Categorie
Energia

Il Superbonus 110% e quei dettagli che rischiano di azzopparlo


Author: Lorenzo Vallecchi QualEnergia.it

Il Decreto Rilancio, per quanto riguarda le misure di sostegno alle rinnovabili e all’efficienza energetica, è giustamente ambizioso sulla carta, volto come è a realizzare interventi di ampio respiro, coerentemente fra l’altro con le priorità contenute nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC).

Ma è una macchina che potrebbe ingolfarsi prima ancora di partire, a causa delle prevedibilissime complicazioni burocratiche da risolvere entro una finestra temporale ristretta e di vecchie chiavi inglesi regolamentari dimenticate nel motore, che rischiano di gripparlo alla prima accensione, se non saranno tolte durante la ratifica parlamentare.

Chiariremo più in là di quale dimenticanza si tratti.

Vediamo intanto perché il poco tempo a disposizione per mettere a punto la complicata macchina bancaria, fiscale e amministrativa potrebbe rendere impossibile o molto difficile sprigionare a terra la forza propulsiva delle misure pur buone contenute nella norma.

I dettagli del provvedimento, lungo oltre 450 pagine e varato dopo settimane di difficili negoziati, sono scaricabili dal link in fondo all’articolo, ma, in estrema sintesi, ricordiamo che il Decreto Rilancio porta al 110% in cinque anni le detrazioni fiscali sui lavori di riqualificazione energetica degli edifici, come descritto in dettaglio in questo articolo, estendendo tale possibilità anche alle classiche ristrutturazioni, come indicato dall’art. 128, comma 4 del Decreto Rilancio.

Tali lavori possono essere eseguiti sia sui condomìni che sulle singole unità abitative adibite a prima casa – nei 18 mesi dal 1 luglio 2020 al 31 dicembre 2021 – a condizione che si realizzino interventi sostanziali e si migliori la prestazione energetica dell’immobile di due classi, o se non possibile tecnicamente si raggiunga comunque la classe energetica più alta possibile, anche tramite l’installazione di impianti fotovoltaici, per l’accumulo elettrico e a pompa di calore.

Misure ambiziose

L’ambiziosità del provvedimento consiste nel fatto che mira a fortificare il ventre molle del vetusto parco immobiliare italiano, cioè quella maggioranza di edifici colabrodo dal punto di vista delle prestazioni termiche e dei consumi elettrici, migliorando i quali l’Italia farebbe un grosso passo avanti dal punto di vista dell’efficienza energetica e della riduzione delle emissioni nocive.

Legare la super-detrazione al miglioramento di due classi energetiche va proprio in questa direzione: salire di una classe in un Attestato di Prestazione Energetica (APE) certificata da un tecnico abilitato vuol dire grosso modo dimezzare la propria impronta energetica, e salire di un’altra classe ancora vuol dire dimezzare una seconda volta quei consumi.

Migliorare di due classi è un obiettivo realisticamente raggiungibile solo per gli immobili più malmessi, che sono appunto quelli che hanno più bisogno di migliorie.

Bene quindi se si mira a tappare le fonti maggiori di sprechi energetici: una norma del genere imprimerebbe infatti un’accelerazione alla decarbonizzazione, peraltro necessaria se vogliamo raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati per il 2030 e 2050.

Secondo Roberto Calabresi , certificatore energetico e collaboratore del Kyoto Club, interventi capaci di migliorare le prestazioni di un paio di classi energetiche per una villetta o un appartamento, anche se non facilissimi, potrebbero essere un sistema di ventilazione meccanica controllata, oppure di ventilazione con dei recuperatori di calore – semplici aspiratori d’aria con recuperatori di calore al loro interno.

Migliorata l’efficienza termica di un’abitazione con interventi “sulla ventilazione, che aiuta molto,” la seconda voce che consentirebbe un salto di qualità alle prestazioni energetiche è sicuramente l’installazione di un sistema a energie rinnovabili, come impianti fotovoltaici e solari termici, ha detto Calabresi a QualEnergia.it.

