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Energia

Il silicio dei vecchi pannelli solari rinasce nelle batterie

Author: stefania Rinnovabili

vecchi pannelli solari

Foto di seagul da Pixabay

Il riciclo dei vecchi pannelli solari incontra la promessa dell’accumulo energetico

(Rinnovabili.it) – L’economia circolare tende nuovamente la mano al settore energetico. E lo fa risolvendo due sfide in una volta: l’elevato prezzo delle materie prime per le batterie e la necessità di riciclare i vecchi pannelli solari. Un team di scienziati del materiali della Deakin University, in Australia, ha studiato  infatti un nuovo approccio per unire in un unico e virtuoso processo lo smaltimento dei moduli fotovoltaici e la produzioni di nuove batterie.

Oggi molti degli impianti di trattamento dei vecchi pannelli solari impiegano un processo meccanico per l’estrazione dei materiali, offrendo quindi prodotti di basso valore per un futuro riutilizzo nel campo dell’energy storage.

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La ricerca del Dottor Md Mokhlesur Rahman e Dottor Tao Tao, guidati dal Prof Ying (Ian) Chen, cerca di risolvere esattamente questo problema. L’idea è stata quella di impiegare piccolissime particelle di silicio ottenute dai moduli tramite pirolisi e incisione chimica per realizzare nuovi elettrodi nella tecnologia d’accumulo a ioni di litio. La ricerca di settore ha dimostrato, infatti, che gli anodi costituiti da nanoparticelle di silicio sono in grado di aumentare l’efficienza e la capacità delle batterie di diverse unità. Per il catodo, invece, gli scienziati hanno impiegato ilmenite, un minerale di ferro e titanio presente nella sabbia di diverse spiagge, trattandolo con il litio.

“La nostra scoperta affronta diverse sfide significative che attualmente affrontano i settori dipendenti dalle batterie e dall’accumulo”, ha affermato il dott. Rahman. “Il nano-silicio impiegato nelle batterie è molto costoso e mostra un prezzo al dettaglio di oltre 44.000  dollari al chilogrammo. […] essendo un prodotto di così eccezionale valore  non vogliamo sprecarlo”. Il team afferma che le indagini preliminari hanno convalidato la tesi: smontare i vecchi pannelli solari a base di silicio e di riutilizzare il semiconduttore esistente per gli anodi delle batterie avrebbe un enorme potenziale come fonte alternativa per il settore.

>>leggi anche Sarà il silicio a liberare la mobilità elettrica?<<

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Energia

Manutenzione delle stazioni di energia, bando della Provincia di Brescia


Author: Giorgia Piantanida QualEnergia.it

14 Ottobre 2019

La Provincia di Brescia intende siglare un accordo quadro di durata biennale per il servizio di manutenzione delle stazioni di energia di costruzione med.el installate presso gli impianti gestiti da Acea Ato 2 S.p.A. Importo: 665.840 euro Scadenza: 11 novembre 2019 Il bando (pdf)  

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Energia

Cambiamento climatico: le aziende che non si adattano sono destinate a fallire

Author: stefania Rinnovabili

cambiamento climatico

Credit: Marco Verch (Creative Commons 2.0.)

Investire nell’adattamento climatico è per le aziende l’unica soluzione per garantirsi una crescita futura. Chi rimane indietro è destinato a chiudere

(Rinnovabili.it) – Necessario a ridurre concretamente i rischi derivanti dalla crisi ambientale, l’adattamento climatico e, in generale, qualsiasi azione per il clima, si dimostra  fondamentale anche alla crescita economica globale. La “teoria”, già sostenuta, tra gli altri, dalla Global Commission on Adaptation – che recentemente ha pubblicato un approfondito report contenente gli investimenti necessari e conseguenti ritorni economici – è ora confermata anche dal governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney, secondo il quale le aziende e le industrie che non si stanno muovendo verso la transizione energetica ed il raggiungimento dell’obbiettivo delle emissioni zero sono inevitabilmente destinate al fallimento.

>>Leggi anche Le strategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici nel report IPCC<<

Ci saranno industrie, settori e aziende – ha spiegato Carney in un’intervista rilasciata al The Guardian – che faranno molto bene durante questo processo perché saranno parte della soluzione. Ma ci saranno anche quelle che resteranno indietro. E le aziende che non si adatteranno – ha sottolineato Carney – finiranno in bancarotta, senza dubbio alcuno”. Lungi dal danneggiare l’economia globale, l’azione per il clima sostiene, al contrario, la crescita economica: “la necessità di raggiungere emissioni nette pari a zero – ha spiegato Carney – arriva in un momento in cui è necessario anche un forte aumento degli investimenti a livello globale per accelerare il ritmo della crescita e contribuire all’aumento dei tassi di interesse globali. È l’unica soluzione per farci uscire da questa trappola a bassa crescita e basso tasso di interesse in cui ci troviamo oggi”.

Il rischio fallimento vale ovviamente sia per le aziende che per i loro investitori e finanziatori: Carney porta ad esempio le compagnie carboniere statunitensi – che già hanno perso il 90% del loro valore  e il rischio concreto corso dalle banche che vi hanno investito: ”proprio come in qualsiasi altro grande cambiamento strutturale – ha ammonito il governatore della Banca d’Inghilterra – le banche sovraesposte in settori ormai al tramonto subiranno gravi conseguenze”. Come a dire: se aziende ed imprese non lo vogliono fare per il pianeta, lo facciano almeno per l’economia globale ed i loro propri interessi perché – ha eloquentemente chiosato Carney citando l’amministratore delegato di Morgan Stanley James Gorman – “se non avremo più un pianeta, non avremo nemmeno più un sistema finanziario”.

