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ConciliaWeb, nuovo strumento online per risolvere le dispute tra consumatori e operatori

Author: IlSoftware.it

ConciliaWeb, nuovo strumento online per risolvere le dispute tra consumatori e operatori

AGCOM rivela che nel 2018 porterà al debutto ConciliaWeb, uno strumento online per la risoluzione delle controversie tra utenti e operatori di telecomunicazioni. Sarà, ovviamente, del tutto gratuito, semplice e veloce da usare.

AGCOM, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha comunicato che dal prossimo anno anno i consumatori italiani potranno fruire di un nuovo strumento per risolvere le controversie con gli operatori di telecomunicazioni, le pay-tv e gli altri soggetti che operano nel settore dei servizi digitali.

Dal 2002 l’autorità ha garantito agli utenti la possibilità di risolvere le problematiche con gli operatori rivolgendosi al Co.Re.Com (Comitato regionale per le comunicazioni) della propria Regione.

ConciliaWeb, nuovo strumento online per risolvere le dispute tra consumatori e operatori

A partire dal prossimo anno, però, i consumatori potranno utilizzare ConciliaWeb, strumento interamente fruibile online che si prefigge come obiettivo primario quello di sveltire le procedure di conciliazione e risoluzione delle controversie.
Aprendo una pratica su ConciliaWeb, gli utenti potranno denunciare eventuali comportamenti degli operatori in violazione degli accordi contrattuali. L’intera procedura si esaurisce online e potrà essere svolta utilizzando PC o smartphone.

Attraverso ConciliaWeb, se ritenuto necessario, si potranno porre in contatto diretto clienti e imprese, eventualmente anche in videoconferenza. AGCOM potrà così rendere più efficiente la gestione delle segnalazioni dei consumatori e mettere a confronto diretto utenti e fornitori dei servizi.

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Prey e Wolfenstein II: The New Colossus in omaggio con le schede AMD Vega

Author: Le news di Hardware Upgrade

AMD ha annunciato una nuova promozione per coloro che acquisteranno, nel periodo compreso dal 24 novembre al 31 dicembre 2017, una delle schede video basate su GPU Radeon RX Vega 64 o Radeon RX Vega 56.

Questi utenti potranno riscattare, attraverso voucher e il download di una copia digitale, i due giochi Prey e Wolfenstein II: The New Colossus in modo completamente gratuito. I giochi potranno venir riscattati entro il 28 febbraio 2018: tutti i dettagli della promozione sono disponibili a questo indirizzo sul sito AMD.

[HWUVIDEO=”2392″]AMD Radeon RX Vega 64 e Radeon RX Vega 56, finalmente![/HWUVIDEO]

Ulteriori informazioni sulle schede AMD Radeon RX Vega sono disponibili sul sito ufficiale a questo indirizzo. La nostra analisi prestazionale di queste proposte è accessibile invece a questo indirizzo.

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Nuove indiscrezioni sui processori Intel Core di ottava e nona generazione

Author: Le news di Hardware Upgrade

In questi ultimi giorni sono emerse online varie indiscrezioni sulle prossime versioni di processore che Intel renderà disponibili in commercio. Si parla di modelli appartenenti alla ottava generazione, oltre che di proposte che dal nome sono riconducibili alla nona generazione di CPU dell’azienda americana.

Partiamo dalla prima evidenziando come alcuni modelli di ottava generazione siano già in commercio. Parliamo delle proposte desktop della famiglia Coffee Lake, CPU delle serie Core i7, Core i5 e Core i3 disponibili in versioni sino ad un massimo di 6 core. Troviamo processori di ottava generazione anche nel segmento delle proposte notebook a più basso consumo, per quanto queste siano basate su architettura Kaby Lake refresh.

