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FRITZ!Box 7580 a IFA il Wi-Fi veloce fino a 2533 Mbps

Grazie alla tecnologia MIMO multiutente (MU-MIMO), FRITZ! Box 7580 promette velocità fino a 1733 Mbit/s sulla banda 5 GHz e oltre 800 Mbit/s in quella dei 2,4 GHz, per un totale di 2533 Mbps. Daniele Belloni, E-Commerce & Distribution Sales di AVM GmbH, ci racconta allo stand IFA le sue peculiarità

Tag: AnteprimaAvmFiereFritzWi-Fi

Autore: TVtech – Video e Web Tv sulla tecnologia, sull’informatica e sul mondo ICT – Ultimi Video

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Windows 10 è installato nel 22,9% dei computer desktop | NetMarketShare

I nuovi dati NetMarketShare aggiornati al mese di agosto consentono di tener traccia della diffusione dei principali sistema operativo desktop. Occhi puntati su Windows 10, la più recente incarnazione dell’OS PC di Microsoft che deve tuttora dimostrare la sua capacità di porsi all’attenzione del pubblico. Nello specifico, agosto è il primo mese in cui gli utenti Windows 7 e Windows 8.1 non possono più effettuare l’aggiornamento gratuito alla successiva major release del sistema operativo. Diventa, pertanto, interessante esaminare il trend che, a partire da fine luglio, non è inficiato dagli effetti dell’aggiornamento gratuito. 

Windows 10 continua a crescere e risulta installato in quasi il 23% dei computer desktop (22,99%). A poco più di un anno dal rilascio, Windows 10 risulta quindi installato quasi in un desktop su quattro, un risultato raggiunto anche grazie all’Anniversary Update rilasciato nel corso dell’estate che ha contribuito a tenere alto l’interesse nei confronti dell’OS di Microsoft. Il rilascio di patch correttive e un periodo di rodaggio svolto dagli early adopters rappresentano ulteriori elementi idonei a convincere gli scettici sull’opportunità di effettuare l’aggiornamento.

netmarketshare

Nello specifico, la top five dei sistemi operativi desktop prevede:

  1. Windows 7 al 47,25% (al 47,01% nel mese di luglio)
  2. Windows 10 al 22,99% (al 21,13% nel mese di luglio)
  3. Windows XP al 9,36% (al 10,34% nel mese di luglio)
  4. Windows 8.1 all’7,92% (all’7,8% nel mese di luglio)
  5. Mac OS X 10.11 al 4,38% (al 4,69% nel mese di luglio)

Nel frattempo, Windows 7 e Windows 8.1 registrano lievi incrementi (rispettivamente pari allo 0,25% e allo 0,1%) che potrebbero essere anche frutto degli inevitabili margini d’errore propri del rilevamento effettuato da NetMarketShare. Sia Windows XP, sia Mac OS X 10.11 hanno registrato una contrazione rispettivamente pari a poco meno dell’1% e allo 0,30%. 

Microsoft ha ammesso nel corso dell’estate che non riuscirà a raggiungere il traguardo del miliardo di dispositivi Windows 10 entro il 2018, ma il trend in crescita di Windows 10 resta un dato incoraggiante in vista dell’importante obiettivo. Al tempo stesso, seppur con fisiologiche contrazioni, Windows 7 è tuttora saldamente al comando della classifica degli OS desktop più diffusi, un sistema operativo per il quale Microsoft prevede di interrompere il supporto extended a gennaio del 2020 (quello mainstream è terminato a gennaio scorso). 

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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Tecnologia

Alcatel, nuovi wearables e gadget per la realtà virtuale all’IFA 2016

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Come ogni anno Alcatel si è presentata alla fiera dell’elettronica di Berlino con una nuova carrellata di dispositivi mobile ma tablet e smartphone non sono gli unici gadget tecnologici che l’azienda ha portato in visita all’IFA 2016.

Tra le novità presentate da Alcatel ci sono anche diversi gadget che rientrano nelle categorie dei wearables e delle periferiche dedicate alla Realtà Virtuale.

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Alcatel, nuovi wearables e gadget per la realtà virtuale all’IFA 2016 pubblicato su Gadgetblog.it 06 settembre 2016 16:29.

