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Sardegna, ok dalla Commissione VIA per un tratto di dorsale gas, ma la partita è ancora aperta


Author: Leonardo Berlen QualEnergia.it

La Commissione per la valutazione di impatto ambientale ha dato l’approvazione per il troncone sud della dorsale del metano in Sardegna. Un’opera vecchia e superata, e quasi certamente ricadrà sulle spalle dei sardi.

La Commissione per la valutazione di impatto ambientale (VIA) ha dato pochi giorni fa l’approvazione per il progetto di dorsale del metano in Sardegna, almeno per ciò che concerne una troncone, quello sud.

In molti stanno cantando vittoria, a cominciare dalla giunta regionale, la Cgil sarda (Filctem – Federazione Italiana Lavoratori Chimica Tessile Energia Manifatture) e le altre sigle sindacali, oltre alla joint venture Snam e Società gasdotti Italia, Enura, che ha progettato questa opera che, più passano i mesi, facciamo fatica a considerare utile alla Sardegna.

Un’opera che avrebbe forse avuto senso alcuni decenni fa e che è ormai superata dai fatti e dalle nuove tecnologie (rinnovabili, storage, elettrificazione dei consumi).

Oltre ad impattare sul territorio questi tubi quasi sicuramente dovranno essere pagati dagli isolani, alla faccia dei risparmi sui costi dell’energia per i sardi che alcuni stimano intorno a 400 milioni di euro. Difficilmente i costi di questa infrastruttura verranno pagati da tutti gli italiani. Al momento infatti non c’è la minima trasparenza su quanto peserebbe tutto ciò sul costo del gas per i cittadini e le imprese sarde.

Secondo alcuni organi di stampa locali, entusiasti per il recente responso della VIA, entro febbraio dovrebbero partire i lavori, e forse i cantieri già a metà 2020. Addirittura già nel 2022 il metano dovrebbe, in teoria, entrare nelle abitazioni e nelle imprese sarde.

Il gasdotto passerà a 1,5 metri di profondità e sarà lungo 580 km. Due saranno i tratti: troncone sud, da Cagliari a Palmas Arborea, che passerà per il Sulcis, è quello che ha avuto il parere positivo; quello nord, da Palmas Arborea a Porto Torres e Olbia, sarà collegato anche a Sassari e Nuoro (qui l’iter dovrebbe partire a giorni).

Ma la partita non è affatto chiusa e le scelte se fare o meno quest’opera spetteranno al governo e al Ministero dello Sviluppo in particolare.

Speriamo che non ci ammorberanno anche loro con la solita storiella del gas come fonte di transizione. È una balla e dirla ora quando, a favore di telecamera, si appoggiano le istanze dei cortei che in questi giorni hanno chiesto dalla politica fatti contro la crisi climatica, sarebbe ancora più vergognoso. E intanto aspettiamo pure l’analisi comparata gas vs elettricità per la Sardegna affidata a RSE.

Come ha scritto Antonio Muscas su Il Manifesto sardo, l’assurdità di questa infrastruttura, vecchia nei tempi e nella logica, sta in alcuni dati energetici del residenziale e livello di industria.

In Sardegna già nel 2011 oltre il 47% delle abitazioni residenziali era dotata di pompa di calore con punte del 73% per le abitazioni di classe energetica B. L’utilizzo delle biomasse (legna e pellet) inoltre riguarda oggi oltre il 40% degli impianti. Sul fronte del riscaldamento poi i combustibili fossili nel periodo 2005-2014 sono crollati: -53% per il gasolio e -30% per Gpl. Ed è anche per questo, spiega che, “in un momento in cui soprattutto in Sardegna si vuole puntare sulle rinnovabili e l’Ue si appresta a concentrare i finanziamenti sul settore, la metanizzazione rappresenta un non senso, un arretramento ingiustificabile”.

Sul fronte dell’industria sarda, continua, “il rilancio delle attività non passa necessariamente per la metanizzazione e comunque non potrebbe essere una fabbrica oggi dismessa come l’Eurallumina, o (vien da sorridere) la presunta industria della ceramica a giustificare un’opera da oltre 2 miliardi di euro”.

Il punto chiave è che, anche dal punto di vista delle attività produttive, la Sardegna deve guardare avanti e ripensare il suo ruolo. Da qui si dovrebbe ripartire per programmare un mix energetico dell’isola, pulito e capace di orientarsi soprattutto sull’elettrificazione dei consumi, andando a soddisfare i veri bisogni della Regione.

