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Mike Flanagan potrebbe dirigere il prossimo film de L”Esorcista

Author: Wired

L’Esorcista ha bisogno di un esorcismo e a somministrarlo potrebbe essere Mike Flanagan, ormai uno dei punti di riferimento per quanto riguarda il genere horror. I suoi successi recenti, soprattutto in campo seriale con titoli come Hill House e il più recente La caduta della Casa degli Usher, hanno ribadito la sua centralità in questo terreno, tant’è che presto potrebbe essergli affidata un’altra sfida non da poco: dirigere il prossimo capitolo dell’eterna saga dell’Esorcista. Nel 2021 Universal e Blumhouse (quest’ultima oramai arcinota casa di produzione indipendente con pellicole che vanno da Get Out e M3gan al più recente Imaginary) avevano acquisito i diritti originati dal film cult del 1973 con l’intento di far partire una nuova trilogia che si ricollegasse direttamente al primo capitolo. I piani però non sono andati come previsto e ora Flanagan sarebbe stato chiamato a raddrizzare la rotta.

L’esorcista: Il credente, infatti, è uscito nel 2021 scritto e diretto da David Gordon Green, già dietro negli ultimi anni al clamoroso revival della saga di Halloween. Sesto capitolo all’interno dell’intero franchise, Il credente – con protagonisti come Leslie Odom Jr. e la veterana Ellen Burstyn – doveva ricollegarsi direttamente al primo film e inaugurare appunto un nuovo corso. I risultati al botteghino sono stati però sotto le aspettative, con incassi che si sono fermati a 65,5 milioni di dollari negli Stati Uniti e 136 a livello globale (nel secondo weekend se l’è dovuta vedere, tra l’altro, con Taylor Swift e il film del suo Eras Tour). Green ha nel frattempo lasciato il progetto, preferendogli Nutcrakers, adattamento del balletto Schiaccianoci con Ben Stiller, e ritornando anche al lavoro sulla quarta stagione della serie Hbo The Righteous Gemstones.

Non c’è ancora conferma ufficiale del coinvolgimento di Mike Flanagan a questo punto, ma le indiscrezioni lo vogliono come nuovo deus ex machina della saga. Attualmente, però, è impegnato con l’adattamento cinematografico di The Life of Chuck, racconto di Stephen King (di lui Flanagan aveva già adattato Doctor Sleep e Il gioco di Gerard) che sarà portato sullo schermo con Tom Hiddleston e Mark Hamill. Anche per questo probabilumente si è scelto di spostare in avanti il prossimo capitolo della serie filmica, che dovrebbe intitolarsi in originale The Exorcist: Deceiver e che era previsto in uscita nell’aprile 2025. Ora invece sarà sostituito in quella data dal biopic su Michael Jackson, mentre il nuovo capitolo horror vedrà la luce prossimamente senza una finestra di debutto al momento certa.

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Perché Gérard Depardieu è stato convocato dalla polizia e cosa rischia

Author: Wired

Gérard Depardieu è stato convocato questa mattina, lunedì 29 aprile, in un commissariato di Parigi per un possibile fermo. Sarà sentito a riguardo delle accuse di violenza sessuale mossegli da due donne. Secondo quanto riportato dalla testata francese BFMTV, l’attore si troverebbe proprio in queste ore in commissariato per rispondere delle accuse di violenza sessuale. Già nelle scorse ore si era diffusa la notizia della restituzione da parte di Depardieu stesso della Legione d’onore, onorificenza che già era stata messa in dubbio quando alla fine 2023 il ministero della Cultura aveva avviato un’indagine sulla sua idoneità proprio in seguito a diverse accuse di questo tipo.

Le accuse a Depardieu

Oggi però l’attore di Cyrano de Bergerac e Asterix & Obelix rischia per via di due accuse specifiche emerse negli ultimi tempi. La prima accusatrice è una scenografa che lavorava a un film girato nel 2021, Les Volets verts di Jean Becker, nel cui cast compariva proprio l’attore che, a un certo punto, l’avrebbe incontrata in un corridoio, serrata tra le proprie gambe (Depardieu è notoriamente un uomo di stazza e forza notevoli) e palpeggiata, facendole proposte oscene. Solo dopo richiesta della produzione del film, lui si sarebbe scusato pur continuando a trattare la donna – secondo l’accusa di lei – come una poco di buono. L’altro fatto risale al 2014, sul set del corto Le Magicien et les Siamois di Jean-Pierre Mocky: anche qui un’assistente di scena accusa il divo di averla palpeggiata e molestata in almeno due occasioni.

