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Il nuovo proiettore Leica Cine 1 ti porta il cinema in salotto

Author: Wired

La magia di Leica Cine 1 regala così un’esperienza che unisce la magia del cinema con il calore e l’intimità del proprio salotto. Dimenticate i proiettori tradizionali, destinati a essere soppiantati e a scivolare nel passato, qui la scatola magica è posizionata grazie al suo obiettivo a focale ultracorta proprio a ridosso della parete, occupando uno spazio minimo. E se la bellezza estetica incontra la perfezione tecnologica, pure l’armonia del living è mantenuta intatta perché il dispositivo si inserisce discretamente nella disposizione originaria degli arredi.

Nel living di Casa Platform a Milano la proiezione con il Leica Cine 1 a obiettivo a focale ultracorta in condizioni di...

Nel living di Casa Platform, a Milano, la proiezione con il Leica Cine 1 a obiettivo a focale ultracorta in condizioni di luce ambientale.

Photo by Gabriele Nava

Design, coinvolgimento, efficienza energetica

Vincitore del F Design Award 2023 per la pulizia delle sue linee, Leica Cine 1 incarna appieno la filosofia del brand di Wetzlar (in Assia, Germania) combinando forme classiche e materiali di qualità in un prodotto di alta precisione che non rinuncia all’eleganza estetica delle forme.

Grazie all’esclusiva tecnologia triplo laser RGB, LIO, all’obiettivo Summicron e alla pluriennale esperienza di Leica nel campo dell’ottimizzazione delle immagini digitali (Leica Image Optimization – LIO), la performance visiva è potenziata con algoritmi speciali, garantendo una resa cromatica naturale, con colori vibranti, sfumature ricche di dettagli e un ottimo rapporto di contrasto. Arricchito da elementi asferici di precisione, l’obiettivo si adatta con precisione alle dimensioni dell’immagine, con risoluzione 4k su schermi da 80 a 120 pollici arricchita da un coinvolgente suono surround Dolby Atmos 4.0.

Oltre che per le sue specifiche tecniche, Leica Cine 1 si distingue anche per quanto riguarda il consumo energetico: la tecnologia laser utilizzata infatti richiede molta meno energia rispetto a un televisore oled di dimensioni comparabili. Per una migliore esperienza di proiezione di film e multimedia e un coinvolgimento visivo più intenso, Leica consiglia gli schermi ad alto contrasto specifici con ALR (Ambient Light Rejection), fissati alla parete o motorizzati e progettati per Leica Cine 1, disponibili presso i Leica Store e i rivenditori autorizzati. Protetto da una garanzia di tre anni, Leica Cine 1 è disponibile a un prezzo di vendita consigliato di 6995 € per il modello da 80 pollici, 8495 € per il modello da 100 pollici e 8995 € per il modello da 120 pollici.

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Dune – Parte due completa il film di fantascienza più radicale dei nostri anni

Author: Wired

È davvero difficile rimanere indifferenti di fronte all’inizio di questo secondo film che completa la trasposizione del primo romanzo della saga di Dune. In una scena di attacco e difesa in cui i Fremen, popolazione indigena del pianeta sabbioso Arrakis a cui si sono uniti gli ultimi rimasti del nobile casato Atreides, attaccano e sabotano la raccolta della preziosa spezia, c’è un’unione di spettacolarità da cinema di grande incasso americano ed elevazione artistica da grandissimo regista di colori, design e soprattutto tempi e stasi di Villeneuve. È davvero difficile non essere subito trasportati da questo ritmo non per forza concitato ma sempre teso, fatto di soldati che levitano, di arancioni, visioni, sabbie e contaminazione di mistico e secolare, ma soprattutto dall’unione di audio e visivo che generano un senso dell’atmosfera lontana ed esotica della fantascienza, con un senso del pericolo avventuroso eccitante.

È la cifra di tutta questa seconda parte del racconto (abbastanza fedele al romanzo) di Dune, in un film che non cambia niente rispetto al primo, ha la medesima impostazione narrativa e visiva, la stessa concentrazione sul risultato e sul tenere insieme una visione realmente senza compromessi e la necessità di creare un blockbuster che possa appassionare un pubblico molto vasto e non per forza interessato alla forma del cinema. A farlo ci pensa la capacità di Villeneuve di creare gravitas, cioè quel senso di peso specifico che ogni evento ha nel film e che passa dal contrasto tra grande e piccolo, le immensità del deserto, la vastità degli stadi, le altezze degli interni e la piccolezza degli uomini che si muovono tra mezzi o vermoni giganti pilotandoli, guidandoli o abbattendoli, affermando cioè il loro dominio sulle cose più titaniche.

