Quasi sicuramente il nuovo Galaxy S9 di Samsung utilizzerà il processore Qualcomm Snapdragon 845: ecco tutte le altre novità.
Nuove indiscrezioni sembrano confermare alcune delle novità del prossimo smartphone top di gamma di casa Samsung, il Galaxy S9, che sarà lanciato sul mercato l’anno prossimo.
Dal momento che la produzione del processore è stata affidata proprio a Samsung, come peraltro già fatto nel caso del predecessore, lo Snapdragon 835, Samsung potrebbe tenere per sé i primi esemplari del SoC utilizzandoli appunti sui nuovi Galaxy S9. Un indizio circa l’utilissimo del SoC Snapdragon 845 è dato anche dai riferimenti all’impiego della tecnologia Dual VoLTE, supportata appunto dal nuovo processore Qualcomm.
VoLTE, com’è noto, permette di instaurare chiamate vocali qualitativamente migliori rispetto al passato anche grazie al più ampio spettro di banda che viene riservato alle conversazioni su rete 4G/LTE. Con il Dual VoLTE, voci più fedeli alle originali saranno ottenibili su entrambe le SIM eventualmente inserite nello smartphone: fino ad oggi, infatti, VoLTE era utilizzabile solo sulla prima SIM.Tra le altre novità del Samsung Galaxy S9, dovrebbe finalmente debuttare un “inedito” sistema di riconoscimento dell’iride grazie anche all’impiego di un nuovo sensore frontale da 3 Megapixel, in grado di riconoscere l’utente anche quando questi dovesse muovere gli occhi, indossare occhiali o trovarsi in ambienti poco luminosi. Il meccanismo di scansione dell’iride andrà quindi a confrontarsi con Apple Face ID.
Ai giorni nostri saper sviluppare siti web o web-app può essere una risorsa di inestimabile valore. In un’epoca in cui la ricerca del lavoro non è così semplice, e trovarlo è ancora più difficile, la programmazione rappresenta una sorta di isola serena. Se da una parte non è detto che chi sa programmare troverà automaticamente il lavoro dei propri sogni, dall’altra possiamo garantire che gli sviluppatori web sono sempre più richiesti e non verranno facilmente sostituiti dalla software automation in ambito lavorativo. E se vuoi imparare a programmare ma non sai da dove iniziare, una soluzione valida può essere il Corso completo per sviluppatori web 2.0, disponibile in offerta a 29 euro invece che a 200 euro per il periodo natalizio, ma solo per alcuni giorni.
Il Corso completo per sviluppatori web 2.0 di Udemy consiste in una notevole quantità di contenuti da consultare e studiare in modo da apprendere le basi della programmazione per raggiungere un livello di competenza da “principiante” nello sviluppo di siti web e web-app. Si compone di ben 212 lezioni e ben 30 ore di video con supporto e doppiaggio in italiano, con traduzione e ampliamento ad opera del principale docente italiano Hidran Arias. Aspetto molto importante da considerare prima di imbattersi in questa nuova esperienza è che con il Corso completo di Udemy chiunque può approcciarsi alla programmazione, anche chi non ha alcuna esperienza nel mondo della programmazione e vuole partire da zero.
Proprio per questo viene definito un “Corso completo”, perché parte proprio dalla radici offrendo la possibilità di imparare con software professionali. Tutti i software utilizzati nel corso e consigliati agli studenti sono inoltre disponibili gratuitamente, in modo da iniziare con una spesa minima e senza oneri oltre al costo stesso del Corso. Le varie lezioni vengono suddivise in diverse sezioni, e diventano progressivamente più difficili man mano che si approfondiscono i diversi argomenti. La prima sezione è di preparazione, un’introduzione a quello che verrà spiegato successivamente, mentre poi si passa subito al cuore della programmazione iniziando dal linguaggio di programmazione HTML5, che è uno degli standard più diffusi attualmente.
