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Megapixel: il mito in campo fotografico e le immagini gigapixel

Author: IlSoftware.it

Il termine Megapixel, si sa, è utilizzato da anni come leva in fatto di marketing, esattamente come è stato fatto per i GHz nel campo dei processori.
In molti pensano che in fatto di fotocamere più Megapixel siano disponibili, meglio è. In realtà non è così: i Megapixel non hanno direttamente a che fare con la qualità delle foto. Ad avere invece grande importanza sono l’ottica e la qualità del sensore RGB installati sul dispositivo fotografico.

In linea generale, infatti, più Megapixel sono a disposizione, più grande sarà l’immagine acquisita ma non è detto che un sensore capace di acquisire una foto con un numero inferiore di Megapixel non offra maggiori dettagli.

Nell’articolo Scannerizzare: i migliori parametri per acquisire da scanner foto e documenti di testo abbiamo visto quanti Megapixel sono necessari per stampare, ad esempio, in formato A4, A3 o in altri formati.

Megapixel: il mito in campo fotografico e le immagini gigapixel

Per stampare a 300 DPI una foto su un album a due pagine di dimensioni 40×20 centimetri è necessario usare una foto da 40/2,54*300 = 4.724 pixel per 20/2,54*300 = 2.362 pixel prodotta quindi da un sensore a 11 Megapixel (4.724 x 2.362 equivale all’incirca a 11 Megapixel).
Per stampare un formato A4 (21 x 29,7 centimetri) serve una foto da 3.500×2.480 pixel (circa 8,6 Megapixel).Per le stampe in piccolo formato (cartolina), per la pubblicazione sul web o la visualizzazione sul monitor non c’è ragione di farsi ipnotizzare da dispositivi capaci di offrire decine di Megapixel.

Per capire quanto i Megapixel siano un “falso mito” basta verificare come reflex digitali da centinaia di euro e “pochi” Megapixel riescano a produrre immagini molto più dettagliate rispetto alle digitali compatte da decine di Megapixel. La dimensione dei sensori e le loro caratteristiche tecniche contano molto di più del numero di Megapixel.

Vale la pena evidenziare anche che un sensore in grado di acquisire 12 Megapixel non permette di ottenere stampe il doppio più grandi rispetto a una da 6 Megapixel. Usando la semplice formula vista in precedenza, il primo sensore può consentire la stampa a 300 DPI nel formato 33,87 x 25,4 cm mentre la seconda è in grado di produrre foto utilizzabile per stampare al massimo 23,84 x 17,88 cm.
Come si vede, raddoppiando i Megapixel non si raddoppia affatto il formato di stampa.

In queste settimane si fa un gran parlare del nuovo sensore Sony IMX586 da 48 Megapixel: lo stanno adottando diversi produttori hardware nei loro smartphone di punta. In questo caso non è tutto marketing: il sensore da 48 Megapixel consente di generare, con opportuni accorgimenti, foto di dimensioni più contenute (ad esempio da 12 Megapixel) che possono vantare ottima risoluzione, dinamica e saturazione (sono inoltre molto più facilmente gestibili grazie al peso più contenuto).

In definitiva, tanti Megapixel non portano necessariamente a ottenere foto di qualità e gli smartphone non possono neanche essere comunque equiparati a una fotocamera tradizionale. Enormi passi in avanti (come si vede anche su DxOMark) sono stati compiuti in ambito smartphone per migliorare la qualità fotografica e l’avvento dei nuovi sensori Sony da 48 Megapixel rappresenta un’importante pietra miliare.
Purtuttavia, l’ottica e la sua fisica rappresentano sempre il punto di riferimento per fare buone foto: gli algoritmi, l’interpolazione tra immagine ad alta risoluzione “zoomata” e informazioni provenienti dall’ottica, l’utilizzo del machine learning e dell’intelligenza artificiale in generale consentiranno di ottenere risultati sempre migliori in campo “mobile”. Anche se si tratta sempre di “trucchi”. Perché nella fotografia se la dimensione del sensore non cresce, devono necessariamente aumentare i fotoricettori divenendo più piccoli (con una serie di svantaggi “tangibili”).

Nella fotografia digitale, pochi Megapixel ben illuminati (utilizzando buoni obiettivi e DSP potente) consentono di ottenere risultati migliori rispetto a dispositivi che si gloriano di un numero di Megapixel molto più elevato.

Una reflex digitale full frame 35 mm ha le stesse dimensioni del negativo usato nella maggioranza delle reflex a pellicola; una “normale” a 50 mm ha in realtà un sensore molto più piccolo (nelle MQT o Micro Quattro Terzi è 25 mm); su uno smartphone si passa a 4-5 mm con un sensore che di solito non supera 1/3 di pollice (1/2 di pollice nel caso del nuovissimo Sony IMX586).

La società cinese Bigpixel Technology ha pubblicato la sua prima immagine a 195 Gigapixel, una foto panoramica che è stata realizzata unendo una serie di scatti effettuati, nel corso di mesi, dalla Oriental Pearl Tower di Shanghai.

I portavoce di Bigpixel, pur non rivelando i dettagli tecnici, hanno spiegato che le foto utilizzate per comporre l’immagine panoramica a 360 gradi offrono un livello di dettaglio 2.000 volte superiore a quello “catturabile” con gli smartphone consumer.

Provate a visitare questa pagina: effettuando uno zoom riuscirete a leggere le targhe delle auto e in alcuni casi anche a riconoscere i volti dei passanti.

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Blizzard: denaro agli impiegati che lasciano la compagnia

Author: Le news di Hardware Upgrade

Blizzard sta espandendo uno schema che prevede ricompense in denaro per quegli impiegati che lasciano la compagnia. Lo riporta Kotaku, che cita una fonte bene informata sull’andamento recente di Blizzard. La software house di Irvine avrebbe ottenuto nuova liquidità dal dipartimento finanziario da usare per contenere i costi futuri. Si parla anche di riduzione del budget per quelle divisioni non direttamente coinvolte nello sviluppo dei giochi.

Lo schema di gestione delle risorse umane, definito Career Crossroads, prevede ricompense per gli impiegati che decidono di lasciare l’azienda. Inizialmente era riservato agli addetti del reparto servizio clienti con più di cinque anni di anzianità in Blizzard, ma quest’anno è stato esteso ai team di controllo qualità e IT. Blizzard ha anche ridotto il numero di anni per cui un dipendente deve lavorare nell’azienda per poter beneficiare delle ricompense.

Heroes of the Storm

Anche Eurogamer riferisce di una situazione simile, limitatamente all’ufficio di Blizzard a Cork, Irlanda. Qui oltre 100 membri del team di assistenza clienti hanno accettato le ricompense messe a disposizione dal programma Career Crossroads, il quale è stato proposto ai dipendenti di Cork almeno 5 volte quest’anno con ricompense crescenti.

“Era troppo bello per rinunciare” ha detto un ex dipendente di Blizzard. “Non fraintendetemi, è una decisione volontaria, ma quando ti vengono offerti così tanti soldi, più volte, cominci a perdere le speranze sul futuro del tuo posto di lavoro”.

Blizzard ha risposto all’articolo di Eurogamer, specificando di non aver incoraggiato nessuno a usufruire del programma. “I dipendenti che scelgono di lasciare l’azienda lo fanno su base volontaria sfruttando un programma che mettiamo a disposizione in varie aree del mondo”, si legge nel comunicato di Blizzard. “Nessuno viene incoraggiato ad aderire al programma ma, per chi decide di sfruttarlo, lo rendiamo particolarmente generoso”.

“Rappresenta un buon modo per venire incontro alle persone che hanno pensato a un cambiamento di carriera o a tornare all’apprendimento”, si legge in una dichiarazione separata di Blizzard. Allo stesso tempo, secondo le indagini di Kotaku, il programma rientra in un nuovo piano di riduzione dei costi. Tre ex dipendenti della Blizzard hanno affermato che c’è una crescente influenza da parte del dipartimento finanziario, al punto di instaurarsi una sorta di conflitto tra la parte economica e quella prettamente di sviluppo. Si tratta di equilibri difficili da raggiungere, che sono presenti in tutte le software house. Ma in Blizzard sembrano adesso molto delicati, anche alla luce della crescente presa di potere di Activision e dei recenti problemi che stanno incontrando alcuni progetti di Blizzard.

