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La Germania cambia incentivi sulle rinnovabili, dalla feed-in tariff alle aste

Approvata da Bundestag e Bundesrat la EEG 2016, la nuova legge che regolerà lo rinnovabili nei prossimi anni, sostituendo le tariffe fisse con aste competitive. L’obiettivo è far crescere le tecnologie pulite in modo più graduale e meno costoso. Per l’eolico offshore attesi limiti annuali “fluttuanti”.

Manca solo la firma del presidente federale, Joachim Gauck, e poi in Germania la nuova legge sulle rinnovabili cambierà approccio sulla strada della transizione energetica, in tedesco Energiewende.

Venerdì scorso sia il Bundestag che il Bundesrat hanno approvato la EEG 2016 (Erneuerbare Energien Gesetz) che era stata proposta a giugno dal ministro dell’Energia, Sigmar Gabriel. Il principale scopo del provvedimento (vedi QualEnergia.it) è aprire la seconda fase del passaggio dai combustibili fossili alle tecnologie pulite, sostituendo i vecchi incentivi a tariffa fissa con le aste …

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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Greenbuilding, Marine One pensa a mobilità e emissioni di CO2

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(Rinnovabili.it) – Lo studio tedesco Ingenhoven Architects completerà con alcuni mesi di anticipo sulla data prevista del gennaio 2017 “Marine One”, un complesso ad alta densità abitativa e uso misto nel centro del distretto finanziario di Singapore. Il progetto di greenbuilding comprende due torri di uffici e due torri residenziali che si sviluppano attorno a una sorta di “cuore verde”, che diventerà anche il più ampio spazio pubblico nel quartiere. L’intero progetto si sviluppa attorno a questo spazio e in diretta comunicazione con il resto della città, con un occhio alla mobilità sostenibile e l’altro al taglio delle emissioni di CO2.

Il design di Marine One è stato pensato dallo studio di Dusseldorf per favorire innanzitutto la ventilazione naturale. Le aperture che si vengono a creare tra i corpi delle diverse torri permettono alle correnti d’aria di filtrare all’interno e di creare un microclima. Alla piazza centrale si richiamano poi i due tetti verdi previsti dal progetti e divesi giardini sospesi, presenti a diversi piani d’altezza.

Greenbuilding, Marine One pensa a mobilità e emissioni di CO2La stessa attenzione per la ventilazione naturale è al centro anche del progetti di ciascuna torre: tutte ospitano al loro interno pozzi per la ventilazione e aperture nella facciata che permettono di migliorare anche l’efficienza energetica complessiva dell’edificio abbattendo il fabbisogno di elettricità. Sulla stessa lunghezza d’onda gli architetti tedeschi hanno dotato ciascuna torre di schermature e vetrate altamente performanti che limitano il guadagno di calore. Parte dell’energia di cui necessita Marine One è fornita dal fotovoltaico, mentre un sistema di raccolta dell’acqua piovana permette di abbattere ulteriormente i consumi.

 Il complesso è progettato anche per migliorare la mobilità complessiva di quell’area della città, tramite collegamenti diretti con 4 delle 6 principali linee di metropolitana e le stazioni degli autobus, oltre a prevedere ampi parcheggi per biciclette. In questo modo l’obiettivo prefisso è contribuire a tagliare le emissioni di CO2 di Singapore.

Autore: Rinnovabili

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Grassi animali tra le biomasse a uso combustibile, regolamento in G.U.

Il regolamento, che sarà in vigore dal 23 luglio, inserisce alcuni prodotti greggi o raffinati, costituiti prevalentemente da gliceridi di origine animale, nell’elenco delle biomasse a uso combustibile.

Sulla Gazzetta Ufficiale n.158 dell’8 luglio 2016, è stato pubblicato il decreto siglato dal Ministero dell’Ambiente, di concerto con i ministeri della Salute e dello Sviluppo economico, che inserisce alcuni prodotti greggi o raffinati, costituiti prevalentemente da gliceridi di origine animale, nell’elenco delle biomasse a uso combustibile previsto dal Codice dell’ambiente …

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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Italia bollente: caldo e siccità segnano nuovi record

Italia bollente: caldo e siccità segnano nuovi record

(Rinnovabili.it) – I cambiamenti climatici si stanno facendo sentire anche in Italia. Se a livello globale il 2015 è stato l’anno più caldo dal 1880 ad oggi, anche nel bel paese la temperatura non ha scherzato facendo registrare il valore medio il più elevato dell’intera serie dal 1961. A complicare un clima già rovente, sono state poi siccità in aumento e precipitazioni mediamente inferiori alla norma quasi ovunque, se si escludono i violenti rovesci, soprattutto nel mese di ottobre, verificatesi in Sicilia.