Le indiscrezioni, non confermate ufficialmente da Intel come sempre in questi casi, indicano nuovi modelli per sistemi notebook caratterizzati da un TDP di 45 Watt e quindi destinati all’utilizzo nei sistemi portatili a più elevate prestazioni. Questi modelli introdurranno architettura a 6 core, come le proposte Coffee Lake desktop, e per la prima volta avremo una versione di processore della gamma Core i9 anche per sistemi desktop. Di seguito ne sono riassunte le principali caratteristiche tecniche sino ad ora note

  • Core i9-8950HK: 6 core, 12 threads; cache L3 12MB; TDP 45 Watt;
  • Core i7-8850H: 6 core, 12 threads; cache L3 12MB; TDP 45 Watt;
  • Core i7-8750H: 6 core, 12 threads; cache L3 12MB; TDP 45 Watt;
  • Core i5-8400H: 6 core, 6 threads; cache L3 9MB; TDP 45 Watt;
  • Core i3-8300H: 4 core, 4 threads; cache L3 8MB; TDP 45 Watt;

Troviamo nelle specifiche di questi processori molte analogie con le versioni di CPU Core di ottava generazione per sistemi desktop, a partire dal rapporto tra numero di core e modello di processore. Non mancano inoltre informazioni sui processori Intel di ottava generazione appartenenti alla famiglia Coffee Lake-S, proposte caratterizzate in alcuni modelli da un TDP pari a 35 Watt. Questi i modelli dei quali sono emerse alcune caratteristiche tecniche:

  • Core i7-8700B: 6 core, 12 threads; cache L3 12MB;
  • Core i7-8700T: 6 core, 12 threads; cache L3 12MB; TDP 35 Watt;
  • Core i7-8670: 6 core, 12 threads; cache L3 12MB; TDP 65 Watt;
  • Core i7-8670T: 6 core, 12 threads; cache L3 12MB; TDP 35 Watt;
  • Core i5-8650K: 6 core, 6 threads; cache L3 9MB;
  • Core i5-8650: 6 core, 6 threads; cache L3 9MB; TDP 65 Watt;
  • Core i5-8550: 6 core, 6 threads; cache L3 9MB; TDP 65 Watt;
  • Core i5-8500: 6 core, 6 threads; cache L3 9MB; TDP 65 Watt;
  • Core i5-8500B: 6 core, 6 threads; cache L3 9MB;
  • Core i5-8500T: 6 core, 6 threads; cache L3 9MB; TDP 35 Watt;
  • Core i5-8420: 6 core, 6 threads; cache L3 9MB; TDP 65 Watt;
  • Core i5-8420T: 6 core, 6 threads; cache L3 9MB; TDP 35 Watt;
  • Core i5-8400B: 6 core, 6 threads; cache L3 9MB;
  • Core i5-8400T: 6 core, 6 threads; cache L3 9MB; TDP 65 Watt;
  • Core i3-8320: 4 core, 4 threads; cache L3 6MB; TDP 65 Watt;
  • Core i3-8320T: 4 core, 4 threads; cache L3 6MB; TDP 35 Watt;
  • Core i3-8300T: 4 core, 4 threads; cache L3 6MB; TDP 35 Watt;
  • Core i3-8120: 4 core, 4 threads; cache L3 6MB; TDP 65 Watt;
  • Core i3-8120T: 4 core, 4 threads; cache L3 6MB; TDP 35 Watt;
  • Core i3-8100T: 4 core, 4 threads; cache L3 6MB; TDP 35 Watt;
  • Core i3-8020: 4 core, 4 threads; cache L3 6MB; TDP 65 Watt;
  • Core i3-8020T: 4 core, 4 threads; cache L3 6MB; TDP 35 Watt;
  • Core i3-8000: 4 core, 4 threads; cache L3 6MB; TDP 65 Watt;
  • Core i3-8000T: 4 core, 4 threads; cache L3 6MB; TDP 35 Watt;

Non mancano all’appello processori della famiglia Pentium, divisi in Pentium Gold se basati su architettura Core e Pentium Silver se invece appartenenti alla famiglia Atom. A chiudere le proposte Celeron, anche in questo caso nelle due famiglie Celeron G con architettura Core e Celeron N/J se riconducibili alla famiglia Atom. La principale differenza tra Pentium Gold e Celeron G è legata alla presenza, nei primi processori, di tecnologia HyperThreading.