Se protestare e lottare per il clima è spesso frustrante perché rischia di portare avanti istanze e richieste troppo globali e a volte generiche, e non si riesce a focalizzare mai un avversario chiaro, né a trovare alternative credibili, allora ecco che nella battaglia, sicuramente più circoscritta ma concreta, quella contro il metano in Sardegna, questi elementi ci sono tutti: il pericolo da scongiurare, gli avversari da affrontare e le soluzioni da proporre.

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Torna l’innovazione di Maker Faire Rome con un’edizione al 100% green

Author: stefania Rinnovabili

Maker Faire Rome

Maker Faire Rome 2019 azzera le sue emissioni grazie alle energie rinnovabili e agli strumenti di compensazione

(Rinnovabili.it) – Tre giorni, sette padiglioni, oltre 100mila metri quadrati d’esposizione, centinaia di startup e progetti provenienti da 40 nazioni nel mondo. Sono questi alcuni dei numeri con cui è possibile misurare Maker Faire Rome – The European Edition, il celebre evento europeo dedicato all’innovazione tecnologica. La kermesse, organizzata dalla Camera di Commercio di Roma, attraverso la sua Azienda speciale Innova Camera, tornerà negli spazi della Fiera di Roma dal 18 al 20 ottobre 2019 per un’edizione rinnovata nei contenuti ma non nello mission: dar vita ad un grande momento di networking dove “l’innovazione dall’alto si incontri con l’innovazione dal basso”. La Camera di Commercio di Roma ha presentato stamane nella capitale i temi di questo settimo anno, anticipando un’importante novità: l’evento sarà sia plastica-free che carbon neutral. La tre giorni utilizzerà, infatti,  unicamente energia certificata prodotta da fonti rinnovabili, compensando le sue emissioni attraverso la piantumazione del bosco Maker Faire.

Un’attenzione, quella nei confronti della sostenibilità e della tutela ambientale, che entra con decisione anche nelle tematiche 2019 dell’evento. Per il secondo anno consecutivo infatti, economia circolare, bioeconomia, edilizia verde e, più in generale, il greentech avranno a disposizione un intero padiglione della Fiera. Decine di aziende innovative e di esperti del settore dimostrano concretamente come coniugare impresa, manifattura e sostenibilità esponendo i loro prodotti, i loro progetti e le loro tecnologie.

Ma torneranno, ovviamente, anche gli spazi “storici” dedicati a robotica e intelligenza artificiale, IoT – Internet delle cose, manifattura digitale, foodtech, agritech, mobilità smart, realtà virtuale e aumentata e Spazio.

Quest’anno un ruolo importante sarà dato anche all’arte contemporanea grazie a MakerArt e alle sue installazioni interattive lungo il percorso della manifestazione, per coinvolgere il pubblico in maniera diretta e rappresentare i tanti e diversi modi per interpretare l’innovazione tecnologica. Inoltre, per la prima volta in Italia gli artisti avranno la possibilità di collaborare con le aziende del settore tecnologico creando un vero connubio tra arte, scienza e hi-tech.

Sullo stesso filone di “condivisone” si inserisce anche il nuovo progetto Ask Me Anything: durante i tre giorni di Maker Faire Rome il pubblico potrà accedere a un servizio di consulenza, strutturato in “sportelli” tematici, a cui i visitatori potranno porre quesiti tecnici.

Altre due grandi novità di quest’anno sono Sportech, il padiglione dedicato alle innovazioni dell’attività sportiva in campo agonistico e amatoriale, e EdTech, sezione interamente focalizzata sulle tecnologie per l’educazione e la formazione.

A rendere speciale l’edizione 2019 sarà anche la collaborazione con l’Istituto di Robotica e Macchine Intelligenti (I-RIM), nato lo scorso luglio per raccogliere tutte le eccellenze italiane nella ricerca e nella industria del settore.

l’Istituto si prepara a esordire ufficialmente a MFR, organizzando un grande evento di lancio “multidimensionale” aperto a esperti del settore ma anche studenti e giovani entusiasti. L’appunto affiancherà ai tradizionali dibattiti con i leader dell’industria, della ricerca e delle istituzioni, veri e propri matchmaking pensati per favorire la circolazione delle idee e delle persone. Una nuova applicazione – scherzosamente chiamata RoboTinder – permetterà  di incrociare i bisogni e le offerte di tecnologia sull’intero territorio nazionale: le startup e i centri di ricerca più creativi potranno offrire le loro soluzioni incontrando le aziende più grandi, che invece cercano innovazione per migliorare la propria posizione competitiva.

