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Aumentare il Pil per le pensioni

La rottura tra governo e Cgil sul tema delle pensioni lascia quest’ultima solo apparentemente isolata. Molti, sia a destra sia a sinistra, auspicano una sostanziale revisione delle passate riforme pensionistiche.
 

 

Ne danno prova l’appello dei due presidenti delle Commissioni Lavoro del Senato e della Camera (Sacconi e Damiano) a favore di una sospensione dell’aumento dell’età di pensionamento, i ripetuti attacchi della Lega e dei 5 Stelle alla riforma Fornero e la recente promessa di portare a mille euro le pensioni minime da parte di Berlusconi. 

Eppure, non ci sono spazi per annacquare le riforme. Sappiamo qual è il problema: la popolazione italiana invecchia perché si vive più a lungo e perché si fanno meno figli di quarant’anni fa. Quindi ci sono sempre meno persone in età lavorativa per sostenere un numero crescente di anziani: ogni cento persone in età lavorativa ci sono ora 37 anziani; nel 2050 ce ne saranno 60. 

Come si affronta questo aumento? Le riforme passate hanno indicizzato l’età di pensionamento all’aspettativa di vita, per ridurre il numero dei pensionati, e hanno tagliato le pensioni future col passaggio al contributivo (anche se il passaggio sarà molto graduale: nel 2050 saranno ancora in vita pensionati la cui pensione è stata calcolata in parte col retributivo). Nelle previsioni ufficiali queste riforme consentirebbero di stabilizzare sui livelli attuali la spesa per pensioni rispetto al Pil e, quindi, alle tasse pagate da chi lavora. Certo, non è una soluzione piacevole: sembra poco sensato, per gli standard del passato, lavorare sino alla soglia dei settant’anni e, per di più, per una pensione più bassa. Ma quali sono le alternative? 

La prima è tassare di più chi lavora. Se in Italia le tasse fossero basse, potrebbe anche starci, ma non lo sono: la pressione fiscale (su chi non evade) è ancora vicina al 50 per cento. Fra l’altro, troppe tasse distruggerebbero posti di lavoro, il che sarebbe controproducente. 

Seconda alternativa: la maggior spesa per pensioni potrebbe essere finanziata in deficit, aumentando il debito pubblico. È la strada che alcuni Paesi Nord europei come la Finlandia sembrano preferire. Questi Paesi hanno cercato di mantenere un debito pubblico basso per lasciare spazio a un suo aumento per effetto dell’invecchiamento della popolazione. Ma in Italia il debito è già altissimo, più del doppio di quello finlandese rispetto al Pil. 

Terza alternativa: si possono tagliare altre spese, lasciando più spazio a quelle per pensioni. Ma ha senso farlo? Nel corso degli ultimi trent’anni la nostra spesa per pensioni ha occupato una quota sempre maggiore della nostra spesa pubblica (al netto degli interessi). Lo stesso è successo negli anni più recenti: tra il 2009 e il 2016 la spesa per le pensioni è aumentata del 12 per cento, il resto della spesa è rimasto invariato in termini di euro (riducendosi in termini di potere d’acquisto). Fra l’altro, il reddito medio dei pensionati è cresciuto molto più rapidamente rispetto al reddito pro capite degli italiani: nel 2008 la pensione media era pari al 50 per cento del reddito medio; siamo ora oltre il 60 per cento. Non è che i pensionati siano diventati ricchi, ma sono stati relativamente protetti dalla crisi rispetto ad altri gruppi sociali. In ogni caso, risparmi di spesa sono necessari anche per ridurre il nostro debito pubblico e la tassazione (entrambi troppo elevati). Destinare i risparmi di spesa all’aumento delle pensioni ostacolerebbe questi obiettivi prioritari.  

A questo punto – l’ho sperimentato di persona in un recente dibattito televisivo cui ho partecipato – c’è sempre chi tira fuori un paio di assi dalla manica: il problema di come sostenere gli anziani sparirebbe se (primo asso) si aumentasse il numero di immigrati o delle persone in età lavorativa che sono ora disoccupate, scoraggiate o, comunque, assenti dal mercato del lavoro; oppure (secondo asso) se chi lavora diventasse più produttivo. In entrambi i casi ci sarebbe più reddito (più Pil) con cui sostenere il crescente numero di pensionati. Il problema è che questi assi ce li siamo già giocati. Vi ho detto che, grazie alle riforme passate, nelle previsioni ufficiali la spesa per pensioni resterebbe costante rispetto al Pil nei prossimi trent’anni. Queste previsioni però già ipotizzano un forte aumento del numero di persone che lavorano (il tasso di disoccupazione scenderebbe al 5 e mezzo per cento contro l’attuale 11 per cento e una media negli ultimi trent’anni del 9 per cento), un’immigrazione più forte di quella degli ultimi anni e un rapido aumento della produttività (a un tasso annuo dell’1,75 per cento, contro meno dell’uno per cento dal 1980 a oggi). Insomma, le previsioni ufficiali sono già molto ottimistiche. 

In conclusione, a meno di una rivoluzione nelle tendenze demografiche, ci toccherà lavorare più a lungo e accettare pensioni pubbliche più basse. Chi, a livello personale, vuole avere una pensione più alta o smettere di lavorare prima può risparmiare di più durante la propria vita lavorativa. È la strada delle pensioni integrative. Non resta altro. Chi propone di smantellare le passate riforme dovrebbe dirci come il buco nei conti pubblici che ne deriverebbe sarebbe colmato. Non ho ancora trovato nessuno capace di spiegarmelo al di là di facili slogan sempre buoni in periodo pre-elettorale.  

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Economia

Analisi Eurostoxx50: 27 Novembre – 1 Dicembre 2017

Author: mike17@finanzaonline Finanza.com Blog Network Posts

Stoxx Giornaliero

Buona domenica, settimana interlocutoria per lo Stoxx che rimane inside rispetto a quella precedente.

L’unico elemento degno di nota, che non ci siamo lasciti sfuggire. Il quale era già stato segnalato nell’articolo scorso, è la possibilità di swing condizionato sul ciclo mensile inverso che puntualmente si è verificata, con il superamento del massimo del 16/11 a quota 3576.

Ora sappiamo che nel caso in cui il t+2 inverso abbia uno sviluppo a quattro tempi, il quarto tracy avrà un vincolo ribassista da assecondare, se invece assisteremo ad un tre tempi, anche il prossimo tracy sarà di polarità negativa con un ritorno dei prezzi verso il massimo del primo di novembre.

Lato indice per ovvi motivi ci troviamo davanti ad una potenziale nascita (se non già avvenuta) di una nuova struttura ciclica di grado mensile, dal minimo del 23/11 a 3545 o dal 15/11 a quota di 3519 (poco probabile).

Per quanto riguarda la situazione ben più importante del ciclo trimestrale di indice, per poter ipotizzare una sua ripartenza, dobbiamo per forza di cose o aspettare il superamento del massimo annuale realizzato l’1/11 a 3708, scenario difficile da realizzare, che decreterebbe lo swing incondizionato sul ciclo t+3 inverso, altrimenti abbiamo bisogno dello swing condizionato, che ricordo sul trimestrale si può palesare solamente con il secondo ciclo t+1 al ribasso.

Quindi in linea teorica si dovrebbe aspettare l’avvio del nuovo ciclo bisettimanale inverso e successivamente constatare che il suo sviluppo diventerà ribassista, tuttavia considerando che i “ragazzi” son soliti divertirsi, stiamo attenti ad un possibile t+1 inversi a 3 tempi, che con gli ultimi due tracy ribassisti potrebbe celare uno swing condizionato sul t+3 inverso non facilmente identificabile.

Stay tuned!

Setup e livelli angolari

Setup Annuale
ultimo 2016
range 2672-3290
uscita rialzista
Prossimo 2019

Setup Mensile
Ultimo: Ottobre
Range: 3580 – 3708 (compresa estensione 3677-3708)
Uscita: ribassista
Prossimo: Dicembre,Marzo

Setup Settimanale
Ultimo: 13/17 Novembre

Range: 3519 – 3601
Uscita: in attesa
Prossimo: 27 Novembre / 1 Dicembre

Angoli Annuali anno 2017 : 2790, 3010, 3290, 3345, 3470, 3810

Angoli Mensili Novembre: 3495,3560, 3765,3825
Angoli Mensili Dicembre 3440, 3495, 3565, 3620, 3770

Angoli Settimanali: 3485, 3570, 3595, 3640, 3680

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Economia

Setup e Angoli di Gann: FTSE MIB INDEX 27 Novembre 2017

Author: gianca60 Finanza.com Blog Network Posts

Setup e Angoli di Gann
FTSE MIB INDEX

Setup Annuale:
ultimi:
2016 (range 15017/21194 ) ) [ uscita rialzista ]
prossimo 2017