Lla software house di Irvine, infatti, ha interrotto i finanziamenti all’Heroes Global Championship, il torneo che coinvolgeva i giocatori più forti di Heroes of the Storm, il MOBA con tutti i personaggi più famosi dell’immaginario Blizzard. Irvine ha spostato molti sviluppatori dal team di Hots ad altri progetti, lasciando intendere che il gioco possa entrare in modalità di manutenzione, come è successo in passato per quei giochi che non hanno più beneficiato di grossi miglioramenti periodici.

Secondo altre testimonianze, ci sarebbe però ottimismo per il futuro di Hots perché i principali responsabili del progetto, che hanno guidato le fasi più delicate della realizzazione del gioco, sono rimasti nel team. Ci saranno regolari rework degli eroi, eventi a tema e nuovi eroi.

Il direttore di produzione di Heroes ha pubblicato un altro post sull’argomento qualche giorno fa, dicendo che nei prossimi mesi verrà portato avanti il programma abituale, e che l’85° eroe del gioco sarà annunciato a breve, raggiungendo il Play Test Realm del gioco la prossima settimana. Hots starebbe piuttosto entrando in uno schema di revisione che porterà a cambiamenti di varia natura, come al funzionamento delle Partite Classificate, e al ripristino della possibilità di acquistare direttamente le skin con le Gemme. L’evento natalizio interno a Heroes, inoltre, verrà espanso nella durata.

“È vero che il nostro team di programmatori è adesso più piccolo, ma allo stesso tempo è un gruppo perfettamente funzionante in grado di creare ciò che tutti vogliono, e di portare avanti il lavoro nel corso del tempo”, ha scritto Kaéo Milker, Direttore di Produzione, sul forum ufficiale. “So che tutti vorrebbero saperne di più, ma siamo ancora nelle prime fasi dei nuovi lavori, per cui comunicheremo gli aggiornamenti una volta che il team avrà preso delle decisioni”.

“Stiamo valutando non solo la cadenza giusta con cui rilasciare i nuovi aggiornamenti, ma stiamo anche riconsiderando alcune aree fondamentali del gioco per identificare più modi per esplicitare al meglio il potenziale degli Eroi”.

Vedremo se Blizzard riuscirà a imboccare la strada giusta con Heroes of the Storm. Sicuramente negli ultimi tempi imperversano importanti cambiamenti all’interno dell’azienda, come si evince anche dalle difficoltà incontrate con il progetto Diablo 4.

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Microsoft Surface Laptop 2 review: Should you buy or upgrade?


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Honor View 20 presentato ufficialmente: caratteristiche e prezzo

Author: IlSoftware.it

Honor, la controllata di Huawei, ha appena presentato il nuovo smartphone View 20 (V20). Le caratteristiche sono quelle che avevamo anticipato nel nostro articolo Honor View20 e Samsung Galaxy A8s: basta notch, la fotocamera frontale dentro un foro.

La principale novità è la presenza di un sensore principale da 48 Megapixel (Sony IMX586; apertura focale f / 1.8) posto sul dorso del telefono. L’altra innovazione, è il “foro” che attraversa il display in corrispondenza dell’angolo superiore sinistro e all’interno del quale è alloggiata la fotocamera frontale (25 Megapixel; f / 2.0). Una scelta che ha permesso a Honor di ottenere un rapporto screen-to-body pari al 91,82%.

