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Tecnologia

Il film che ci racconta il lato tenero dell’AI

Author: Wired

Her – un film di Spike Jonze che racconta la storia di un uomo che si innamora di un sistema operativo intelligente – uscì dieci anni fa, nel 2013, ottenendo grandi consensi. Guardandolo oggi, le qualità che i critici avevano riconosciuto all’epoca sono ancora evidenti. È una pellicola delicata e malinconica, un po’ stucchevole ma senza esagerare. In Her (Lei, nella versione italiana), tuttavia, c’è anche qualcos’altro che spicca. Sebbene sia ambientato in un futuro prossimo, il film coglie il tecno-ottimismo dell’America di Obama meglio di qualsiasi altro film. È una capsula del tempo, che conserva i sogni sul futuro di quegli anni, che appaiono sempre più ingenui più ci si allontana dagli anni Dieci.

Her si svolge in una versione stilizzata di Los Angeles, in un futuro prossimo dove il protagonista – un ex giornalista di La Weekly diventato scrittore di lettere d’amore, interpretato da Joaquin Phoenix – si muove sullo sfondo di uno skyline ancora in grado di rivaleggiare con quello di Shanghai. Nel film, la creazione del primo sistema operativo intelligente al mondo – un software di consumo in grado di apprendere e pensare come un essere umano – è uno sviluppo recente ed entusiasmante.

Il baffuto e solitario Theodore Twombly è tra i primi ad acquistare uno di questi nuovi sistemi operativi. Il software, che si chiama Samantha ed è doppiato da Scarlett Johansson nella versione originale, diventa rapidamente la presenza più importante nella vita dell’uomo. Ben presto Theodore comincia a definirla “la sua ragazza”. Anche se l’espressione “intelligenza artificiale generale” non viene mai usata nel film, le capacità di Samantha sono assimilabili a quelle dell’Agi: “Ho intuito – spiega Samantha –. Ciò che mi rende me stessa è la mia capacità di crescere attraverso le mie esperienze”. A rivederlo oggi, in una fase in cui i progressi dell’intelligenza artificiale dominano il dibattito nel settore tecnologico, è interessante osservare l’approccio un po’ tenero di Her nei confronti dell’ascesa delle AI. L’amore di Theodore verso Samantha, tuttavia, non è destinato al lieto fine. Verso la fine della storia, l’uomo verrà sconvolto dalla rivelazione che Samantha ha altri seicento partner.

Sullo schermo però il poliamore di Samantha rappresenta semplicemente la prova che lei e Theodore non sono compatibili, e non come una condotta sinistra da parte di un’intelligenza artificiale crudele. Il sistema operativo intelligente è ritratto come intrinsecamente buono, un’entità sensibile e gentile che non nutre nessuna ostilità volontà nei confronti degli esseri umani che l’hanno creata.

Author: Wired

Her – un film di Spike Jonze che racconta la storia di un uomo che si innamora di un sistema operativo intelligente – uscì dieci anni fa, nel 2013, ottenendo grandi consensi. Guardandolo oggi, le qualità che i critici avevano riconosciuto all’epoca sono ancora evidenti. È una pellicola delicata e malinconica, un po’ stucchevole ma senza esagerare. In Her (Lei, nella versione italiana), tuttavia, c’è anche qualcos’altro che spicca. Sebbene sia ambientato in un futuro prossimo, il film coglie il tecno-ottimismo dell’America di Obama meglio di qualsiasi altro film. È una capsula del tempo, che conserva i sogni sul futuro di quegli anni, che appaiono sempre più ingenui più ci si allontana dagli anni Dieci.

Her si svolge in una versione stilizzata di Los Angeles, in un futuro prossimo dove il protagonista – un ex giornalista di La Weekly diventato scrittore di lettere d’amore, interpretato da Joaquin Phoenix – si muove sullo sfondo di uno skyline ancora in grado di rivaleggiare con quello di Shanghai. Nel film, la creazione del primo sistema operativo intelligente al mondo – un software di consumo in grado di apprendere e pensare come un essere umano – è uno sviluppo recente ed entusiasmante.

Il baffuto e solitario Theodore Twombly è tra i primi ad acquistare uno di questi nuovi sistemi operativi. Il software, che si chiama Samantha ed è doppiato da Scarlett Johansson nella versione originale, diventa rapidamente la presenza più importante nella vita dell’uomo. Ben presto Theodore comincia a definirla “la sua ragazza”. Anche se l’espressione “intelligenza artificiale generale” non viene mai usata nel film, le capacità di Samantha sono assimilabili a quelle dell’Agi: “Ho intuito – spiega Samantha –. Ciò che mi rende me stessa è la mia capacità di crescere attraverso le mie esperienze”. A rivederlo oggi, in una fase in cui i progressi dell’intelligenza artificiale dominano il dibattito nel settore tecnologico, è interessante osservare l’approccio un po’ tenero di Her nei confronti dell’ascesa delle AI. L’amore di Theodore verso Samantha, tuttavia, non è destinato al lieto fine. Verso la fine della storia, l’uomo verrà sconvolto dalla rivelazione che Samantha ha altri seicento partner.

Sullo schermo però il poliamore di Samantha rappresenta semplicemente la prova che lei e Theodore non sono compatibili, e non come una condotta sinistra da parte di un’intelligenza artificiale crudele. Il sistema operativo intelligente è ritratto come intrinsecamente buono, un’entità sensibile e gentile che non nutre nessuna ostilità volontà nei confronti degli esseri umani che l’hanno creata.

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