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I manga da leggere se avete amato Il ragazzo e l’airone

Author: Wired

Il ragazzo e l’airone è finalmente approdato nei cinema italiani, ed è imperdibile. Non perché sia il migliore film del leggendario regista Hayao Miyazaki, autore di capolavori come La principessa Mononoke, La città incantata e Il castello errante di Howl; ma piuttosto perché rappresenta la summa della sua esperienza, e dei temi che da sempre contrassegnano la sua visione unica dell’animazione.

L’orrore della guerra, l’amore per la natura, il viaggio verso mondi fantastici a un passo dal nostro, protagonisti giovani e risoluti, nemici inquietanti che diventano amici se si tende loro una mano. E ovviamente l’onnipresente fascinazione per il volo, questa volta incarnata in una successione di uccelli che assumono, insolitamente, sfumature progressivamente più inquietanti, ma solo perché manipolati dall’uomo.

Questi temi, uniti a un forte messaggio metafisico e filosofico, rendono Il Ragazzo e l’airone un’esperienza davvero unica. Per chi l’ha visto e l’ha amato, per chi è in cerca di qualcosa di simile, non c’è davvero null’altro che sia direttamente comparabile, o che racchiuda tutti questi elementi contemporaneamente.

Ma possiamo proporvi dei manga che presentano, questo sì, almeno alcuni degli elementi del Ragazzo e l’airone. E che per qualche motivo, a volte evidente, altre quasi impalpabile, ci hanno ricordato la visione di Miyazaki.

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La fusione ancestrale tra Hayao Miyazaki e Joe Hisaishi

Author: Wired

Sin dalla sua prima composizione per Nausicaä della Valle del vento nel 1984, Hisaishi ha tracciato un solco su ciò che significava realmente sonorizzare un film animato, lasciandosi liberamente ispirare e guidare da quelle che sino a quel momento erano state le sue influenze compositive tra la musica sperimentale di matrice nipponica rappresentata dalla Yellow Magic Orchestra di Ryūichi Sakamoto sino al minimalismo americano di Steve Reich.

Nonostante la musica non sveli volontariamente ciò che è insito nella narrazione, svolge un ruolo fondamentale nel modellare gli elementi che comprendiamo essere centrali per lo sviluppo dei personaggi così come delle ambientazioni. “Ho fatto del mio meglio per trovare la metodologia più stimolante, facendo si che la musica non corrispondesse unicamente alle immagini od a ciò che pensavo fosse il contenuto psicologico della scena”. Ascoltando alcune composizioni come One Summer’s Day tratta da La città incantata si ha la sensazione di sentirsi letteralmente catapultati in un mondo onirico, nel processo di crescita di Chihiro e nelle prove che dovrà affrontare per liberare i genitori dall’incantesimo della strega Yubaba. Le dita di Hisaishi fluttuano sul piano come il vento soffia sullo spazio circostante.

Come analizzato da Marco Bellano, professore di History of Animation e Digital and Interactive Multimedia presso l’Università di Padova, la musica per l’animazione di Hisaishi ha sviluppato nel tempo un dialogo sempre più costante tra le suddette necessità creative: “espansione” e “accorciamento/riduzione”. Da un punto di vista strettamente musicale, pur sviluppando un linguaggio melodico più personale, il compositore ha conservato un interesse eclettico nell’uso di generi e modelli diversi sviluppando una nuova consapevolezza in merito alle possibilità espressive legate all’interazione tra immagini e musica. Dopo Nausicaä della Valle del vento, sono stati i film stessi di Miyazaki a guidarlo nella realizzazione della colonna sonora, tanto che gli spunti musicali da lui composti, hanno fornito un mezzo per identificare particolari personaggi e il loro contesto emotivo, iniziando a seguire molto da vicino l’articolazione della storia, così come i ritmi suggeriti dal montaggio e dai movimenti di macchina.

Musica e parole

Tuttavia, il processo creativo alla base di un film di Miyazaki consente a Hisaishi di bilanciare la tendenza alla “riduzione” con l’“espansione” del discorso musicale. È durante la composizione degli album che Hisaishi trova la possibilità di espandere le sue idee, che successivamente costituiranno la base musicale del film. Secondo Hisaishi, durante gli anni necessari per completare un film, Miyazaki, ancor prima della sceneggiatura, gli consegna una sorta di storyboard piuttosto semplice, presentandogli i personaggi ed alcuni elementi della storia stessa. “Mi dà anche dieci parole chiave, sulle quali costruisco il mio lavoro. Nel primo anno inizio a comporre la musica che esce prima della realizzazione completa dell’opera. Questo album di immagini ha un duplice scopo: mi permette di immaginare come sarà la musica in seguito, ma fa sì che anche Miyazaki, durante il completamente dell’opera, possa farsi guidare dalla musica che successivamente diverrà il fulcro della sua immaginazione”.

article imageAbbiamo visto Il ragazzo e l’airone di Miyazaki a Tokyo

L’esperienza di immergersi nell’ultimo film del Maestro, in lingua originale e in una sala cinematografica cult della metropoli giapponese

Questo elemento risulta fortemente enfatizzato nell’ultima opera realizzata dal maestro Miyazaki, Il ragazzo e l’airone, presentato in anteprima nazionale alla Festa del Cinema di Roma, in cui anche la composizione di Hisaishi sembra mostrare una sorta di lascito artistico raccontando attraverso la sua musica, delicatamente emozionante, come l’opera sia effettivamente una meditazione insolitamente matura e gioiosa sulla morte e sull’eredità: “dipingendo la morte come un nuovo inizio, una transizione verso un altro tempo e luogo, dove nulla di reale sembra definitivo.

Per James Williams, Amministratore Delegato della Royal Philharmonic Orchestra di Londra, con cui il compositore di Nagano ha registrato il suo primo album per la celebre Deutsche Grammophon, A Symphonic Celebration, il contributo musicale di Hisaishi si adatta perfettamente all’universo di Miyazaki. “Quando vedi quei film, c’è una certa umanità nelle trame, e questo si riflette assolutamente nella musica di Joe”. “Si connette con le persone, indipendentemente dalla loro cultura, e questo è davvero potente. Ciò che Joe ha fatto è stato in qualche modo mantenere l’integrità della cultura giapponese, introdurre il sistema tonale occidentale e trovare un modo affinché i due mantenessero le loro identità in perfetta armonia”.