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Armi informatiche dell’NSA rese pubbliche e messe all’asta

La vicenda è iniziata sabato scorso con la diffusione di materiale segreto apparentemente proveniente dall’NSA, l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale statunitense. Tramite un account Twitter denominato theshadowbrokers è stato diffuso il link ad un pastebin (applicazione web che permette di caricare e condividere in rete testi online) contenente i percorsi per scaricare circa 300MB di exploit e scripts. Stando a quanto riportato da Shadow Brokers, tali ”armi informatiche” sono state sviluppate dall’Equation Group, un gruppo di hacker legato all’NSA. Unitamente al materiale diffuso in rete, il gruppo ha pubblicato un manifesto con il quale ha messo all’asta parte del materiale sottratto, quello contenente le armi informatiche più pericolose, chiedendo un pagamento in bitcoin. 

Il materiale rubato contiene, inoltre, una parte resa disponibile pubblicamente costituita da file binari e script che consentono di attaccare i firewall hardware realizzati da importanti aziende come Cisco che, ha avvalorato la pericolosità di tali strumenti pubblicando nelle scorse ore un nuovo Security Advisor che descrive la vulnerabilità sfruttata da uno dei malware (apparentemente) sviluppato dall’Equation Group. Si tratta di una vulnerabilità particolarmente grave, che colpisce l’Adaptive Security Appliance di Cisco e che permette di accedere alla gestione del firewall senza necessità di conoscere nome utente e password del dispositivo. Si tenga presente che quella appena descritta non è che una delle armi informatiche diffuse. 

Di fatto utilizzando le ”armi digitali”, in linea teorica, è possibile aggirare senza eccessiva difficoltà sistemi di sicurezza di siti web e computer aziendali di amministrazioni ed enti pubblici. A distanza di alcuni giorni dalla diffusione della notizia, quindi, la vicenda assume contorni molto diversi da quelli di una rivendicazione priva di fondamento da parte di un gruppo in cerca di visibilità: le armi informatiche – quanto meno quelle analizzate dagli esperti del settore – sono reali, efficaci e sono frutto di un lavoro di utenti molto esperti. Kaspersky Lab, tra gli altri, ha avvalorato l’ipotesi della riconducibilità del materiale diffuso all’Equation Group e, di conseguenza, all’NSA.

Posto che il materiale diffuso dal gruppo Shadow Brokers provenga, come sembra dall’NSA, resta da stabilire come sia stato possibile effettuare la sottrazione, chi si nasconde dietro all’enigmatica sigla e quali sono le finalità reali che hanno motivato l’azione. In tutti e tre i casi si possono avanzare ipotesi e speculazioni, non confortate – per evidenti ragioni – da conferme ufficiali. A tal proposito risulta interessante analizzare l’opinione di Edward Snowden, l’ex-informatico della CIA che, grazie alle sue rivelazioni, ha dato il via al datagate.

Secondo Snowden, il materiale è stato sottratto da un server esterno di appoggio nel quale si è infiltrata la NSA, server a sua volta violato dal gruppo Shadow Breakers. La NSA resta infatti spesso in ascolto nei server di comando dei malware per sottrarre gli strumenti hacking e disporre delle risorse per individuarli. Gli avversari della NSA, aggiunge Snowden, operano secondo le stesse modalità e, talvolta, riescono a raggiungere lo scopo. Gli hacker della NSA, solitamente, rimuovono i tool di hacking (i binari) dai server compromessi, ma la procedura potrebbe non essere stata effettuata correttamente, forse per semplice pigrizia, prosegue l’esperto. La NSA ha subito in altre occasioni tale tipologia di attacchi, ma l’elemento inedito, ha aggiunto Snowden riguarda il fatto che la notizia e il materiale sottratto sia stato pubblicato in reteSecondo un’altra ipotesi, la consistenza del materiale diffuso è tale da lasciar supporto una sottrazione attuata da un soggetto che ha avuto accesso ad un’area di sicurezza e che è riuscito a trasferire le informazioni su una chiavetta USB. 