Online sono inoltre apparse informazioni sui processori Intel Core di nona generazione, così identificabili per via del nome che vede una sequenza numerica della famiglia 9000. Non è chiaro al momento attuale quale sia l’architettura di questi processori, se sia basata su un refresh di quella Coffee Lake o se possa invece adottare una nuova architettura con tecnologia produttiva a 10 nanometri. I nomi emersi sino ad oggi fanno riferimento a versioni di processore delle famiglie Core i5 e Core i3, ma è scontato attendersi anche modelli della serie Core i7. E’ tuttavia al momento attuale prematuro elaborare più di qualche congettura su quello che potranno essere questi processori, mentre per i modelli di ottava generazione è presumibile che il CES 2018 di Las Vegas possa essere la sede scelta per il loro debutto ufficiale. Lo scopriremo tra poco più di 1 mese.

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Hyperledger, come i colossi plasmano il futuro

Author: Andrey Vedishchev Tom’s Hardware

Hyperledger, come i colossi plasmanno il futuro

Gli articoli del sabato di Tom’s Hardware potrebbero aver abituato qualcuno a pensare sempre alle criptovalute, ma non è necessariamente così: Hyperledger non è una criptovaluta, non è una Blockchain, e non è neppure un’azienda.

È invece definibile come uno sforzo collettivo di decine di aziende per sviluppare soluzioni open source basate sulle Distributed Ledger Technologies (DLT) – di cui Blockchain è l’esponente più conosciuto – per l’industria.

hyperledger[1]

È ormai infatti di dominio comune che Bitcoin o Ethereum abbiano problemi di scalabilità di non scarsa rilevanza causati dal fatto che ogni peer si occupi di convalidare tutte le transazioni, aggiornare la Blockchain, mantenerla nella sua interezza su un dispositivo di archiviazione ed eseguire algoritmi del consenso come quelli che abbiamo trattato due settimane fa.

Senza contare che le transazioni su Blockchain come quella di Ethereum sono visibili a chiunque in chiaro. Certo, mittente e destinatario sono indirizzi composti da sequenze di caratteri alfanumerici, ma se in un futuro non troppo ipotetico le DLT dovessero diventare il meccanismo fondante della nuova Internet, le aziende potrebbero trovarsi interessate – o obbligate – a dichiarare il proprio indirizzo pubblico.

La diretta conseguenza di ciò è che i dettagli di una fornitura di materie prime, per esempio, potrebbero essere visibili ai competitor di cliente e fornitore; rendere pubblica un’informazione simile produrrebbe un problema di concorrenza. Immaginate, per esempio, che Samsung sappia in anticipo se e quando LG avrà difficoltà nella produzione di televisori di un certo tipo (NdC).

Hyperledger London 8 Consensus[1]

Per tale ragione all’interno di Hyperledger, vero e proprio consorzio di innovazione, si stanno sviluppando diverse soluzioni alternative. Soluzioni certamente open source – come detto prima -, ma destinate ad aziende e dunque garanti di privatezza e privacy per gli utilizzatori. Vediamo ora alcuni dei progetti più interessanti ad oggi.

Hyperledger Fabric

Fabric è un’implementazione di Blockchain a cura di IBM. Permette la realizzazione di soluzioni private e permissioned: gli utilizzatori possono comunicare ed interagire con la Blockchain realizzata dall’azienda solo su invito. Tali fattispecie di invito si possono poi suddividere in diverse tipologie: il funzionamento è analogo a quello di un DB dove il Database Administrator fornisce diversi privilegi ai vari utenti.

