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AT&T vs. The DOJ | Boom Bust on RT America |


The Dept. of Justice is taking AT&T to court as they bring the company in front of a judge over antitrust charges; Margot Susca and Steve Malzberg bring their insights to Bart Chilton. The Fed hawks turned dovish; Danielle DiMartino Booth talks to Bart Chilton. That and more on Boom Bust! [1044] Follow us on Twitter:
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TITOLI DI STATO USA: NESSUNO LI VUOLE!

Author: icebergfinanza Finanza.com Blog Network Posts

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Con le dovute cautele in tema di confronti, sembra davvero di essere tornati alla ormai lontana estate del 2013, quando all’improvviso, mentre banche d’affari e consulenti sprovveduto consigliavano il contrario,  decidemmo di salpare per la conquista dell’America.

In queste difficili settimane, mentre mezzo mondo gridava all’inflazione, la fine del dollaro, noi abbiamo tenuto la barra dritta e insieme al nostro Machiavelli negli ultimi sei manoscritti, oltre 500 pagine di analisi, vi abbiamo descritto la nuova terra promessa.

Ieri, nonostante tutte le fesserie scritte in questi mesi, sul rischio relativo al debito sovrano americano, una settimana record per le emissioni di titoli di Stato americani, la più grande della storia degli Stati Uniti è andata ESAURITA!

Non solo in questa settimana, i rendimenti dei titoli decennali e trentennali hanno rotto al ribasso livelli e supporti importanti come alcuni fondamentali differenziali tra diverse scadenze, spread…

Gravissimo errore quello dei nostri “bond vigilantes” non aver portato a termine il loro compito, il quarto tentativo fallito di attacco alla nostra leggendaria “linea maginot” farà collassare nel tempo i rendimenti del trentennale fino a portarli al nostro obiettivo finale come suggerisce da tempo il nostro buon Machiavelli.

Guardate qua cosa sta succedendo al modellino tanto caro al nuovo flop dei bond, Gundlach. Questa era la situazione lo scorso agosto, il nostro genio suggeriva che secondo un modello che combina i prezzi del rame e dell’oro il rendimento del  decennale doveva scoppiare al rialzo arrivando al 4/5/6 % …

Oggi questa è la situazione…

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Concludiamo con una piacevole lettura che ci ha inviato un nostro caro amico dall’Asia, un titolo che è un programma, una lezione per chi, tra gli addetti ai lavori, banchieri, consulenti o revisori, non ha ancora capito nulla di quello che in realtà sta accadendo…

Tradotto in parole semplici…

Perchè chi investe in titoli di Stato americani non si sta lasciando prendere dal panico? 

Why Aren’t US Bond Investors Panicking?

Solo un estratto, una sintesi!

Gli economisti hanno suggerito che la combinazione di politiche protezionistiche di Trump, i grandi tagli alle tasse e il prestito governativo incontrollato, in un momento in cui l’economia americana è già prossima alla piena occupazione, alla fine alimenterà la pressione inflazionistica.

Ma i mercati finanziari semplicemente non credono a questo messaggio.

(…)  gli investitori obbligazionari sono meno preoccupati dell’inflazione e del surriscaldamento economico di quanto non fossero prima dei tagli fiscali di Trump, delle misure protezionistiche e del passaggio dal consolidamento del bilancio all’espansione fiscale aggressiva.

(…) il mercato obbligazionario statunitense è più di un semplice indicatore di opinione finanziaria. I tassi di interesse a lungo termine fissati nei mercati obbligazionari hanno un impatto così forte sulle condizioni del business che i cambiamenti nelle opinioni degli investitori possono influenzare la realtà economica (…) 

Allo stato attuale, le opinioni degli investitori e la realtà economica sono completamente in disaccordo. I tassi di interesse a lungo termine ora intorno al 3% non arrivano da nessuna parte vicino alla determinazione del target di inflazione della Fed, il  2% più la crescita economica reale del 2-3%, livello raggiunto prima dell’ampio stimolo fiscale dell’amministrazione Trump. In effetti, sia l’analisi economica che decenni di esperienza, suggeriscono che i tassi di interesse a lungo termine tendono a fluttuare intorno al tasso di crescita del PIL nominale. Questa regola empirica implica tassi a 30 anni nell’intervallo del 4-5%. E se gli sforzi di Trump per stimolare la crescita economica verso il 4% fossero presi sul serio, i tassi di interesse a lungo termine dovrebbero logicamente salire al 6% o oltre.

Peccato che questa volta è diverso, aggiungo io, nessuno di questi soloni ha fatto ancora i conti con una deflazione da debiti, con le tendenze demografiche, con la tecnologia, con un sistema finanziario fuori controllo che eplodendo darà il via alla più impressionante valanga deflattiva della storia economico/finanziaria.

Prima o poi, il divario tra i rendimenti obbligazionari e la crescita del PIL nominale presumibilmente si chiuderà . O la crescita si indebolirà drammaticamente, come sottinteso dalle aspettative del mercato obbligazionario, o i tassi di interesse aumenteranno drammaticamente, perché le aspettative del mercato obbligazionario si rivelano completamente sbagliate…

Eppure nessuna di queste cose avverrà necessariamente nel prossimo anno o due. È improbabile che la crescita del PIL si indebolisca, dato il grande stimolo fiscale, l’elevata fiducia delle imprese e una forte crescita dei redditi personali derivanti dalla rapida crescita dell’occupazione.

E qui l’autore commette un grosso errore! Lo stimolo fiscale fallirà, la fiducia delle imprese si dissolverà come nebbia al sole e la forte crescita dei redditi personali è solo una pia illusione!

(…) Dato che l’inflazione e i tassi di interesse sono diminuiti costantemente negli ultimi 30 anni, gli investitori obbligazionari sono stati costantemente ricompensati per aver considerato ogni opportunità temporanea di rialzo dei tassi di interesse come un’opportunità di acquisto. Questa esperienza ha creato un riflesso pavloviano per “comprare sui crolli ” che può essere rotto solo da molti mesi o forse anche anni di esperienza negativa. Questo riflesso è stato evidente negli ultimi due mesi. Ogni volta che i mercati azionari sono crollati bruscamente, come hanno fatto all’inizio di febbraio e ancora dopo che Trump ha annunciato le sue sanzioni commerciali alla Cina, l’istinto di acquisto delle obbligazioni è diventato irresistibile, i prezzi delle obbligazioni sono saliti e la conseguente riduzione dei tassi di interesse a lungo termine ha stabilizzato i mercati azionari.

Il lungo viaggio continua, la nostra ultima scommessa sta per giungere alla fine. Buona consapevolezza.

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Siamo sempre lì: l’ideologia della Stato-formichina. Targata FMI

Author: Stefano Sanna Rete MMT

A volte sono crudeli, altre volte macchinose, a volte folli. Sono le ricette del FMI. L’ultima, in ordine di tempo, è il “central fiscal capacity” o CFC, il nuovo strumento di stabilizzazione fiscale presentato a Berlino da Christine Lagarde, Direttore del Fondo Monetario Internazionale, e firmato da cinque economisti del fondo Nathaniel Arnold: Bergljot Barkbu, Elif Ture, Hou Wang e Jiaxiong Yao. Uno strumento pensato per il caso Eurozona.

Il presupposto ideologico alla base è sempre lo stesso: lo Stato si deve comportare come una formichina che mette da parte il grano nei tempi di grassa per consumarlo nei tempi di magra.

Un’altra metafora del presupposto ideologico secondo cui lo Stato deve prima accantonare risparmi per poi consumarli è riassunta nell’affermazione di Christine Lagarde:

Bisogna riparare il tetto quando c’è il sole.

Entrambe le metafore poggiano su un presupposto sbagliato.

Funzionamento del CFC

Il meccanismo prevede che i Paesi dell’Eurozona contribuiscano al fondo tramite un versamento dello 0,35% del Pil, per poi attingere al fondo in caso di peggioramento della disoccupazione dell’1% rispetto alla media degli ultimi 7 anni. Attenzione: per usufruire del fondo, bisogna avere i conti in ordine.

Gli Stati, in aggiunta, possono anche finanziarsi direttamente sul mercato per poter aumentare il proprio budget oltre a quanto raccolto con i versamenti dei Paesi membri dell’euro.

Risparmiare per poi spendere. Lo fa un cittadino, non lo Stato

Cinque economisti di una delle istituzioni economiche più importanti al mondo propongono una soluzione che sarebbe stata già vecchia nel 1700, perché concepisce la moneta come una semente da conservare per i periodi di carestia.

È come se venisse chiesto agli Stati di conservare in qualche forziere i bit emessi da un computer di una Banca Centrale per poi “tirarli fuori” nei periodi di magra. Folle. Questo non accade nella realtà. Il Governo USA, per affrontare la crisi del 2008, aumentò il deficit statale e non usò soldi che prima aveva conservato da qualche parte. Né affrontò la crisi mantenendo il rigore dei conti.

Queste macchinose e artificiose soluzioni pensate per il caso Eurozona mettono in evidenza che il problema è l’Eurozona, un sistema creato per generare e mantenere la disoccupazione alta. Basterebbe che la BCE garantisse tutto il deficit necessario a risolvere completamente la disoccupazione (e non il solo l’1% di deviazione dalla media degli ultimi sette anni…) generata dall’ideologia dei “conti pubblici in ordine”.

Lo Stato non può mai essere paragonato a una formica, perché è il soggetto che nell’economia spende affinché i privati possano risparmiare ciò che non viene distrutto dalle tasse.

Ma, pensandoci bene, neanche le formiche sarebbero così stupide da nascondere sottoterra i bit di un computer per poi dissotterrarli quando dovessero servire. Salvo che non siano economisti del FMI.

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The Debt We Don’t Talk About


How do you know a major financial crisis is coming? Look for a spike in privately held debt, by households and corporations. That's the argument of Richard Vague, author of The Next Economic Disaster: Why It's Coming and How to Avoid It. Having worked for more than 30 years in consumer banking, Vague describes how he saw the build-up of private debt in the mortgage and credit card industries first hand–even though its an issue that neoclassical economists like Milton Friedman barely acknowledge. To avoid another crisis, Vague says firms and governments need to take debt forgiveness–the biblical "jubilee"–seriously. As he says, after the financial crisis "We helped the banks, we didn't help the households."

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Inflation still in early stages


A set of conditions will keep it going.