Altro nodo da sciogliere riguarda chi ha compiuto l’attacco e perché. A tal proposito Snowden attribuisce alla vicenda un peso valutabile sotto il profilo diplomatico piuttosto che esclusivamente su quello dell’intelligence e punta l’indice verso la Russia. La sola motivazione della vendita all’asta non appare sufficiente a giustificare il gesto, anche tenuto conto dell’esito della medesima che, a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione della rivendicazione, aveva raggiunto offerte per la modica cifra di 1,6 bitcoin, pari a circa 900 euro. Obiettivo ultimo sarebbe inviare un avvertimento agli Stati Uniti, un atto intimidatorio in risposta alle sanzioni che gli States potrebbero applicare alla Russia a seguito del furto delle email e dei dati dai server dal comitato che guida il partito democratico USA. Se fosse vera l’ipotesi prospettata, sarebbe verosimile attendere una risposta degli States, ma, per il momento, si tratta di speculazioni non confortate da ulteriori indizi.

Un effetto immediato il gesto di Shadow Brokers lo sta producendo sia sulle aziende produttrici dei firewall hardware violati, sia sulla stessa NSA. Aziende come Cisco, Fortinet e Juniper stanno correndo ai ripari rilasciando aggiornamenti e patch correttive delle falle nella sicurezza evidenziate dal materiale diffuso dal gruppo di hacker, ma, parallelamente, l’immagine della NSA viene ancor di più compromessa, tenuto conto che si trattava di vulnerabilità di cui l’Agenzia di Sicurezza Nazionale statunitense era a conoscenza da anni e che ha scelto di non comunicare alle singole aziende per non compromettere, evidentemente, l’attività di sorveglianza. 

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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Deus Ex: Mankind Divided launch trailer released

Gets mostly positive reviews

Square Enix has released the launch trailer for its upcoming Deus Ex: Mankind Divided game which is coming on August 23rd.

We have already seen all the system requirements for the game, which are pretty high, as well as heard a rather bad news that there won’t be support for DirectX 12 at launch. The news aren’t all bad as the developer is hard at work and DirectX 12 support is coming in September.

In case you missed it, the new Deus Ex: Mankind Divided is set in 2029, after Aug incident which caused the death of millions putting Adam Jensen in pursuit of the Illuminati, a group responsible for the same incident. The game will include all the usual goodies expected from a Deus Ex game, including cool weapons and augmentations.

Deus Ex: Mankind Divided has already started to pre-load on Steam and should unlock on August 23rd.

Some of the usual suspects already had a chance to review the game and the scores are not half bad, getting a solid 9.2 from IGN, 8 from Gamespot, 8.5 from Polygon and the Recommended badge from Eurogamer.

squareenix deusexmdss 1

squareenix deusexmdss 2

Autore: Fudzilla.com – Home

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AMD presenta la nuova architettura Zen per le sue CPU

Durante il Gamescom, AMD ha voluto condividere alcune interessanti informazioni sui suoi nuovi processori Zen. Rispetto all’architettura Excavator, risalente ormai a quattro anni fa, le performance delle nuove CPU saranno migliori del 40%.

L’architettura Zen migliora tutti gli aspetti di Excavator concentrandosi in particolare sugli aspetti cruciali. In particolare, i processori potranno predire più efficacemente i salti presenti nel codice e stabilire preventivamente che cosa verrà eseguito in modo da ridurre i tempi di elaborazione. Saranno inoltre presenti un gestore per le micro-operazioni, una “finestra” di dimensioni più ampie che consentirà di elaborare un maggior numero di istruzioni, un prefetcher, più cache L2 (512 KB per core), cache L1 separata per istruzioni e dati (rispettivamente, di 64 e 32 KB), 8 MB di cache L3, un manager per le varie istruzioni migliorato e molto altro ancora.

