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Heart Radiators, il termoarredo eco-sostenibile made in Friuli


Author: Leonardo Berlen QualEnergia.it

Il termoarredo, che nasce dal recupero della lavorazione del marmo, rilascia calore anche dopo alcune ore dallo spegnimento. 100% Made in Friuli.

Alla base del termoarredo Heart Radiators, nelle sue diverse declinazioni estetiche, c’è una speciale mescola ecologica brevettata dall’azienda PGL-Factory, composta da varie granulometrie di polveri, provenienti dagli scarti di lavorazione di marmo italiano, agglomerate con una speciale resina acrilica (atossica e idrosolubile).

Il risultato è un composto estremamente duttile, ottenuto a freddo, che “prende forma” con la colatura in uno stampo siliconico, solidificandosi a temperatura ambiente, senza bisogno di ulteriori fonti energetiche.

Creazione del composto e stampo in silicone, colatura a freddo ed essiccazione del pannello, così come assemblaggio e confezionamento tutto viene prodotto all’interno del sito produttivo. Un processo a “km 0” reso possibile anche dalle aziende fornitrici degli elementi radianti inseriti direttamente nel corpo in pietra durante la fase di colatura, anche questi ultimi progettati, prodotti e assemblati da aziende locali.

All’accensione il termoarredo Heart Radiators innalza la temperatura nella stanza in maniera uniforme, mantenendola pressoché costante per un lungo periodo, grazie anche al termostato digitale di cui ogni radiatore è dotato.

Dopo lo spegnimento, l’aria nella stanza non si raffredda di colpo, ma gode della continua emissione del calore accumulato dal corpo lapideo, gradualmente rilasciato all’aria circostante.

Il gradiente termico all’interno dell’ambiente quindi si attesta su valori molto bassi (1-2°C) e anche la qualità dell’aria migliora rispetto ai termoarredi tradizionali grazie all’assenza di moti convettivi che solitamente sollevano polvere e pollini o altri allergeni, naturalmente presenti in casa.

Il calore dolce generato da Heart Radiators, inoltre, non altera il tasso di umidità nella stanza, rendendo l’aria sempre sana e piacevole da respirare.

Ogni termoarredo è disponibile in ciascuna delle tre modalità, ibrida, idronica oppure elettrica previste, in base all’impianto presente nell’immobile:

Ibrida: il termoarredo funziona in tutta la sua potenzialità. Ideale per impianti alimentati ad energie rinnovabili come i pannelli solari e fotovoltaici. Eventualmente fornito con un termostato di regolazione, conforme al nuovo regolamento EU 2019/1188.

Idronica: l’allacciamento avviene al solo circuito idraulico: della tecnologia HST® viene sfruttata solo la parte della serpentina in rame. Indicato per le abitazioni o condomini con gestione dell’energia centralizzata o per abitazioni in cui la fornitura elettrica risulta dispendiosa. Si può in ogni caso ripristinare il funzionamento ibrido, semplicemente connettendolo alla rete elettrica, a seguito di ammodernamenti e migliorie del sistema energetico dell’abitazione.

Elettrica: versione dotata esclusivamente della resistenza a foglio flessibile che richiede il solo allacciamento all’impianto elettrico. Venduto di serie con il termostato di controllo è la scelta consigliata per vani sprovvisti di impianto dell’acqua calda o dove si abbia la necessità di calore immediato. In ogni caso il graduale rilascio del calore accumulato è garantito dal corpo in pietra.

Per informazione: http://heart-radiators.com/

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Energia

Produrre idrogeno dai rifiuti, un lavoro di squadra per alghe e batteri

Author: stefania Rinnovabili

produrre idrogeno bio

Credit: Gerd Altmann da Pixabay

Dalla ricerca spagnola un modo per produrre idrogeno “bio” dai rifiuti industriali

(Rinnovabili.it) – Produrre idrogeno in maniera sostenibile e con un’alta efficienza è uno dei chiodi fissi della ricerca energetica verde. Un passo avanti in tale senso potrebbe essere arrivato in questi giorni dal Dipartimento di biochimica e biologia molecolare dell’Università di Cordova. Qui gli scienziati Neda Fakhimi, Alexandra Dubini e David González Ballester hanno trovato un modo efficace per aumentare la produzione biologica di questo vettore.

L’idea alla base del lavoro – i risultati sono stati pubblicati su Bioresource Technology  (testo in inglese) – era quella di riuscire a far collaborare due differenti tipo di microrganismi sulla sintesi del bioidrogeno, la scelta è ricaduta sulla Chlamydomonas reinhardtii, un’alga eucaristie unicellulare e sul batterio Escherichia coli.

>>leggi anche Sfruttare la luce solare per estrarre idrogeno dalle acque reflue<<

Quando l’alga lavora da sola, produce idrogeno attraverso la fotosintesi mentre i batteri lo ottengono attraverso la fermentazione dello zucchero. Gli scienziati hanno scoperto che la chiave della sinergia tra questi due microorganismi è rappresentata dall’acido acetico. Questo acido, oltre a fornire il tipico odore e il sapore dell’aceto, è uno dei sottoprodotti del metabolismo batterico; quando si accumula nella cellula, provoca l’arresto del meccanismo di fermentazione e, quindi, anche la produzione di idrogeno. Ed è esattamente in questa fase che entra in gioco la Chlamydomonas reinhardtii: la microalga, infatti, sfrutta proprio l’acido acetico per produrre idrogeno in maniera più efficiente. In altre parole, beneficia di ciò che non serve ai batteri, creando un sistema sinergico.

La ricerca ha dimostrato che produrre idrogeno con questa combinazione biologica comporta un miglioramento del 60% nella resa rispetto alla somma dei singoli processi. Nonostante la risorsa di base, usata nell’esperimento, sia lo zucchero, il team è convinto che il processo possa essere adattato in futuro per lavorare direttamente con i rifiuti. “Questa conoscenza – scrivono gli scienziati – può aprire nuove possibilità per la produzione di bioidrogeno da rifiuti industriali”. L’idea suggerita dai ricercatori è quella di usare scarti e acqua sporca per produrre idrogeno e ottenere al contempo un’efficace azione di decontaminazione.

>>leggi anche Gas rinnovabile: con idrogeno e biometano 217 mld di risparmi l’anno<<

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Energia

Convenienza accumuli residenziali abbinati a impianti fotovoltaici incentivati con il V CE


Author: Leonardo Berlen QualEnergia.it

Quale il tempo di ritorno per l’investimento di un accumulo domestico nell’ipotesi di un contributo a fondo perduto più detrazioni fiscali a servizio di un impianto FV incentivato con il V CE. Un calcolo a cura di RSE.

Presentiamo un aggiornamento dell’articolo “Accumulo su impianto fotovoltaico esistente: un’analisi economica” del 20 maggio 2016, curato di Dario Bertani di RSE.

Nell’arco degli ultimi anni si è assistito ad una marcata riduzione dei costi dei sistemi di accumulo, e la seguente analisi si pone quindi l’obiettivo di valutare l’impatto di questo trend sulla convenienza economica dell’investimento.

In particolare si è valutata la potenziale convenienza economica dell’installazione di un sistema di accumulo per utenti domestici in accoppiamento ad impianti fotovoltaici incentivati con il Quinto Conto Energia (circa 60-70mila impianti).

Nei calcoli si è tenuto conto del contributo a fondo perduto (ad esempio quello della Regione Lombardia, che si è chiuso pochi giorni fa, ma che potrebbe essere riproposto da altre regioni, ndr), assumendo che copra il 50% dell’investimento (ipotesi verificata per ciascun sistema di accumulo commerciale analizzato) e delle detrazioni fiscali del 50% in 10 anni applicabili sulla porzione di investimento non coperta dal contributo della Regione (ricordiamo che l’Agenzia delle Entrate è intervenuta affermando che l’installazione successiva del sistema di accumulo non dà diritto alla detrazione nel caso in cui l’impianto FV abbiamo ricevuto tariffe incentivanti. Tuttavia, su segnalazione del MiSE, è probabile che tale interpretazione venga rivista a breve, ndr).

Per effettuare le stime sono state effettuate simulazioni energetiche di un impianto fotovoltaico (con taglia di 3, 4, 5 e 6 kWp, considerando 1.150 ore equivalenti annue) accoppiato ad un accumulo elettrochimico al litio, per utenti più o meno energivori: in particolare, sono stati utilizzati profili di carico reali, relativi ad utenti con un consumo annuo da 2000 a 6000 kWh/anno.

Dalle simulazioni sono state ricavate le percentuali di autoconsumo conseguibili con l’introduzione dell’accumulo, e, sulla loro base, sono stati calcolati i tempi di rientro dell’investimento in anni (Pay Back Time, PBT).

Per farlo si sono calcolati i flussi di cassa annuali prima e dopo l’introduzione dell’accumulo derivanti dalla differenza tra ricavi (introiti Quinto Conto Energia + detrazioni) e costi (prelievo dalla rete con tariffa TD non progressiva); i flussi di cassa sono stati quindi attualizzati con un tasso del 2,5%.

Nella valutazione del costo dell’investimento sono stati inclusi i costi dell’accumulo, i costi del convertitore bidirezionale e i costi di installazione, questi ultimi incentivati al 50% dal bando della Regione, fino a un massimo di 300 euro.

Per quanto riguarda il prezzo a kWh dell’accumulo e del convertitore si sono confrontati i prodotti commercialmente disponibili e si è ottenuto un valore complessivo di 580 €/kWh.

A ciascun livello di consumo è stato associato un accumulo con taglia ottimale (tipicamente tra 4 e 6 kWh), che minimizzi il PBT. I risultati sono mostrati nella seguente tabella.

Come si vede, all’aumentare del consumo annuale, aumenta la convenienza nell’acquisto dell’accumulo, e i tempi di ritorno dell’investimento si riducono.