Una delle peculiarità più interessanti è che Fabric consente la creazione di canali. Facciamo un esempio per spiegare perché ciò si presta ad essere definito dirompente. Immaginiamo di essere in un futuro dove, per rendere più efficienti i processi, un consorzio agrario al quale aderiscono produttori di vino, imbottigliatori e supermercati adotti Hyperledger Fabric.

Un produttore membro di questo consorzio potrebbe decidere di vendere parte del proprio vino ad un imbottigliatore specifico a un prezzo di favore, mantenendo un diverso prezzo per tutti gli altri imbottigliatori del consorzio. A tale scopo potrebbe essere creato un canale a cui avrebbero accesso solamente le due parti coinvolte nella transazione, e nessuno all’esterno di esso conoscerebbe l’entità dell’importo di favore pagato dall’imbottigliatore. Se si fosse adottata una Blockchain pubblica come quello di Ethereum, invece, tale informazione sarebbe stata accessibile a chiunque, ma con Fabric ciò non si verifica.

Fabric inoltre offre pieno supporto all’implementazione di smart contracts da scriversi in “chaincode”. Il chaincode viene oggi redatto in Go, ma sono previsti aggiornamenti che consentiranno anche l’adozione di Java ed altri linguaggi.

Leggi anche Cos’è Blockchain, oltre le criptovalute

Naturalmente le criptovalute non sono affatto coinvolte in tale processo. Certo, nulla vieta al consorzio di realizzarne una da usare come “buono” per regolare transazioni. Ma Fabric, come gli altri progetti sotto l’egida di HL non sono per nulla vincolati all’utilizzo di alcuna criptomoneta.

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Bowers&Wilkins PX: via il rumore, ma resta qualche dubbio

Author: Le news di Hardware Upgrade

Ci sono cuffie che rendono evidenti le proprie qualità già dalla prima nota riprodotta. Avevamo inserito in questa schiera le Bowers & Wilkins P9 Signature in occasione della nostra recensione, che le aveva viste al fianco delle sorelle P7 Wireless, dedicate all’utilizzo in mobilità. Trovate l’articolo e il relativo video a questo indirizzo. In esso dicevo chiaramente che alle B&W P7 Wireless mancava solo una caratteristica per essere le perfette cuffie da viaggio: la presenza della funzionalità di cancellazione dei rumori esterni.

La truppa delle cuffie dotate di Noise Cancelling è andata negli ultimi tempi espandendosi, venendo incontro all’accresciuta richiesta del mercato. Anche il marchio inglese Bowers & Wilkins ha quindi deciso – probabilmente dopo simili sottolineature in merito alle P7 Wireless da parte di utenti ed esperti – di scendere nell’arena delle cuffie ANC (Active Noise Cancelling) con le sue B&W PX. L’annuncio, come avevamo riportato in questa notizia, è di poco più di un mese fa, ma abbiamo avuto la possibilità di provare in anteprima uno dei primi sample disponibili in Italia. O meglio, due dei primi sample disponibili in Italia, in quanto il primo non è risultato del tutto convincente e, confrontato con un secondo esemplare, ha dimostrato di non essere del tutto ‘riuscito al meglio’. Questo è il motivo per cui nel video vedete le cuffie in entrambe le livree, la più classica Space Grey e la particolare Soft Gold, che unisce alle tonalità dell’oro quelle del blu scuro.

Partiamo proprio dall’estetica e dal primo impatto visivo con le cuffie. I materiali sono molto curati e ai particolari con finitura metallica si uniscono quelli in tessuto sui padiglioni e nella parte superiore dell’archetto. Archetto e cuscinetti sono coperti da una morbidissima pelle nera, decisamente di qualità al tatto. Toccando i cuscinetti dei padiglioni si nota subito un particolare che distingue queste PX dalle B&W provate in precedenza: sotto la morbida pelle si percepisce chiaramente un’anima più rigida. Emerge quindi una costruzione molto diversa rispetto alle P7 e soprattutto alle P9, probabilmente orientata a offrire un’isolamento passivo dai rumori esterni più efficace. Torneremo in seguito su questo particolare nella sezione dedicata all’ascolto delle cuffie, perché la scelta costruttiva influenza in modo netto il suono. Come già visto sui modelli precedenti i cuscinetti dei padiglioni sono staccabili e tenuti in sede per via magnetica. La lunghezza dell’archetto è regolabile in modo continuo e i padiglioni hanno un buon grado di libertà di rotazione: in un senso arrivano ad appiattirsi per un più facile trasporto.

