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Energia

Riqualificazione energetica impianto illuminazione del comune di Morsano (PN)


Author: Leonardo Berlen QualEnergia.it

Procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara per appalto di lavori di importo inferiore a 350.000 euro per intervento di riqualificazione ed efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale – opere di secondo stralcio, a Mordano al Tagliamento (PN). Importo: 194.323 euro Scadenza: 20 settembre 2019 Bando (zip)

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Energia

Dall’Inghilterra, i bio polimeri derivati dai terpeni delle piante

Author: redattore Rinnovabili

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Credit Hans / Pixabay

I terpeni vengono usati per creare essenze profumate, ma le loro proprietà resinose potrebbero renderli ottimi sostituti della plastica

(Rinnovabili.it) – I ricercatori dell’Università di Birmingham hanno sviluppato un’innovativa tecnica per produrre bioplastiche a partire dai terpeni, le molecole profumate che costituiscono buona parte degli oli essenziali e delle resine negl’alberi da frutto e nelle conifere.

I terpeni vengono già largamente impiegati per produrre profumi, cosmetici e altri prodotti per la casa, tuttavia l’alta concentrazione presente nelle resina ha indotto i ricercatori a sviluppare tecniche di estrazione che potessero ampliarne l’utilizzo.

I ricercatori della School of Chemistry dell’Università di Birmingham hanno ideato una tecnica per estrarre le molecole e convertirle in resine stabili. Combinandoli con composti organici a base di zolfo chiamati tioli, le resine possono essere attivate dalla luce per formare un materiale solido.

La tecnica sviluppata dai ricercatori inglesi rende i terpeni particolarmente utili in un processo di stampa 3D chiamato stereolitografia, in cui gli oggetti vengono costruiti in più strati e fusi insieme alla luce UV per formare oggetti tridimensionali.

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“Dobbiamo trovare modi sostenibili di produrre prodotti polimerici che non si basano su prodotti petrolchimici – ha spiegato il professor Andrew Dove, principale autore dello studio pubblicato sulla rivista scientifica Polymer Chemistry – I terpeni sono riconosciuti come dotati di un potenziale reale in questo tipo di  ricerca e il nostro lavoro è un passo promettente verso la possibilità di sfruttare questi prodotti naturali”.

 

I polimeri realizzabili con la tecnica messa a punto dal professor Dove e dal suo team potrebbero essere utilizzati nella creazione di dispositivi biomedici. Dal momento che terpeni estratti da diverse tipologie di piante producono polimeri con diverse caratteristiche, il prossimo passo degli studiosi sarà quello di isolare le varietà più compatibili con il processo di estrazione e quello di stampa 3D.

Sebbene, infine, le fragranze non siano fondamentali per le proprietà materiali dei terpeni, i ricercatori sembrerebbero interessati a valutare in quale misura tali caratteristiche siano sfruttabili all’interno di alcuni prodotti bioplastici.

>>Leggi anche I super microbi che si accendono come una Tv, catturano CO2 e producono bioplastiche<<

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Energia

La finanza globale è troppo “bloccata” nelle fonti fossili. Come uscirne?


Author: Luca Re QualEnergia.it

Christine Lagarde propone una nuova strategia della BCE: ridurre gradualmente gli investimenti in carbone, petrolio e gas. Intanto, secondo Carbon Tracker le società petrolifere rischiano di bruciare 2.200 mld di $ in progetti “sbagliati”.

Ridurre gradualmente gli investimenti in combustibili fossili, puntando sulle energie rinnovabili e più in generale sui settori economici a basso impatto ambientale.

A questo scopo potrebbero essere utilizzate anche le obbligazioni verdi (green bond), il cui mercato annuale nei primi sei mesi del 2019 aveva già superato 100 miliardi di dollari nel mondo, un vero e proprio “botto” rispetto al 2017-2018.

Questa potrebbe essere la nuova strategia della Banca centrale europea, con a capo la francese Christine Lagarde, ex presidente del Fondo monetario internazionale.

Proprio in questi giorni Lagarde ha dichiarato (qui le affermazioni riportate dall’agenzia EurActiv) che occorre eliminare un po’ alla volta i “carbon asset” – gli investimenti nei settori più “sporchi”, come carbone, gas e oro nero – dal portafoglio della Banca centrale, in modo da allineare la finanza agli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti e lotta ai cambiamenti climatici.

A riportare l’attenzione sulla necessità di trasformare i flussi finanziari globali c’è anche il nuovo rapporto di Carbon Tracker (scaricabile qui con registrazione gratuita), Breaking the Habit, che aggiorna il precedente studio uscito nel 2018 sul rischio di stranded asset per le grandi compagnie fossili.

Con stranded asset, ricordiamo, s’intendono quelle infrastrutture destinate letteralmente a “incagliarsi” in uno scenario di crescita economica che punta a contenere ben sotto 2 gradi centigradi l’aumento delle temperature medie terrestri entro fine secolo, come previsto dagli accordi di Parigi.

In altre parole: le aziende oil & gas di tutto il mondo potrebbero perdere svariati miliardi di dollari nei prossimi anni a causa di progetti non più remunerativi, resi inutili/obsoleti dall’espansione delle risorse rinnovabili (eolico, solare, trasporti elettrici e così via).