Tuttavia, è fondamentale che l’utente sia equipaggiato con un impianto fotovoltaico di taglia adeguata: per utenti dal basso consumo annuale, per esempio, il risparmio derivante dal maggior autoconsumo non ha un impatto sufficientemente elevato sulla già bassa bolletta annuale, e non copre il costo dell’investimento (prima colonna di tabella).

D’altro canto, per utenti molto energivori equipaggiati con impianti fotovoltaici di piccola taglia, l’autoconsumo è già sufficientemente elevato anche in assenza di sistemi di accumulo, e l’investimento non risulta quindi molto redditizio (tempi di rientro oltre i 10 e 20 anni, si veda la porzione in alto a destra della tabella).

Tuttavia, per buona parte degli utenti mediamente e ampiamente energivori, equipaggiati con impianti fotovoltaici adeguati, i tempi di rientro dell’investimento risultano più che soddisfacenti, con picchi al di sotto dei 6 anni e una media intorno ai 7 anni, da confrontare con una vita utile del sistema di accumulo stimata intorno ai 20 anni (e garanzie sui prodotti commerciali che si estendono tipicamente fino a 10 anni).

Questi risultati possono ulteriormente migliorare in funzione del profilo di consumo medio giornaliero del singolo utente: la redditività dell’investimento, infatti, dipende ampiamente dall’incremento della percentuale di autoconsumo derivante dall’introduzione dell’accumulo ed è lecito quindi aspettarsi tempi di rientro ancora minori per utenti con profili di consumo particolarmente concentrati nelle ore serali.

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Enel annuncia taglio delle emissioni a effetto serra: -70% al 2030

Author: stefania Rinnovabili

emissioni effetto serra

© Copyright Albert Bridge – (CC BY-SA 2.0)

Nel percorso verso le zero emissioni, un più 25% di rinnovabili 2021

(Rinnovabili.it) – Entro il 2030, Enel taglierà del 70 per cento le sue emissioni a effetto serra dirette per kWh prodotto, rispetto ai livelli del 2017. Questo quanto annunciato oggi  dall’Amministratore delegato e Direttore Generale della società, Francesco Starace, ricordando la strategia aziendale sul fronte della decarbonizzazione. L’impegno sarà il naturale proseguo dell’obiettivo precedentemente fissato per il 2020, ossia ridurre le emissioni di gas serra per kWh del 25 per cento (rispetto al 2007).

Entrambi i target sono stati certificati dalla Science Based Targets initiative (SBTi), progetto nato dalla collaborazione tra CDP, il Global Compact delle Nazioni Unite (UNGC), il World Resources Institute e il WWF per sostenere, come dice il nome stesso, obiettivi climatici aziendali basati sulla scienza. A livello pratico, gli impegni adottati dal settore privato sono considerati tali quando in linea con ciò che gli ultimi studi climatici ritengono necessario per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi: limitare il riscaldamento globale a valori ben al di sotto 2 ° C sopra i livelli preindustriali e proseguire gli sforzi per limitare il riscaldamento a 1,5°C.

>>Leggi anche IPCC: servono sforzi incredibili per limitare riscaldamento a 1,5 °C<<

Gli sforzi sul medio termine rientrano nella più ampia roadmap del Gruppo verso le emissioni zero per la metà del secolo, come spiega lo stesso Starace “Con la riduzione delle nostre emissioni dirette del 70 per cento tramite l’implementazione di questo nuovo target certificato ci poniamo sulla giusta strada verso il conseguimento dell’obiettivo di completa decarbonizzazione già venti anni prima rispetto alla scadenza del 2050”, ha sottolineato l’a.d. “Il cambiamento climatico, che è uno dei temi più critici della nostra epoca, rappresenta una grande sfida ma anche un’incredibile opportunità, dato che le rinnovabili contribuiscono in modo significativo alla crescita di Gruppo e la sostenibilità è uno dei motori principali della creazione di valore”.

Ecco perché tra gli obiettivi a breve termine via un’ulteriore spinta delle green energy. Nel dettaglio Enel intende accrescere la propria capacità verde di oltre il 25 per cento per il 2021, tagliando nel contempo quella termoelettrica del 15 per cento. Il gruppo, attraverso Enel Green Power, oggi il più grande player mondiale privato nelle rinnovabili, vanta attualmente oltre 43 GW di capacità rinnovabile gestita; il 25 per cento in più si tradurrà quindi in altri 11,6 GW rinnovabili installati entro due anni, portando la quota di energia generata senza emissioni al 62 per cento del totale.

>>leggi anche Illuminazione smart in città: Enel lancia la sfida a innovatori ed esperti<<

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Efficientamento energetico edificio pubblico, bando a Codrongianos (SS)


Author: Giorgia Piantanida QualEnergia.it

Il Comune di Codrongianos (SS) apre un avviso pubblico di manifestazione di interesse per l’espletamento di procedura negoziata, senza previa pubblicazione di un bando di gara, per l’affidamento dei lavori di efficientamento energetico della casa comunale. Importo: 362.522 euro Scadenza: 30 settembre 2019 Il bando