Croce e delizia di giocatori e critici, i DLC sono uno degli argomenti più scottanti nel mondo del videogioco da qualche anno a questa parte. Da un lato abbiamo i detrattori assoluti che, a suon di meme, li vedono come l’ennesimo escamotage per sottrarre denaro ai giocatori e dall’altro abbiamo chi invece, come la sottoscritta, ne valuta il valore, un singolo caso alla volta. Come si fa a dire, ad esempio, che Blood and Wine, bellissimo contenuto aggiuntivo di The Witcher III: Wild Hunt sia stato creato per spillare soldi? Impossibile. Un recensore non può e non deve mai giudicare sommariamente un prodotto a partire dalla categoria di appartenenza. Fatta questa doverosa premessa, From the Ashes è un DLC imbarazzante. Qui non parliamo di un prodotto di scarso valore tecnico o di un contenuto aggiuntivo che non “aggiunge” (permettetemi la ripetizione) niente all’opera originale, bensì parliamo di un DLC la cui esistenza rimane a oggi per me un mistero. Ma partiamo con ordine e andiamo ad analizzare passo per passo di cosa stiamo parlando.
![Kingdom Come Deliverance From the Ashes](https://www.gamesvillage.it/wp-content/uploads/2018/07/Kingdom-Come-Deliverance-From-the-Ashes-1607201803.jpg)
L’idea alla base di From the Ashes ha fascino, almeno sulla carta. Kingdom Come: Deliverance è un titolo che ha avuto il merito di riportare il gioco di ruolo su binari antichi, in tempi in cui questo ha preso sempre più una deriva popolare, sacrificando complessità e studio sull’altare dell’immediatezza. Kindom Come propone un gioco solido, potenzialmente molto lungo, con un sistema di gestione del personaggio e del sistema di combattimento di un profondità impressionante, come non se ne vedeva da tempo. Da un DLC di un’opera di questo calibro il meno che si poteva aspettare era un atteggiamento produttivo dello stesso tipo. Niente di più lontano dal vero. Agganciandosi a una linea narrativa già presente in Kingdom Come, From the Ashes propone al giocatore di costruire un villaggio medievale a partire dalle sue rovine. Pribyslavitz, ex cittadina della contea di Talmberg, ex accampamento di banditi e sede dei rivoltosi al seguito di Sigismondo diviene la nostra casa dolce casa. Sir Divish ci chiede di partecipare attivamente alla ricostruzione di questa perla dei boschi chiedendo a noi di finanziare di persona i lavori e monitore l’operato del suo mastro locatore acquisendo la nomina di balivo. Premessa entusiasmante.
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Gli strumenti a nostra disposizione sono prevalentemente due: Marius, locatore e sovrintendente ai lavori e il libro mastro, dentro cui è riportato il piano di costruzione costi, materiali ed eventuali introiti quando previsti. L’euforia iniziale viene subito smontata. Non ci troviamo davanti una versione medievale di The Sims, come ogni giocatore che ha speso decide di ore giocando a KC si aspetterebbe, bensì a una versione storicamente rivisitata della ricostruzione di Monteriggioni, missione simpatica ma piuttosto banale vista in Assassin’s Creed II. Le decisioni che il giocatore può prendere non sono limitate, sono assenti: decidere l’ordine in cui costruire gli edifici e provvedere a pianificarne i miglioramenti sono le uniche due attività soggette al nostro libero arbitrio. Il numero di strutture edificabili è ridotto a un pugno di scelte, e alcune inspiegabilmente ne escludono altre. Una volta scelto cosa costruire, bisogna lasciare il denaro del forziere apposito, fare un sopralluogo con Marius e confermare la nostra scelta. Dopo un brevissimo filmato che mostra il nuovo edificio il più è fatto. A quel punto serve arruolare un mestierante e nel caso sia possibile migliorare l’edificio e di conseguenza la sua produttività. Non è possibile deciderne l’aspetto estetico, la dimensione, la posizione nel villaggio e non sono previste nemmeno varianti prestabilite. Le cose vanno fatte così come sono state previste. Per essere precisi nemmeno l’ordine è totalmente libero perché, ovviamente, non è realistico avviare un commercio senza aver costruito la strada, così come è impossibile dedicarsi a una qualsiasi attività complessa senza aver preso accordi con i fornitori delle materie prime (legna e pietre in primis) che a loro volta hanno bisogno di un mercante per essere trasportate. Insomma, avete capito il punto. In qualsiasi modo la si metta, la ristrutturazione di Pribyslavitz non è altro che una sequenza di azioni predeterminate che, nel più entusiasmante dei casi, ci porteranno a fare avanti e dietro dai villaggi vicini.