AMD presenta la nuova architettura Zen per le sue CPU

Al momento i tecnici di AMD non sono scesi nei particolari: l’unico dato che è stato rivelato è che il nuovo gestore di istruzioni ne potrà elaborare fino a sei per singolo ciclo di clock.
È ovvio che riducendo i cosiddetti cache miss, ovvero, le operazioni di lettura o scrittura fallite all’interno della cache, si potrà ridurre di molto la latenza nell’accesso alla memoria principale. AMD proverà a raggiungere il traguardo grazie alla più ampia cache L1, ad una maggiore velocità e minore latenza, ad una più efficace predizione dei salti.La tecnologia a cui da tempo Intel si riferisce con l’appellativo Hyper-Threading (vedere Differenze processori Intel, come riconoscerli e sceglierli) viene da AMD genericamente battezzata Simultaneous multithreading (SMT).
Secondo la “ricetta” di AMD, ogni core può gestire due thread (o due core logici) simultaneamente e viene scelto istantaneamente quale usare. Il guadagno di performance esiste ma non è lineare.
Nel caso di Intel, il miglioramento derivante dall’impiego dell’Hyper-Threading viene quantificato circa in un 50%.

AMD presenta la nuova architettura Zen per le sue CPU

Nello sviluppo dell’architettura Excavator, SMT fu scartato da AMD ritenendo che Intel avesse commesso un errore. Adesso la società di Sunnyvale (California) ha deciso di tornare sui suoi passi, convinta che SMT possa davvero offrire un netto miglioramento in termini di performance e di efficienza.

Nel complesso, comunque, gran parte delle innovazioni dell’architettura Zen puntano a ridurre in maniera significativa i consumi energetici, aspetto che sta maggiormente a cuore ad AMD per tornare a guadagnare terreno sulla concorrenza.

Stando a quanto riferito, i processori AMD Zen saranno immessi sul mercato nel 2017 insieme con il chipset AM4. Le nuove CPU utilizzeranno 8 core fisici (16 core logici) e le prestazioni, stando alle indiscrezioni, dovrebbero eguagliare quelle dei Broadwell-E di Intel.

I nuovi processori Zen saranno disponibili anche nella più classica versione quad-core (8 core logici) e si proporranno come un’interessante soluzione per chi desidererà accompagnarli con una scheda grafica RX 480 o una GTX 1060.

Autore: IlSoftware.it

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SolidEnergy: super batteria per smartphone e indossabili nel 2017

La durata della batteria di smartphone e indossabili rappresenta un elemento critico per molti utenti. Se da un lato è vero che le occasioni e gli strumenti per procedere alla ricarica della batteria durante la giornata non mancano, dall’altro coprirla e superarla agevolmente lasciando inutilizzato il caricabatterie è un traguardo che non sempre è possibile tagliare, soprattutto quando si utilizzano dispositivi che sacrificano sull’altare del design l’integrazione di batterie molto capienti e, pertanto, voluminose.

La soluzione per ovviare ai problemi descritti potrebbe arrivare in tempi relativamente brevi grazie al progetto portato avanti da SolidEnergy, startup legata al MIT. Il progetto non è inedito – la presentazione della batteria realizzata utilizzando la tecnologia litio-metallo risale al 2014 – ma l’azienda ha ora fornito una road-map più completa che permette di stabilire quando avverrà la vera e propria integrazione nei prodotti commerciali. Tratto caratteristico della batteria di SolidEnergy è la possibilità di immagazzinare una quantità di energia doppia rispetto alle batterie Li-Ion di pari dimensioni.

solid energy

Da tale assunto discende un secondo corollario: SolidEnergy potrà realizzare una batteria di dimensioni dimezzate rispetto a quelle attuali Li-Ion mantenendo invariata la capacità. Due opzioni che potrebbero essere percorse entrambe dalle aziende che producono prodotti hi-tech, soddisfacendo da un lato l’esigenza di chi cerca maggiore autonomia e dall’altro quella di chi, pur dando maggior peso allo spessore ed al peso del dispositivo, non vuole rinunciare ad una buona durata della batteria. La batteria di SolidEnergy, messa a confronto con le batterie attualmente esistenti sul mercato, non presenta, apparentemente, alcun elemento di debolezza: offre una durata nel tempo comparabile, è sicura e non richiede processi produttivi particolarmente complessi  – per realizzarla è possibile utilizzare le linee di produzioni esistenti per le batterie al litio.