All’uopo Bowers&Wilkins offre in confezione la stessa custodia semirigida in tessuto a chiusura magnetica già vista sulle P7 Wireless. Pur non essendo protettiva come una custodia rigida, offre una costruzione rinforzata ed è certamente più efficace nel proteggere le cuffie rispetto a un semplice sacchetto in tessuto, con il vantaggio di poter essere ripiegata e appiattita quando non in uso – al contrario delle custodie rigide che occupano spazio anche quando sono vuote. La borsa integra all’interno una tasca con cerniera per lo stoccaggio dei cavi: in confezione troviamo quello audio jack-jack da 3,5mm e quello USB-USB Type-C per la connessione al computer. La batteria è integrata e non rimovibile. Quando collegati i due cavi non disturbano in modo eccessivo l’ascolto, poiché non generano fruscii o vibrazioni in cuffia, come avevamo già avuto modo di notare sulle P7 Wireless. Sempre in tema di vibrazioni, le cuffie trasmettono poco all’orecchio quelle esterne, ad esempio se ci si appoggia al sedile o alla parete dell’aereo. La costruzione è ben studiata da punto di vista ergonomico e anche se ci si appoggia con la testa da qualche parte le cuffie non si spostano e non lasciano trapelare suoni dall’esterno, come invece avevamo notato sulle (pur ottime sotto tutti gli altri punti di vista) Sony MDR-1000X, che al momento – soprattutto nella loro seconda incarnazione WH-1000XM2 presentata a IFA – restano il riferimento tra le cuffie noise cancelling.

Le PX – naturalmente – sono delle cuffie wireless dotate di connettività Bluetooth: in particolare troviamo la versione Bluetooth 4.1 con protocollo aptX-HD, studiato da Qualcomm per supportare flussi audio 48kHz/24bit LPCM senza fili. Le cuffie offrono comandi sul padiglione destro per l’accensione, l’attivazione della funzione Noise Cancelling, la gestione del volume e dell’avanzamento dei brani. Trattandosi di cuffie Bluetooth possono essere utilizzate per le chiamate telefoniche, offrendo in questo frangente un supporto che si va a posizionare nella media del settore in quanto a qualità, con una buona chiarezza in cuffia in ascolto e una trasmissione decente della nostra voce all’altro capo della telefonata. Il comportamento durante le chiamate telefoniche è simile a quello dimostrato dalla concorrenza Sony, Bose, Sennheiser e Parrot, che – come vedremo in una delle prossime recensioni (stay tuned!) – vede sul mercato un concorrente decisamente più performante nell’uso prettamente telefonico.

