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OnePlus 5 e OnePlus 5T ricevono le OxygenOS Open Beta 23 e 21

Author: Alessio Fasano Agemobile

Nelle scorse settimane OnePlus ha rilasciato nuovi aggiornamenti stabili per i vari modelli 3, 3T, 5 e 5T i quali introducono una serie di novità per quanto riguarda launcher, galleria ed altre novità. La società è stata poi coinvolta con il lancio di nuovi modelli di smartphone (OnePlus 6T in varie versioni e colorazioni), e gli aggiornamenti ad Android 9.0 Pie. Da qualche settimana sono ripresi i rilasci delle Open Beta e OnePlus 5 e OnePlus 5T hanno ricevuto qualche giorno fa una versione Open Beta basata su Android 9.0 Pie. Nelle scorse ore sono state rilasciate le Open Beta 23 e 21 per i modelli 5 e 5T.

Vediamo allora il changelog completo:

  • System
    • Updated Android security patch to 2018.12
    • Fixed issues with custom accent color not getting applied every second try
    • Optimizations for Face Unlock
  • Launcher
    • Fixed UI issues with scroller in the app drawer
    • Improved color adaptation for the navigation bar

Come potete notare dal changelog le novità non sono poi molte, anche perché l’aggiornamento delle settimana scorsa era molto “ricco”. Da segnalare l’arrivo delle patch di sicurezza di dicembre 2018, delle ottimizzazioni per quanto riguarda lo sblocco tramite riconoscimento facciale e qualche bugfix e ottimizzazione alla grafica e al launcher. 

Per ulteriori informazioni su come aderire al programma beta e procedere all’installazione potete fare riferimento al sito ufficiale dedicato (lo stesso per qualsiasi dispositivo aderente al programma Open Beta).

Ricordiamo che entrambi gli smartphone non sono più disponibili sul mercato, dato che l’unico dispositivo della società attualmente in vendita è OnePlus 6T. Per gli utenti che amano questo smartphone ma vogliono distinguersi dalla massa esiste anche la nuova variante McLaren Edition con ben 10 GB di RAM.

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Action camera 4K WiFi economica ma resistente all'acqua in offerta speciale

Author: IlSoftware.it

In vista dell’ultimo fine settimana prima del Natale, Cafago propone una action camera WiFi 4K con sensore da 16 Megapixel al prezzo speciale di 22,85 euro (sconto superiore al 50%).
Si tratta di un oggetto che abbiamo provato più volte in passato, anche se prodotto da un diverso brand.

Se siete alla ricerca di una action camera ovvero di una videocamera progettata per acquisire sequenze filmate durante lo svolgimento di sport o di attività che richiedono particolare versatilità e resistenza il prodotto in promozione su Cafago fino ad esaurimento scorte (si tratta di una “vendita lampo”) si rivela piuttosto interessante.

Ovviamente, considerato anche il costo, non aspettatevi prestazioni da urlo: il sensore CMOS da 16 Megapixel fa quello che può in termini di qualità e resa cromatica ma è comunque possibile arrivare a produrre video 4K a 30 fps.
Pur trattandosi di un prodotto economico, questa action camera WiFi 4K può essere immersa senza problemi fino a 30 metri di profondità e permette di registrare in modalità normale, in timelapse, in loop o slow motion.Il sensore grandangolare ha un angolo visivo pari a 170 gradi, è presente uno slot per l’inserimento di schede di memoria con capienza fino a 32 GB e viene utilizzata una batteria ricaricabile da 900 mAh che garantisce un’autonomia di circa 90 minuti in condizioni ottimali.

Tutte le caratteristiche della action camera sono gestibili servendosi del comodo display da 2 pollici; inoltre, foto e video acquisiti possono essere trasferiti su PC via WiFi, senza neppure la necessità di collegare alcun cavo.

Tantissimi gli accessori inclusi nella confezione: sono utili per posizionare al meglio il dispositivo (ad esempio sui propri abiti, al polso, su un manubrio, su un supporto di vario tipo e così via).

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Fotografia coi droni: ecco le fotografie più spettacolari del 2018

Author: Le news di Hardware Upgrade

La fotografia coi droni ha permesso a molti appassionati sia di riprese che di meccanica del volo di unire le passioni e riprendere immagini uniche. Più economica della fotografia aerea tramite piccoli aeroplani o sistemi di volo similari, ora è alla portata di un maggior numero di persone diffondendosi in tutto il Mondo.

Drone photography

Il noto sito DPReview ha realizzato una galleria d’immagini che incarnano questo spirito mostrando il Mondo da tutta un’altra prospettiva. All’interno possiamo vedere diversi stili di fotografia coi droni che permettono di apprezzare le bellezze della natura ma anche alcune creazioni dell’uomo.

In particolare vengono esaltate simmetrie o conformazioni che da terra non sarebbe possibile apprezzare. Basti pensare alle strade illuminate che si intersecano mostrate da Fabien Barrau e dal suo DJI Mavic Pro, ma anche lo scatto (modificato) di Danny di Mole Media che mette in risalto la stagionalità.

Nella galleria di fotografia coi droni non potevano mancare soggetti puramente naturali. Per esempio Reed Plummer e il banco di salmoni in formazione circolare o le foglie rosse, arancioni e gialle catturate da Kristina Makeeva.

Contesti quasi “spaziali” per Marc Le Cornu che ha voluto creare qualcosa di unico con la fotografia coi droni. Infatti in questo caso un traghetto è diventato una nave spaziale in rotta per qualche pianeta. E una vera “nave spaziale” è quella ripresa da Micah Fitch con il lancio di Space X fotografato con un Inspire 2.

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Google Assistant, ora basta una parola e lui fa 10 cose insieme

Author: Saverio Alloggio Tom's Hardware

Un solo comando per far svolgere a Google Assitant diverse operazioni. È la funzionalità chiamata “routine”, da tempo disponibile negli Stati Uniti e da oggi finalmente utilizzabile anche in Italia. Il principio è molto simile agli Shortcut di SIRI, introdotti da Apple a partire da iOS 12. Ve ne abbiamo parlato in un nostro articolo dedicato.

Per impostare questa nuova funzionalità, basta semplicemente aprire l’applicazione Google Home, entrare nelle impostazioni dell’account e, subito sotto la voce relativa al controllo domestico, troverete quella delle routine. Ce ne sono 6 preimpostate, ovvero buongiorno, buonanotte, uscire di casa, a casa, tragitto giornaliero per il lavoro, tragitto giornaliero per casa.

Entriamo, ad esempio, nella prima voce: pronunciando la parola “buongiorno”, Google Assistant può dare automaticamente informazioni sul meteo, ricordare gli impegni della giornata (pescandoli da Calendar) e i promemoria, disattivare la modalità silenziosa del telefono, regolare le luci, il termostato e qualsiasi dispositivo di domotica. Ovviamente, nessuno vieta di poter aggiungere manualmente alcune azioni, in completa libertà.

Si tratta insomma del concetto di automazione dell’assistente vocale, che diventa dunque sempre più indipendente così da poter ulteriormente alleggerire i compiti dell’utente. Ovviamente, qualora si fosse in possesso di un dispositivo (come uno smart speaker Google Home) con integrato Assistant, la funzionalità routine potrà essere sfruttata anche attraverso questi prodotti. Nel caso in cui si voglia utilizzare direttamente lo smartphone, è bene ricordare che l’assistente vocale di Big G è disponibile a partire dalla versione 6.0 o successive di Android.

L’evoluzione di Assistant negli ultimi dodici mesi è stata davvero notevole. Le ottime vendite degli speaker Google Home testimoniano come il mercato, anche al di fuori degli Stati Uniti, cominci a essere concretamente pronto per abbracciare su larga scala la domotica e gli assistenti vocali. Con l’avvento del 5G nel 2019 e la successiva diffusione del fenomeno IoT, il cerchio si chiuderà e i big dell’high-tech saranno pronti per l’ennesima rivoluzione.

Volete controllare i vostri elettrodomestici con Google Assitant? Trasformateli in elettrodomestici smart con delle semplici prese elettriche Wi-Fi, le trovate a questo link.

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Windows 10, il controllo manuale degli aggiornamenti installa patch non indispensabili

Author: IlSoftware.it

Windows 10 Aggiornamento di ottobre 2018 passerà alla storia come uno degli aggiornamenti più “sfortunati” per il più recente dei sistemi operativi Microsoft. Di recente i tecnici della società guidata da Satya Nadella hanno confermato di aver finalmente risolto tutte le problematiche più importanti spiegando di aver ripreso la distribuzione dell’aggiornamento – attraverso Windows Update – per la maggior parte degli utenti di Windows 10: Windows 10 Aggiornamento di ottobre 2018 è disponibile per una più larga fetta di utenti.

Un commento pubblicato qualche giorno fa (e del quale non avevamo ancora parlato) da Michael Fortin, Corporate Vice President della divisione Windows, offre però alcuni interessanti spunti di riflessione.

Nonostante le precedenti rassicurazioni circa la qualità degli aggiornamenti per Windows 10 pubblicamente distribuiti, ben dopo le ben note problematiche emerse con il rilascio di Windows 10 Aggiornamento di ottobre 2018, a distanza di mesi dalla “lettera aperta” inviata a Microsoft (Aggiornamenti Windows 10: gli utenti sono scontenti. Lettera aperta a Microsoft), Fortin ha certificato che cliccando sul pulsante Cerca aggiornamenti, posto nella finestra Verifica disponibilità aggiornamenti di Windows 10, gli utenti richiedono l’installazione di update non strettamente indispensabili che non risolvono alcun problema di sicurezza ma che al massimo aggiungono nuove funzionalità.Di fatto, quindi, i problemi che sono emersi con Windows 10 Aggiornamento di ottobre 2018 sono derivati dalla prematura installazione manuale del pacchetto di aggiornamento mediante la finestra Verifica disponibilità aggiornamenti di Windows 10.
Da oggi, quindi, gli utenti devono sapere che cercando manualmente nuovi update dalla schermata Verifica disponibilità aggiornamenti, danno di fatto la loro autorizzazione al download e alla successiva installazione di update di classe “D” ovvero aggiornamenti al momento considerati non indispensabili non relativi alla risoluzione di problematiche di sicurezza.
Fortin ha spiegato che gli aggiornamenti che Microsoft distribuisce ogni secondo martedì del mese, presentati come update di classe “B”, sono – come sappiamo – di tipo cumulativo: essi risolvono nuove problematiche di sicurezza e introducono eventuali correzioni non legate alla sicurezza già distribuite in precedenza mediante update di classe “C” e “D”.

Gli update “C” e “D” vengono definiti opzionali e sono distribuiti da Microsoft durante la terza e la quarta settimana di ogni mese.
Come spiega Fortin, gli update “C” e “D” non contengono correzioni per le problematiche di sicurezza e la loro distribuzione mira a dare l’opportunità agli utenti “di provare aggiornamenti non legati alla sicurezza che saranno inclusi nel successivo aggiornamento cumulativo del secondo martedì del mese“. E aggiunge Fortin: “indichiamo questo tipi di aggiornamenti come opzionali per evitare che gli utenti debbano riavviare i loro dispositivi più di una volta al mese“.

Sebbene Fortin abbia precisato nei giorni successivi alla prima pubblicazione del suo post che anche gli update “C” e “D” sono comunque aggiornamenti verificati e “di qualità” (tanto da essere installabili sui sistemi utilizzati per scopi produttivi), l’utilizzo del verbo “to test” ha lasciato a più di qualcuno un po’ di amaro in bocca.
Posto che non è dato sapere se esistano update di classe “A”, viene comunque da chiedersi perché gli utenti di Windows 10 che richiedono un controllo manuale circa la disponibilità di eventuali aggiornamenti debbano comunque vedersi installare update non strettamente indispensabili.
Se dovessero svolgere il ruolo di “tester”, peraltro non esplicitamente dichiarato, l’altra domanda che sorge spontanea è quali possano essere le finalità del programma Windows Insider. Tale iniziativa mira forse più allo sviluppo e alla verifica del funzionamento delle nuove caratteristiche di Windows 10, al debutto con i vari feature update (ne sono previsti due ogni anno), mentre massima attenzione dovrebbe essere riposta nella verifica dell’affidabilità sui sistemi utilizzati per scopi produttivi, con configurazioni reali.

Fortin conclude il suo intervento illustrando i severi passaggi che affrontano tutti gli aggiornamenti di Windows prima di giungere sui sistemi degli utenti finali.
La suddivisione degli aggiornamenti in “B”, “C” e “D” non è una novità (Microsoft ne aveva parlato già ad inizio agosto 2018 in questa nota) ma già allora Susan Bradley, attenta osservatrice del mondo Windows da decenni, aveva osservato: “ritengo che questo post recentemente apparso sul blog ufficiale Microsoft rappresenti in modo palese le difformità tra gli obiettivi prefissi dall’azienda di Redmond e la realtà della situazione per ciò che riguarda la distribuzione e la gestione degli aggiornamenti. Il problema è che negli ultimi mesi tutto è stato caotico, si sono registrate mancanze nella comunicazione, non è stato utilizzato l’approccio agile di cui si parla“.

Il commento, indirizzato direttamente a Satya Nadella, Carlos Picoto e Scott Guthrie, ha cristallizzato quelle difficoltà che era già ampiamente emerse nel ciclo di vita di Windows 10. Le preoccupazioni manifestate dalla Bradley hanno poi trovato conferma con il rilascio di Windows 10 Aggiornamento di ottobre 2018.
La giornalista aveva chiuso la sua lettera con un invito esplicito: “Fate le cose semplici e prevedibili. Siate trasparenti. Non sacrificate qualità e compatibilità“.
A differenza di altre realtà del mondo IT, Microsoft “veleggia” bene con il CEO Nadella al timone (i dati economici sullo stato di salute dell’azienda lo confermano: Microsoft torna ai fasti di un tempo: 850 miliardi di capitalizzazione): è quindi giunto il tempo che nuove risorse vengano destinate al controllo di qualità rivendendo eventualmente anche il comportamento del meccanismo che governa la routine per il controllo manuale degli aggiornamenti.