A scattare questa fotografia è l’XI rapporto ISPRA “Gli indicatori del clima in Italia”: il report illustra l’andamento del clima nel corso del 2015 e aggiorna la stima delle variazioni climatiche negli ultimi decenni in Italia. A partire dalla studio di dati, statistiche, indici e indicatori climatici derivati dal Sistema nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione di dati Climatologici di Interesse Ambientale, il documento mostra tutte le anomali che hanno caratterizzato l’annata precedente. A partire da quelle termiche che hanno segnato il nuovo record nella colonnina di mercurio, +1.58°C, (sia pure appena al di sopra della media annuale registrata nel 2014) con scarti rispetto ai valori normali particolarmente marcati nel mese di luglio (+2.53°C) e negli ultimi due mesi dell’anno. Distinguendo tra macro-aree geografiche, l’anomalia della temperatura media annuale è stata più marcata soprattutto sulle regioni settentrionali e sulle stazioni in quota dell’arco alpino.

Il 2015 si contraddistingue come l’anno più caldo dell’ultimo mezzo secolo anche per aver segnato il record della temperatura media annuale della temperatura superficiale dei mari che bagnano la nostra penisola: con un’anomalia media di +1.28°C, il 2015 si colloca infatti al 1° posto dell’intera serie dal 1961.

E mentre il caldo aumentava, la pioggia scarseggiava: le precipitazioni cumulate annuali del 2015 in Italia sono state complessivamente inferiori alla media climatologica del 13% circa, con differenze importanti registrate soprattutto al Nord e al Centro (rispettivamente -21% e -17%). Il carattere mediamente “secco” dell’anno è confermato dal dato dell’umidità relativa media annuale nazionale, che colloca il 2015 al terzo posto nella classifica degli anni più secchi a partire dal 1961.

Allo stesso tempo sono numerosi gli eventi estremi, soprattutto in Sicilia e in particolare a ottobre (a Linguaglossa il record delle precipitazioni, il primo ottobre con 365 mm di precipitazione massima giornaliera).

Autore: Rinnovabili

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Riforma tariffe elettriche non domestici: le ipotesi peggiori per il FV lo sono anche per le PMI

Un’analisi di Confartigianato mostra come, tra le ipotesi delineate nel dco sulla riforma della tariffa elettrica per i non domestici, quelle più penalizzanti per l’autoproduzione da rinnovabili – A e B1 – lo sarebbero anche per le imprese artigiane. Anche ANIE Energia e Italia Solare intervengono: meglio B3 o C.

Le ipotesi più radicali di riforma della tariffa elettrica degli utenti non domestici proposte dall’Autorità per l’Energia non taglierebbero solo le gambe a fotovoltaico, risparmio elettrico e cogenerazione: renderebbero anche più salata la bolletta per gran parte delle piccole e medie imprese.

A mostrarlo è un’analisi delle ipotesi proposte dall’Aeegsi svolta da Confartigianato. Per la micro e piccola impresa tipo dell’Indice Confartigianato nell’ipotesi più sfavorevole il costo dell’elettricità potrebbe salire di circa il 12%.

Anche ANIE Energia interviene su tema in un incontro con l’Autorità e, seppure per motivazioni diverse, concorda con Confartigianato: si scelga una delle due ipotesi che spostano in maniera minore i costi verso le parti fisse, le uniche che non comprometterebbero il mercato del fotovoltaico e delle altre tecnologie per risparmiare o autoprodurre elettricità (si veda analisi di QualEnergia.it). La stessa visione è di Italia Solare, che oggi pubblica la sua analisi sul dco (in allegato in basso).

Le 5 ipotesi

Come sappiamo, sono 5 le ipotesi di riforma delle tariffe dei non domestici proposte dall’Aeegsi in attuazione di quanto disposto dal Milleproroghe.

C’è l’ipotesi A, pienamente riflessiva della struttura tariffaria applicata ai servizi di rete; l’ipotesi B , in parte riflessiva della struttura attuale della tariffa di rete e in parte proporzionale all’energia elettrica prelevata, declinata in 3 versioni B1, B2 e B3 e l’ipotesi C (split) – che a differenza delle ipotesi A e B  prevede strutture differenziate per gli oneri derivanti degli incentivi alle fonti rinnovabili e gli altri oneri.