Non è la prima volta che Gérard Depardieu si trova accusato di fatti simili: le prime accuse risalgono all’agosto 2018, ma è proprio nel 2023 che i media francesi iniziano a occuparsi a fondo di queste vicende. Il giornale Mediapart raccoglie le testimonianze di ben 13 donne che accusano l’attore di violenza sessuale per fatti avvenuti tra il 2004 e il 2012, tra cui alcuni avvenuti sul set della serie Netflix Marsiglia, tutte poi concordi anche nel denunciare il clima di omertà da parte del mondo del cinema e dello spettacolo francesi che avrebbe protetto l’uomo in tutti questi anni. Tra luglio e dicembre 2023 altre donne si fanno avanti, anche se molti dei reati denunciati fin qui sarebbero già caduti in prescrizione; lo stesso Depardieu si difende in una lettera aperta a Le Figaro, sostenendo: “Vi dirò finalmente la mia verità. Mai e poi mai ho abusato di nessuna donna”. Ora però queste nuove accuse rimettono l’attore, negli ultimi anni già al centro di diverse controversie, per esempio per il suo sostegno alla Russia di Putin, sotto l’occhio della giustizia. Per ora, formalmente, l’attore verrà solo sentito dalla polizia francese ma c’è il rischio che venga tenuto in custodia fino alla decisione del tribunale che si occuperà del caso.

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Sei un vero fan di Mean Girls? Dimostralo con il nostro quiz

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Nel lontano 2004 ha fatto il suo debutto nelle sale un film che sarebbe diventato un’icona della cultura pop, una Bibbia per le ragazze dell’epoca (e non solo) alla ricerca di una guida dettagliata su come sopravvivere agli anni dell’adolescenza. Sì, stiamo ovviamente parlando di Mean Girls, il cult diretto da Mark Waters che quest’anno compie 20 anni (l’anteprima, al Cinerama Dome di Los Angeles, fu proprio il 19 aprile). Con un cast stellare, largamente considerato uno dei più azzeccati nella storia dei teen movie, e una comicità sottile e intelligente – adattata magistralmente da Tina Fey dal libro Queen Bees and Wannabes di Rosalind Wiseman – il film ha segnato un’epoca. A impreziosire la trama, una colonna sonora in cui spicca la hit dei Blondie One Way or Another, che ha contribuito a consolidarne lo status culturale.

Al centro della trama c’è la protagonista, Cady Heron, interpretata da Lindsay Lohan, una sedicenne che non ha mai sperimentato la “giungla” sociale di una scuola americana (pur avendo vissuto diversi anni tra gli animali al seguito dei genitori zoologi). Al suo ritorno a Evanston, Cady si trova a districarsi tra le complesse dinamiche sociali del liceo. L’amicizia con Janis Ian e Damian Leigh diventa una bussola essenziale per comprendere la gerarchia sociale adolescenziale, dominata dalle crisi ormonali e di identità. Al vertice di questa piramide regna la temibile Regina George, una sorta di Barbie moderna che incarna il potere e l’influenza all’interno del microcosmo scolastico.

Mean Girls non è solo un film, ma un fenomeno culturale che ha colto l’essenza di un’epoca, diventando un punto di riferimento per intere generazioni. Con il suo umorismo tagliente e le sue osservazioni acute sulla vita adolescenziale, continua a essere un classico intramontabile. Siete sicuri di ricordarlo a menadito? Dimostratelo con il nostro quiz definitivo sul cult del 2004: affilate le matite rosa e preparatevi a dimostrare di essere veri esperti di Mean Girls!

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Prime Video ha lanciato il suo piano con pubblicità

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Come annunciato a fine 2023, anche Prime Video ha ufficialmente introdotto la pubblicità nel proprio piano di abbonamento. Gli ultimi paesi in ordine di tempo in cui tale novità ha preso forma sono stati in particolare lo scorso 9 aprile Italia, Francia e Spagna, che si sono dunque aggiunti a Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Austria, Canada e Messico.

I film e le serie tv della piattaforma del colosso dell’ecommerce conterranno quindi annunci che gli utenti visualizzeranno prima e dopo la loro riproduzione. Non cambierà nulla, invece, per gli eventi in diretta, come per esempio quelli sportivi, e i contenuti offerti tramite Amazon Freevee, nei paesi in cui tale servizio è attivo: essi continueranno infatti a includere la pubblicità nelle stesse modalità di sempre.

Tramite gli introiti derivanti dagli annunci, la piattaforma sostiene di potersi permettere di continuare a investirein contenuti interessanti”, aumentando l’investimento a lungo e mantenendo così “la qualità e la quantità dei contenuti”. Il tutto promettendo di “proporre un numero significativamente inferiore di annunci pubblicitari rispetto alla tv tradizionale e ad altri fornitori di servizi tv in streaming”.