Honor View 20 presentato ufficialmente: caratteristiche e prezzo

La diagonale dello schermo IPS misura 6,4 pollici, supporta una risoluzione pari a 1080×2310 pixel e copre il 96% dello spazio colore NTSC.
“Sotto la scocca” Honor View 20 nasconde un SoC Kirin 980 composto da due core Cortex-A76 a 2,6 GHz, due Cortex-A76 a 1,92 GHz e quattro Cortex-A55 a 1,8 GHz abbinati a una GPU Mali-G76MP10 a 720 MHz.
Accanto al potente processore figurano 6 GB di memoria RAM e 128 oppure 256 GB di storage interno a seconda del modello.Il design del nuovo V20 è ormai lo stesso abbracciato da Honor, Huawei e da altre aziende concorrenti: realizzato in alluminio e vetro, questo smartphone misura 156,9 x 75,4 x 8,1 millimetri e pesa 180 grammi. In termini di peso il maggiore apporto è dovuto alla batteria da ben 4.000 mAh ricaricabile mediante porta USB 3.0 Type-C compatibile con la ricarica rapida (22,5 W; si ricarica del 55% in 30 minuti). Sul retro il V20 monta un lettore di impronte digitali. Completano la dotazione il supporto WiFi 802.11 ac e la connettività Bluetooth 5.0.
Honor View 20 viene commercializzato con Android 9 Pie preinstallato a partire da 380 euro al cambio. Le vendita in Cina inizieranno domani 28 dicembre mentre per l’Europa bisognerà attendere almeno il 22 gennaio prossimo quando a Parigi si terrà la presentazione ufficiale. Durante l’evento europeo organizzato da Honor si conosceranno prezzi ufficiali e data di lancio per quanto riguarda il Vecchio Continente.

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GeForce RTX 2060 e GTX 2050: nuove info e dettagli

Author: Le news di Hardware Upgrade

Ci attendiamo per le prossime settimane il debutto ufficiale delle schede NVIDIA GeForce RTX 2060, soluzioni basate su architettura Turing caratterizzate da un posizionamento nel segmento di fascia media del mercato. Non si hanno al momento attuale conferme circa le caratteristiche tecniche di queste proposte, con l’unica eccezione rappresentata proprio dall’integrare supporto al Ray Tracing in hardware esattamente come le altre proposte della famiglia Turing già in commercio.

Sono però emersi dati interessanti, provenienti da documentazione che la taiwanese Gigabyte ha indicato all’EEC (Eurasian Economic Commission): si prevede che possano venir presentate ben 6 differenti combinazioni di memoria per le schede GeForce RTX 2060, tra tipologia e quantitativo.

Nello specifico Gigabyte indica memorie GDDR5 e GDDR6, in quantitativi pari a 6, 4 e 3 Gbytes per entrambe le tipologie. Dalla combinazione di questi due parametri si ricavano le 6 differenti versioni, con un totale di schede GeForce RTX 2060 in funzione della famiglia che potrebbe raggiungere la soglia di ben 40.

E’ possibile che NVIDIA possa lasciare i propri partner liberi di scegliere quali quantitativi di memoria, nonché quale tipologia, abbinare alle GPU GeForce RTX 2060. E’ plausibile che a particolari quantitativi di memoria video possano corrispondere specifiche della GPU leggermente differenti, con i parametri più spinti lasciati alle proposte con maggiore quantitativo di memoria video onboard.

Se così fosse viene da pensare che il mercato verrà letteralmente invaso da una moltitudine di schede video GeForce RTX 2060, con la conseguenza di creare più confusione che altro nella mente dei consumatori. Vedreo in che modo i vari produttori promuoveranno le proprie soluzioni sul mercato.

Sono emerse anche indiscrezioni su una scheda NVIDIA di nuova generazione di fascia più bassa, destinata a prendere il posto ora occupato dalle schede GeForce GTX 1050. Si tratta del modello GeForce GTX 2050, che potrebbe però anche prendere il nome di GeForce GTX 1150 così da lasciare la famiglia 2000 solo in abbinamento alla sigla RTX e non a quella GTX.

Per questo modello verrebbe utilizzata la GPU TU107, sprovvista di Turing e RT cores e quindi non compatibile con il Ray Tracing. All’interno di questo chip potrebbero trovarsi sino a 896 CUDA cores, raggruppati in 14 Compute Units, in abbinamento a memoria GDDR5 in quantitativo sino a 5 Gbytes. Una GPU di questo tipo andrebbe a completare l’offerta di GPU da parte di NVIDIA, con il prevedibile debutto anche di declinazioni destinate all’utilizzo in sistemi notebook.