Per capire quali tra le ipotesi citate sono le più dannose per l’autoconsumo,  basta guardare al peso sul totale del costo in bolletta che ciascuna riserva alla parte variabile, cioè proporzionale all’energia prelevata: più questa quota è alta, maggiore è la convenienza a ridurre i prelievi dalla rete e, dunque, ad esempio, ad installare un impianto FV.

Attualmente il 92,89% dei costi dipende dalla quantità di energia consumata. L’ipotesi meno impattante per gli economics dell’autoproduzione è la B3 in cui la quota citata si ferma all’83,73%, seguita dalla C (73,74%) e dalla B2 (67,46%). L’ipotesi peggiore è invece la A, nella quale i prelievi di energia contano solamente per il 34,92% della spesa in bolletta.

A parità di consumi poi alcune proposte sono più favorevoli per gli utenti allacciati in alta e altissima tensione, altre per quelli in bassa e media: per gli utenti in alta e altissima tensione la tariffa più conveniente sarebbe la A, mentre per i clienti in bassa tensione le ipotesi migliori sarebbero la B3 e la C (vedi tabella).

I conti nelle diverse ipotesi poi cambiano a seconda di tipo di allaccio, potenza impegnata e consumi (si veda questa tabella).

L’analisi di Confartigianato

Per la micro e piccola impresa tipo dell’Indice Confartigianato, che presenta un rapporto tra consumo e potenza più basso della media – spiega in un intervento su Quotidiano Energia Enrico Quintavalle, responsabile Ufficio Studi Confartigianato – l’ipotesi A farebbe crescere i costi del 12,1%: “oltre il massimo del IV trimestre 2014, annullando di fatto l’effetto congiunto della riduzione del costo del ‘Taglia bollette’ e del ribasso del prezzo dell’elettricità.” Simile, spiega, sarebbe l’impatto della B1.

L’analisi della distribuzione del gettito degli oneri evidenzia che nella prima ipotesi la quota pagata dalle utenze in bassa tensione si alzerebbe di 10,9 punti percentuali, equivalente a 1,4 miliardi di euro su un gettito di 12,6 miliardi di euro, e nella seconda di 5,3 punti, che a parità di gettito vale circa 700 milioni di euro, ampliando ulteriormente il divario di costo unitario per oneri pagato da una bassa tensione rispetto ai grandi consumatori.

L’ipotesi B2, invece, “appare più neutrale per le imprese in bassa tensione”, mentre per Confartigianato risultano più favorevoli le rimanenti due ipotesi la B3 e la C.

La visione di ANIE Rinnovabili e di Italia Solare

B3 e C, per altri motivi, sono le ipotesi preferite anche dalle associazioni delle rinnovabili.

“Tra le opzioni presenti in consultazione – si legge in una nota diffusa da ANIE Rinnovabili dopo un incontro con l’Autorità – quella meno impattante sugli investimenti per l’autoproduzione da fonte rinnovabile e per l’efficienza energetica è la B3. Infatti si pone in continuità con la struttura tariffaria attualmente vigente, quindi dà maggiore stabilità al quadro regolatorio; inoltre potrebbe continuare a favorire la penetrazione delle tecnologie di decarbonizzazione, quindi generazione elettrica da fonti rinnovabili o da cogenerazione ad alto rendimento o mediante i sistemi di accumulo, tecnologia utile non solo ad ottimizzare l’impegno di potenza sulla rete elettrica, ma anche a favorire l’autoconsumo.”

“Tuttavia – prosegue la nota – l’opzione C risulta essere comunque accettabile, perché permetterebbe di tutelare anche gli investimenti già effettuati in efficienza energetica ed in autoconsumo.” L’associazione ritiene che le altre ipotesi (A, B1, B2) “non siano assolutamente in linea con lo sviluppo delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica e dell’autoconsumo.”

Analoghe le conclusioni di Italia Solare (vedi anche documento in allegato), che alla preferenza per B3 e C aggiunge una proposta: “si ritiene che debba essere eliminata (o al più mantenuta solo nei casi e nei limiti in cui è preesistente) la componente fissa per punto di connessione, spostando il relativo peso sulla quota per impegno di potenza o a consumo, perché la componente fissa per punto di connessione costituisce una forma di prelievo svincolata completamente dalle scelte dell’utente e quindi in chiara contraddizione con i principi dell’Energy Union per i quali l’elemento chiave della transizione energetica è la responsabilizzazione del consumatore.”

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari