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Pc Games

The Last of Us: Part II, la violenza nel gioco avrà un ruolo importante

Sia il trailer mostrato durante la Paris Games Week 2017, sia la demo offerta in occasione dell’E3 2018, ha evidenziato quanto sarà alto il livello di violenza all’interno di The Last of Us: Part II. Ma ogni cosa nel gioco ha un proprio ruolo e così sarà anche per le tante scene violenti presenti nel survival-horror.

Neil Druckmann ha infatti specificato come l’inserimento della violenza all’interno del suo titolo non è stato utilizzato senza alcuna causa, ma questa sarà necessaria per far emergere momenti che coinvolgeranno i giocatori in tutto e per tutto.

Inoltre, Ellie verrà investita pienamente da tutta questa violenza, restandone quasi traumatizzata. Ciò però la farà crescere e le darà la forza di andare avanti nel mondo post-apocalittico, Vi ricordiamo che The Last of Us: Part II è in sviluppo esclusivamente su PlayStation 4.

Nella giornata di ieri vi abbiamo informato sul fatto che la protagonista del gioco non sarà sola durante il viaggio, ma verrà accompagnata da alcuni NPC cui identità non è stata ancora svelata. Uno di questi sarà Joel?

The Last of Us: Part II

Author: GamesVillage.it

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Energia

Nio, il cocktail in busta che sembra un cd

Author: stefania Rinnovabili

nio cocktail

Tre giovani imprenditori, Alessandro Palmarin, Massimo Palmieri e Luca Quagliano, hanno deciso di lanciarsi insieme nell’avventura imprenditoriale di NIO – Needs Ice Only. Li abbiamo conosciuti a Milano a Seeds&Chips e nel loro stand ci ha subito incuriosito il loro packaging accattivante: in confezioni che sembrano CD sono contenute miscele di cocktail. Per saperne di più, abbiamo intervistato il cofondatore Alessandro Palmarin.

Com’è nata questa idea?

Dopo una cena tra amici, ci siamo chiesti perché si dovesse finire per forza con un amaro, un limoncello o qualcosa di molto basico. A noi piace moltissimo la cultura del cocktail; c’è una “cocktail generation” che cerca cocktail più sofisticati, motivo per cui stanno nascendo i jeans bar e i cocktail bar un po’ dappertutto. Finora, se volevi un cocktail dopo cena, l’unica soluzione era prepararlo da sé in casa (l’1% della popolazione sa farsi un cocktail) o affidarsi a qualcosa di molto semplice, come un gin tonic (ovvero aggiungere acqua tonica al gin secondo il gusto). Oppure si deve prendere la macchina e andare in un buon cocktail bar. Da qui è nata l’idea di NIO, e ci siamo domandati se ci fosse uno spazio di mercato per un cocktail premiscelato: il che significa che non devo avere né competenze né ingredienti, basta aggiungere ghiaccio e il gioco è fatto.

Qual è il tasso alcolico?

Quello di un cocktail normale, perché quella è scienza. Patrick Pistolesi, uno dei più famosi bartender a livello internazionale, è il nostro mixologist: un amico che fa parte della nostra società. Patrick seleziona la mixology e gli ingredienti, e noi non facciamo altro che comporli a livello matematico replicandoli per tutto il quantitativo dei nostri cocktail. Questo vuol dire che se tu prendi uno dei nostri Negroni, gli altri centomila Negroni NIO sono uguali.

Se in cocktail ad esempio c’è il whisky, dichiarate la marca o scrivete semplicemente whisky?

All’inizio non dichiaravamo la marca perché non avevamo gli accordi con i producer. Abbiamo preferito prima fare la distribuzione e poi tornare da loro con dei numeri, per far sì che ci dessero l’ok. Tutto nasce dal fatto che un cocktail è fatto da due cose: una ricetta molto buona ed equilibrata e ottime materie prime. Non può esistere una cosa senza l’altra, una buona e una pessima, perché il risultato sarebbe sempre pessimo; devono essere tutti e due ottimi. Come ho detto, le nostre ricette le fa Patrick Pistolesi, che è già una garanzia di qualità. Inoltre dovevamo avere la sicurezza che le materie prime che miscelavamo fossero le migliori possibili nel price point che ci eravamo dati: sarebbe troppo facile usare i prodotti migliori disponibili sul mercato a qualsiasi prezzo, perché poi viene fuori un prodotto con un prezzo inaccessibile.

Il prezzo è equivalente a quello di un qualsiasi locale?

Il nostro prezzo è molto minore di quello di un cocktail bar: il prodotto che esce sul nostro sito internet costa al massimo a 4,90 euro a cocktail. Un cocktail parte da 6-7 euro nel peggiore cocktail bar della città, e raggiunge i 15-20 euro nei migliori locali. C’è un altro elemento importante oltre alla qualità, che è la “teatralità”, cioè l’aspetto del locale e la gestualità del bartender, ma quello è un accessorio.

Chi fa questo tipo di acquisto vuole bere a casa con gli amici, seduto tranquillamente sul divano, senza chiasso: è un atteggiamento mentale diverso.