Perdite che secondo gli ultimi calcoli di Carbon Tracker sarebbero nell’ordine dei 2.200 miliardi di dollari al 2030, una cifra enorme, dovuta all’ostinazione con cui molti colossi petroliferi scommettono sull’estrazione di nuovi idrocarburi, compresi quelli cosiddetti “non convenzionali” perché si trovano negli scisti o nelle sabbie bituminose e richiedono tecniche molto invasive per essere portati alla luce (il fracking ad esempio, la “spaccatura” idraulica delle rocce).

La tabella seguente include alcuni esempi di quelli che Carbon Tracker considera investimenti incompatibili con l’obiettivo di abbattere le emissioni inquinanti.

E c’è anche un progetto di Eni: quasi un miliardo di dollari da investire in Messico per sfruttare altri giacimenti di oro nero.

Tra i nomi più ricorrenti vediamo poi Shell, ExxonMobil, PetroChina; e poi BP, Total, Equinor e altre multinazionali fossili, già finite sotto accusa per aver diffuso fake news sul clima e fatto pressioni lobbistiche sui governi allo scopo di bloccare l’adozione di norme ambientali più severe, anche se pubblicamente affermano di sostenere la transizione energetica verso le tecnologie pulite.

Così sono sempre di più gli investitori che abbandonano queste società: l’ultimo esempio è la decisione del fondo danese MP Pension di vendere tutte le sue partecipazioni nelle prime dieci compagnie petrolifere su scala mondiale.

Ricordiamo infine che un recente rapporto dell’organizzazione no-profit Global Witness ha segnalato che il settore oil & gas potrebbe investire fino a 5.000 miliardi di dollari nei prossimi decenni per dilatare la produzione di combustibili fossili, andando nella direzione totalmente contraria a quelle indicata dagli accordi internazionali sul clima.

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Energia

Discarica abusiva di rifiuti in Turchia: Greenpeace denuncia imprenditore italiano

Author: redattore Rinnovabili

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Le balle di rifiuti in plastica nella discarica abusiva scoperta a Kemalpaşa – Foto Greenpeace Italia

Le immagini scattate nella discarica abusiva confermerebbero la provenienza dei rifiuti dall’Italia

(Rinnovabili.it) – Greenpeace ha presentato un esposto penale alle autorità turche per denunciare un imprenditore italiano responsabile di aver scaricato illegalmente almeno 50 balle di rifiuti plastici in un terreno agricolo di Kemalpaşa, nella provincia di Smirne, nel sud della Turchia.

L’indagine portata avanti da Greenpeace Italia in collaborazione con Greenpeace Turchia ha documentato fotograficamente gl’imballaggi di plastica accatastati nel sito affittato da un non precisato imprenditore italiano. Come mostrano le immagini scattate in loco, quasi tutti i rifiuti sarebbero composti da film plastici flessibili di diversa origine e composizione. La presenza di numerosi scarti recanti marchi italiani lascia immaginare che le balle di rifiuti provengano direttamente dal Bel Paese, verosimilmente dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani.

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Una confezione di un noto marchio italiano rinvenuta nella discarica abusiva. Foto Greenpeace Italia

Secondo quanto riportato da Greenpeace, il proprietario dell’area in questione avrebbe affittato una porzione del terreno a un imprenditore italiano che vi avrebbe stoccato illegalmente i rifiuti per poi far perdere le proprie tracce.

“Troviamo inaccettabile che la Turchia diventi la discarica di rifiuti italiani poco idonei al riciclo. Le nostre immagini mostrano come gli sforzi quotidiani di migliaia di cittadini nel separare e differenziare i rifiuti in plastica vengano vanificati da pratiche illegali come quella documentata – ha spiegato Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – Questo dovrebbe farci riflettere sul fatto che riciclare la plastica non è sufficiente. Per evitare che situazioni come questa possano verificarsi in futuro, è necessario ridurre subito e drasticamente la produzione di plastica a partire dall’usa e getta”.

discarica abusiva veduta aerea

Veduta aerea della discarica abusiva. Foto Greenpeace Italia

La probabile provenienza dalla filiera del riciclo urbano dei rifiuti rinvenuti ha portato Greenpeace a chiedere chiarimenti al Consorzio nazionale per la raccolta degl’imballaggi in plastica (Corepla) che gestisce l’attività di recupero in oltre il 90% dei Comuni italiani:Chiediamo a Corepla, e gli altri operatori che si occupano della raccolta e recupero degli imballaggi in plastica, quali garanzie sul controllo della filiera possono darci per escludere che ciò che abbiamo documentato in Turchia non provenga dalla raccolta differenziata da loro operata”, ha concluso Ungherese.

>>Leggi anche Le rotte mondiali (e italiane) dei rifiuti in plastica<<

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Illuminazione pubblica per il Comune di Finale Emilia (MO)


Author: Leonardo Berlen QualEnergia.it

Avviso esplorativo preordinato all’eventuale affidamento in concessione del servizio di gestione, previa riqualificazione degli impianti di illuminazione pubblica, mediante partenariato pubblico privatonel comune di Finale Emilia (MO). Importo: n.d. Scadenza: 11 ottobre 2019 Bando (zip)