>>Leggi anche Roma, Milano e altre 24 città firmano la Dichiarazione per l’adattamento climatico<<

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Energia

Making the Transition to Zero-Emission Mobility – 2019 progress report


Author: gmeneghello QualEnergia.it

14 Ottobre 2019

Scarica il pdf Collegato all’articolo: Vendita auto elettriche nei Paesi europei: la differenza la fa la ricchezza media 

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Energia

C40: trentacinque sindaci si impegnano per l’aria pulita

Author: redattore Rinnovabili

Durante il vertice C40, 35 sindaci hanno firmato la Clean Air Cities Declaration per una migliore qualità dell’aria

(Rinnovabili.it) – In assenza di risposte dai piani alti, sembra che i governi locali si stiano mobilitando per affrontare la crisi climatica. L’11 ottobre scorso, infatti, i sindaci C40 di 35 città nel mondo hanno firmato la Clean Air Cities Declaration, impegnandosi a fornire aria pulita per le oltre 140 milioni di persone che vivono nelle loro città. Basata sul diritto di ciascun individuo a respirare aria pulita, la dichiarazione rappresenta il primo passo per la formazione di una coalizione globale.

Rilasciata a Copenaghen durante il C40, vertice dei sindaci sulla crisi climatica, la dichiarazione fissa degli obiettivi ambiziosi per ridurre l’inquinamento e attuare politiche sostanziali in materia di aria pulita entro il 2025. I sindaci firmatari sono quelli delle città di Amman, Austin, Bangalore, Barcellona, ​​Berlino, Buenos Aires, Copenaghen, Delhi, Dubai, Durban, Guadalajara, Heidelberg, Houston, Jakarta, Los Angeles, Lima, Lisbona, Londra, Madrid, Medellin, Città del Messico, Milano, Oslo, Parigi, Portland, Quezon City, Quito, Rotterdam, Seoul, Stoccolma, Sydney, Tel Aviv-Yafo, Tokyo, Varsavia, Washington DC.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, 7 milioni di persone muoiono prematuramente ogni anno a causa dell’inquinamento atmosferico. In genere, sono le comunità più povere e vulnerabili ad essere maggiormente colpite dall’aria sporca e inquinata. Attraverso la dichiarazione, i sindaci C40 si impegnano ad adoperarsi per rispettare le Linee guida sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione mondiale della sanità, pensando di evitare così almeno 40.000 morti ogni anno.

I sindaci, d’altro canto, dispongono di una vasta gamma di strumenti per migliorare la qualità dell’aria: la crescita del trasporto pubblico a basse o zero emissioni; la creazione di zone a zero emissioni; la promozione di carburanti più puliti per il riscaldamento e la cucina; il potenziamento degli incentivi e delle infrastrutture a supporto del ciclismo.

>>Leggi anche Solo bus zero emissioni al 2025: la promessa di 12 grandi città<<

Tuttavia, riconoscono anche che le città spesso non hanno la capacità di affrontare tutte le cause di inquinamento e fanno appello agli stati nazionali, alle imprese e a tutti coloro che dovrebbero prendersi carico dei cambiamenti climatici e della salute pubblica. La dichiarazione include infatti un messaggio per tutti gli attori responsabili: “useremo tutti i poteri a nostra disposizione come sindaci per contrastare l’inquinamento atmosferico e chiederemo ad altri responsabili delle fonti di inquinamento atmosferico che avvelenano l’aria nelle nostre città di rispettare questo impegno”.

Una ricerca presentata durante il vertice mostra che se tutte le città C40 agissero sul settore del trasporto pubblico, dell’edilizia e dell’industria, le emissioni di gas serra sarebbero ridotte dell’87% e le polveri sottili del 50%.

Durante l’incontro, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha dichiarato: “Con la Dichiarazione sulle città dell’aria pulita, stiamo segnando una svolta nell’approccio ai problemi di qualità dell’aria, poiché stiamo riconoscendo che l’inquinamento atmosferico e il riscaldamento globale vanno di pari passo. Milano lavora a un Piano per la qualità dell’aria e il clima, integrando le azioni per pulire l’aria che i cittadini respirano con misure per ridurre le emissioni di gas serra”.

D’altro canto, l’impegno dei primi cittadini nel mondo va anche ben al di là dell’impegno dei soli sindaci C40. Si tratta, piuttosto, di una lotta capillare e quotidiana, che fa leva su buone pratiche che troppo spesso passano inosservate. Questo è il caso, ad esempio, del sindaco della città di Mackay, Greg Williamson, in Australia, in cui la sfida al cambiamento climatico è aggravata dall’innalzamento del livello del mare (circa l’80% della popolazione vive a poche decine di chilometri dalla costa) e dall’innalzamento delle temperature nelle zone interne.

>Leggi anche Il climate change mangia le coste: gli aborigeni denunciano il governo australiano<<

Come riportato dal New York Times, circa un decennio fa l’Australia era in prima linea rispetto alle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, ma nel tempo il governo federale ha perso interesse e nel 2018 i finanziamenti alla ricerca sono drasticamente diminuiti. Così, Williamson è diventato nel corso dell’ultimo anno un serio esperto dei flussi di sedimenti e della flora autoctona. Infatti, ben consapevole di quanto la vegetazione sia fondamentale per la protezione a lungo termine alle coste e delle comunità, Williamson ha promosso progetti di sensibilizzazione e di piantumazione nella città di Mackay, coinvolgendo sempre più frequentemente i residenti della sua cittadina e cercando così di mitigare gli effetti del cambiamento climatico.