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I manga da leggere se avete amato Il ragazzo e l’airone

Author: Wired

Il ragazzo e l’airone è finalmente approdato nei cinema italiani, ed è imperdibile. Non perché sia il migliore film del leggendario regista Hayao Miyazaki, autore di capolavori come La principessa Mononoke, La città incantata e Il castello errante di Howl; ma piuttosto perché rappresenta la summa della sua esperienza, e dei temi che da sempre contrassegnano la sua visione unica dell’animazione.

L’orrore della guerra, l’amore per la natura, il viaggio verso mondi fantastici a un passo dal nostro, protagonisti giovani e risoluti, nemici inquietanti che diventano amici se si tende loro una mano. E ovviamente l’onnipresente fascinazione per il volo, questa volta incarnata in una successione di uccelli che assumono, insolitamente, sfumature progressivamente più inquietanti, ma solo perché manipolati dall’uomo.

Questi temi, uniti a un forte messaggio metafisico e filosofico, rendono Il Ragazzo e l’airone un’esperienza davvero unica. Per chi l’ha visto e l’ha amato, per chi è in cerca di qualcosa di simile, non c’è davvero null’altro che sia direttamente comparabile, o che racchiuda tutti questi elementi contemporaneamente.

Ma possiamo proporvi dei manga che presentano, questo sì, almeno alcuni degli elementi del Ragazzo e l’airone. E che per qualche motivo, a volte evidente, altre quasi impalpabile, ci hanno ricordato la visione di Miyazaki.

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Pietro Castellitto racconta come si fa qualcosa di diverso

Author: Wired

Intendi sul set?

“Si, i registi mentono quando dicono di avere già tutto il film in testa. Ma che c’hai in testa?? Al massimo hai i luoghi che conosci. Poi l’80% delle location sono diverse da quelle che ti immaginavi. Soprattutto facendo Enea mi sono proprio reso conto che i film uno li scrive con le idee e poi li gira con le scelte. E proprio il set, con i suoi problemi quotidiani, è una macchina creativa, ti porta altrove e ti fa scoprire sentieri a cui da solo non avresti pensato”.

Pensi che per fare qualcosa di diverso sia necessario contornarsi di collaboratori diversi dai soliti?

“Guarda, avere le maestranze giuste è fondamentale ma non puoi appaltare a loro meriti o colpe. La responsabilità è del regista, non ci sono scuse”.

In I Predatori avevi nel cast Giorgio Montanini, in questo film il co-protagonista è Giorgio Quarzo Guarascio, cioè Tutti Fenomeni, due persone che non sono proprio gli attori del cinema italiano. Eri in cerca di qualcosa che non si trova altrove?

“Per me, per come ragiono io per come vivo le cose in questo mestiere, se vado a cena con un attore e vedo che non ha potenzialmente nulla di interessante, che non mi fa ridere, non è imprevedibile… Allora non mi interessa. Che poi sia bravo quando recita non vuol dire niente. Tanto poi piegherà il personaggio al suo temperamento e a quello che ha già fatto”.

Conta di più l’atteggiamento che ha o la personalità rispetto al più canonico provino?

“È importante anche anche come si relaziona, cioè la sua personalità. Poi arriva il talento. E se è predisposto, magari riesce anche a metterlo al servizio di una sceneggiatura, però la personalità è fondamentale”.

Anche Nanni Moretti, che prima hai citato, da giovane sosteneva che non gli interessava solo il talento negli attori ma preferiva lavorare con quelli di cui conosceva l’atteggiamento. Ti riconosci in Moretti come modello?

“Sì, assolutamente sì, mi torna. Credo che in comune abbiamo l’approccio. Entrambi abbiamo avuto la fortuna di avere dalla nostra il mistero della gioventù e di poterlo imporre”.

Intanto hai messo nel cast del tuo secondo film tuo padre, che è un attore molto noto, un regista che ha lavorato anche con star internazionali in film che ha anche scritto. Non è ingombrante?

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Le new entry nel cast di Smile 2, il sequel dell’horror rivelazione

Author: Wired

L’horror Smile è stato uno dei successi a sorpresa del 2023: complice una sardonica campagna di marketing divenuta virale e soprattutto la decisione inizialmente azzardata di Paramount di farlo uscire nelle sale e non in streaming come previsto in origine, il film è arrivato a guadagnare 217 milioni di dollari al botteghino di tutto il mondo, affermandosi come una delle maggiori sorprese dell’ultimo anno. Subito è stato deciso, dunque, di ordinare un sequel che sarà messo in produzione molto presto. Proprio in queste ore sono state annunciate le ultime novità per quanto riguarda il casting.

I protagonisti di Smile 2

La new entry più recente è sicuramente quella di Lukas Gage: l’attore ha partecipato a diverse serie molto acclamate negli ultimi anni, come Euphoria, The White Lotus, You e Love, Victor ma di recente si è distinto soprattutto nella quinta stagione di Fargo, dove ha interpretato il marito un po’ svampito della protagonista, la poliziotta Indira (Richa Moorjani). Già a dicembre, invece, era stata ufficializzata l’entrata nel cast di Naomi Scott: l’attrice si è fatta notare in film come Power Rangers, Charlie’s Angels e Aladdin, il live-action Disney in cui ha recitato a fianco di Will Smith, mentre in tv ha partecipato a serie come Anatomia di uno scandalo. Non ci sono ancora dettagli sulla trama che caratterizzerà questo sequel, dunque anche i loro ruoli non sono stati definiti con precisione.

Il primo film era incentrato sulla dottoressa Rose Cotter (Sosie Bacon), una psichiatra che rimane decisamente turbata dopo che una sua paziente, la giovane studentessa universitaria Laura (Caitlin Stasey), si suicida di fronte ai suoi occhi dopo aver avuto una crisi di panico ed essersi placata poi all’improvviso, stampandosi un inquietante sorriso sul viso. Nei giorni seguenti Rose si convince di essere a sua volta perseguitata da una strana entità, dopo aver notato che moltissime persone attorno a lei, tra pazienti ed estranei, si fermano a fissarla con un sorriso altrettanto terrificante sul viso. La tragica conclusione della pellicola faceva immaginare che la maledizione su cui è incentrata sia ancora in circolazione, dando la possibilità a nuove storie di venire raccontate.

Il regista di Smile è Parker Finn, al suo debutto alla regia di un film per il grande schermo, tra l’altro con un’opera tratta da un suo corto del 2020 intitolato Laura Hasn’t Slept. Finn tornerà a scrivere e dirigere anche questo seguito, che stando al calendario delle prossime uscite previste da Paramount Pictures dovrebbe arrivare nelle sale dall’ottobre 2024.

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Perfect Days probabilmente è il miglior film di Wim Wenders

Author: Wired

Perfect Days probabilmente è il miglior film di Wim Wenders

In due ore Perfect Days fa innamorare di questa vita apparentemente priva di tutto (il protagonista abita in una casa spoglia in cui esiste solo l’essenziale) ma in realtà scremata del superfluo, in cui a trionfare è l’ideale del bene comune. Ci saranno difficoltà, questioni da risolvere, personaggi negativi e tutto quello che solitamente avviene nei film, eppure ciò che rimane più impresso è questa cura di qualcosa che appartiene a tutti, rappresentata nella maniera che meno ci si aspetta, dalla pulizia dei bagni. Questo, già nelle intenzioni di Wenders, è il punto del film: provare a girare una storia che riavvicini tutti quelli che la guardano all’idea di bene pubblico, alla sua cura e all’immensa soddisfazione che esiste nell’unire la coltivazione dei consumi culturali (il protagonista fa foto su rullino oltre come detto a leggere e ascoltare musica), a una routine lavorativa semplice e ai rapporti occasionali con le persone che incontra o i ristoranti in cui mangia.

Un po’ come per i primi minuti di Wall-E, anche qui lo svolgersi delle giornate non ha bisogno di grandi parole. Soprattutto non ne ha bisogno Koji Yakusho, veterano del cinema giapponese, star locale ma anche noto al pubblico occidentale perché negli anni Duemila è stato uno dei giapponesi ricorrenti a Hollywood, cioè uno dei 3-4 attori che vengono chiamati quando c’è da interpretare qualcuno che viene dal Giappone (sta in Babel, Memorie di una geisha e L’ultimo ballo, per fare solo alcuni titoli). Yakusho anima un film che lo prevede in quasi tutte le inquadrature recitando una serenità e una pace così contagiose, che nel vedere Perfect Days è veramente difficile non desiderare di essere al suo posto. A un livello più profondo di lettura poi esiste una passione per la possibilità di riprendere una città, i suoi ritmi e l’identità che può esistere tra lo spirito di quell’aggregato urbano e quello dei personaggi che sono inseriti che è un piacere nel piacere. Wenders trova la storia giapponese, per riprendere il Giappone, le sue armonie, il gusto estetico, la cura e la precisione. Tutto è sia nel personaggio sia in cio che è intorno a lui.

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L’anno in cui i lavoratori si sono rivoltati contro l’intelligenza artificiale

Author: Wired

Questo, a sua volta, ha portato a un maggiore interesse per le tutele che il lavoro organizzato può offrire ai lavoratori, anche se alcuni sindacati sembrano essere rimasti indietro. In un recente articolo pubblicato sull’Harvard Business Review, il professore di ingegneria del Mit Yossi Sheffi ha scritto che la miopia su questi temi si ripercuote sia sui lavoratori che sui datori di lavoro e che anche altre industrie avrebbero dovuto “prendere a cuore” ciò che stava accadendo a Hollywood.

Con l’avanzare dell’AI nel 2023, è diventato chiaro che i sindacati sono solo una parte della resistenza. Gli autori, preoccupati che grandi modelli linguistici fossero stati addestrati utilizzando i loro libri, hanno intentato una serie di cause contro OpenAI, Meta, Microsoft e altre aziende. Lo stesso hanno fatto gli artisti nel campo delle arti visive, mettendo nel mirino sistemi come Stable Diffusion, Midjourney, DeviantArt e altri ancora. Nessuna di queste cause è arrivata a una conclusione, e c’è chi sostiene che le rivendicazioni sul copyright non siano il modo giusto per impedire ai bot di rubare i lavori creativi. Ad ogni modo però, queste cause hanno trasformato i tribunali in un altro campo di battaglia in cui gli umani si sono opposti all’incursione dell’AI.

Gli scenari futuri

Verso la fine dell’anno, anche i governi sono entrati in gioco. All’inizio di novembre, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo che tenta, tra l’altro, di limitare l’impatto dell’AI sul lavoro. I sindacati americani, tra cui la Sag, hanno elogiato la mossa, che è arrivata nel momento in cui leader mondiali stavano arrivando nel Regno Unito per un vertice sulla sicurezza dell’AI, dove hanno cercato di contenere le minacce dell’apprendimento automatico e di sfruttarne allo stesso tempo le potenzialità.

Questa è sempre stata la parte difficile. Dai tessitori agli scrittori, molte persone usano le macchine per migliorare il loro lavoro. Come vi diranno i sostenitori dell’AI, l’automazione è utile, e la tecnologia può coltivare nuove forme di creatività. Le persone possono scrivere libri con l’intelligenza artificiale, creare nuovi stili, o anche costruire generatori di Seinfeld. Alcuni sceneggiatori di Hollywood usano gli strumenti AI per fare brainstorming. L’ansia nasce quando il capo di una casa di produzione chiede a ChatGPT di scrivere un nuovo film su un gatto e un poliziotto che sono migliori amici. A quel punto non c’è più bisogno di autori.

Al momento, i chatbot non sono in grado di scrivere sceneggiature, comporre romanzi o dipingere come Caravaggio. Ma la tecnologia si sta evolvendo così rapidamente che questo scenario sembra ormai imminente. Quando Sam Altman è stato licenziato per qualche giorno da OpenAI a novembre, sono circolate ipotesi sulla possibilità che l’azienda stesse sviluppando la sua tecnologia troppo velocemente, e che le sue ambizioni commerciali avessero sopraffatto la missione altruistica.

Con il ritorno di Altman nel ruolo di amministratore delegato, Microsoft ha ottenuto un posto nel cda della società. Curiosamente, il colosso aveva offerto posti di lavoro ai dipendenti di OpenAI durante la crisi dell’azienda, e lo stesso ha fatto Salesforce. Questo è servito a ricordare che l’AI è sì pronta a eliminare molti posti di lavoro, ma crea anche posti di lavoro nel settore. In futuro, la probabilità che l’intelligenza artificiale soppianti molti lavori di base e ne crei alcuni altamente qualificati sembra elevata. La domanda principale in questo momento è se queste macchine stanno imparando dagli esseri umani le loro abilità o i loro pregiudizi.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.