Infatti è fondamentale sottolineare che noi non vogliamo sostituirci a niente, cioè non vogliamo sostituirci al barman, alle persone che sanno fare i cocktail, o che hanno la passione per farlo. Il nostro prodotto si vuole inserire in tutte le occasioni in cui non è possibile o è troppo costoso avere un barman: sono a casa, sono in giardino, sono in barca, ma voglio comunque quell’esperienza. Se il barman ha la teatralità, noi abbiamo il packaging: ci siamo ispirati moltissimo al CD, uno strumento in disuso associato a un periodo che è stato molto importante per tutti noi – gli anni Settanta-Novanta – in cui è nata la cultura del cocktail. Nelle nostre case siamo abitutati a tenere i CD in fila uno dopo l’altro e i nostri cocktail entrano perfettamente nei porta CD.

È stata una buona idea non aver scimmiottato una bottiglia, questa confezione è talmente di rottura che si fa notare per forza.

Infatti la curiosità è tanta. In genere la prima cosa che ci chiedono è se si tratta di un prodotto liofilizzato. Invece è totalmente liquido. Vedendolo così uno immagina che dentro ci sia chissà cosa, additivi chimici o altro. Invece non è così, il nostro prodotto non ha scadenza perché è solo un mixing di spirits. A volte giochiamo proprio sulla curiosità della gente per avere l’opportunità di spiegare di cosa si tratta, e a quel punto la gente s’innamora. Infatti piace alla gente comune, che l’acquista sul nostro sito internet per gustarsi un cocktail a casa, ma il 90% del nostro fatturato è fatto dal business to business: attività commerciali che non hanno o non possono offrire dei cocktail ai loro clienti perché non possono permettersi un barman, o perché il loro barman è bravo ma non troppo, quindi sa fare le cose basiche ma non quelle elaborate. In questo gruppo rientrano anche i ristoranti, e nessun ristorante può permettersi un barman. Con NIO puoi disporre di una cocktail list anche senza un barman e dare ai tuoi clienti l’opportunità di gustare un ottimo cocktail invece del solito amaro o limoncello.

Il cocktail va bene anche a fine pasto?

Il cocktail va bene sia come aperitivo che durante o a fine pasto, ormai si è sviluppata una vera e propria cultura nell’accostare i cocktail con il cibo. Si tratta comunque di un superalcolico, quindi bisogna avere uno stomaco preparato, pieno: i cocktail vanno dai 15 ai 25 gradi, non sono così leggeri, ed è preferibile aver prima mangiato qualcosa. Ultimamente si sta sviluppando il concetto di affinamento del cocktail. I nostri prodotti sono già mixati, è molto diverso dal prendere gli ingredienti, metterli insieme e servirli: significa che gli ingredienti del nostro cocktail maturano insieme da quando vengono prodotti a quando vengono serviti. Questo procedimento è simile all’affinamento del vino: più passa il tempo più gli ingredienti si amalgamano, diventano rotondi, cominciano a coesistere tra loro come dei bravi amici che più si frequentano più vanno d’accordo.

È possibile personalizzare le confezioni?

Certamente. NIO – Needs Ice Only può personalizzare su richiesta le confezioni per hotel (dove diventano l’evoluzione del frigobar), ristoranti, compagnie aeree, navi, catering, agenzie di eventi, wedding planner: in questo modo, le confezioni diventano anche uno strumento di marketing. Lo stesso se si desidera fare un regalo, sia individuale che aziendale. Questo packaging, inoltre, è estremamente pratico e leggero da trasportare: la parte esterna è in carta patinata, la parte liquida è inserita in uno speciale contenitore di polietilene certificato per conservare il cocktail inalterato nel tempo. Dopo l’uso, i due contenitori possono essere separati e smaltiti nel rispetto dell’ambiente.

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Economia

Battleplan: FTSE MIB Future 9 Luglio 2018

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Author: Finanza.com

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Tecnologia

GoCube, il cubo di Rubik connesso per sfidare gli amici

Author: Alessio Caprodossi Wired

Arriva la versione smart del celebre rompicapo, che con Bluetooth e app dedicata consente di imparare a risolvere l’enigma per poi battagliare contro tutti

Dall’alto delle sue 44 primavere, il cubo di Rubik si rinnova e grazie alla connettività Bluetooth 5.0 diventa un campo di battaglia per sfidare gli amici online. A dare un nuovo volto al rompicapo ideato dal professor Erno Rubik è stata Particula, startup israeliana dedita allo sviluppo di giochi smart, con GoCube. Dalle dimensioni identiche all’originale, è dotato di sensori per tracciare il movimento e l’orientamento, oltre alla spia luminosa e al connettore microUSB per la ricarica.

Per chi incontra problemi arriva in soccorso l’app collegata che, in grado di comprendere in quale punto sia arrivato lo sviluppo dello soluzione, aiuta i giocatori portandoli gradualmente a concludere la questione. Una volta che si è diventati pratici e capaci di risolvere l’enigma, con la stessa applicazione si possono tenere sotto controllo i propri progressi e battagliare con amici e parenti sui tempi per la risoluzione.

La campagna su Kickstarter di GoCube è stata subito un successo, con quasi 500.000 euro raccolti in pochi giorni. Chi vuole assicurarsi un cubo di Rubik smart può scegliere tra la versione standard che costa 59 euro o quella Edge, che offre un tracciamento più accurato e statistiche relative anche alla velocità di rotazione, al costo di 76 euro.

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