Categorie
Energia

Riscaldamento globale, rivisti i modelli: è più veloce del previsto

Author: stefania Rinnovabili

riscaldamento globale

Credit: Pxhere – CC0 Public Domain

Rilasciati i primi 2 dei 30 nuovi modelli climatici CMIP6 per la valutazione del riscaldamento globale

(Rinnovabili.it) – I gas serra immessi nell’atmosfera stanno scaldando la superficie terrestre più rapidamente di quanto precedentemente stimato. Così gli scienziati del clima tornano ad alzare l’asticella dell’allarme sul riscaldamento globale. I nuovi dati arrivano da alcuni modelli climatici – noti collettivamente come CMIP6 – più precisi ed accurati, e destinati a sostituire quelli utilizzati nelle attuali proiezioni delle Nazioni Unite. Nel dettaglio, i progressi includono un maggiore lavoro computazionale grazie ai supercomputer e rappresentazioni più nitide dei sistemi meteorologici. “Ora abbiamo modelli migliori”, hanno spiegato gli esperti. “Hanno una migliore risoluzione e rappresentano le attuali tendenze climatiche in modo più accurato”.

L’agenzia di stampa APF ha contatto gli scienziati che vi stanno lavorando per capire cosa questo significhi per il futuro del Pianeta. E i risultati sono poco incoraggianti: i primi due dei 30 modelli CMIP6 che saranno utilizzati, prevedono che entro il 2100 le temperature medie possano salire di 7,0 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali se le emissioni di carbonio dovessero continuare senza sosta. Il valore è di due gradi superiore a quello ipotizzato, per la stessa data, nel quinto rapporto dell’Intergovernmental Panel for Climate Change (IPCC) (leggi anche IPCC: servono sforzi incredibili per limitare riscaldamento a 1,5 °C).

Non solo.I nuovi calcoli suggeriscono anche che gli obiettivi dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a “ben al di sotto” di due gradi e, se possibile, a 1,5 ° C, saranno una sfida.

“Con i nostri due modelli, vediamo che lo scenario noto come SSP1 2.6, che normalmente ci consente di rimanere sotto i 2 C, non ci porta proprio lì”, ha commentato Olivier Boucher, capo del Centro di climatizzazione dell’Istituto Pierre Simon Laplace di Parigi. Una scoperta fondamentale dei due modelli rilasciati è che l’aumento dei livelli di CO 2 nell’atmosfera riscalderà la superficie terrestre in maniera maggiore e più facilmente di quanto suggerito in precedenza.

Se confermato, questa più elevata “sensibilità climatica all’equilibrio” (Equilibrium Climate Sensitivity o ECS), come viene chiamata in gergo, significherà una maggiore probabilità di raggiungere livelli più alti di riscaldamento globale, anche con maggiori tagli delle emissioni. E a sua volta temperature più alte determinerebbero meno tempo per l’umanità di adattarsi e maggiori possibilità di superare i cosiddetti “punti di non ritorno” del clima.

>>Leggi anche Scioglimento del ghiaccio subacqueo antartico: è più grande del previsto<<

Categorie
Energia

Business Transformation in the New Digital Industrial Economy

Author: Sophie Borgne Schneider Electric Blog

During Industry 4.0, or the Fourth Industrial Revolution as we often call it, companies who rethink the way they do business and how they make money are ones who will succeed. At Schneider Electric we’re no strangers to this. As our CEO Jean Pascal Tricoire points out Schneider Electric has transformed its business many times over since starting out in iron and steel 180 years ago.

But what does business transformation mean in practical terms, apart from increasing efficiency and profitability? What are the completely new business opportunities now possible in this new digital industrial economy?

And how much of this can you do NOW?

We’ve identified 3 main types of business transformation that might interest you, both now, and in the future.

Servitization: Remote Monitoring and Pay-Per-Use Models

Servitization is a trend that’s commonplace in our daily lives and gaining more traction in Industry. Thanks to the Industrial Internet of things (IIoT), plants can enter into remote monitoring and maintenance contracts, helping them access the expertise necessary to improve operational efficiency and reduce downtime.

This also has implications for other future challenges such as the changing workforce. With 50% of all manufacturing workers to retire by 2029, training a new generation of workforce will be a big cost. By combining these types of support contracts with other technologies such as Augmented and Virtual Reality (AR and VR), training time and efficacy plus subsequent operational errors are also reduced (which in turn reduces downtime).

Right now, we already support our customers in this way by embedding capabilities like remote monitoring, AR, and VR in our IIoT solutions.

Pay-per-use models for plant assets

In the future, we see ‘pay-per-use’ models for process equipment coming into play. Under this business model plants could rent an asset with a service and maintenance contract, paying for usage rather than owning it outright. Considering 75% of the capital invested in a new plant typically goes into production assets, it’s easy to see the appeal. Not to mention the cost of ongoing maintenance and operational costs. It also allows you to better tie costs to production volumes.

Market Exposure: Finding the Right Expertise for your Digital Transformation

Another way to enable business transformation is by creating a digital marketplace of ‘prosumers’ to trade know-how and services. Market Exposure is important because it creates a place where businesses can find the expertise they need for their digitalization projects. Digital projects can fail if they don’t have the right expertise from the beginning. This includes other aspects of digitization such as organizational issues (e.g. change management).

A company likely doesn’t have all the specialists necessary under the one roof, so it will need to bring more people in, start collaborations, or even partner with other companies – as we do here at Schneider electric. This is also why we created the Schneider Electric Exchange…

An interesting thing about market exposure is it will change the nature of the relationships between companies, creating the ‘prosumer’. For example, a company that once was a consumer of products can now become a producer of data insights, and vice versa. SE Exchange and platforms like it are opening up an exciting new business landscape for companies to explore.

Monetization: Turning Process Data into a Hot Commodity

If ‘data is the new gold’, how do you turn these potential nuggets into new business opportunity? With the operating data we have, we can now find out more about the manufacturing process, like the specific temperature that allows you to make a product most efficiently. Certain manufacturers could take the data they already have in their system, package it as business insights and sell it to others.

Social media is the obvious example of data monetization that we see in practice every day. Industry is not at this point yet, but many companies are investigating how they can profit from their own data. And with the advent of 5G combined with human creativity, it could be here sooner than we think. Just look at how far social media has come since its inception.

So as you make plans to digitize now, remember that in the future you could be sitting on a gold mine, while those who haven’t invested to digitize won’t be. A big part of it is playing the game as much as winning it, and as they say, ‘you have to be in it to win it’.

As you can see, digitization isn’t just about making your business more efficient and sustainable. Like the previous industrial eras, these technological advances have the potential to completely transform business as we know it. And the most exciting part is that some of it is already available now.

Learn more about the Schneider Electric Exchange

Categorie
Energia

Il fotovoltaico entra in casa, al servizio dell’Internet of Things


Author: gmeneghello QualEnergia.it

Nuove celle capaci di produrre elettricità dalla luce artificiale potrebbero essere molto utili per l’internet delle cose.

Man mano che cresce l’IoT, cioè l’internet delle cose, avremo milioni di oggetti connessi alla rete, sia all’esterno che all’interno. Tra questi, la moltitudine di sensori per rilevare i paramenti più disparati: dalla temperatura, alla luminosità, alla qualità dell’aria etc.

Alimentarli tutti con energia dalla rete o con batterie da ricaricare sarebbe molto scomodo: è qui che il fotovoltaico si mostra ancora una volta una tecnologia chiave… specie se si può utilizzare anche senza sole, dentro casa.

Scienziati svedesi e cinesi hanno infatti sviluppato delle celle solari organiche ottimizzate per convertire la luce ambientale interna in elettricità. L’energia prodotta è molto scarsa, se paragonata al FV outdoor, ma sufficiente per alimentare molti dei dispositivi che l’IoT porterà nelle case, nelle fabbriche e negli uffici.

Le celle FV organiche, spiega infatti una nota della Linköping University, non solo sono flessibili ed economiche da fabbricare ma hanno un ulteriore vantaggio: lo strato che assorbe la luce è costituito da una miscela di materiali che offre notevoli possibilità di creare celle ad hoc per spettri luminosi con lunghezze d’onda diverse.

I ricercatori di Pechino, in Cina, guidati da Jianhui Hou, e Linköping, in Svezia, guidati da Feng Gao, hanno appunto sviluppato insieme una nuova combinazione di materiali che assorbe esattamente le lunghezze d’onda della luce artificiale (nella foto – titolo, credit Thor Balkhed – Linköping University).

Gli scienziati descrivono due varianti della nuova cella solare organica in un articolo su Nature Energy (link in basso), in cui una ha un’area di 1 cm2 e l’altra di 4 cm2.