Setup Mensile:
ultimo Ottobre (range 22021 / 22899 ) [ in attesa ] barra outside
prossimi Dicembre

Setup Settimanale:
ultimi: prossimi 13/17 Nov ( range 21932//22586 ) [ in attesa ]
prossimi 27 Nov / 1 Dic

Setup Giornaliero
ultimo : 22 Novembre (range 22191/ 22495 ) [ uscita rialzista ]
prossimi 28, 30,1,4

Angoli annuali indice 2017 16500, 17400, 19800/20000, 20600, 22500, 23900
Angoli annuali comit 2017 755, 869, 1010, 1088/1094, 1155, 1280, 1330 ,1510

Angoli Mensili Novembre 21600/21800, 22180, 22980, 23750
Angoli Mensili Dicembre 20600, 21300, 22850, 23600
Angoli Settimanali: 21600, 21950, 22370, 22820,23400
Angoli Giornalieri 22106, 22216, 22359, 22453,22586

ind giorn

I commenti giornalieri sull’articolo riguardante i Setup e gli Angoli di Gann saranno sempre disabilitati e continuerano sempre sull’articolo unico settimanale.

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Economia

Cicli e Gann in sinergia: FTSE MIB 27 November 1 Dicembre2017

Author: ettore61 Finanza.com Blog Network Posts

Analisi Tecnica
Abbiamo la tenuta dei supporti 21900-970 che realizza un bullish engulfing che inverte portando i corsi a testare sopamente i 22575.
Soprqa uqsta quota, come riferito nel precedente articolo, si riaprirebbero scenari rialzisti con target 22800-22850 sui quali si potrebbero avere delle forti resistenze da parte degli orsi …
Comunque, la settimana si chiude appunto col test a 22575 che ha retto all’urto del toro realizzanedo un shooting star (stelle cadente) di caratteristiche ribassiste (da confermare).
Il supporto a 22300 potrebbe aiutare la prosecuzione del rialzo e negare quindi il segnale della candela.

Accennavo alla formazione del test-spalle ribassista (con neckline obliqua in verso opposto al trend)… stiamo assistendo alla formazione della potenziale spalla sinistra.
Target approssimato se confermata la figura… 20400/600

R-squared conferma la realizzazione del minimo e ora si prepara a segnalare quella del massimo…. sempre che il movimento sia regolare e non isterico o in congestione…

L’Indice reagisce alla rottura della kumo tentando di negare il segnale ribassista…
Ora lotta per uscire da quest’area per confermare il ritorno al rialzo….

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Economia

TRENDS 2.0.48: Europa che tira, Euro che risponde

Author: Danilo DT Finanza.com Blog Network Posts

TRENDS - Analisi tecnica intermarket

In una settimana dove ci siamo ritrovati con il Black Friday e il Thanksgiving Day, il vero protagonista del mercato è tornato ad essere lui. L’Euro, in gran spolvero grazie alle buone risposte dell’economia agli stimoli economici. Ottimo contro Dollaro USA con conseguenze anche su materie prime e mercato obbligazionario.

Siamo alla partenza di un nuovo movimento rialzista della moneta unica europea oppure continua la fase di congestione?

Ovviamente qui sto banalizzando il concetto. Vi consiglio di vedere il video (FREE) per capire cosa intendo dire…

Quindi… benvenuti al nuovo numero di TRENDS, con tanti grafici e tante analisi intermarket che vi aiuteranno a capire le dinamiche dei mercati finanziari, sempre più correlati ed interessanti.

Riprendetevi i post di questa settimana, credo ne valga proprio la pena e poi, se possibile, sostenete questo progetto di cultura finanziaria e di consapevolezza operativa. La registrazione è stata fatta in modo abbastanza impulsivo e diretto, cercando di sintetizzare e velocizzare i ragionamenti. Spero di essere comunque comprensibile. Come sempre critiche e commenti sono ben graditi. Lascio massima libertà ai lettori di contribuire (se vorranno) all’iniziativa, cliccando qui sotto, in modo tale da capirne anche il livello di gradimento. Sappiate che il Vs sostegno è MOLTO importante per la continuazione di questo progetto che vive solo grazie al Vostro sostegno.

Eccovi il video. Buona visione a tutti!

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NB: Attenzione! Leggi il disclaimer (a scanso di equivoci!)

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