Autore: Gadgetblog.it

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Energia

Nikola Motor cambia idea: l’autoarticolato ibrido diventa a idrogeno

Nikola Motor cambia idea: l’autoarticolato ibrido diventa a idrogeno

(Rinnovabili.it) – Doveva esse una motrice ibrida, capace di trainare un peso lordo di 36 tonnellate affidandosi all’alimentazione elettrica-gas. Invece per Nikola One, l’autoarticolato progettato dall’omonima Nikola Motor, si apre un futuro all’insegna dell’idrogeno. La società a pochi mesi dal primo annuncio ha già cambiato idea sul sistema di propulsione, preferendo ad un generatore ibrido, un motore elettrico alimentato da fuel cell.

Una scelta azzardata per una società spuntata letteralmente dal nulla e che lascia parecchi dubbi. Tuttavia le premesse, almeno sulla carta, sembrano ottime:  il tir – con un totale di 6 motori elettrici posizionati ognuno su una ruota – avrà una potenza complessiva di 1500 kW ( 2000 CV ), una batteria agli ioni di litio con una capacità di 320 kWh – per il confronto, una batteria Tesla Model S offre attualmente “solo” 90 kWh – e sarà in grado accelerare da 0 fino a 100 km/h in poco più di 30 secondi. Batteria e serbatoio concedono al truck un’autonomia di circa 1900 km con un pieno di idrogeno. Il vettore, aggiunge l’azienda sarà prodotto da impianti di elettroilisi dell’acqua a loro volta alimentati da parchi fotovoltaici da 100 MW, per assicurare sostenibilità su tutta la filiera.

Il fondatore e CEO della compagnia, Trevor Miltonià, ha ricevuto oltre 7000 preordini (che si rifacevano però alla versione ibrida gas- elettrico) e si dice pronto a svelare il nuovo Nikola One il prossimo 2 dicembre a Salt Lake City. Il camion sarà in vendita alla cifra di 375.000 dollari, ossia quasi il doppio del prezzo per semirimorchio standard a diesel. Questa primavera, oltre al Nikola One, l’azienda ha anche presentato  Zero, un veicolo da lavoro a bassa velocità (UTV) con propulsione elettrica, dotato di un motore da 400 V,  una potenza di 520 cavalli ed in grado di accelerare da 0 a 100 in circa 3 secondi.

Autore: Rinnovabili

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Economia

Salvataggio MPS: Chi la salverà ?

mps.jpgCome abbiamo già detto, il complesso piano di salvataggio di Mps elaborato prima della pausa estiva, incorpora una serie di fattori che lo rendono  di difficile realizzazione e non privo di rischi.
Secondo quando riportato da La Stampa, per il salvataggio di Mps (solo?) sembra che stia prendendo sempre più forma l’ipotesi di ricorrere al fondo salva stati (e banche) Esm: lo stesso già usato per le banche spagnole (leggi QUI) e per gli aiuti finanziari a Grecia, Irlanda, Cipro e Portogallo. L’utilizzo del fondo Esm per il salvataggio delle banche è sottoposto alla sottoscrizione di un memorandum of understanding tra il Governo che avanza la richiesta di aiuti e le autorità eruopee, dove vengono stabilite le condizioni (e le contropartite) per l’erogazione del prestito da parte del fondo. Anche se per il momento ci troviamo solo nel campo delle ipotesi, a parer di chi scrive, il ricorso al Fondo Esm sarebbe politicamente poco sostenibile in quanto, di fatto, si tratterebbe di un commissariamento dell’Italia da parte delle autorità europee. E questo aspetto, rischia di assume ancor più rilevanza in vista del referendum del prossimo autunno.

Un incontro con i principali istituti bancari per valutare pro e contro della richiesta di intervento dell’Esm (European stability mechanism, il cosiddetto fondo salva Stati) per stabilizzare il sistema bancario italiano. Secondo tre diverse fonti a conoscenza del dossier, il premier Matteo Renzi va avanti con l’ipotesi di un ricorso ai soldi del fondo che è già intervenuto in Grecia, Irlanda, Portogallo, Cipro e banche spagnole.

Si tratta, secondo quanto ricostruito, del «piano B» – finora smentito dal governo – nel caso che il piano per Mps si areni definitivamente.

Un’ipotesi anticipata da «La Stampa» nei giorni scorsi, che le difficoltà che stanno emergendo nell’implementazione del piano per Mps avrebbe reso ancora più d’attualità. Proprio l’utilizzo del fondo salva Stati da parte dell’Italia sarebbe stato uno dei temi dei colloqui tra Renzi e Angela Merkel nei vertici di Ventotene e Maranello nelle settimane scorse, dice una delle fonti.

Il nodo «sistemico» è rappresentato ovviamente da Mps. «Se risolvi quello riparte il sistema», spiega un banchiere d’affari, che conferma le valutazioni in corso citando proprio «l’intervento dell’Esm come la chiave» per stabilizzare l’istituto senese e con esso le banche italiane nel loro complesso, anche sulla base di quanto accaduto negli altri Paesi europei. «Un’ipotesi che abbiamo sottoposto da tempo a Palazzo Chigi e che adesso sta prendendo corpo», dice ancora il banchiere.

Una delle soluzioni sulle quali si sta lavorando prevede il «bail-in» delle «sole obbligazioni subordinate (pari a 5,5 miliardi di euro, ndr), sufficienti a coprire il deficit patrimoniale dell’istituto. Con il successivo rimborso con soldi pubblici dei piccoli risparmiatori, ai quali è stata venduta nel 2008 una obbligazione subordinata per 2,1 miliardi di euro, sulla base del «misselling» (la vendita di prodotti finanziari ad un pubblico non adeguato al rischio dell’investimento), spiega una seconda fonte. La terza fonte cita l’incontro con gli istituti bancari per la valutazione di queste ipotesi. Al momento si tratta appunto solo di ipotesi, spiegano le fonti, sulle quali si sta lavorando nel caso che il piano per Montepaschi si areni definitivamente.

Il caso della banca senese presenta infatti una serie di criticità. L’ipotesi di conversione dei bond, ma solo per gli investitori istituzionali e su base volontaria, è al momento al vaglio delle banche coinvolte e presenta una serie di ostacoli e problemi soprattutto di carattere tecnico e legale, secondo quanto ricostruito. Di certo c’è che un aumento di 5 miliardi di euro, come annunciato dalla banca lo scorso 29 luglio, incontrerebbe grosse difficoltà ad essere sottoscritto sul mercato.

Altro elemento di criticità per l’intero piano è lo scontro in corso tra banche e governo sui tempi dell’operazione. L’esecutivo, come ha detto lo stesso Renzi, punta a chiudere l’operazione prima del referendum sulla riforma costituzionale previsto per la fine di novembre. Le banche del consorzio che dovrà garantire l’aumento e assicurare un prestito da 6 miliardi per coprire l’operazione di cessione delle sofferenze (al momento undici, con Mediobanca e Jp Morgan capofila della complessa operazione) vorrebbero aspettare l’esito della consultazione per decidere se partecipare o meno, temendo l’incertezza politica che seguirebbe ad una bocciatura popolare del quesito referendario.

Sullo sfondo resta l’iniziativa di Corrado Passera, che in agosto si è recato nuovamente in Usa per incontrare potenziali investitori interessati dopo la bocciatura della sua proposta da parte del cda lo scorso 29 luglio.

Aggiornamento:
A seguito delle indiscrezioni riportate da La Stampa, sembra che il governo abbia smentito tale ipotesi (mi sembra ovvio):

Da Reuters:

Il governo smentisce “totalmente” l’intenzione di voler chiedere un intervento del fondo Salva Stati europeo Esm a supporto del sistema bancario italiano. Il quotidiano la Stampa, citando tre diverse fonti a conoscenza del dossier, scrive oggi che l’utilizzo del fondo sarebbe stato uno dei temi dei colloqui tra il premier Matteo Renzi e la cancelliera tedesca Angela Merkel nei vertici di Ventotene e Maranello. Il ricorso all’Esm sarebbe oggi ancor più d’attualità per via dei problemi che stanno emergendo nell’implementazione del piano per Mps, scrive il quotidiano. “Si tratta di notizie del tutto destituite di fondamento”, dice una fonte di Palazzo Chigi. La banca senese ha annunciato a fine luglio un complessivo progetto di rafforzamento patrimoniale che prevede un aumento di capitale fino a 5 miliardi e la cessione di tutte le sofferenze.

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Salvataggio MPS: Chi la salverà ?, 10.0 out of 10 based on 1 rating

Autore: Finanza.com Blog Network Posts