca, l’operazione militare speciale). Nel febbraio 2023 l’atmosfera già non era delle migliori, la fine del conflitto era chiaramente lontana ma il fronte anti-Vladimir Putin e il governo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky potevano contare su ampio consenso e si consolavano, nell’immobilità del fronte, col fatto che nessuno dei due attori in guerra sembrasse in procinto di mollare.

Nell’inverno del 2024 il quadro è molto più fosco: la “Z” dell’invasione non solo ha stabilizzato il fronte, vedendo la controffensiva ucraina fallire, ma si è presa la fortezza di Bakhmut e la città di Avdiivka, nella regione orientale del Donetsk, sebbene al prezzo di enormi perdite umane. L’economia russa, seppur costretta a guardare alla Cina e a chiudersi a ovest, non solo non è crollata, ma cresce anche di più dell’Eurozona. Il presidente russo Vladimir Putin non è mai stato così saldo al potere, nonostante il primitivo tentativo di golpe del capo della milizia privata Wagner, Yevgeny Prigozhin, nell’estate 2023, poi morto nello schianto del suo aereo.

E gli ucraini? Per la prima volta dall’inizio della guerra, una maggioranza è convinta che il loro paese stia andando nella direzione sbagliata. La percentuale di coloro che ritengono che l’Ucraina stia seguendo la direzione sbagliata è del 46%, superando il 36% di chi ritiene che stia andando nella giusta direzione. Nonostante la fiducia nell’abilità dell’Ucraina di respingere un attacco russo (85%), solo il 19% è sicuro di una vittoria senza il supporto internazionale. Le aspettative di una vittoria entro un anno sono scese, passando dal 25% a giugno 2023 al 39% attuale. Lo dice un sondaggio dell’istituto Rating, solitamente da prendere con le pinze perché “troppo ottimista”.

Sensazioni negative

Dopo 730 giorni dall’inizio dell’invasione le sensazioni sono insomma negative, per l’Occidente e il suo alleato protetto. La mancata conquista di Kyiv da parte dell’esercito russo non è più un motivo di vanto: la vita nella capitale ucraina scorre lenta con rassegnazione e dignità, ma tra un allarme aereo e qualche occasionale missile che va a segno l’economia ucraina è al palo, e il tappeto di bandierine gialloblù in piazza Maidan, a rappresentare i caduti al fronte, si allarga sempre di più. Sì, la variazione netta del controllo territoriale da parte dell’esercito russo in prima linea nel 2023 ammonta a poco più dello 0%. Ma così è pure per l’esercito ucraino, e in una guerra di logoramento il paese occupato si ritrova con decine di migliaia di giovani morti al fronte e milioni di altri emigrati.

Sta venendo meno l’alleato principale. Il Congresso degli Stati Uniti non ha ancora approvato un nuovo pacchetto di aiuti militari per l’Ucraina, in un momento in cui Kyiv è quanto mai dipendente da essi. L’ombra dell’ex president Donald Trump si allunga sul destino del conflitto in Ucraina e, per il momento, assume la forma del blocco dei finanziamenti e del supporto militare da parte statunitense.