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A Cannes si è visto il capolavoro dell’anno, Emilia Perez

Author: Wired

Oggi, 19 maggio 2024, giorno della presentazione di Emilia Perez a Cannes, tutti i film sulla transizione sessuale girati fino a ora sono di colpo diventati vecchi. Spazzati via da Jacques Audiard che ha appena impostato uno standard più elevato, complicato ed empatico per raccontare il cambio di sesso a partire dalle ossessioni che stanno sempre nei suoi film: la trasformazione, un retaggio di violenza che è impossibile da rimuovere, i personaggi con un passato da dimenticare e il mondo intorno a loro che gli impedisce di farlo. Ma Emilia Perez, come tutti i grandi film, costringe a rivedere anche gli altri dello stesso di Audiard, mostrando come una buona parte in realtà ha sempre parlato di transizione. Sulle mie labbra, Un sapore di ruggine e ossa, Tutti i battiti del mio cuore hanno al centro personaggi che diventano altro, in alcuni casi con delle operazioni, e il cui problema maggiore è non riuscire a seppellire definitivamente la loro vecchia identità.

Qui invece c’è Zoe Saldana, avvocato messicano al servizio di un grande studio, brava ma non considerata, che riceve una telefonata con l’offerta che non si può rifiutare. Dall’altra parte del telefono c’è uno dei più potenti boss della droga, che dopo averla incappucciata e fatta condurre dai suoi uomini in mezzo al deserto, per un colloquio privato di quelli spaventosi, le offre moltissimo denaro per un lavoro che, se vuole quei soldi, deve accettare prima di sapere cosa sia. Lo accetterà e scoprirà la cosa più imprevedibile: il boss vuole diventare donna. Di colpo, il fatto che questo sia anche un musical diventa la seconda sorpresa. Soprattutto già dopo questi primi 15 minuti, Emilia Perez ha superato a destra tutto il cinema underground militante. Un musical su un gangster transessuale è materia da Troma o da cinema sperimentale e budget zero, commedie sovversive indipendenti, magari non proprio impeccabili tecnicamente, ma con la forza di fare quello che il cinema mainstream non osa toccare. Che invece lo abbia fatto un film con grandi attrici, grande produzione e uno dei grandi cineasti viventi alla scrittura e regia, ribalta tutto e rende di colpo per nulla rivoluzionari gli altri.

Author: Wired

Oggi, 19 maggio 2024, giorno della presentazione di Emilia Perez a Cannes, tutti i film sulla transizione sessuale girati fino a ora sono di colpo diventati vecchi. Spazzati via da Jacques Audiard che ha appena impostato uno standard più elevato, complicato ed empatico per raccontare il cambio di sesso a partire dalle ossessioni che stanno sempre nei suoi film: la trasformazione, un retaggio di violenza che è impossibile da rimuovere, i personaggi con un passato da dimenticare e il mondo intorno a loro che gli impedisce di farlo. Ma Emilia Perez, come tutti i grandi film, costringe a rivedere anche gli altri dello stesso di Audiard, mostrando come una buona parte in realtà ha sempre parlato di transizione. Sulle mie labbra, Un sapore di ruggine e ossa, Tutti i battiti del mio cuore hanno al centro personaggi che diventano altro, in alcuni casi con delle operazioni, e il cui problema maggiore è non riuscire a seppellire definitivamente la loro vecchia identità.

Qui invece c’è Zoe Saldana, avvocato messicano al servizio di un grande studio, brava ma non considerata, che riceve una telefonata con l’offerta che non si può rifiutare. Dall’altra parte del telefono c’è uno dei più potenti boss della droga, che dopo averla incappucciata e fatta condurre dai suoi uomini in mezzo al deserto, per un colloquio privato di quelli spaventosi, le offre moltissimo denaro per un lavoro che, se vuole quei soldi, deve accettare prima di sapere cosa sia. Lo accetterà e scoprirà la cosa più imprevedibile: il boss vuole diventare donna. Di colpo, il fatto che questo sia anche un musical diventa la seconda sorpresa. Soprattutto già dopo questi primi 15 minuti, Emilia Perez ha superato a destra tutto il cinema underground militante. Un musical su un gangster transessuale è materia da Troma o da cinema sperimentale e budget zero, commedie sovversive indipendenti, magari non proprio impeccabili tecnicamente, ma con la forza di fare quello che il cinema mainstream non osa toccare. Che invece lo abbia fatto un film con grandi attrici, grande produzione e uno dei grandi cineasti viventi alla scrittura e regia, ribalta tutto e rende di colpo per nulla rivoluzionari gli altri.

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