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Energia

Installazione impianto FV per il palazzo municipale, bando a Sutera (CL)


Author: Giorgia Piantanida QualEnergia.it

Il Comune di Sutera (CL) apre un avviso pubblico per partecipare ad una procedura negoziata per l’affidamento dei lavori di realizzazione di impianto per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili mediante installazione di pannelli fotovoltaici nel palazzo municipale. Importo: 35.415  euro Scadenza: 10 ottobre 2019 Il bando

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Energia

Oli vegetali esausti per produrre biocarburanti: la ricetta sostenibile di Eni

Author: stefania Rinnovabili

biocarburanti oli vegetali

Foto di LuAnn Hunt da Pixabay

Con la recente approvazione della Renewable Energy Directive, la cosiddetta RED II, l’Unione Europea ha fissato per il 2030 l’obiettivo del 14% di risorse energetiche impiegate nel settore dei trasporti provenienti da fonti rinnovabili. Il documento prevede la drastica riduzione dell’olio di palma nella produzione di biodiesel: una misura che prova da una parte a limitare la deforestazione nei Paesi tropicali (Malesia e Indonesia su tutti) dove viene coltivato, ma anche a regolare l’impiego di risorse alimentari nella produzione di biocarburanti. Dal 2021, gli Stati Ue non potranno aumentare le quote di olio di palma importato rispetto a quelle registrate nel 2019, mentre a partire dal 2023 dovranno gradualmente diminuirle fino alla completa eliminazione entro il 2030.

L’abbandono dell’olio di palma, d’altra parte, era nell’aria già da tempo: Francia e Norvegia hanno approntato regolamentazioni per vietarne l’utilizzo già a partire dal 2020 e alcune delle maggiori aziende produttrici di biocarburanti stanno lavorando per trovare validi sostituti.

E’ il caso di  Eni, che ha individuato in un prodotto di scarto tra i più diffusi in Italia una delle possibili alternative all’olio di palma: si tratta degli oli vegetali esausti, come quelli di frittura o di conservazione del cibo.

Dal 2014, Eni ha convertito la raffineria di Venezia, a Porto Marghera, in una bioraffineria creando un vero e proprio volano per il recupero e la rigenerazione di oli alimentari (vegetali e animali) esausti. La produzione di biodiesel è stata lanciata inizialmente dall’olio di palma con un’importazione di circa 360 mila tonnellate annue, ma con l’introduzione della nuova normativa europea, il settore dovrà essere trainato da un’alternativa più sostenibile.

Nel 2017, l’azienda energetica ha siglato un accordo con il Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti (Conoe) e con altri consorzi italiani che hanno permesso la trasformazione di oltre il 50% degli oli recuperati ogni anno in biocarburanti.

Ogni anno, in Italia, si producono circa 280 mila tonnellate di oli vegetali esausti, di cui, nel 2018, è stato recuperato solo il 23% (75 mila tonnellate). La quasi totalità dell’olio esausto riciclato proviene dalla ristorazione e dall’industria alimentare, e solo una parte marginale dal conferimento nelle isole ecologiche e in centri aperti alla cittadinanza. Le restanti 205 mila tonnellate di olio sono quelle che produciamo quotidianamente nelle nostre case e che spesso smaltiamo direttamente negli scarichi domestici.

Una pratica che può portare a gravi danni ambientali: 1 solo litro d’olio versato in uno specchio d’acqua può creare una pellicola inquinante grande come un campo da calcio e rendere non potabile 1 milione di litri d’acqua. L’olio esausto danneggia anche le tubature domestiche e gli impianti di depurazione: 1 litro d’olio può causare fino a 4 kg di fanghi che gravano sulle spese di manutenzione degl’impianti e ne compromettono il funzionamento.

Gli oli raccolti vengono rigenerati tramite un particolare processo di idrogenazione (chiamato Ecofining) messo a punto da Eni in collaborazione con l’azienda petrolchimica Honeywell-UOP: il Green Diesel così ottenuto viene poi miscelato con il gasolio per ottenere Eni Diesel +, un biocarburante che contiene il 15% di componente rinnovabile, molto al di sopra della normativa italiana che fissa la soglia al 10% a partire dal 2020.

Al momento sono gli accordi con altre aziende della filiera energetica e del riciclo che alimentano la sete d’olio vegetale usato e di frittura di Eni: lo scorso anno, la compagnia italiana ha siglato un’intesa con Hera, la multiutility leader nei servizi ambientali, idrici ed energetici attiva in Emilia Romagna, per la fornitura dell’olio esausto raccolto nei 400 contenitori stradali e nei 120 centri di raccolta gestiti. Un “bottino” di circa 800 tonnellate l’anno, che potrebbe crescere ancora di più con l’installazione di ulteriori 300 contenitori stradali frutto dell’intesa con Eni.

Il biodiesel realizzato è stato utilizzato per alimentare i mezzi pesanti gestiti da Hera per la raccolta dei rifiuti urbani, in un perfetto ciclo di economia circolare.

Simili iniziative di partnership sono state avviate anche con aziende operative a Roma, Taranto e Venezia, dove test sperimentali hanno dimostrato come l’uso del biocarburante a base di olio esausto porti miglioramenti  nelle emissioni di inquinanti.

Di inizio 2019 è invece la firma dell’accordo tra Eni e RenOils, Consorzio nazionale degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti con il quale le due aziende s’impegnano sia a collaborare per aumentare il flusso di olio destinato alla bioraffineria di Porto Marghera sia ad avviare campagne d’informazione e di sensibilizzazione per incentivare il corretto conferimento di queste preziose risorse.

Il target di riferimento cui punta Eni resta, infatti, quel 75% di scarti (principalmente domestici) che ancora sfuggono al sistema del riciclo: oltre 200 mila tonnellate d’olio esausto che potrebbero divenire il punto cardine su cui far girare il settore dei biocarburanti in Italia.

In collaborazione con Eni

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Energia

Il ministro Patuanelli alla Camera: più incentivi all’auto elettrica e riduzione dei costi fissi in bolletta


Author: Luca Re QualEnergia.it

Nelle interrogazioni a risposta immediata è intervenuta anche Teresa Bellanova (Politiche agricole) in tema di sussidi dannosi per l’ambiente. Nessun taglio in vista per le agevolazioni fiscali sul gasolio agricolo.

Maggiori incentivi all’auto elettrica e riduzione dei costi fissi in bolletta sono due dei principali temi affrontati ieri, mercoledì 2 ottobre, dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, nelle interrogazioni a risposta immediata alla Camera. Per quanto riguarda la mobilità elettrica, Diego Zardini (Pd) ha chiesto al ministro quali iniziative intende adottare il governo per […]

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Energia

Produrre idrogeno verde con una nuova tecnica elettrolitica

Author: stefania Rinnovabili

produrre idrogeno verde

Credit: Chen Galili, Technion Spokesperson Department.

Passi avanti per produrre idrogeno verde tramite celle PEC

(Rinnovabili.it) – Produrre idrogeno verde in maniera semplice ed economica presenta ancora diverse sfide tecniche. Una di questa riuscire a creare un sistema fotoelettrochimico (o PEC, per usare l’acronimo inglese) che permetta di integrare direttamente produzione dell’energia solare con quella del carburante. Nonostante i vantaggi sulla carta, infatti, impianti su scala commerciale di celle fotoelettrochimiche sarebbero sia complicati da realizzare che estremamente costosi. A dare una mano per risolvere il problema è oggi il Technion-Israel Institute of Technology. Qui un gruppo di scienziati ha sviluppato una nuova tecnica elettrolitica in grado di affrontare affrontare efficacemente questa sfida.

>>leggi anche Idrogeno verde, perfetto per i settori difficili da decarbonizzare<<

Nell’architettura convenzionale dell’elettrolizzatore, i due gas sono coprodotti nella stessa cella in due scomparti separati da membrana per prevenire ricombinazioni e pericolose esplosioni. Il team ha invece deciso di “posizionarli” in due distinte celle “in modo che l’ossigeno venga generato nel campo solare e rilasciato nell’atmosfera, mentre l’idrogeno venga generato in un reattore centrale”, spiegano i ricercatori. Ciò è reso possibile dall’inserimento di due elettrodi, chiamati elettrodi ausiliari, che vengono caricati e scaricati simultaneamente da ioni OH   coinvolti nella reazione di scissione dell’acqua, mediando così lo scambio ionico tra i due celle.

“Abbiamo quindi scoperto che quando si riscalda l’elettrodo ausiliario nella cella a idrogeno, dopo che è stato caricato, rilascia spontaneamente bolle di gas ossigeno e si rigenera al suo stato iniziale”, ha spiegato  Avner Rothschild, uno dei ricercatori che ha effettuato lo studio. “Questa scoperta ha portato allo sviluppo del processo di scissione dell’acqua E-TAC presentato nel presente lavoro.

E-TAC mostra un’alta efficienza energetica del 98,7 per cento, quindi superiore agli elettrolizzatori convenzionali, che tipicamente non superano l’80 per cento anche nei dispositivi più all’avanguardia. Il sistema permette anche una produzione sequenziale di idrogeno e ossigeno. Ciò elimina la necessità di una membrana che separi i gas, semplificando così notevolmente la costruzione e l’assemblaggio delle celle, nonché il loro funzionamento e manutenzione. “Potenzialmente, ciò potrebbe tradursi in grandi risparmi sui costi di capitale e operativi, portando allo sviluppo di una tecnologia di scissione dell’acqua economicamente vantaggiosa che potrebbe competere con SMR (reforming del metano a vapore), offrendo idrogeno economico senza emissioni di CO2 “.

>>Leggi anche Come rendere la tecnologia power-to-gas ecologica e conveniente<<

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Energia

Where talent meets opportunity, we support the next generation of energy experts   

Author: Employee Voices Schneider Electric Blog

Written by Chris Collins, Vice Presidents, Buildings – South & West Regions for Schneider Electric.  In the industry for over 20 years, Chris is passionate about corporate partnerships and supporting the development of workforce talent.


In September I took a quick trip to Las Vegas and found myself just a few miles from the glitz of the opulent strip, at the campus of College of Southern Nevada (CSN).  It has been a year or two since my last final exam and I was excited as I pulled into the complex.  There was probably some relief that I had no mid-term paper due or exam to complete.  Or perhaps it was the anticipation of the podcast segment that I was set to record that afternoon with Dr. Zaragoza, the president of CNS, at their on-campus radio station.  I’m positive it had to do with the opportunity to present a $ 100,000 dollar check on behalf of Schneider Electric to the College of Southern Nevada (CSN) Foundation in support of their fundraising campaign to build a new Health Sciences Building at their Henderson campus.   The energy was palpable.  Buildings upon buildings of beautifully constructed labs and classrooms filled with up-and-coming talent.  The same talent I’m hoping to hire to be our future energy experts.

The relationship between CSN and Schneider Electric runs deep.  Schneider Electric solutions are integrated throughout the campus.  For over 20 years, Schneider Electric intelligent building solutions have provided a safe and comfortable environment for their students and teachers.  We provide smart HVAC building automation systems that control their building environments thru our intelligent thermostats and EcoStruxureTM Buildings products.  We keep their students safe and secure with our Access Expert security solutions and provide integrated CCTV monitoring for the campus.  And our EcoStruxure Power Monitoring Expert monitors their power usage and helps the campus meet their energy savings and sustainability goals.

Product and solutions aside, the true partnership is grounded in the relationship with academia.  Having been in the Energy business for 27 years now, I’m experiencing first hand the dramatic shift in the skill sets required to keep pace with the changing landscape.  Buildings are becoming smarter, more modern and increasingly efficient especially with the emergence of the IoT.  As our current workforce reaches retirement age, it’s imperative we recognize the urgency to develop a strong backfill of talent. The knowledge gap creates a risk, but also a major opportunity to change the way facility managers operate.  The next generation of facility professionals will have the opportunity to implement a new and improved approach to facilities management.  Today’s building systems increasingly incorporate IoT digital technology including intelligent automated fault detection solutions and the ability for facility personnel to monitor and control buildings via mobile.

I jokingly say, “Ask a kid what they want to be when they grow up and you never hear I want to be in building automation!” nor do the masses understand the career opportunities available.  The workforce of the future is diverse, offers well-paying positions with major companies that provide competitive benefits packages and ample opportunities for career growth.  This industry increasingly attracts a younger generation of digitally-savvy facility managers who are coming from places like the College of Southern Nevada.  At Schneider Electric, we provide our EcoStruxure products to CSN so their students can learn on technology that they will encounter in the real world.  Our employees help teach the automation program in the HVAC school.  We also provide internship opportunities to their students and hire their graduates to work in the field of intelligent buildings.  This is incredibly important to me as the reason I have a career in intelligent buildings is because someone offered me an internship back in 1992.

That’s precisely why Schneider Electric has contributed $ 100,000 to support the new CSN and Nevada State College Englestad Health Sciences building.  As a business with a major footprint in Nevada, Schneider Electric is committed to supporting students in the region who will have a future impact on the energy management and automation industry. These students are exposed to internships with Schneider Electric which can ultimately lead to full-time career opportunities.

To hear more about the partnership between College of Southern Nevada and Schneider Electric, listen to the on-demand podcast, available now.


About the CSN Foundation

The CSN Foundation is an independent, registered 501(c)(3) nonprofit organization dedicated to supporting the college’s students, faculty, staff and programs. It is governed by its executive director and a Board of Trustees consisting of community leaders and industry professionals from across southern Nevada.


About the College of Southern Nevada

About CSN: Founded in 1971, the College of Southern Nevada is the state’s largest and most diverse higher education institution. CSN is accredited through the Northwest Commission on Colleges and Universities and specializes in two-year degrees and workforce development that lead directly to high-demand careers or transfer to a university. It also offers seven bachelor’s degrees in specialized fields and is the state’s largest provider of adult basic education and literacy training. CSN is a Minority Serving Institution and Nevada’s first Hispanic Serving Institution. Our students create flexible schedules with day, evening and weekend classes taught on three main campuses and multiple locations throughout Southern Nevada or online. CSN is an Equal Employment Opportunity/Affirmative Action institution.


About the Author:

Chris Collins is Vice Presidents, Buildings – South & West Regions for Schneider Electric.  In his role, he leads the branch operations for Raleigh, Charlotte, Greensboro, Dallas, Houston, San Antonio, Austin, San Francisco, Los Angeles and Las Vegas.  Additionally, Chris is responsible for a channel sales team that calls on a network of 90 independent control companies throughout the South-East, South-Central and Western US territory.  In the industry for over 20 years, Chris is passionate about corporate partnerships and supporting the development of workforce talent.


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