![Kingdom Come Deliverance From the Ashes](https://www.gamesvillage.it/wp-content/uploads/2018/07/Kingdom-Come-Deliverance-From-the-Ashes-16072018005.jpg)
Bisogna tenere in considerazione infine che il DLC è uscito ben 5 mesi dopo Kingdom Come e il bacino utenza che lo ha acquistato ha, nella maggior parte dei casi già terminato l’avventura principale. Ora, senza voler esagerare, al termine del gioco chiunque avrà raccolto un discreto gruzzoletto di groshen, nell’ordine delle decine di migliaia e, calcolando che ne servono meno di 100 mila per completare al meglio Pribyslavitz (e dico al meglio) questo significa che il tutto può essere concluso in una manciata di ore, sicuramente meno di 5. Situazione decisamente peggiore per i giocatori che hanno un livello altissimo di completamento, con la maggior parte delle missioni secondarie completate e un piccola fortuna in cassaforte, From di Ashes può essere completato in un paio di ore. Se già il sistema economico era uno dei punti deboli di Kingdom Come sulla lunga distanza, in questo caso possiamo parlare di irreversibile criticità. Pur non avendo da parte quasi niente, foraggiando adeguatamente i mugnai e dedicandosi per qualche ora al bracconaggio, chiunque, anche il più modesto degli avventori, può completare il tutto in pochissime ore.
Altra cosa che mi ha fatto storcere il naso è il fatto che le scelte effettuate durante l’avventura hanno inciso fortemente sul completamento di questo contenuto aggiuntivo. Queste infatti hanno dirette conseguenze sul supporto che il giocatore riceverà da parte di mastri e mestieranti che, a seconda del nostro comportamento pregresso decideranno se trasferirsi o meno a Pribyslavitz; perfettamente sensato in un gioco in cui il comportamento incide sulle relazioni con i PNG. Tuttavia, non è ammissibile che un’azione a cui non è stato dato peso al momento opportuno diventi invece di una rilevanza esclusiva in seconda battuta. Sarebbe come giocare una partita a scacchi contro un avversario che conosce le tue mosse. Se io ho scelto di parteggiare per un fabbro onesto ma povero non è detto che questo mi impedisca di avere nel mio villaggio quello ricco ma antipatico.
![Kingdom Come Deliverance From the Ashes](https://www.gamesvillage.it/wp-content/uploads/2018/07/Kingdom-Come-Deliverance-From-the-Ashes-16072018006.jpg)
Infine, ci tengo a parlare del ridicolo sistema di gestione dei conflitti tra gli abitanti del borgo da noi governato. Anche qui, la libertà di movimento è minima. Qualsiasi sia il provvedimento da noi scelto (di solito tra tre opzioni che rispecchiano un diverso livello di severità) i concittadini lo accetteranno di buon grado, senza fare troppe storie e, a meno che voi non scegliate arbitrariamente di sabotare voi stessi e la vostra opera con imposizioni insensate, i risultati saranno uguali per tutti.
Ben diversa sarebbe stata la mia opinione su From the Ashes se i giocatori avessero potuto affrontare questa missione durante l’esperienza di gioco, magari subito dopo la sconfitta dei banditi che avevano occupato l’area di Pribyslavitz. In quel caso, la costruzione sarebbe andata di pari passo con il prosieguo dell’avventura e molti dei problemi da me riscontrati non sarebbero stati così determinanti. A quel punto però la ristrutturazione di Pribyslavitz sarebbe stata solo l’ennesima missione secondaria e non ci saremmo proprio posti il problema di valutarne la qualità. Del resto, parliamo di un contenuto venduto alla “modica” cifra di 10 euro, il triplo del prezzo di Hearthfire (Skyrim), per intenderci. Dove, è vero, dovevi solo costruire mattone dopo mattone la tua dimora, incluse decorazioni e postazioni di lavoro, ma almeno al termine dell’opera avevi una casa tua. Al completamento di From The Ashes mi ritrovo solo l’ennesimo letto dentro una stanza vuota, sebbene sia il letto del balivo.
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Alla luce di quanto detto, From the Ashes è proprio quel tipo di prodotto che giustifica l’opinione dei detrattori della categoria dei DLC: ha tutta l’impressione di essere un pezzo del gioco che è stato strappato all’opera principale solo per poter essere rivenduto separatamente. Il fatto che poi stiamo parlando di un titolo come Kingdom Come, rende tutto ancora più irritante. Probabilmente se From the Ashes avesse accompagnato un qualsiasi altro gioco il mio giudizio sarebbe stato meno severo; magari avrei elargito anche un voto in più. Ma come figlio di Kingdom Come mi sento di non avere pietà, perché se un’azienda di sviluppo ha la pazienza e la capacità di produrre quel livello di qualità, non può assolutamente permettersi di far uscire sul mercato un prodotto del genere. Il mercato è pieno di prodotti mediocri, non abbiamo bisogno di incrementarne il numero.
Author: GamesVillage.it