A livello costruttivo le Bowers&Wilkins PX utilizzano trasduttori full range da 40mm: il marchio britannico nella presentazione ha dichiarato che si tratta di driver derivati da quelli delle top di gamma P9 Signature. Il dato tecnico della misura e dell’impedenza (22 Ohm) sembrerebbe confermarlo, ma le prestazioni non sono le stesse: lo dice l’ascolto, ma anche la stessa scheda tecnica che, alla voce ‘Risposta in frequenza‘ vede valori decisamente differenti. Le PX dichiarano 10Hz-20kHz, mentre le P9 Signature fanno segnare valori di 2Hz-30kHz. Parlando di impedenza il valore contenuto permette a qualsiasi dispositivo mobile di pilotare le PX in modo corretto. Anche su questo tema torneremo a breve. Il resto della scheda tecnica parla di senbilità pari a 111dB/V a 1KHz e di distorsione inferiore allo 0,3% (1KHz/10mW). Le cuffie pesano 335 grammi e integrano una batteria da 850mAh che offre autonomia compresa tra 22 ore (BT/ANC on) e 50 ore (ascolto cablato senza noise cancelling). Visto che abbiamo citato il peso, parliamo dell’ergonomia: le PX si indossano comodamente anche per lunghi periodi di ascolto, anche se alla lunga a qualcuno potrebbe dare leggermente fastidio l’anima rigida dei cuscinetti dei padiglioni; le cuffie restano ben salde in testa anche durante i movimenti e quindi sono utilizzabili anche in mobilità senza problemi e senza il pericolo che cadano se si fa uno scatto per prendere al volo il bus. Le PX integrano sensori per riconoscere quando vengono indossate o tolte, fermando e riattivando la riproduzione musicale senza dover agire su nessun comando: si tratta di una caratteristica ormai imprescindibile su questo tipo di dispositivo, molto utile anche per mandare automaticamente in standby le cuffie quando non in uso e risparmiare batteria. Decisamente fatta bene l’app che dimostra un funzionamento lineare, senza intoppi e un’interfaccia semplice, ma con tutti gli strumenti necessari.

Due sono gli aspetti fondamentali su cui giudicare delle cuffie noise cancelling: l’abilità nel filtrare i rumori esterni e la qualità audio. Partiamo dal primo punto di vista. Le Bowers&Wilkins PX ci hanno stupito sul fronte della cancellazione del rumore con un comportamento davvero eccellente. Rumori a frequenza fissa, come quello del treno e dell’aereo, vengono eliminati e portati a un livello quasi impercettibile. Discorso simile per il brusio della folla, ma estendibile anche a rumori meno ripetitivi, come voci più vicine, passaggi di carrelli e valigie e simili. Le B&W PX creano una vera e propria bolla di silenzio a un livello tale che per qualcuno potrebbe addirittura essere fastidioso. Qui, però, entra in gioco un’altra funzionalità che il marchio inglese ha implementato in modo eccellente: la quantità di isolamento è regolabile via app in termini di eliminazione del rumore ed eventuale enfatizzazione delle voci. Il profilo ‘Aereo’ elimina tutti i rumori; quello ‘Ufficio’ toglie rumori di fondo e brusio, ma lascia passare le voci dei colleghi; quello ‘Città’ reintroduce i suoni esterni, per evitare – ad esempio – di finire sotto il tram perché non lo si è sentito arrivare. Uno dei tasti sul padiglione destro permette di accendere e spegnere la funzione ANC senza passare dall’app, ma qui segnaliamo una piccola pecca (che però B&W può teoricamente risolvere via aggiornamento firmware): il tasto permette solo il comando ON-OFF e non dà la possibilità di scegliere il profilo senza passare dall’app. Sarebbe stato più comodo avere anche la possibilità di modificare il profilo: se salite sull’aereo e avevate impostato il profilo ‘Città’ sulle cuffie, nel momento in cui disconnettete il cellulare non potete modificarlo e mettere quello a cancellazione totale dalle cuffie.