Se poi la casa ha una classe energetica molto bassa, tipo classe G, “magari già semplicemente cambiando la caldaia oppure adottando i sistemi di regolazione del calore per stanza invece che per tutto l’appartamento, quindi mettendo sui termosifoni le valvole termostatiche, insieme ad una caldaia più efficiente, si può arrivare ad un buon salto di efficienza,” ha aggiunto.

Fin qui, dunque, le misure di merito del Decreto Rilancio in materia di energia sembrano poggiare su basi metodologiche solide e condivisibili.

Applicazione problematica

Secondo Cecilia Hugony, Amministratore Delegato di Teicos Group, impresa di costruzioni specializzata in interventi di riqualificazione energetica, il fatto che una maggioranza di italiani viva in edifici condominiali pone però delle notevoli complessità.

Fare “due salti di classi su un appartamento in un condominio in cui non sono padrone del mio tetto e della mia facciata è estremamente difficile. Cambiando tutti gli infissi forse si può fare il salto di una classe, ma se sono attaccato ad un impianto [di riscaldamento] centralizzato, senz’altro, muovendomi da solo sul mio appartamento non riesco a ottenere questo incentivo, dai casi che ho studiato io; comunque resta estremamente complicato”, ha spiegato Hugony a QualEnergia.it.

Non credo che intervenendo solamente sul lato impianto si possano ottenere due salti di classe”, ha detto. La soluzione, quindi, sarebbe coinvolgere l’intero condominio per interventi sull’involucro dell’edificio, che per fare un salto di due classi energetiche dovrebbero riguardare superfici vicine al 50% dell’edificio, più che al 25% – la soglia prevista dalla norma – riguardando magari anche le coperture o i solai, puntualizza Cecilia Hugony.

Ammettendo anche che i condomìni italiani riescano a mettere rapidamente da parte le loro tradizionali litigiosità e ad accordarsi su opere di ampio respiro di efficientamento energetico dell’edificio-impianto nel suo insieme, le misure architettate dal governo rischiano comunque di andare a sbattere contro le procedure previste per la loro applicazione.

Secondo Hugony, un punto debole è l’estensione del beneficio fiscale del 110% e della relativa cessione del credito anche agli interventi che non ricadono nel perimetro tipico degli ecobonus, come i casi di ristrutturazione classica. “Riteniamo che questo sia deleterio da ogni punto di vista,” ha detto Hugony.

La cessione del credito, nelle intenzioni, dovrebbero consentire al privato a corto di liquidità o fiscalmente incapiente di riconoscere direttamente o indirettamente il proprio vantaggio fiscale, pari al 110% della spesa sostenuta, alla ditta installatrice, o al fornitore o alla banca, sotto forma di credito sulle loro imposte.

L’impresa è comunque chiamata, direttamente o indirettamente, ad anticipare l’intera spesa per gli interventi, pagando di tasca propria o facendosela finanziare, di fatto, almeno finora, dai fornitori oppure, da adesso in poi, anche dalla propria banca, cedendo il credito direttamente a lei.

Ma qualsiasi finanziamento si basa sul merito creditizio dell’impresa. Quando la cessione del credito si riferiva solo alla versione ristretta dell’Ecobonus, l’impresa doveva farsi finanziare una percentuale ridotta del fatturato, un 20% in media, cosa che, pur con qualche difficoltà, generalmente, riusciva a fare.

“Ora, se tutto va in cessione, la richiesta di supporto finanziario crescerebbe di gran lunga ad oltre la metà del fatturato, se non addirittura sul 100%, rendendo insostenibile la situazione”, ha osservato l’amministratore delegato di Teicos Group, secondo cui questa criticità rischia di mettere in pericolo l’intero sistema dell’offerta.

Come già successo per la questione dello sconto in fattura, “il mercato delle ristrutturazioni rimarrebbe solo nelle mani delle grandi utility, che però non sono né pronte né interessate a quest’attività. Di conseguenza avremo un blocco di molti mesi del mercato”, ha detto la manager.

