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Energia

Quanto sono competitive le rinnovabili: lo studio della Commissione Ue


Author: Luca Re QualEnergia.it

[unable to retrieve full-text content]I seguenti documenti sono collegati all’articolo: Quanta energia rinnovabile in più se le aziende ci mettono più impegno Prima parte: le rinnovabili nel riscaldamento/raffrescamento Seconda parte: il corporate sourcing di energia verde

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Energia

Facciate solari adattative: una centrale elettrica davanti alle finestre

Author: stefania Rinnovabili

Facciate solari adattative

Credit: Arno Schlüter

Realizzato un nuovo sistema di facciate solari adattative 

(Rinnovabili.it)  – Nuovi passi avanti per il fotovoltaico integrato in edilizia. I ricercatori dell’ETH di Zurigo hanno messo a punto un nuovo modello di facciate solari in grado di rispondere in maniera automatizzata alle condizioni meteo e aumentare la produzione solare. La fusione dei moduli fotovoltaici nella struttura architettonica non costituisce più una novità: negli ultimi anni il settore ha sperimento una serie di soluzioni in grado fondere la tecnologia fotovoltaica con pareti, vetri e mattoni dell’edificio (leggi anche Pelli solari per gli edifici, il fv integrato può salvare le città europee). Le nuove facciate solari realizzate dall’Università svizzera offrono tuttavia un elemento in più. Il sistema, infatti, utilizza pannelli fotovoltaici mobili per generare elettricità e allo stesso tempo consentire la giusta quantità di sole o ombra ai locali interni.

Nel dettaglio, Arno Schlüter, professore di architettura e sistemi di costruzione, e il suo gruppo, hanno sviluppato una facciata solare adattativa in grado di rispondere in tempo reale alle condizioni meteorologiche e alle esigenze degli utenti. L’obiettivo? Regolare il bilancio energetico degli spazi in modo da produrre più energia di quanta se ne consumi nel corso dell’anno.

>>Leggi anche Pannelli solari innovativi, energia e isolamento in una sola mossa<<

L’impianto comprende schiere di pannelli solari mobili montati su una rete di cavi d’acciaio leggeri. Questi sono controllati individualmente e spostati verticalmente e orizzontalmente da un morbido elemento robotico. La combinazione di materiali morbidi che cambiano la loro forma sotto pressione e un rigido giunto a U consente loro di bloccarsi in posizione per resistere efficacemente alle intemperie. Gli scienziati hanno testato le nuove facciate solari attraverso la creazione di alcuni prototipi installati presso il campus di Hönggerberg. Gli esperimento hanno mostrato che i moduli mobili sono in grado di raccogliere circa il 50 per cento in più di energia rispetto ai pannelli statici montati sua una parete dell’edificio.

Facciate solari adattative

(Immagine: Nature Energy)

Non solo: sono anche in grado di regolare quanta luce e calore arrivi all’involucro, modificando così il clima interno. Un algoritmo di apprendimento adattivo controlla il movimento dei pannelli in modo che la produzione energetica e il miglior confort interno si traducano in un minor consumo di energia. I risultati migliori sono stati ottenuti dalle simulazioni per un ufficio in una zona temperata, ad esempio a Zurigo. In questo scenario, dove lo spazio richiede sia riscaldamento che raffreddamento durante tutto l’anno, la facciata ha prodotto il 115 per cento dell’energia necessaria per un clima interno confortevole. I risultati dello studio sono stati pubblicati ad agosto su Nature Energy (testo in inglese).

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Energia

Putting people at the center of technology

Author: Sophie Borgne Schneider Electric Blog

Ever since the stone-age we’ve been trying to find better ways of doing things. Inventions from the wheel to computers all have one thing in common. They’re all examples of technology invented by humans to make our lives easier.

The concept of technology empowering people runs throughout our history. Recently we celebrated 50 years of the first Apollo 11 moon landing. It’s hard to believe, Collins, Aldrin and Armstrong, supported by mission control on the ground went all the way to the moon and back with less on-board computing power than the average modern smart phone.

Today, technology has become so advanced that sometimes we need to remind ourselves of its original purpose – to make our lives easier. The pilot of a modern airliner must make quick decisions, collaborate with ground staff, work with the flight crew all while moving at close to the speed of sound. They can’t do this safely or effectively if they’re overloaded with information or don’t have access to information the rest to the team has. Aircraft control and display systems must make sure the crew are fully aware of the important aspects of the flight and are not overloaded with information, so they always know what to do next.

Industrial Automation and the digital revolution.

So now let’s look at Industry, IIoT and modern industrial automation technology. Here again we must remember technology’s main purpose is to empower and support people.

Workforce Empowerment places staff at the center of the digital revolution. Research from Alinean states that enhanced process visibility can result in 0.5 to 3% of revenue improvement a year, and 3 to 10% of potential margin impacts. These numbers show some of the business benefits of empowering people with the right information.

Connectivity between products, machines, and people, along with collaboration between plant staff and across the complete industrial value chain are the some of the key enabling factors of the industrial digital transformation. To empower people technology must work seamlessly with highly skilled operators to increase productivity and operate and manage plants in real time.

Connected Workforce and Decision Support

Technology can also yield great benefits by facilitating faster, better transfer of knowledge and experiences among workers. These proven solutions can then be leveraged to speed problem solving and allow workers to be more predictive with their maintenance and troubleshooting activities. Companies can also leverage economies of scale and other benefits with cross-site collaboration on the implementation, testing, and scaling up of new technologies.

