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Qualcomm chips have four major holes

Like four donuts

Some Qualcomm chips have four serious holes which allow potential attackers to “trigger privilege escalations for the purpose of gaining root access to a device.”

According to security outfit Checkpoint, Quadrooter flaws are particularly nasty, if only because they appear in a large number of phones.

Most of the major recent Android devices are expected to be affected by the flaw, including the BlackBerry Priv, Blackphone 1 and Blackphone 2, Google Nexus 5X, Nexus 6, and Nexus 6P, HTC One, HTC M9, and HTC 10, LG G4, LG G5, and LG V10, Moto X, OnePlus One, OnePlus 2, and OnePlus 3, Samsung Galaxy S7 and Samsung S7 Edge and the Sony Xperia Z Ultra.

Three of the four holes have already been patched, with a solution for the fourth is coming but given the fact that handset manufacturers work at glacial speed applying them the world could see a lot of these being exploited.

Google has pushed patches to its phones, but the others might release theirs when hell freezes over. One of the weak points about Andorid is that phone manufacturers or a Mobile Carriers think developing a new versions of software and patches is expensive, some of the might chose not to do it.  But that is the whole fragmentation thing and the reason why you cant get an decent Android update for your phone.

Checkpoint revealed its findings over the weekend at the Defcon security conference in Las Vegas. It said that the “vulnerabilities can give attackers complete control of devices and unrestricted access to sensitive personal and enterprise data on them.”

Qualcomm has yet to issue an official statement so we don’t know how many chips are effected.  Meanwhile there is an App to know if you have a problem.

Autore: Fudzilla.com – Home

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Banda ultralarga, secondo bando per le aree bianche

A giugno Infratel Italia, società controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico che sovrintende la diffusione della banda larga nel nostro Paese con particolare attenzione alle aree afflitte dal problema del digital divide, attingendo a fondi statali ed europei, aveva pubblicato il primo bando per la copertura in banda ultralarga delle cosiddette aree a fallimento di mercato situate in Abruzzo, Molise, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto (Aree a fallimento di mercato: arriva la banda ultralarga?).

Banda ultralarga, secondo bando per le aree bianche

L’investimento di 1,4 miliardi di euro (vedere anche Aree a fallimento di mercato: chi porterà la banda ultralarga) viene oggi fatto seguire, a due mesi esatti di distanza, da un ulteriore stanziamento di 1,2 miliardi.

Il secondo bando Infratel impegna il Ministero dello Sviluppo Economico al versamento della somma a sostegno della realizzazione delle infrastrutture necessarie per portare la banda ultralarga nelle “aree bianche” di Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia e Provincia autonoma di Trento.

Entro il 30 settembre prossimo gli operatori interessati dovranno presentare le loro candidature. Una volta costruita, la rete resterà di proprietà dello Stato che la offrirà in gestione, poi, a tutte le aziende interessate a proporsi agli utenti finali e, di conseguenza, a stipulare nuovi abbonamenti.

Il primo bando era stato “colto” da Enel Open Fiber, Estra, E-Via, Fastweb, Metroweb Sviluppo e TIM Agenda digitale. Adesso inizia ufficialmente la gara per il nuovo gruppo di lotti regionali.

Chi volesse verificare l’elenco aggiornato delle aree bianche, può fare riferimento a questo sito web, cliccare su Bandi e gare, Avvisi scaduti, Concessione Costruzione e Gestione Infrastruttura Passiva a Banda Ultra Larga ed infine scaricare il file XLSX Elenco delle aree bianche. L’avviso relativo al secondo bando non sembra, per il momento, essere stato ancora pubblicato.

Autore: IlSoftware.it

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USA, il Cyber Command promosso al livello di Comando Unificato

Secondo quanto riferisce l’agenzia stampa Reuters, l’amministrazione Obama si sta perparando a promuovere il Cyber Command degli Stati Uniti al livello di “comando unificato”, portandolo quindi alla pari con gli altri nove comandi della Difesa USA.

Il Cyber Command, istituito nel 2010, ha attualmente la responsabilità delle operazioni nel cyberspace e la protezione delle reti degli apparati militari statunitensi e opera all’interno dell’United States Strategic Command, che si occupa delle operazioni spaziali, della sicurezza delle informazioni, della dissuasione strategica nucleare e altri compiti simili.