litio metallo

La struttura della nuova batteria di SolidEnergy (ultima a destra) messa a confronto con le batterie Li-Ion e con i primi progetti delle batterie a Litio-Metallo

La chiave di volta del progetto si snoda sull’integrazione di un anodo costituito da una sottile lamina di Litio-metallo, in grado di trattenere più ioni e molto più sottile e leggera rispetto ai tradizionali anodi in grafite, carbone e silicone. La soluzione non è inedita, ma, sino ad ora, non è stata trasposta in un prodotto commerciale a causa della necessità di far operare la batteria alla temperatura di circa 80 gradi Celsius: Se la batteria non funziona a temperatura ambiente, sottolinea Qichao Hu, CEO di SolidEnergy, le applicazioni commerciali sono limitate.  Per ovviare al problema, Hu ha sviluppato una soluzione elettrolita ibrida, solida e liquida. La lamina di Litio-metallo è stata ricoperta con un elettrolita solido che non deve essere riscaldato per funzionare, è stato creato, inoltre, un elettrolita liquido non infiammabile e apportate ulteriori modifiche al separatore e al design della cella per impedire effetti negativi derivanti dalla reazione con il litio-metallo. 

Lecito chiedersi quando e per quali dispositivi la batteria arriverà sul mercato. A tal proposito, secondo le previsioni fornite da SolidEnergy, i primi modelli destinati all’utilizzo con i droni saranno disponibili entro la fine del 2016, mentre all’inizio del 2017 arriveranno quelli progettati per smartphone e indossabili. I ricercatori coinvolti nel progetto hanno definito le nuove batterie come come il “Sacro Graal” delle batterie, definizione che potrebbe non essere così’ azzardata se il progetto verrà finalizzato secondo la road-map citata e se il prodotto commerciale non presenterà elementi di debolezza. Non trascurabile l”enorme impatto” che le nuove batterie potrebbero avere anche nel settore delle autovetture elettriche apposite batterie saranno realizzate dall’azienda nel 2018 –  come ricorda Qichao Hu: 

Gli standard del settore richiedono che le vetture elettriche coprano almeno 200 miglia con una singola carica. Possiamo realizzare batterie di dimensioni dimezzate e con la metà del peso e percorrere la stessa distanza o possiamo realizzare batterie della stessa dimensione e peso che percorreranno 400 miglia con una singola carica. 

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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Android ed iOS monopolizzano il mercato con il 99% di market share nel Q2

Stando agli ultimi dati ricavati dalle varie ricerche di mercato sempre in corso, abbiamo scoperto che nel Q2 del 2016 le vendite di smartphone sono state monopolizzate dal sistema operativo Android e dal sistema operativo iOS. Le vendite combinate dei due sono state pari al 99,1%, un salto leggermente in avanti rispetto al 96,8% dello stesso periodo dell’anno scorso.

Se però questi numeri fanno la fortuna di coloro che ha investito in questi sistemi operativi, causano anche il tracollo di chi non vi ha investito. Un esempio concreto di ciò è rappresentato da Microsoft che, dal 2,6% di market share che aveva nel Q2 2015, si è ritrovata ad avere appena lo 0,6%, con delle vendite totali in forte ribasso. Ancora più infimo il risultato di BlackBeery OS che ha per le mani lo 0,1% del market share con un mercato ormai inesistente.

Vendite Q2 2016

Tornando a parlare del duo Android iOS, il loro market share è molto simile a quello detenuto dal duo Symbian BlackBerry OS all’inizio degli anni 2000, quando ancora nè Android e nè iOS esistevano.

Insomma, a questo punto non sappiamo fino a che punto conviene ai produttori investire in Windows 10 Mobile, quando il market share è persino inferiore all’1%. Tra l’altro, questa tendenza al ribasso è attiva ormai da un pò di tempo.

VIA  FONTE

Autore: Agemobile