Dune  Parte 2 completa il film di fantascienza più radicale dei nostri anni

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Martin Scorsese: Non spaventiamoci della tecnologia

Author: Wired

Da vicino Martin Scorsese somiglia sempre più a Carl di Up, spiazza con la battuta sempre pronta e ha i tempi di un comico navigato per tirarla fuori al momento giusto. Ma soprattutto è una leggenda vivente del cinema. Il cineasta ha ricevuto oggi l’Orso d’Oro onorario al 74° Festival del Cinema di Berlino. Ecco 10 cose che non sapete di lui:


1. Non vive bene i complimenti

“Quando ero più giovane mi facevano piacere, anche per l’ ego e l’ambizione che avevo, due cose che a essere onesti non si perdono mai. Quando mi fanno i complimenti oggi dico: “Davvero? Non so”. Non è una posa. È che devo sentirmi libero di ripensare sempre tutto da capo, fare cinema per me è reinventare ogni cosa e ripartire da zero, sempre. Ogni frame di ogni mio film è pensato e ripensato mille volte, altrimenti diventa ordinario”.

2. Si autodefinisce “un mistero”.

“Descrivere chi sono in una frase? Un mistero”.

3. È goloso di lasagne.

“Il mio piatto preferito è la lasagna, me la preparava mia madre. Comunque le fai le lasagne sono sempre buone, ma quelle di mia madre lo erano di più”.

4. Guardare film gli ha cambiato la vita.

“I miei non avevano libri in casa, non vengo da una famiglia o da un quartiere di intellettuali, guardare film mi ha cambiato la vita. Ne ho visti tantissimi soprattutto stranieri, devo molto al cinema italiano, ma anche a Kurosawa”.

5. Considera il cinema più vivo che mai, anche nell’era di Tik Tok.

“Il cinema non è mai morto, si sta solo trasformando. Quando ero piccolo io l’unico modo di fruire era la sala, o la tv, non c’erano altri modi di vedere film. La tecnologia cambia così rapidamente che l’unico modo per farcela è avere una voce originale, che può esprimersi in 4 ore di film, in una serie o in un video di Tik Tok”.

6. La tecnologia non gli fa paura.

“Non c’è da spaventarsi della tecnologia e neanche di diventarne schiavi. Controlliamola piuttosto, mettiamola a servizio delle voci originali e dei talenti veri”.

7. Il suo prossimo film sarà incentrato sulla figura di Gesù.

“Coltivo l’idea di questo film dagli anni della mia gioventù, così come il mio interesse nel sacerdozio e nel cristianesimo che mi hanno portato a girare Silence. Quel film fu visto dal Vaticano, ho incontrato il Papa un paio di volte, abbiamo anche parlato di nuovi modi di parlare di cristianità e della sua essenza. Non so ancora che tipo di film ne verrà fuori, ma sono abbastanza sicuro di voler fare qualcosa di unico e diverso, che vuole anche intrattenere”.

8. I migliori 30 secondi della sua vita sono targati Armani.

“I migliori 30 secondi della mia vita? Ah intende nel cinema? (Ride, ndr). Seriamente, penso allo spot che feci per Giorgio Armani negli anni ’80, un video dolce su un ragazzo e ragazza che si conoscevano in una stanza”.

9. Considera i festival trampolini di lancio per nuovi artisti.

“Il ruolo dei festival cinematografici è far emergere nuove voci, quei talenti capaci di fare un film che vedi una volta e ricordi per il resto della tua vita. Il cinema non deve essere solo una grande giostra di intrattenimento, deve soprattutto rendere il mondo un posto più piccolo in cui tutti si sentano vicini e possano conoscere le rispettive culture e prospettive”.

10. È un sostenitore della critica cinematografica.

“Dobbiamo prenderci tutti il rischio di essere valutati, la critica è un’analisi fondamentale. Specie oggi che abbiamo alle spalle 100 anni di cinema, anche il cinema muto è recuperabile e grazie ai restauri è di qualità, e chiunque può accedere con facilità al cinema del passato e quello mondiale. Come dire oggi a un ragazzo dove deve andare, quale filmografia scegliere? Ecco, un critico deve aiutarlo a orientarsi.

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Perché l’idea di un nuovo Jurassic Park ci fa paura

Author: Wired

Jurassic Park avrà un reboot. Per quanto ancora priva di dettagli, questa notizia ci conferma quanto l’industria cinematografica americana sia sostanzialmente alla canna del gas, visto che non riesce a fare altro che sfruttare vecchi filoni all’infinito, quasi avesse il terrore di rischiare o fosse troppo pigra per farlo. La volontà di proseguire a dispetto dei terrificanti risultati qualitativi ottenuti con la saga sequel del film di Steven Spielberg è un chiaro messaggio: la creatività non abita più qui, esiste solo il puro marketing, neppure particolarmente brillante, è già in molti si chiedono se e quanto questa nuova operazione potrà avere successo.

Una mossa che conferma la crisi creativa di Hollywood

Tutti ci ricordiamo dove eravamo quando uscì il primo Jurassic Park, o perlomeno ci ricordiamo le sensazioni che abbiamo avuto la prima volta che l’abbiamo visto. In quel 1993, Steven Spielberg, traendo spunto da un del rimpianto Michael Crichton, cambiò completamente il concetto di intrattenimento. Lo aveva già fatto tanti anni prima con quel Lo Squalo con cui di fatto aveva messo non solo fine al dominio della New Hollywood, ma anche stravolto completamente il mercato cinematografico. L’estate diventò un momento centrale, così come il pubblico più giovane, che poteva coprire d’oro chi gli donava i giusti film. Non occorre certamente qui specificare come e quanto Jurassic Park ha influenzato intere generazioni di spettatori, così come stravolto il concetto di meraviglia cinematografica, riportando letteralmente in vita gli antichi dominatori della terra. Il punto fondamentale però, è che già dal secondo episodio, Il Mondo Perduto, con cui Steven Spielberg onorò il film omonimo del 1925, nonché l’universo di Godzilla, King Kong partendo ancora da un romanzo di Crichton, la qualità non fosse più esattamente la stessa.

Per carità, il secondo Jurassic Park rimane sicuramente un film di intrattenimento robusto, con sequenze ancora oggi iconiche, ma certo chi all’epoca scrisse più dinosauri e meno idee non aveva particolarmente torto. Persino il terzo episodio aveva più di qualcosa da dire, proprio per la volontà di citare lo stesso Spielberg ed i suoi film più iconici, l’adventure letterario. Poi arrivò nel 2015 la saga sequel di Jurassic World, con Bryce Dallas Howard e Chris Pratt nuove punte di diamante e tutto lasciava presagire ad un grande ciclo, i fan più affezionati sognavano di ritornare ad assaporare le stesse sensazioni che ebbero in quel 1993. Detto fatto, quando uscì il primo film, si rivelò un polpettone mediocre e prevedibile, totalmente privo della capacità di fare qualcosa di più di rendere il tutto, un enorme popcorn liofilizzato senza sapore. I due successivi capitoli della saga andarono di male in peggio, in virtù dell’essere a tutti gli effetti dei film per famiglie inoffensivi, privi di mordente, privi di audacia o anche solo della volontà di comunicare qualcosa di più del mero impatto visivo gargantuesco. Uno degli elementi più fastidiosi è stata l’eccessiva umanizzazione dei dinosauri. I raptor e i T-Rex smettono totalmente di essere animali, diventano a tutti gli effetti sosia dei personaggi Disney.

Jurassic Park

Jurassic Park dopo 30 anni rimane la più grande avventura della nostra vita

Il 9 giugno 1993 Steven Spielberg mostrava al mondo un film capace di rivoluzionare il concetto di fantasia e intrattenimento nel cinema

Le sceneggiature? Puro citazionismo neppure dissimulato, un monumento all’incoerenza, alla malagrazia, sono semplicemente prive di una reale struttura e capacità di andare oltre un mero supporto alle scene ad effetto. L’ultimo episodio, uscito due anni fa, è stato con ogni probabilità il peggior blockbuster del XXI secolo, peggiore persino del peggio che ci ha dato la saga sequel di Star Wars. Un caso che parliamo di sequel anche in questo caso? No. I sequel, i reboot e remake sono la parola d’ordine del cinema di oggi, perché l’industria ha perso la sua capacità di innovare, di scommettere su idee rivoluzionarie, almeno al di là dell’Oceano, dove tutto è nelle mani dei produttori e ai registi, agli autori, sono state tarpate le ali nelle grandi produzioni. La lotta recente degli sceneggiatori per i loro diritti, sta a dimostrare quanto ormai tutto sia ridotto ad un iter produttivo meccanico, dove le intelligenze artificiali sono viste come perfetta risorsa per un’industria, che non vuole capire come la qualità è l’unica risposta che si può dare la pubblico. Steven Spielberg vuole garantire la qualità di questo reboot? Era coinvolto anche nella saga sequel, quindi non è qualcosa che serve molto a rassicurare in termini qualitativi, siamo onesti.