Le sezioni successive offrono invece lumi sui CSS3, su Javascript, Jquery, Bootstrap 4, WordPress, PHP e molto altro, con gli argomenti che vengono suddivisi in maniera piuttosto chiara in lezioni separate. Lo studente può ottenere inoltre i codici pronti di ogni singola lezione o rispondere a quiz per verificare le competenze sull’argomento per ogni materia. Una criticità che abbiamo trovato durante la consultazione delle lezioni è il doppiaggio non perfetto, visto che Arias vive in Italia da 15 anni ma non è madrelingua. L’insegnante, nonché Software Engineer, lo ammette onestamente anche sul sito ufficiale, dove comunque garantisce che utilizza un linguaggio chiaro e comprensibile. Dopo le nostre prove possiamo effettivamente confermare quanto appena descritto.
Udemy è una piattaforma di studio con una community completa di studenti e istruttori in rapida crescita. Offre un catalogo di lezioni piuttosto variegato, che comprende corsi che possono servire come sviluppo personale, per i propri hobby o anche con finalità professionali. Grazie alla piattaforma online gli studenti non hanno l’obbligo di recarsi fisicamente in una classe, e possono imparare ovunque e in qualsiasi circostanza con tempistiche personali. Lo strumento di lavoro è il computer o lo smartphone, e una volta acquistato ogni corso si avrà accesso ai contenuti a vita. Attualmente sono oltre 17 milioni gli studenti che hanno partecipato ad un corso della piattaforma, con 20 mila istruttori che hanno insegnato qualcosa in 60 lingue differenti.
Ad un prezzo di soli 29 euro (invece dei 200 euro tipicamente richiesti) il Corso completo per sviluppatori web 2.0 è certamente un ottimo affare per chi vuole imparare i rudimenti del mondo della programmazione web. Insieme al Corso lo studente riceverà un e-book in omaggio e Hosting Web gratis per un anno senza limiti di spazio (valore commerciale di 199 dollari). L’accesso al Corso è senza limiti di tempo, anche da dispositivi mobile, insieme agli aggiornamenti costanti, al contatto diretto con il docente e c’è anche la possibilità di rimborso entro 30 giorni. Se interessati potete ottenere ulteriori informazioni a questo indirizzo, sul sito ufficiale Udemy, e perfezionare l’acquisto a soli 29 euro. Ma affrettatevi, perché l’offerta sarà valida solo per alcuni giorni!
Facebook contabilizzerà i ricavi pubblicitari nei Paesi in cui vengono realizzati e non più solo attraverso la sede internazionale di Dublino. Ad annunciarlo è lo stesso social network, assecondando la crescente pressione internazionale in merito alle politiche fiscali adottate dai grandi colossi dell’hi-tech. Una piccola rivoluzione, con le potenzialità per poter fare giurisprudenza in merito.
Scendendo nel dettaglio, Facebook ha specificato di essere intenzionato a passare ad una struttura di vendita locale nei Paesi in cui è presente una sede fisica che fornisce supporto alle vendite in relazione agli inserzionisti locali. Questo comporterà che, i ricavi pubblicitari realizzati in queste nazioni, saranno contabilizzati sul posto, senza dover fare riferimento alla sede di Dublino.
Un cambiamento che riguarderà direttamente anche il nostro Paese. I ricavi contabilizzati in Italia saranno dunque soggetti alla fiscalità italiana. Facebook è intenzionata a mettere a regime questo nuovo sistema nel corso del 2018, al fine di completare definitivamente il passaggio entro la prima metà del 2019. Gli uffici in questione sono circa 30 in tutto il mondo, per cui appare evidente come si tratti di un cambio di rotta che andrà realizzato in maniera progressiva, anche perchè ogni Nazione ha le proprie leggi.
“Ogni Paese è unico e vogliamo essere sicuri di realizzare questo cambiamento in maniera corretta. In ogni caso, la transizione ad una struttura di vendita locale fornirà maggiore trasparenza ai Governi ed ai policy maker di tutto il mondo, che hanno richiesto maggiore visibilità sui ricavi associati alle vendite che vengono supportate localmente nelle varie Nazioni” ha spiegato Dave Wehner, Chief Financial Officier di Facebook.
Dave Wehner
Una mossa che, a livello di tempistiche, appare quasi consequenziale all’intervento effettuato qualche giorno fa da Margrethe Vestager, Commissaria europea alla concorrenza, all’Università Bocconi di Milano. La nota politica danese, spesso in prima linea contro i giganti dell’hi-tech, auspicava la rapida introduzione del così detto “country-by-country reporting”, ovvero una normativa che obbligasse le multinazionali a fornire informazioni pubbliche su quante tasse pagano in ciascun Paese.
Facebook è andato anche oltre questa aspettativa. Sarà certamente significativo verificare quelle che saranno le conseguenze in termini fiscali una volta che il nuovo sistema locale sarà entrato pienamente a regime. Staremo a vedere quali saranno adesso le mosse degli altri colossi del web e dell’hi-tech.
Qualcomm executives have told Fudzilla that Asus, Lenovo, and HP won’t be alone in their efforts launching the Windows 10 on Snapdragon, and that certain phone manufacturers are working on their designs.
A Fudzilla trusted source who likes his privacy has confirmed to us that one of the mobile outfits is Samsung. Currently, there is no ETA on the launch or availability, but manufacturers who have the experience with the phone PCB are likely to do a better job with the smaller form factor.
In Q1 2018 we expect to see Asus, Lenovo and HP devices, with everyone else launching a bit later. Qualcomm has high hopes in its debut to the Windows platform, and Windows 10 will face a big test in the consumer interest.
Value Proposition
The excellent battery life powered by constant LTE connectivity is a reasonable value proposition, especially as these machines don’t need annoying fans. They are completely quiet, something that we appreciate. We had a chance to spend some limited time with an HP Envy 2 two-in-one and the Asus NovaGo. Both were a bit bulkier than we would want them to be. There is space for thinner and lighter, and mobile phone manufacturers such as Samsung can make such a thing a reality.
Samsung will likely announce Windows 10 on Snapdragon device at a later date and on its own terms. Mobile World Congress in late February or a Galaxy S9 phone launch could well be the launch opportunity.
Un ricercatore del team Google Project Zero scopre un’importante falla di sicurezza nel software dei prodotti Apple: potrebbe essere sfruttata per eseguire il jailbreaking degli iPhone con iOS 11.
Ian Beer, ricercatore Google in forze presso il team Project Zero, ha comunicato di aver scoperto un modo per acquisire i privilegi di root su iOS 11, sia sugli iPhone che sui dispositivi macOS.
Come spiega Beer, il codice proof-of-concept appena messo a punto sfrutta un problema di corruzione della memoria che di fatto consente a un aggressore di eseguire codice con i privilegi di sistema.
Apple, su segnalazione di Beer, ha risolto la lacuna di sicurezza qualche settimana fa con il rilascio di iOS 11.2. Quanto individuato apre la strada al jaibreaking dei nuovi iPhone.
Complici le nuove misure di sicurezza implementate da Apple in iOS e il ridotto interesse per il jailbreaking stanno portando a una lenta agonia degli “store alternativi” come lo storico Cydia. La scoperta di Beer potrebbe tornare a far guardare gli utenti alla rimozione delle limitazioni imposte da Apple, operazione da sempre invisa alla società di Cupertino e illegale negli Stati Uniti dal 2013.
tfp0 should work for all devices, the PoC local kernel debugger only for those I have to test on (iPhone 7, 6s and iPod Touch 6G) but adding more support should be easy
Il ricercatore Google ha pubblicato il suo codice PoC a questo indirizzo e in questo post chiarendo però che le versioni di iOS affette dal problema sono la 11.1.2 e precedenti. Il bug, però, è sfruttabile dalla sandbox all’interno della quale vengono eseguite le applicazioni iOS e l’aggressore – sfruttando il problema di sicurezza – può ottenere accesso a livello del kernel (tfp0, “task for process 0”). Va detto che il problema potrà essere sfruttato per tornare ad effettuare il jailbreaking dei dispositivi Apple soltanto non appena qualcuno avrà messo a punto il codice “ad hoc” e solamente fintanto che la società guidata da Tim Cook continuerà a permettere il downgrade alla versione di iOS vulnerabile (release 11.1.2).
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