A differenza di competitor come Netflix e Disney+, la società di Seattle non ha previsto un piano con inserimento di pubblicità a un prezzo più moderato da offrire ai propri clienti. Al contrario, ha già implementato con gli annunci gli abbonamenti base, presentando una nuova “versione Go senza pubblicità” per chi volesse continuare a vedere i contenuti della piattaforma senza. Per iscrivervisi, gli utenti dovranno selezionare l’opzione senza pubblicità sul sito di Prime Video e pagare 1,99 euro al mese in più rispetto ai 49,90 euro dell’abbonamento annuale o ai 4,99 euro di quello mensile.

Il colosso di Seattle specifica inoltre che alcuni titoli, anche nella versione senza spot, continueranno a includere trailer promozionali prima di un film o di un programma di altro tipo. Sarà possibile saltare tali trailer, ma non rimuoverli.

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Perché alcuni attori italiani hanno denunciato Netflix

Author: Wired

Dopo otto anni di trattative “sterili finalizzate a ottenere tutti i dati necessari a determinare il compenso per gli artisti previsto dalla normativa europea e nazionale, Artisti 7607 ha citato in giudizio Netflix presso il Tribunale civile di Roma. In particolare, la società cooperativa tutela e gestisce i diritti connessi dei propri artisti mandanti, tra i quali figurano centinaia di attori e doppiatori italiani e internazionali. Tra loro nomi del calibro di Neri Marcorè, Elio Germano, Michele Riondino,

Le parole degli artisti

Alcuni di questi, in una nota, hanno voluto spiegare le ragioni che li hanno spinti a scegliere di adire le vie legali per ottenere compensi adeguati e proporzionati dal colosso dello streaming di Los Gatos. Per Neri Marcorè, per esempio, la scelta di Artisti 7607 è “doverosa per difendere la dignità professionale non solo dei nostri artisti ma di tutta la categoria. Non vogliamo subire atteggiamenti ostruzionistici e accettare compensi irrisori da parte delle piattaforme streaming, per le stesse ragioni che hanno motivato il recente sciopero degli attori e sceneggiatori americani. Tutti reclamiamo trasparenza dei dati di sfruttamento delle opere audiovisive e adeguatezza dei compensi”.

Come sottolinea la sua collega Carmen Giardina, questi ultimi costituiscono infatti “il salario differito di una professione per sua natura saltuaria e precaria” e, poiché “i diritti connessi al diritto d’autore non sono altro che un credito da lavoro”, è “molto grave e pericolosa questa spinta a svalutare le prestazioni artistiche degli interpreti”. Una gravità sottolineata per Elio Germano dal fatto che “proprio le piattaforme che trattano e sfruttano dati si rifiutano, grazie al loro strapotere economico e contrattuale, di fornirci i dati previsti dalla normativa e di corrispondere conseguentemente i compensi agli artisti”. Tali piattaforme, “senza fornire tutte le informazioni previste dalla legge, chiudono – spiega Michele Riondinoaccordi al ribasso e poi cercano di imporre le stesse cifre a tutto il mercato, così da tenere i livelli dei compensi degli artisti sempre molto bassi”.

In questo senso, la presidente Cinzia Mascoli rivendica l’operato di Artisti 7607, spiegando che “da tempo fronteggiamo prassi di mercato al ribasso ma, tenendo posizioni ferme nell’interesse di tutti, siamo riusciti ad ottenere la giusta remunerazione. Molti artisti capiscono ciò che stiamo facendo e continuano a sceglierci”. La società cooperativa, come afferma Alberto Molinari, è convinta infatti che “accettare compensi che appaiono irrisori rispetto agli immensi guadagni generati da uno sfruttamento globale esponenziale delle opere audiovisive peserebbe come un grave precedente sul futuro di tutti gli artisti”.

Ci assumiamo questa responsabilità – dichiara invece Valerio Mastandreaperché le scelte che vengono fatte oggi riguardano tutti e avranno ripercussioni sul presente e sul futuro di tanti artisti e di tante generazioni. Anche quelle che verranno dopo di noi, quindi a brevissimo”. In questo senso, “gli artisti – conclude Paolo Calabresichiedono nuovamente che il governo e le autorità di settore prendano una posizione chiara nei confronti di questa prassi, così come è avvenuto per il settore dell’editoria”.

Come risponde Netflix

La convinzione di Netflix è quella di aver raggiunto accordi con tre diverse società che rappresentano gli artisti in Italia, tra le quali Imaie (Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori), che di per sé dovrebbe raggruppare circa l’80% degli interpreti del Belpaese.