Jurassic World Dominion due anni fa ha incassato tanto, tantissimo, più di un miliardo di dollari in tutto il mondo, di fatto contendendo lo scettro ad un altro colosso sbucato dal passato: il sequel di Avatar 2. Qualcuno a questo punto penserà che evidentemente non fosse un film così brutto, oppure che non è sbagliato, in una logica commerciale, proseguire su questa strada, in fondo si dà al pubblico quello che vuole no? L’aspetto fondamentale però in realtà è un altro: ha uno degli indici di gradimento più bassi, non solo tra la critica (che per le Major non fa testo) ma tra lo stesso pubblico. Di fatto lo si andò a vedere per l’effetto nostalgia del vecchio cast, per la speranza quindi ancora una volta di avere qualcosa all’altezza del primo film. Speranze che furono deluse totalmente. Provate a chiedere agli spettatori se li sborserebbero ancora quei soldi per vedere qualcosa come Jurassic World Dominion. La risposta nella maggior parte dei casi è “assolutamente no”. Il che porta a collegare Jurassic World Dominion, sequel assolutamente mediocre dove si trovò il tempo di inserire locuste e personaggi woke completamente a caso, con un’altra saga che da tempo ha ormai esaurito ogni funzionalità cinematografica: quella di Alien.

Il survival movie è una carta che funziona ma solo la prima volta

I più acidi tra gli amanti degli xenomorfi, dicono sempre che di Alien ce ne sono soltanto due: il primo e il secondo. Soprattutto il terzo ma anche il quarto capitolo lasciarono tutti insoddisfatti, e per anni proseguire la saga sembrò un miraggio. Ridley Scott sia con Prometheus che con Alien Covenant, ha cercato quantomeno di rilanciare, di portare contenuti e idee, ma è stato stritolato dalla sua stessa creatura. Ha fallito? Si. Ma non per colpa sua, non solo almeno. Perché, ed è questo l’aspetto fondamentale da comprendere, Alien e Jurassic Park in realtà sono uguali al di là delle apparenze: sono due survival movie. Abbiamo dei mostri a cui i protagonisti devono sfuggire, con in comune una concezione della paura in senso ancestrale e entità animalesche che ci ricordano la nostra impotenza. Due film del terrore di incredibile fattura, al di là ovviamente della maggior complessità strutturale e tematiche di Alien. Ma proprio la loro natura di survival, li rende alla fin fine alquanto ripetitivi, perché la storia diventa sempre la stessa: trovi i dinosauri/alieni e poi cerchi di scappare o sopravvivere. Quanto puoi variare tutto questo? Poco. Pensate sia un caso che pure Lo Squalo, il monster survival movie per eccellenza, abbia avuto sequel orribili? No. E chissà cosa avremo ora da Alien: Romulus. Fate una cosa, siate pessimisti fidatevi.

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5 film d’essai da vedere online su Indiecinema

Author: Wired

Indiecinema sarà una lieta scoperta per molti cinefili, che già stanno godendo di un periodo fortunato: nel 2023 sono usciti film di tanti grandi registi, da Martin Scorsese a Ken Loach, da Woody Allen ad Aki Kaurismäki. E il primo gennaio è arrivato in Italia Il ragazzo e l’airone, l’ultimo, incantevole film d’animazione di Hayao Miyazaki.

Anche per i pigri, che preferiscono godersi il cinema tra le mura domestiche, non mancano le piattaforme che propongono cataloghi di film d’essai in streaming. La più nota in questo senso è di certo MUBI, ma dal 2020 esiste anche Indiecinema, piattaforma tutta italiana fondata dal regista indipendente Fabio Del Greco.

A oggi Indiecinema vanta un catalogo di oltre 400 titoli, di cui circa tre quarti sono pellicole di registi indipendenti che provengono da tutto il mondo, e il restante quarto è rappresentato da film di culto (ma non necessariamente noti al grande pubblico).

Abbiamo scelto per voi 5 film da non perdere su Indiecinema, che testimoniano la varietà e la qualità del suo catalogo.