La cella solare più piccola è stata esposta alla luce ambientale a un’intensità di 1000 lux e i ricercatori hanno osservato che fino al 26,1% dell’energia della luce veniva convertita in elettricità, con un’erogazione di tensione superiore a 1 V per oltre 1000 ore in luce ambientale che variava tra 200 e 1000 lux. La cella solare più grande ha comunque mantenuto un’efficienza di conversione del 23%.

Categorie
Energia

Sulle strade europee le auto diesel inquinanti continuano ad aumentare

Author: stefania Rinnovabili

auto diesel inquinanti

Credit: Marco Verch – (CC BY 2.0)

Il nuovo rapporto di T&E mostra che vi sono ancora 51 milioni di auto diesel Euro 5 ed Euro 6 con valori di NOx superiori ai limiti

(Rinnovabili.it) – Chi ha detto che il diesel è morto? Nonostante gli scossoni degli ultimi anni e le promesse di ecologia delle case automobilistiche, la tecnologia non cede di un millimetro il suo spazio sulle strade europee. Al contrario, negli ultimi anni i furgoni e le auto diesel inquinanti sono aumentati, in barba al recente dieselgate e ai vari scandali emissioni. A rivelarlo è l’ultimo report di Transport&Environment (testo in inglese) che mostra un incremento del 18 per cento negli ultimi 12 mesi e addirittura del 74 per cento dal 2016, per un totale di 51 milioni di veicoli circolanti.

Lo studio prende in esame una materia ben precisa di veicoli: i mezzi diesel Euro 5 e 6 con emissioni di ossidi di azoto (NOx) risultati almeno due volte superiori al limite (per i test NEDC) o almeno tre volte sopra il limite (per i dati del mondo reale).

Nel 2015 la scoperta del software fraudolento installato dalla Volkswagen per barare sulle emissioni ha scoperchiato un vaso di Pandora: in breve tempo si è venuto a sapere che la manipolazione dei test emissivi, in maniera legale e non, fosse una pratica diffusa nel comparto automobilistico. In altre parole, sulla carta i mezzi riportavano dei valori – soprattutto in riferimento ai NOx – completamenti alterati rispetto alla realtà. Nella pratica tuttavia, ben poco è stato fatto per rimuove o ripulire tali veicoli.

>>Leggi anche Post dieselgate, Corte dei Conti UE: “Permangono problemi”<<

I calcoli, che si basano sulle vendite dal 2008 a oggi e sui nuovi dati emissivi, mostrano come le case automobilistiche stiano continuando a vendere indisturbati tali veicoli. Quasi un quinto di queste auto e furgoni inquinanti si trova in Germania (9,9 milioni), seguita dalla Francia (9,8 milioni) e dal Regno Unito (8,5 milioni). Insieme a Italia, Spagna e Belgio, questi sei paesi rappresentano l’81 per cento della flotta diesel sporca dell’UE.

auto diesel inquinati

Credit: T&E

“È scandaloso vedere il numero di diesel sporchi sulle strade d’Europa aumentare e superare i 50 milioni”, ha commentato Florent Grelier di Transport & Environment. “Questo accade perché le case automobilistiche hanno dato la priorità ai profitti rispetto alla salute delle persone”. Dallo scoppio del dieselgate a oggi , le prime cinque case automobilistiche europee – che hanno venduto oltre i due terzi dei diesel sporchi in circolazione – hanno guadagnato oltre 125 miliardi di euro. 

Per mettere un freno al problema, la Federazione europea delle ONG dei trasporti spinge affinché l’Unione Europea coordini i vari richiami sul tutto il territorio, richiedendo ai produttori le stesse soluzioni imposte dagli Stati Uniti e impendendo la registrazione e la vendita di nuovi modelli inquinanti. “I regolatori devono smettere di chiudere un occhio sulla principale fonte di aria tossica  – ha aggiunto Grelier – e costringere i produttori a ripulire la flotta ora”.

>>Leggi anche Le emissioni truccate di ossidi di azoto uccidono 5000 persone<<

Categorie
Energia

Sardegna: consumi elettrici, rinnovabili e collegamento tri-terminale


Author: Leonardo Berlen QualEnergia.it

[unable to retrieve full-text content]Torniamo ancora sulla Sardegna, perché secondo noi qui si giocherà una partita chiave per il futuro energetico dell’isola e per il suo processo di decarbonizzazione. Un banco di prova anche per il neonato governo che a parole punta a un teorico green new deal. Puntare sulle rinnovabili e su tutte le forme di accumulo in […]

Questo contenuto è riservato agli Abbonati QualEnergia.it PRO. Accedi ora per vedere il contenuto oppure prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito.