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Mazda ripropone il suo “Wankel” sotto nuove vesti

Author: Federico Proverbio Tom's Hardware

Nella storia del propulsore ideato dall’ingegner Wankel, l’unico produttore che ad oggi può vantare un progetto “rotativo” è Mazda. A partire dagli anni ’60 la casa nipponica cercò di perfezionare il disegno originale con l’intento di aumentare il rapporto potenza/cubatura, incappando in difetti di progettazione e di realizzazione che costrinsero la stampa automobilistica a “bocciare” il propulsore in termini di affidabilità.

Questo approccio mostrava diversi pregi se paragonato al tradizionale disegno a pistoni, tra cui il peso contenuto e la capacità di raggiungere con facilità un alto numero di rivoluzioni al minuto.

Il motore Wankel incarnava i desideri più reconditi di appassionati della guida che cercavano un propulsore “nuovo” e decisamente diverso dalla competizione.

Il design della camera di scoppio e del rotore, i componenti principali del disegno Wankel, permetteva di contrastare i classici problemi derivanti dall’utilizzo di pistoni tradizionali, tra cui lo sbilanciamento delle forze e l’eccessiva inerzia rotazionale ad alte velocità. Il risultato di questa ricerca si tradusse in diverse celebri vetture, tra cui le più moderne RX-7 e RX-8, coupé a trazione posteriore che dettarono legge nel mercato delle sportive accessibili.

L’ultima iterazione di questo propulsore fu il 13B, denominato “renesis”, un motore rotativo dalla cubatura totale pari a 2.6 litri, divisi in due rotori. Il 13b poteva vantare un output specifico relativamente alto, sviluppando di base 230cv a 9000 giri, ma si dimostrò da subito inaffidabile.

A causa del rapido logorio dei cosiddetti “Apex Seals”, guarnizioni in grafite utilizzate ai 3 vertici del rotore per separare la camera di scoppio da quella di aspirazione, il motore poteva danneggiarsi irreparabilmente nel giro di pochi mesi dal primo avvio. Al fine di limitare questo difetto gli ingegneri di Mazda decisero di introdurre nella camera di scoppio una miscela composta da benzina e olio motore, riuscendo a minimizzare la possibilità di danneggiamento delle sopracitate guarnizioni. Questo compromesso mostrò delle conseguenze dirette: introdurre olio durante la fase di combustione comportò un aumento dell’anidride carbonica prodotta come scarto, influenzando negativamente i risultati dei test di inquinamento ambientale e di consumo.

Mazda dovette ammettere il fallimento di quel progetto, nonostante i tentativi di sviluppare una variante a idrogeno dell’ormai marchiata RX-8. I frequenti richiami e le costose sostituzioni di componenti affossarono definitivamente il valore di una vettura che sembrava aver decretato la morte definitiva del classico Wankel.

In seguito ad un lungo periodo di silenzio stampa, nel quale vennero formulate diverse ipotesi riguardo ad un possibile ritorno del propulsore rotativo in una nuova “RX”, Mazda fece trapelare, in occasione del Motor show di Los Angels, l’intenzione di sviluppare una nuova vettura che potesse sfruttare i pregi di questa tipologia di motore. Al tempo del rilascio del progetto, nel 2016, diversi concept erano stati presentati alla stampa internazionale, tra cui la 2 RE, una prototipo di “Mazda 2” che integrava al tradizionale propulsore elettrico un generatore rotativo. Nonostante l’entusiasmo dimostrato dalla stampa, il progetto non si concretizzò in una reale vettura.

Lo scorso 2 ottobre la casa giapponese ha annunciato l’intenzione di riproporre un design a dir poco travagliato nel contesto del piano di ammodernamento ecologico “Zoom Zoom 2030”, una progetto che dovrebbe portare al perfezionamento della tecnologia di ibridazione tra le due principali tipologie di propulsori, elettrico e tradizionale.

Consequenzialmente all’annuncio della commercializzazione del nuovo powertrain “Skyactiv X” è stato avviato lo sviluppo di una nuova generazione di motori Wankel, delegati al ruolo di “range extender” in vetture prevalentemente elettriche.

Le prime comunicazioni parlano di un generatore in grado di estrarre energia da una moltitudine di carburanti, compreso il GPL e diversi prodotti gassosi. La fluidità di esercizio e le dimensioni ridotte permetterebbero il posizionamento di questo generatore al di sotto del pianale di carico posteriore, mantenendo fondamentalmente invariato il telaio della maggior parte delle vetture attualmente vendute da Mazda, un ottimo presupposto per una rapida ed economica diffusione di questa tecnologia.

Limitando l’intervallo di utilizzo ad un numero preciso di giri al minuto, sarebbe inoltre possibile ottimizzare l’efficienza di conversione del carburante in energia, minimizzando al tempo stesso la quantità di scarto derivante dalla combustione ed eliminando virtualmente le complicazioni di funzionamento incontrate nelle generazioni precedenti.