All’interno dell’organizzazione degli apparati della Difesa USA un “Unified Combat Command” è un’unità che si compone di soldati provenienti da due dipartimenti militari e che si occupa di un’ampia missione continuativa. Attualmente la Difesa USA conta nove comandi (Africa, Centrale, Europeo, Nord, Pacifico, Sud, Operazioni Speciali, Strategico e Trasporti), ciascuno dei quali opera con ruoli o giurisdizioni geografiche definite.

La promozione dell’unità ha l’implicito significato di riconoscere la maggiore importanza che il cyber warfare assumerà negli anni a venire. Le Cyber Operations sono cresciute nel corso degli ultimi anni, con il Cyber Command che ha condotto vari attacchi contro lo Stato Islamico.

L’elevazione di grado avrà anche l’effetto di separare il Cyber Command dalla National Security Agency, con cui attualmente condivide anche il direttore. La divisione è dovuta anche all’evoluzione operativa di ciascun gruppo: laddove, infatti, l’NSA si occupa principalmente con la raccolta di informazioni, il ruolo del Cyber Command sembra essere più attivo e rivolto al contenimento dei cyberattacchi e all’organizzazione di contro-offensive.

Il piani definitivi non sono ancora stati delineati con precisione e il ruolo del Cyber Command è ancora in fase di valutazione e analisi al Pentagono. Il quale comunque aveva già richiesto, precedentemente nel corso dell’anno, un finanziamento di 35 miliardi di dollari per aumentarne le capacità offensive.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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AMD Radeon RX 460 now available in Europe

Starting at €129 inc. tax

As promised by AMD late last week, the AMD Radeon RX 460 is now available in most of Europe, starting at €129 in most of  Europe and £99.95 in the UK.

As you already know, the AMD Radeon RX 460 is based on AMD’s smaller Polaris 11 chip and packs 896 Stream Processors, 48 TMUs and 16 ROPs. It will be available with 2GB or 4GB of GDDR5 memory, paired up with a 128-bit memory interface and most will be based on a custom design.

The TDP of the RX 460 is set at below 75W, which means most will come without an additional PCIe power connector although there will be some custom factory-overclocked versions which will push that TDP higher and include a single 6-pin PCIe power connector.

In most of  Europe, the RX 460 2GB will be starting at €129 inc. tax, while the 4GB version will start at €159 inc. tax. Of course, there will be higher priced versions, as the ROG STRIX RX 460 OC, which could sell for as much as €189. In the UK, the price starts at £99.95 for the 2GB version and £134.99 for the 4GB version, both with VAT.

Meant for casual 1080p and MOBA gaming, the RX 460 trades blows with Nvidia’s Geforce GTX 750 Ti, which starts at around €110 for the 2GB version and around €140 for the 4GB version.

AMD RadeonRX460 1

AMD RadeonRX460 2

Autore: Fudzilla.com – Home

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Download di Windows in tutte le versioni ed edizioni

In queste ore Microsoft sembra aver rimosso la pagina denominata Techbench che permetteva di scaricare Windows in tutte le versioni ed edizioni: da Windows 7 fino a Windows 10.

Per effettuare il download di Windows, Windows 7 compreso, è però possibile un semplice trucco da applicare, questa volta, su questa pagina.

Download di Windows in tutte le versioni ed edizioni

Facciamo un passo indietro. Microsoft consente di scaricare Windows in formato ISO da questa pagina. Sia nel caso di Windows 10 che nel caso di Windows 8.1, però, Microsoft permette di generare il file ISO per l’installazione del sistema operativo a partire dall’ormai ben noto Media Creation Tool (avviabile cliccando su Scarica ora lo strumento).
Nel caso di Windows 7, invece, i file ISO vengono proposti solo a chi inserisce un codice Product Key valido con l’esclusione dei possessori di una licenza OEM. Una limitazione, questa, non da poco perché sono tanti ad usare Windows 7 in versione OEM (sistema operativo preinstallato al momento dell’acquisto della macchina).

Portandosi invece a questo indirizzo quindi applicando il suggerimento illustrato nell’articolo Scaricare Windows 7, Windows 8.1 e Windows 10 dai server Microsoft (al paragrafo Scaricare Windows 7, Windows 8.1 e Windows 10 dai server Microsoft usando un’unica pagina) si potranno scaricare le immagini ISO delle varie versioni ed edizioni di Windows. Nel caso di Windows 7, anche le versioni OEM utilizzabili per reinstallare da zero il sistema operativo.

Si ringrazia matsu per la segnalazione (vedere questa discussione).

Autore: IlSoftware.it