Con una last minute call che si apre oggi, primo ottobre,  le aziende, i laureandi e neolaureati interessati a questi strumenti potranno avere accesso a titolo gratuito ad I-RIM 3D e alle sue iniziative di matchmaking, semplicemente registrandosi e compilando il loro profilo di interessi sul sito di I-RIM (https://i-rim.it/it/come-partecipare-allevento/).

Il curatore della MFR 2019 è Massimo Banzi, co-founder di Arduino, indicato dal settimanale “The Economist” come uno dei fautori della “nuova rivoluzione industriale” messa in atto dal movimento Maker. Ad affiancarlo c’è Alessandro Ranellucci, coordinatore esecutivo di tutti i contenuti di MFR.  Insieme a loro, un qualificato team di responsabili di area: Fabrizio Bernardini (area spazio), Paolo De Gasperis e Leonardo De Cosmo (EdTech), Carlo Hausmann (area food e agritech), Mauro Spagnolo (economia circolare), Valentino Catricalà (arte), Paolo Mirabelli (area droni).

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È ora il tempo del Green New Deal


Author: Leonardo Berlen QualEnergia.it

Lavoro, innovazione, città, lotta alle disuguaglianze: le sfide per accelerare la transizione climatica. Le proposte per la Legge di bilancio 2020.

Un convegno organizzato lunedì 14 ottobre (ore 14,30-18,30) da Legambiente presso la Camera dei Deputati, Palazzo San Macuto (Sala del Refettorio), Via del Seminario 76.

Per disposizioni della Camera è necessario iscriversi entro il 9 ottobre. Gli uomini devono indossare la giacca.

Per gli accrediti stampa è necessario inviare una mail a: energia@legambiente.it, riportando i dati anagrafici completi (nome, cognome, luogo e data di nascita), il numero del tesserino di iscrizione all’Odg (o gli estremi del documento d’identità per chi ne sia sprovvisto), la testata di riferimento e l’attrezzatura che si intende portare.

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Trasporto marittimo, più inquina e più guadagna

Author: redattore Rinnovabili

Trasporto marittimo, più inquina e più guadagna

Foto di wasi1370 da Pixabay

Le aziende che si occupano di trasporto marittimo beneficiano di un “sussidio di fatto” derivante dall’attuale regime fiscale UE

(Rinnovabili.it) – Secondo uno studio di Transport&Environment, le spedizioni via mare stanno beneficando di un “sussidio di fatto” per i combustibili fossili pari a 24 miliardi di euro l’anno. Peccato che il trasporto marittimo rappresenti una delle forme di spedizione più inquinanti del pianeta a causa dell’impiego di olio combustibile pesante, noto per emettere grandi quantità di zolfo e di gas serra.

Questo “sussidio di fatto” dipenderebbe da un meccanismo perverso messo in luce da T&E. Infatti, non solo il trasporto marittimo può contare sulla totale assenza di una regolamentazione europea, ma è anche cresciuto nel corso degli anni grazie ai risparmi sui costi che offre alle aziende che si occupano di trasporto di merci pensanti. Rispetto ai trasporti ferroviari e arei, infatti, il carburante marino risulta più economico. Ma non solo: essendo esente dalle tasse UE sull’energia ai sensi della Energy Taxation Directive (articolo 14 della direttiva UE), i risparmi per le aziende derivano anche dall’attuale regime fiscale che vieta esplicitamente la tassazione sui carburanti impiegati nel trasporto marittimo.

Sulla base delle consegne di combustibile per uso marittimo e delle aliquote fiscali nazionali sul gasolio nei 28 Stati membri, T&E ha indicato 24 miliardi di euro di tassa totale sull’energia non pagata a causa dell’esenzione. Il principale beneficiario sono i Paesi Bassi, con poco più di 6 miliardi di euro di tasse perse a fronte di circa 12 milioni di tonnellate di vendite di carburanti marittimi, seguito dal Belgio con 4,5 miliardi di euro.

>>Leggi anche Il settore dei trasporti marittimi punta alle zero emissioni entro il 2030<<

Lo studio di T&E esamina anche il probabile impatto che avrebbe l’inclusione delle spedizioni marittime nel sistema per lo scambio delle quote di emissioni dell’UE rispetto al costo di alcuni beni di consumo tipicamente trasportati via mare, come il grano. Secondo i calcoli, anche con una tassa di 50 € / t per la CO2 trasferita al consumatore, l’impatto sui prezzi finali sarebbe inferiore a 0,01 € per articolo.