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THE VERDICT: Tesla Powerwall and Solar Review After 6 Months!


THE VERDICT: Tesla Powerwall and Solar Review After 6 Months!
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MY TESLA REFERRAL LINK: https://ts.la/paul3233 Here's the full Tesla Powerwall + Solar experience reviewed, 6 months later — I walk through the installation timeline, examples of the system in use and go over the costs & expected time until my investment pays for itself. More Tesla Powerwall + Solar Videos
Part 1 – Main Panel Upgrade: https://youtu.be/CzyAcluTUMU
Part 2 – Powerwall Installation: https://youtu.be/0yqdnN0f6Lc
Part 3 – Solar Installation: https://youtu.be/RtJqY6NdAuw
Part 4 – Activating System + First Week: https://youtu.be/pv-ntxVwqzk This video is NOT sponsored or endorsed by Tesla or Solarcity. I am documenting this installation as a paying customer. Please note that links above may be affiliate links — clicking them earns me a small commission if you make a purchase and helps support my YouTube channel. Thank you! ▷ MY STORE – shirts, mugs, pint glasses & hoodies
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How Excel logical functions can do the number-crunching work for you


When you have a big, ugly spreadsheet, logical formulas can help you make sense of it all by looking for results or patterns that you specify. We show you how to set up a simple one. Read the full article at PCWorld.com:
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Kensington SD7000 Surface Pro Dock Review


The Kensington SD7000 dock for Surface Pro 4, Surface Pro 2017 and Surface Pro 6 makes your tablet look like a mini Surface Studio. It connects to the Surface Connect port and adds myriad ports while also supporting the Surface Pro at a variety of heights and angles using two articulating hinges and chrome arms. It has USB-A, USB-C, HDMI 2.0, DisplayPort 1.2, Gigabit Ethernet and 3.5mm audio ports and a Kensington lock slot. It’s due out at the end of Dec. 2018.

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Evelyn Berezin: muore a 93 anni la creatrice dei Word Processor

Author: Le news di Hardware Upgrade

Evelyn Berezin è un nome che a molte persone, anche appassionate di tecnologia, non dirà molto, ma si tratta di quella che è considerata la creatrice del primo Word Processor nella storia dell’informatica. Purtroppo una delle donne che hanno rivoluzionato, in parte, il mondo della tecnologia ci ha lasciati all’età di 93 anni, come riporta la BBC.

Evelyn Berezin

Negli anni ’70 il mondo dell’informatica era ben diverso da come lo conosciamo ora e Evelyn Berezin riuscì a trovare il modo di cambiarlo ulteriormente. Infatti notò come il 6% delle persone negli USA sul finire degli anni ’60 fosse impiegata come “segretaria”. Questo le fece venire l’idea di fondare una società (che poté contare fino a 500 impiegati nel periodo di massima espansione) che si occupava di realizzare software di vario genere.

Per esempio creò uno dei primi sistemi computerizzati per la gestione dei posti sulle linee aeree che riuscì a funzionare per undici anni senza interruzioni con prestazioni più che rispettabili per l’epoca (anni ’60). Sempre nel campo dei software commerciali, Evelyn Berezin e la sua società furono tra i primi a realizzare un sistema automatizzato per le banche, un sistema per il puntamento dei bersagli per la difesa statunitense e un sistema per il monitoraggio delle scommesse sui cavalli.

Tornando al mondo dei Word Processor invece, è curiosa la storia della prima presentazione di un sistema integrato che era stato commissionato proprio alla società di Evelyn Berezin. Infatti a differenza del sistema più diffuso al tempo, realizzato da IBM, che si basava su switch, Berezin voleva creare qualcosa di più complesso, pratico e sfruttare al meglio i chip forniti dalla tecnologia.

Il sistema prevedeva una tastiera, delle cassette, una sezione di elettronica e infine una stampante (il monitor venne implementato in seguito). Questo permetteva di scrivere, controllare, correggere ed editare il testo in maniera molto più pratica che in precedenza.

Per i chip di funzionamento, Evelyn Berezin cercò di affidarsi alla neonata Intel ma per via di alcuni problemi con gli ordini si pensò di realizzare alcuni chip internamente. Al momento del debutto dei primi prototipi da mostrare ai possibili acquirenti si notò come il sistema soffrisse molto l’elettricità statica che era dovuta a un clima particolarmente secco. Questo creava falsi contatti e corto circuiti all’interno dei sistemi non facendoli funzionare correttamente.

A Ed Wolf (capo ingegnere della Redactron) allora venne un’idea: entro nella stanza con secchio d’acqua e lo rovesciò su un tappetto. Questo permise di far funzionare correttamente i prototipi e completare la sessione demo. Dopo quell’inconveniente, nel 1971 iniziò la vendita ai clienti delle versioni definitive, con 770 unità realizzate.