Anche la cessione del credito direttamente alle banche pone dei problemi.

“L’iniziativa è lodevole ma bisogna essere concreti: quanto tempo ci metteranno le banche ad attrezzarsi: otto mesi? Un anno? Lesineranno il prodotto alle imprese di costruzioni lamentando il merito creditizio, come hanno fatto finora con i prestiti ponte per la cessione del credito”, teme Hugony, che ha sottolineato come la misura durerà solo 18 mesi.

Stesso discorso per le procedure di eventuale cessione dello sconto in fattura alle banche. Quanto tempo ci vorrà per metterla a punto, si è chiesta Hugony.

Il rischio è che di fronte a una crescita potenziale della domanda anche forte, l’offerta delle aziende non sia in grado di assorbirla, da parte delle società medio-piccole a causa di problemi di capitalizzazione e accesso al credito, da parte delle aziende più grandi, poiché non fanno questo tipo di interventi polverizzati sul territorio.

Hugony ha fatto notare che la cessione alle banche è già possibile da tre anni per gli incapienti, ma che nessuna banca ha mai attivato il prodotto e l’Agenzia delle Entrate non ha mai pubblicato la circolare per renderla operativa.

Dimenticanze pericolose

Tornando alle “chiavi inglesi” dimenticate negli ingranaggi della norma e che rischiano di gripparne il motore, per la concessione della detrazione del 110%, il decreto prevede l’obbligo di usare materiali che rispettino dei “criteri ambientali minimi”.

Peccato che il 5 maggio scorso, l’Agenzia Nazionale Anticorruzione (ANAC) abbia disposto la sospensione dell’applicazione di tali criteri ambientali minimi, in attesa di una loro revisione ad opera del Ministero dell’Ambiente.

È chiaro quindi che l’inserimento di tale misura possa porre un serio ostacolo agli interventi, se non sarà rimossa durante l’approvazione parlamentare del decreto.

Conclusioni

Come spesso succede in Italia, per valutare la reale efficacia di questo provvedimento nelle sue parti riguardanti l’efficienza energetica e le energie rinnovabili, bisognerà quindi stare attenti soprattutto alle misure applicative. Cosa fare quindi?

Secondo Hugony, “benissimo la norma, ma progettiamo come fare andare avanti i cantieri finché questa norma non sia realmente utilizzabile e applicabile, per esempio, senza ampliare gli interventi cedibili, senza modificare i passaggi burocratici per la cessione del credito, in modo tale da evitare un nuovo blocco in attesa di chiarimenti e interpelli.”

Potrebbe interessarti anche:

Categorie
Energia

La domanda di energia pulita farà impennare la produzione di minerali

Author: stefania Rinnovabili

Un nuovo rapporto della Banca Mondiale avverte che la produzione di grafite, litio e cobalto potrebbe aumentare di quasi il 500% entro il 2050, per soddisfare il crescente bisogno di tecnologie verdi

Il report “Minerals for Climate Action” indaga la relazione tra decarbonizzazione e produzione di minerali

(Rinnovabili.it) – Per mantenere il riscaldamento globale sotto i 2°C di aumento, saranno necessari oltre 3 miliardi di tonnellate di minerali e metalli. Il pesante bottino servirà, infatti, a sostenere la crescita della tecnologia verde. Ad affermarlo è la Banca Mondiale in un nuovo rapporto dedicato alla relazione tra decarbonizzazione e produzione di minerali.

Il documento, intitolato “Minerals for Climate Action”, spiega che la produzione di minerali, come grafite, litio e cobalto, potrebbe aumentare di quasi il 500% entro il 2050, per soddisfare la domanda di tecnologie pulite. Nonostante l’evidente incremento, tuttavia, l’impronta di carbonio di questa filiera non sarà un problema. Gli autori ritengono infatti che la carbon footprint rappresenterà solo il 6% delle emissioni di gas serra generate dalle tecnologie fossili. Un dato che può essere ridotto ulteriormente ampliando le misure di riciclo e riutilizzo dei materiali.

