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Dead Boy Detectives per noi è un “ni”

Author: Wired

C’è una veemente difformità che serpeggia nello show: per alcuni versi è abbastanza gradevole, per altri vagamente deludente, e questa polarizzazione si rispecchia anche nell’indice di gradimento che i personaggi e relativo cast di Dead Boy Detectives sono in grado di generare. Metà del cast corale è stereotipato, irrilevante e occasionalmente irritante; Esther, David e Thomas vorrebbero essere allegorie di peccati capitali e villain maliziosi e accattivanti, ma sono scontati e noiosi. La scelta di Rexstrew nei panni di Edwin sembra renderlo più lamentoso e insofferente di quanto auspicato dagli autori, e la sua scelta è meno azzeccata rispetto a quella di Ty Tennant, capace di rendere il protagonista amabilmente detestabile. Revri è invece un attore naturalmente carismatico e e funziona meglio nei panni di Charles rispetto all’infantile Sebastian Croft. La Crystal Palace di Kassius Nelson è più che trascurabile se non fosse che il suo è un personaggio chiave per l’economia della storia e le dinamiche dei protagonisti, come lo era Lucy in Lockwood & Co, e Annie in Being Human Uk (Sally nella versione Usa).

DEAD BOY DETECTIVES.  Yuyu Kitamura as Niko Sasaki and Kassius Nelson as Crystal Palace in episode 8 of DEAD BOY...

DEAD BOY DETECTIVES. (L to R) Yuyu Kitamura as Niko Sasaki and Kassius Nelson as Crystal Palace in episode 8 of DEAD BOY DETECTIVES. Cr. Ed Araquel/Netflix © 2023

Anche di più, in realtà, considerato che l’amicizia di Crystal con Charlie insidia quella con Edwin movimentando gli equilibri tra i protagonisti. Accanto a lei orbitano Jenny e Niko, opposte per carattere, personalità, aspetto e look eppure egualmente adorabili. Gli stessi alti e bassi nella qualità della serie si rilevano anche in altri ambiti, a partire dalle sceneggiature: i casi sono molti carini o molto insulsi, egualmente suddivisi in interessanti e superflui. Il tenore delle puntata va di conseguenza, con un pilota e una penultima puntata più riusciti e altri che lasciano perplessi. È, tuttavia, la decisione di trasferire i dead boy da Londra a Washington la più controproducente: quando si tratta di storie dell’orrore, gotiche o soprannaturali, pochi luoghi (e pochi accenti) portano con sé l’atmosfera perfetta come la capitale britannica (e il resto di Albione). In questo senso, le americane Sleepy Hollow e Grimm hanno fatto, rispettivamente, molto peggio e molto meglio. Concluso l’ultimo episodio, non siamo convintissimi, ma un’occhiata alla seconda stagione – se ci sarà – la daremo.

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Lupo Alberto compie 50 anni, e non perde né il pelo né il vizio (di far ridere)

Author: Wired

Lupo Alberto compie 50 anni e non perde n il pelo n il vizio

Andrea

Lupo Alberto compie 50 anni. L’indimenticabile protagonista di tante strisce, tavole e storie umoristiche, in bilico tra gag ricorrenti e sottile satira sociale, è divenuto negli anni un vero e proprio simbolo del fumetto italiano. In occasione dell’importante anniversario, il suo creatore Silver (al secolo Guido Silvestri) è ospite d’onore al Torino Comics.

Il festival torinese del fumetto italiano e internazionale, ormai giunto alla sua ventottesima edizione, si tiene a Lingotto Fiere dal 12 al 14 aprile. A Silver e al cinquantennale di Lupo Alberto è dedicata un’operazione filatelica in collaborazione con Poste Italiane, con un annullo postale speciale, una cartella collezionabile e tre cartoline inedite – oltre a un incontro dedicato tra Silver e i suoi fan, il 13 aprile.

Ne abbiamo approfittato per scambiare quattro chiacchiere con Silver, e fare il punto sui 50 anni del suo Lupo Alberto e il segreto del suo successo. Scoprendo che alla fine il vecchio lupo azzurro non perde né il pelo, né il vizio (di far ridere).

Lupo Alberto compie 50 anni e non perde n il pelo n il vizio

Negli ultimi 50 anni il mondo è cambiato molto, rispetto a quando hai immaginato la bucolica fattoria McKenzie per la prima volta nel 1974. Come sarebbe Lupo Alberto se nascesse oggi?
“Credo che non sarebbe molto diverso. Lupo Alberto deriva dall’influenza di decine e decine di autori, ma principalmente è nato perché a me serviva un rifugio. Avevo la necessità di un mondo alternativo, un’altra dimensione, che fosse più confortevole di quella in cui stavo vivendo. Ancora oggi per me disegnare Lupo Alberto significa entrare e immergermi in un mondo che mi dà conforto. Quando creo le strisce, le tavole, ci entro quasi fisicamente. Come un palombaro, mi faccio calare giù in quelle profondità, nel mondo della fattoria McKenzie. Fuori c’è qualcuno che mi pompa ossigeno, ovvero la mia famiglia; e dentro io vedo i personaggi, li incrocio, li saluto, ci parlo. È un momento di grande conforto in cui mi sento perfettamente a mio agio. E credo che se anche Lupo Alberto nascesse oggi, forse sì, forse non sarebbe più influenzato dal fumetto americano, ma magari da quello orientale, che nel frattempo ha preso piede; però sono convinto che avrei creato qualcosa di molto simile”.