Additionally, it’s not only possible to share best practices among plant floor operations staff, but also with other departments like finance and human resources to ensure the entire ecosystem is prepared for the factory of the future. To get all the benefits from digitization companies must, for example, train their people to step up and embrace the changes smart manufacturing brings to their day-to-day work.

Connectivity and technology are important but it’s the global collaboration among people beyond traditional geographic boundaries with multiple plants around the world they drive that will take industrial companies to places they never dreamed were possible.

As technology advances it must do what we’ve always intended it to do to – make our lives easier. Whether that’s sending man to the moon, making air travel safer or Industry run more effectively. Workforce Empowerment ensures industrial technology works for and serves the needs of a plant’s staff. No one wants to reinvent the wheel, but we can make sure as we progress with industrial digitization we focus enough of our efforts on making sure we never forget to keep people at the heart of the digital transformation.

Read more on empowering people with digitization including some of our own experiences and results here.

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Energia

Klimahouse 2020


Author: Leonardo Berlen QualEnergia.it

A Klimahouse, una selezione di oltre 450 aziende e 25 startup tra le più innovative del settore edilizio offrono ai futuri committenti e a chi desidera ristrutturare una visione a 360° sul mondo della casa efficiente e del costruire secondo i criteri di sostenibilità.

Klimahouse mette a disposizione dell’espositore e del visitatore le competenze sviluppate in Alto Adige grazie all’offerta espositiva qualificata e assai specializzata dei suoi espositori e ad un programma di conferenze pensato proprio per fornire informazioni, trasferire competenze e rispondere alle esigenze di enti locali, imprese e professionisti del settore.

Settori espositivi:

Costruzione dell’edificio

  • Case prefabbricate – Case prefabbricate, Elementi per Prefabbricati
  • Tecnica per finestre e vetro – Finestre termoisolanti
  • Porte e Portoni termoisolanti
  • Isolamento termico e acustico
  • Pavimenti – Pavimenti in tessuto, Pavimenti in legno, Pavimenti di sughero
  • Coperture e tetti
  • Risanamento

Tecnologia edifici

  • Riscaldamento – Stufe, Caldaie a pellets, Geotermia, Riscaldamento a pavimento/soffitto/battiscopa/muro
  • Ventilazione, Raffredamento – Ventilazione controllata, impianti di condizionamento a risparmio energetico
  • Energie rinnovabili – Tecnologia Solare, impianti eolici
  • Sistemi di regolazione e misurazione

Per informazioni: Klimahouse

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Energia

Incendi: non solo Amazzonia, il 2019 ha martoriato le foreste mondiali

Author: stefania Rinnovabili

incendi foreste

Un numero impressionante di incendi sta “silenziosamente” bruciando le foreste di Angola e Congo

(Rinnovabili.it) – I terribili incendi in Amazzonia, complici anche le ultime schermaglie tra i presidenti Bolsonaro e Macron, hanno concentrato in questi giorni l’attenzione mediatica. Ma questa estate non è stata catastrofica solo per il più celebre “polmone verde” del Pianeta. Nel 2019, infatti, le fiamme hanno colpito le più grandi foreste del mondo, dalla Siberia all’Africa, lasciando in quest’ultimo caso ferite molto profonde. A confermarlo è FIRMS, il sistema informativo sugli incendi a livello globale della NASA. La piattaforma offre una vera e propria “mappa del fuoco” in tempo reale e mostra un dato inequivocabile: la situazione in Africa centrale e meridionale è probabilmente anche più grave di quella registrata in Brasile. Tra le regioni più a rischio c’è il bacino del Congo che ospita la seconda più grande foresta pluviale tropicale al mondo e in cui sono stati registrati oltre 3.000 incendi. Grave anche l’Angola: i dati satellitari Nasa hanno registrato questa estate più di 6.900 focolai.

In realtà, allargando lo sguardo all’intera mappa dell’Agenzia spaziale americana ci si accorge che sono ben pochi i territori verdi a salvarsi. A luglio vaste aree della Siberia sono andate in fumo e nel Sud America diversi Paesi, oltre al Brasile, hanno assistito ad un’impennata del numero di incendi. Il Perù, che contiene il 10% della superficie della foresta pluviale, ha registrato un aumento del 105% rispetto al 2018, mentre la Bolivia ha registrato un più 107%. Suriname e Guyana hanno visto rispettivamente crescita del 121% e del 146%. Un dato in comune: se si esclude la Siberia, dove le fiamme sembrano legate alle alte temperature registrate in estate, altrove la questione è strettamente connessa alle pratiche di disboscamento e coltivazione.

>>Leggi anche Il ruolo degli incendi nell’aumento delle emissioni di CO2<<

Gli esperti, tuttavia, sconsigliano di mettere a confronto i vari incendi. Come spiegato all’Indipendent da Richard Black, direttore dell’Energy & Climate Intelligence Unit, è difficile valutare se le fiamme africane rappresentino un problema simile a quello che stanno colpendo la foresta amazzonica. “Chiaramente sia in Amazzonia che in Congo, i focolai appiccati dai piccoli agricoltori rappresentano un modo di vivere, succede. Ciò che è diverso è l’aumento in Amazzonia quest’anno rispetto allo scorso anno: quasi un raddoppio del numero di incendi”. “Bolsonaro – continua Black – sembra incoraggiarlo, ma non ho visto alcuna prova di ciò in nessuno dei paesi [africani], e ritengo che questa sia una differenza chiave”.