Leggi anche Ecco ROMEO, l’impianto che recupera metalli preziosi da pc e cellulari

Ma la di là dell’aspetto emissivo, ci sono altri numeri che preoccupano in tema di sostenibilità. Secondo il Gruppo, nell’attuale contesto globale, la pandemia di coronavirus sta causando gravi perturbazioni all’industria mineraria. Ma le maggiori incertezze si concentrano sul dopo, ossia sulla fase di riapertura, quando molti Paesi potrebbero accelerare la produzione. “Il COVID-19 potrebbe rappresentare un rischio aggiuntivo per l’estrazione mineraria sostenibile”, afferma Riccardo Puliti, direttore globale della Word Bank per le industrie energetiche ed estrattive. Anche per questo motivo, l’istituto ha avviato la Climate-Smart Mining Initiative, iniziativa che sostiene l’estrazione e la lavorazione sostenibili di minerali e metalli minimizzando l’impronta sociale, ambientale e climatica lungo tutta la catena del valore.

Il documento rivela anche che alcuni minerali, come il rame e il molibdeno, saranno utilizzati in una vasta gamma di tecnologie; altri, come la grafite e il litio, potrebbero essere indirizzati verso un solo segmento. Ciò significa che qualsiasi cambiamento nell’impiego di tecnologie energetiche pulite potrebbe avere conseguenze significative sulla domanda di determinate risorse. 

Ad esempio il settore fotovoltaico richiederebbe la quota maggiore di alluminio. E insieme all’eolico assorbirebbe la maggior parte della produzione di rame.

”Questo nuovo rapporto – continua Puliti – si basa sulla competenza di lunga data della Banca mondiale nel supportare la transizione di energia pulita e fornisce uno strumento basato sui dati per comprendere come questo spostamento avrà un impatto sulla futura domanda di minerali”.

Leggi anche Il mercato dei metalli si scontra con l’accumulo: turbolenze in arrivo

Categorie
Energia

Why New Generation Automation Solutions Excel in Hybrid Process Environments

Author: C.S. Limaye Schneider Electric Blog

Emerging process industry segments such as small- to medium-sized manufacturers have a huge potential for growth and the right industrial automation systems can help fuel that growth. Take, for example, a paint manufacturer based in India who decided to invest in a new generation hybrid automation system (a system that addresses both the process and discrete steps of a manufacturing operation). Initially, the company was manually handling large quantities of raw materials. Barrels of liquid and bags of chemicals were delivered and dropped off on the plant production floor. These were then individually weighed on platform scales so that recipe quantities could be properly measured out. Then those ingredients were manually loaded into the mixers.

automation

All of this changed when the company upgraded to an automation system specifically designed to meet the need of their hybrid processes. Now, the raw materials are stored in bulk in storage tanks. They are transferred by pumps to weighing tanks mounted on the load platforms. The raw materials are weighed in the weighing tank and transferred into the mixer according to the prescribed recipe. Bulk raw materials like oils, solvents, resins, and emulsions are directly transferred from storage tanks to the mixers, with quantities measured with mass flowmeters. Pneumatic conveying systems have been used for bulk powder raw materials, where quantities are measured by means of load cells on silos.

This process automation has resulted in a drastic reduction in the requirement of manpower for material handling, safer handling of chemicals, faster batch cycle time, greater consistency in quality, and higher productivity.