Il settore marittimo dell’UE è responsabile di circa 140 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 all’anno, maggiori delle emissioni nazionali totali degli Stati membri dell’UE. Nonostante gli impegni presi con l’accordo di Parigi, il trasporto via mare rappresenta l’unico settore non ancora soggetto a misure obbligatorie di riduzione della CO2 in Europa. Per tale ragione, lo studio di T&E mette in luce la concreta possibilità che il trasporto marittimo diventi un grosso problema per il mandato 2019-2024 della Commissione europea, anche a causa dell’inefficienza dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO). Non a caso, in questi giorni T&E sta facendo pressioni affinché le prestazioni ambientali del trasporto marittimo entrino in modo sostanziale nell’agenda UE.

Il modo ovvio sarebbe rimuovere l’esenzione dall’articolo 14 dall’ETD, ma ciò richiederebbe l’unanimità tra tutti gli Stati membri. Inoltre, anche se il divieto fosse revocato, spetterebbe comunque ai singoli Stati membri tassare o meno il carburante per uso marittimo. Per tale ragione, T&E raccomanda di includere le spedizioni via mare nel sistema per lo scambio delle quote di emissioni dell’UE, modifica che richiederebbe solo un voto a maggioranza

>>Leggi anche Le emissioni del mercato del carbonio in UE sono aumentate<<

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Aggiornamento DEF, le misure a sostegno della svolta ecologica

Author: stefania Rinnovabili

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Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, in conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri. (Credit: Governo – CC BY-NC-SA 3.0 IT)

Nell’Aggiornamento DEF circoscritti gli incrementi degli investimenti pubblici per innovazione ed economia verde 

(Rinnovabili.it) – “Il Green New Deal è uno degli assi della manovra e siamo contenti di aumentare le risorse per gli investimenti”. Con queste parole il ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri ha dato il benvenuto alla nuova svolta ecologica all’interno quadro economico italiano. Il ‘patto verde’ è infatti uno degli assi portanti della Nota di Aggiornamento DEF (NADEF 2019), il documento che definisce il perimetro di finanza pubblica nel quale si iscriveranno le misure della prossima legge di bilancio.

La Nota, presentata e approvata ieri in Consiglio dei Ministri, contiene l’aggiornamento degli obiettivi programmatici, definendo lo spazio per una serie di interventi volti ad assicurare la crescita economica attraverso l’incremento degli investimenti pubblici. In questo contesto innovazione ed economia verde hanno un posto riservato, come ha spiegato durante la conferenza stampa il premier Giuseppe Conte.Abbiamo progettato con questa manovra e tutti i provvedimenti normativi allegati […] la modernizzazione del paese, la digitalizzazione delle sue infrastrutture, la svolta verde, il cosiddetto Green New Deal, ri-orientando tutto il sistema produttivo verso la transizione energetica e l’economia circolare”, ha dichiarato ai giornalisti il Presidente del Consiglio. “Vogliamo proteggere da subito il nostro ambiente, non l’anno prossimo, non fra due anni”.

>>Leggi anche Dl Clima Ambiente: ecco le misure per contrastare il climate change<<

Ecco perché uno dei 23 disegni di legge collegati alla manovra riguarda direttamente la transizione verde del Paese. “Il Green New Deal – ha aggiunto Gualtieri – è uno degli assi della manovra e siamo contenti di aumentare le risorse per gli investimenti, sia direttamente con un miliardo in più per il prossimo anno”, che con l’impegno a sbloccare e ri-orientare le risorse al sostegno di una transizione del sistema produttivo e sociale verso una maggiore sostenibilità. Per questo istituiremo un fondo specifico di 50 miliardi, scorporando nel quadro pluriennale l’aumento degli investimenti dal calcolo del deficit strutturale”.

Per il ministro è essenziale, infatti, che la parte degli investimenti collegati alla svolta ecologica abbia un trattamento preferenziale nel quadro complessivo delle regole, posizione sostenuta non solo per l’ambito nazionale ma che nel contesto di un green deal europeo. Le nuove risorse verdi, che si affiancheranno e daranno continuità ai fondi costituiti con le ultime tre manovre, saranno assegnate “per attivare progetti di rigenerazione urbana, di riconversione energetica e di incentivo all’utilizzo di fonti rinnovabili”.

Gualtieri ha anche anticipato l’intenzione del Governo di emettere dei green bond italiani, anche se non è chiaro se la misura farà parte o meno della della Manovra. “Nelle emissioni di debito pubblico – ha concluso il ministro – ci saranno anche dei titoli dedicati a finanziare e sostenere investimenti nel campo della sostenibilità ambientale”.