Per quanto riguarda invece la qualità audio, trovandoci al cospetto di un paio di cuffie con inciso il logo Bowers & Wilkins le aspettative erano decisamente alte, forse fin troppo alte per un paio di cuffie che fa dell’ascolto in mobilità il suo terreno d’elezione. Per apprezzare al meglio la qualità ci vuole l’ambiente adatto e un treno o un aereo in movimento non rientrano certo ai primi posti in una ipotetica classifica. Per muoversi al meglio in questo campo, soprattutto contando che anche i compagni di viaggio spesso saranno rappresentati da smartphone (e non da sistemi audio di qualità, magari con amplificatori dedicati), B&W ha fatto alcune scelte progettuali che separano in modo netto queste PX dalle cuffie come P9 Signature. Abbiamo già parlato della costruzione studiata per fornire un buon isolamento passivo (necessario affinché anche quello attivo possa funzionare al meglio) che porta le cuffie a suonare in modo meno cristallino delle sorelle top di gamma. I tecnici B&W hanno poi fatto una scelta di campo che in molti (noi della redazione compresi) troveranno opinabile: le cuffie non possono essere utilizzate in modalità passiva, ma solo da accese e con una conversione digitale/analogico sempre affidata al DAC integrato. È la frase riportata sul sito Bowers & Wilkins a svelare questo dettaglio – unita al fatto che da spente riproducono alcun suono anche se una sorgente audio viene collegata tramite jack da 3,5mm: “Le PX effettuano l’up mixing digitale del segnale audio in ingresso a 768 kHz ottimizzando ulteriormente i dettagli acustici“. Gli appassionati dei film della serie ‘Amici Miei‘ avranno sulla punta della lingua un termine per definire al meglio questa frase. Fatto sta che è inutile ottimizzare al meglio (magari tramite un amplificatore per cuffie e un DAC dedicati) il suono a monte delle cuffie, sarà sempre e comunque il DAC integrato a pilotare i trasduttori all’interno dei padiglioni. E se la batteria finisce la carica, le cuffie diventano inutilizzabili.

DAC che, va detto, fa un ottimo lavoro sulle sorgenti audio più comuni, come gli MP3, i FLAC in qualità CD e la musica dei più diffusi servizi di audio streaming, e che rende l’esperienza d’uso molto piacevole in modalità wireless o collegando le cuffie via cavo a smartphone, telefonini e lettori portatili. Interessante il fatto che le cuffie possano essere collegate al computer direttamente tramite cavo USB e bypassare il DAC della scheda audio, fornendo un flusso totalmente digitale dal disco fisso o dalla rete direttamente al passo prima dei trasduttori. Ci pare di poter dire che la risposta delle cuffie sia ottimizzata per l’uso in mobilità, laddove i rumori dell’ambiente esterno (anche quando filtrati dal sistema ANC) influiscono sulla qualità di ascolto e rendono inutili cuffie perfettamente definite sugli alti e perfettamente dinamiche sui bassi, trovando maggiore valorizzazione sull’enfasi dei toni medi. Il primo sample in prova ha denotato un netto cambio di profilo audio tra le modalità a Noise Cancelling attivato e spento, mentre il secondo (quello in livrea Soft Gold) sotto questo punto di vista non ha dato vita a differenze apprezzabili.

Come diciamo nel nostro video quindi le Bowers & Wilkins PX non sono delle cuffie tuttofare buone per gli audiofili casalinghi come anche per i viaggiatori e i pendolari. Solo queste ultime due categorie ne possono benficiare al meglio, mentre i primi farebbero meglio (e forse questo è un po’ anche l’intento degli inglesi) a mettere via da parte 500€ in più per l’acquisto delle P9 Signature. Le nuove Bowers & Wilkins PX hanno infatti un prezzo di listino di €399, di poco superiore alla media del settore delle cuffie Noise Cancelling sul mercato. Per chi non fosse un fan della cancellazione del rumore, a puro livello audio ci sentiremmo di consigliare – rimanendo nel catalogo del marchio britannico – le P7 Wireless. Per chi invece (come il sottoscritto) trovi che fruscii e brusii siano un fastidio insopportabile, le PX possono rappresentare una buona scelta. Lo sono sicuramente per chi è attento all’estetica: soprattutto nella livrea oro-blu sono forse al momento le cuffie più belle sul mercato. La concorrenza in questo settore è agguerrita: da un lato Bose con le sue QuietComfort 35 detiene la palma della comodità e dell’indossabilità per lunghissimi periodi, dall’altro Sony con le sue MDR-1000X vince sulla funzione Noise Cancelling e sulle gesture per gestire in modo rapido eventuali brevi conversazioni.

[HWUVIDEO=”2448″]Bowers&Wilkins PX: via il rumore, ma resta qualche dubbio[/HWUVIDEO]