È questo a suo avviso il segreto del successo di Lupo Alberto? La sua capacità di offrire anche ai lettori una dimensione più confortevole, un rifugio sicuro?
“Me lo sono chiesto spesso anche io. In passato ero molto più scettico riguardo a questo fatto, non ci credevo. Ma dopo 50 anni, anche oggi ricevo dei messaggi, delle confessioni da parte di vecchissimi lettori, che mi dicono che in questo fumetto, nei momenti bui della loro vita, hanno trovato conforto e una famiglia. Sembra esagerato, però me lo dicono, me lo ripetono ancora, e alla fine sto cominciando a crederci anche io”.

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I fumetti che raccontano (e che avevano previsto) l’intelligenza artificiale

Author: Wired

Preludio a una tirannia digitale, o chiave per un futuro più efficiente? Il dibattito sull’intelligenza artificiale è sempre più caldo. Ogni mese, le reti neurali sembrano compiere passi da gigante, con AI sempre più avanzate anche in campi che, sino a poco tempo fa, si riteneva sarebbero rimasti come baluardo intoccabile dell’umanità: scrittura, disegno, cinema. Tra le arti interessate vi è anche quella dei fumetti, con disegnatori e illustratori che rischiano di essere soppiantati da strumenti sempre più bravi a carpirne e imitarne tutti gli stili possibili.

Uno sviluppo paradossale se si pensa che proprio i fumetti, così come ovviamente qualsiasi opera di intrattenimento nel campo della fantascienza, si sono divertiti a raffigurare e prevedere nel corso dei decenni lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, incarnandola di volta in volta sotto forma di robot assassino, astronave intelligente, o aiutante tuttofare dell’umanità. Ecco allora 6 fumetti da non perdere, per scoprire come manga e graphic novel abbiano immaginato l’AI anzitempo.

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I migliori fumetti ispirati a Dune

Author: Wired

La fantascienza epica è tornata sullo schermo con Dune 2 di Denis Villeneuve. Una visione spettacolare, e molto personale, dell’omonima saga di fantascienza di Frank Herbert. Così Hollywood dimostra che sia possibile produrre blockbuster basati su una sci-fi adulta, matura, e lontana dalle derive fantasy di Star Wars.

Per chi ha amato il film di Villeneuve, la versione di Lynch o i romanzi di Herbert (ovviamente!), ecco i migliori fumetti ispirati a Dune. Tra vermoni giganti, sabbie senza fine, e la mitica Spezia che offre la chiave per comprendere e dominare l’universo, la guerra tra Harkonnen e Atreides rivive sulle pagine di queste graphic novel e comic book. Tante letture che ripropongono le vicende del film o raccontano nuove storie inedite, tutte ovviamente ambientate nell’universo di Frank Herbert e del suo erede, il figlio Brian Patrick Herbert.

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I manga da leggere se avete amato Il ragazzo e l’airone

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Il ragazzo e l’airone è finalmente approdato nei cinema italiani, ed è imperdibile. Non perché sia il migliore film del leggendario regista Hayao Miyazaki, autore di capolavori come La principessa Mononoke, La città incantata e Il castello errante di Howl; ma piuttosto perché rappresenta la summa della sua esperienza, e dei temi che da sempre contrassegnano la sua visione unica dell’animazione.

L’orrore della guerra, l’amore per la natura, il viaggio verso mondi fantastici a un passo dal nostro, protagonisti giovani e risoluti, nemici inquietanti che diventano amici se si tende loro una mano. E ovviamente l’onnipresente fascinazione per il volo, questa volta incarnata in una successione di uccelli che assumono, insolitamente, sfumature progressivamente più inquietanti, ma solo perché manipolati dall’uomo.

Questi temi, uniti a un forte messaggio metafisico e filosofico, rendono Il Ragazzo e l’airone un’esperienza davvero unica. Per chi l’ha visto e l’ha amato, per chi è in cerca di qualcosa di simile, non c’è davvero null’altro che sia direttamente comparabile, o che racchiuda tutti questi elementi contemporaneamente.

Ma possiamo proporvi dei manga che presentano, questo sì, almeno alcuni degli elementi del Ragazzo e l’airone. E che per qualche motivo, a volte evidente, altre quasi impalpabile, ci hanno ricordato la visione di Miyazaki.