Cutting Through Marketplace Automation Systems Confusion

When we at Supertech, an automation systems integrator and certified Schneider Electric Alliance Partner and EcoXpert, meet with customers for the first time, they are often confused by the overwhelming amount of automation solution choices presented to them in the marketplace. Their dilemma is compounded by automation manufacturers who try to sell them traditional solutions that are not specifically designed to meet the needs of the hybrid segments.

industrial automation

Let me explain how this situation has evolved. Manufacturers can be broadly classified into three segments–discrete, process, and hybrid. The automation systems used in these segments are different from each other. In small discrete industries like machinery and electronics, logic and sequential control are based on PLCs and HMI / SCADA. These systems had the advantage of ease of use, openness, and flexibility. On the other hand, large continuous process industries such as oil & gas, power, and refining, have relied on traditional distributed control system (DCS) solutions. These high-speed, tightly integrated systems provide control and supervision, with high capacity for analog signal processing and computational capabilities.

Traditional process applications (such as petrochemicals) and discrete applications (such as packaging) have worked separately, with little or no need for information-sharing. In hybrid segments like food & beverage, specialty chemicals, and pharmaceuticals, however, there exists the unique need to bridge islands of both process and discrete automation applications and to carry the information gleaned from these disparate systems across their plants.

Until now, in the absence of automation systems specifically designed for hybrid segments, manufacturers were forced to either use available PLC / SCADA systems (designed for machine automation) or DCS which are typically used by large, continuous process industries. However, these systems are not adequate to meet the requirements of hybrid segments because they lack the integrated connectivity to link data from both discrete and process applications. Users of these systems tried to overcome the shortcomings by developing customized software for each process. However, this was not very successful because the manufacturers became heavily reliant on the skills and availability of the software developers. Those who adopted the DCS option found that the systems were far too expensive to operate and maintain and did not have the desired features. This gap in the marketplace prompted the creation of a middle-level process automation platform designed specifically to meet the requirements of the hybrid segments.

Modern Solutions and Resources Help Support Hybrid Automation Projects

New systems such as the Schneider Electric Hybrid DCS are designed to support hybrid industrial segments where engineering skills and manpower are in short supply. Such systems address the need of these industries for turnkey solutions that require a relatively small investment. By providing tight integration between control and supervision, and powerful diagnostics, these systems allow engineers and operators to work within an open, flexible, and easy-to-use environment.

To learn more about how automation solutions can better serve hybrid segment manufacturing business requirements, review our customer implementation projects and find us on the Schneider Electric Exchange platform, a global network of experts and peers.

Contributor:

Kishan Shetty Kishan Shetty, General Manager – Projects, joined Supertech in 2005. He has played key roles in business development and project management. As a business development leader, Mr. Shetty has contributed to Supertech’s growth by building our domestic and international client list. He has helped many clients convert their manual plants to fully automated plants through turnkey Instrumentation and Electrical solutions. As a project manager and E+I consultant, Mr. Shetty is involved in all aspects from logic discussion and planning to procurement and from FAT and SAT executions to E+I constancy services and after-sales support. Satisfied clients include Asian Paints Ltd, BASF India Ltd, Esteem Industries Ltd, Kansai Nerolac Paints Ltd, and Vishwaat Chemicals Ltd.

Exchange

Categorie
Energia

NEW TAPES FASHION EXIBITION 2020

https://www.youtube.com/watch?v=p1FGGt4zCUk
NEW STRIPS TAPES FASHION EXIBITION 2020 is new tape model exibition by top models. These models are quite strange and i do not believe that normal people on the street can wear tapes like that. What is your opinion ? Can you imagine women using such tapes on the street? Please SUBSCRIBE for more interesting videos on our youtube channel. NEW STRIPS TAPES FASHION EXIBITION 2020: https://youtu.be/p1FGGt4zCUk

Categorie
Energia

Fotovoltaico e accumuli nel DL Rilancio, come funziona la nuova detrazione al 110%


Author: gmeneghello QualEnergia.it

Come abbiamo riportato, il decreto “Rilancio” approvato dal Consiglio dei Ministri ieri sera, porta al 110% la detrazione fiscale per determinati interventi di efficienza energetica e riduzione del rischio sismico, per spese effettuate dal primo luglio 2020 al 31 dicembre 2021 (in basso trovate gli articoli relativi a questa misura, dal testo del DL). La […]

Potrebbe interessarti anche: