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Pulizia Android: liberarsi dei file che occupano spazio inutilmente

Lo spazio sui dispositivi Android non sembra bastare mai. Con il sistema operativo che occupa più spazio di versione in versione, con la mole di applicazioni che s’installano (alcune di esse necessitano di centinaia di megabyte, come i navigatori), con la quantità di foto e video che si conservano sul dispositivo mobile anche 32 GB di storage interno talvolta cominciano “a stare stretti”.

Pubblichiamo alcuni consigli per fare pulizia su Android eliminando i file inutili e ricollocando quelli non essenziali che possono essere trasferiti altrove.

A parte il banale consiglio di non perdere mai il controllo sulle app che s’installano e di procedere alla rimozione delle app che non si usano, come pulire Android in maniera efficace?

Innanzi tutto, dimenticatevi delle app come Clean Master (Clean Master: utile o inutile?) che ormai sono divenute solamente controproducenti.

Fare pulizia su Android stabilendo quali file e cartelle occupano più spazio

Il primo passo per la pulizia Android consiste nell’avere chiaro il quadro della situazione: quali file e quali cartelle occupano più spazio sul dispositivo mobile?

Per rispondere al quesito, suggeriamo di installare e usare l’app DiskUsage scegliendo, all’avvio, di effettuare la scansione del contenuto della memoria interna del dispositivo mobile.

Pulizia Android: liberarsi dei file che occupano spazio inutilmente

La rappresentazione grafica a blocchi consente di scoprire quali app e quali file occupano più spazio e, ad esempio, rendersi conto che qualche applicazione – ormai disinstallata – ha lasciato sul campo dei file orfani piuttosto pesanti.
Sconsigliamo comunque di cancellare elementi servendosi di DiskUsage ma piuttosto suggeriamo di affidarsi a strumenti come SD Maid (vedere più avanti).
DiskUsage dovrebbe infatti essere utilizzato esclusivamente per farsi un’idea dello stato delle cose, non per intervenire in modo diretto.

Pulire la cache Android delle applicazioni

Tutti i dispositivi Android mantengono in essere una cache che viene utilizzata per velocizzare l’accesso ai dati più frequentemente richiamati dalle app installate.
Con il trascorrere del tempo la cache può crescere notevolmente in dimensioni, soprattutto se si sono installate applicazioni che ne fanno ampio uso.

Per sbarazzarsi in un colpo solo del contenuto della cache di Android, basta accedere alle impostazioni del sistema operativo, toccare la voce Memoria quindi Dati memorizzati nella cache.

Pulizia Android: liberarsi dei file che occupano spazio inutilmente

Questo tipo di intervento, va detto, è risolutivo solamente nel breve termine: se si usano molte app che scrivono grandi quantitativi di dati nella cache, le sue dimensioni torneranno in breve a crescere.
La pulizia della cache di Android, quindi, è solo una misura temporanea che andrebbe posta in essere esclusivamente “se si fosse con l’acqua alla gola” (spazio disponibile ridottosi ai minimi termini).

Spostare foto e video sul cloud

Uno dei modi migliori per recuperare prezioso spazio nella memoria del dispositivo mobile Android, consiste nello spostare le foto e i video su server remoti.
L’app che gestisce al meglio questa esigenza si chiama Google Foto.

La memorizzazione di foto e video è illimitata sui server di Google, a patto che si accetti un eventuale ridimensionamento a 16 Megapixel per le foto e una riduzione della risoluzione a 1080p per i video. Diversamente, se si decidesse di effettuare il backup dei dati usando il formato originale, lo spazio cloud disponibile per il proprio account scemerà progressivamente.

Per tutti i dettagli, vedere l’articolo Google Foto, le funzionalità che potreste non conoscere.

Nell’ottica di fare pulizia su Android, è importante evidenziare che l’app Google Foto integra la funzionalità Libera spazio, accessibile dal menu principale.
Google Foto è in grado di riconoscere automaticamente tutte le foto e i video che sono già stati oggetto di backup (copie conservate sui server cloud): scegliendo Libera spazio, quindi, Google Foto cancellerà le copie locali degli stessi elementi pur consentendo un accesso diretto alle foto e ai video selezionati dall’utente agendo dalla galleria dell’app.

Pulizia Android: liberarsi dei file che occupano spazio inutilmente

Spostare le app dalla memoria interna alla scheda SD

Un’altra operazione “obbligatoria” da porre in essere allorquando si cominciasse a restare a corto di spazio, consiste nello spostare le app Android installate dalla memoria interna alla scheda microSD.

Prima di inserire una microSD nello slot dello smartphone, suggeriamo innanzi tutto di controllare che lo slot ci sia effettivamente e di controllare nelle specifiche qual è la capienza massima supportata oltre alla tipologia della scheda. Alcune schede microSD offrono maggiori velocità di trasferimento dati, altre performance inferiori: ne abbiamo parlato nell’articolo Quale micro SD scegliere: le differenze.
Dato che l’obiettivo è quello di spostare nella scheda SD le app Android vere e proprie, è importante che il trasferimento dati sia il più veloce possibile.
Quando si acquista la nuova scheda microSD è quindi fondamentale selezionarne una che sia di classe 10 e UHS.

Con Android 6.0, finalmente, le schede microSD iniziano a non essere più considerate semplici “memorie portatili” ma diventano supporti di memorizzazione che possono essere configurati come estensione della memoria interna.
Nell’articolo Spostare app su scheda SD, ecco come si fa abbiamo visto com’è possibile riposizionare le app Android spostandole dalla memoria interna alla scheda SD.

Pulizia Android con SD Maid

Mettendo da parte tutte le altre utilità, spesso inutili, caotiche, barocche e controproducenti, ad oggi spicca SD Maid.
Si tratta di un’app Android che permette di fare pulizia sul dispositivo mobile rilevando quegli elementi superflui che possono essere cancellati in sicurezza.

Pulizia Android: liberarsi dei file che occupano spazio inutilmente

Dalla schermata principale (Accesso rapido), toccando Resti di applicazioni quindi l’icona verde in basso a destra, con buona probabilità si noteranno riferimenti ad app Android ormai disinstallate.
Le voci Pulizia di sistema e Database consentono, rispettivamente, di eliminare file e cartelle conosciuti che possono essere rimossi senza problemi nonché di “compattare” i database in formato SQLite usando un apposito comando.

Rimuovere le app Android preinstallate

Molti produttori usano “personalizzare” la versione vanilla di Android aggiungendo loro app e utilità. Le applicazioni che si trovano preinstallate sul dispositivo mobile non sono normalmente rimovibili, a meno di non effettuare il root del dispositivo o installare (previo rooting una ROM alternativa). Ne abbiamo parlato nell’articolo Aggiornamento Android, come effettuarlo quando sembra impossibile.

Dopo aver effettuato con successo il root del dispositivo, si potrà usare un’app gratuita come System app remover per rimuovere le app preinstallate.

Sui dispositivi non sottoposti a root, si può al limite disattivare un’applicazione preinstallata seguendo alcuni passaggi:

– Installare i seguenti due software su un sistema Windows:

Driver ADB
Minimal ADB and Fastboot
– Riavviare il sistema e collegare il dispositivo Android via USB.
– Aprire la cartella Minimal ADB and Fastboot (generalmente in C:\Program files (x86) o in C:\Program files) sul sistema Windows.
– Tenere premuto il tasto MAIUSC e cliccare con il tasto destro del mouse in un’area libera della cartella Minimal ADB and Fastboot. Selezionare Apri finestra di comando qui.
– Digitare adb devices per assicurarsi circa l’avvenuto riconoscimento del dispositivo (ne verrà mostrato il numero di serie).

Pulizia Android: liberarsi dei file che occupano spazio inutilmente

L’accesso al dispositivo Android dovrà essere esplicitamente autorizzato dall’interfaccia del device (ripetere eventualmente il comando adb devices fino alla scomparsa dell’indicazione unauthorized).
– Digitare il comando seguente per ottenere i nomi dei pacchetti installati:
adb shell pm list packages

Pulizia Android: liberarsi dei file che occupano spazio inutilmente

– Individuare il nome del pacchetto corrispondente all’app da disattivare.
– Digitare quanto segue:
adb shell pm hide nome_del_pacchetto
– Riavviare il dispositivo mobile.

Nel caso in cui si volesse tornare a rendere disponibile l’app disattivata, basterà ripetere la procedura usando il comando adb shell pm unhide nome_del_pacchetto.

Autore: IlSoftware.it

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Energia

Con l’efficienza energetica l’Italia può avere 1,5 euro per ogni euro investito

Dal nuovo rapporto di Confindustria: l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale devono essere le colonne portanti del piano industriale italiano, diversamente rischiamo di perdere in competitività. I dati e un resoconto del convegno di presentazione del rapporto.

Almeno a parole, la cosa sembra essere ormai chiara a tutti, industria e decision maker in primis: la politica industriale italiana non può che essere costruita in funzione della sfida climatica e ambientale.

Bisogna cioè mettere al centro l’efficienza energetica e le rinnovabili, che altro non sono che parte di una più generale efficienza produttiva.

Il concetto è stato reso in modo efficace oggi dal ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, intervenuto alla presentazione del nuovo rapporto sull’efficienza energetica di Confindustria.

“Avremo vinto quando non ci sarà più un ministero dell’Ambiente, ma un ministero dello Sviluppo sostenibile, dell’Agricoltura sostenibile e così via”, ha affermato provocatoriamente Galletti, invocando “una sorta di Cipe della sostenibilità”.

Come ha sottolineato il ministro, infatti, il mondo ormai ha preso una direzione: “dopo Parigi non si torna indietro” e le politiche per efficienza ed energia pulita saranno sempre più un requisito fondamentale per la competitività di un Paese, anziché, come qualcuno le ha considerate in passato, un freno.

I numeri del rapporto di Confindustria, illustrati oggi dal vice direttore Energia e Ambiente dell’associazione, Massimo Beccarello, parlano chiaro: per ogni euro di spesa pubblica in efficienza energetica si possono ottenere 1,5 euro in termini di aumento dell’occupazione, investimenti privati, energia risparmiata e benefici ambientali.

Le politiche attive per la decarbonizzazione, si legge nel corposo documento, infatti, potrebbero far crescere la domanda finale al 2030 di 543 miliardi di euro.

Questo implicherebbe un incremento del valore della produzione industriale italiana di 1.019 miliardi di euro (1,9% medio annuo, 867 miliardi al netto dei beni intermedi importati), un’occupazione più elevata di 5,7 milioni di unità lavorative anno (+1,4% annuo) e un incremento del valore aggiunto di 340 miliardi di euro (+1,4% medio annuo).

Quanto agli effetti netti sul bilancio statale, positivi per 69,1 miliardi di euro, e di quelli sul sistema energetico in termini di riduzione della fattura energetica e CO2 risparmiata, calcolati in 37,7 miliardi di euro, la stima è che l’aumento della domanda comporti un impatto complessivo positivo sul sistema economico per circa 106,8 miliardi di euro cumulati nel periodo 2016-2030.

Grazie anche alle nuove tecnologie il potenziale è molto alto, specie nel settore residenziale. Ma anche nell’industria, dove già si è fatto tanto, c’è ancora molto da spremere, emerge dalla parte del rapporto che analizza le varie soluzioni per il risparmio energetico.

“Grazie all’ICT, le diverse tecnologie coordinate consentono di avere case e aziende omotetiche al sistema energetico”, cioè all’interno delle quali l’energia viene gestita in maniera intelligente come al livello superiore, “e il residenziale, e in genere dei settori non ETS, si aprono a tutta una serie di nuovi servizi integrati con il sistema”, ha spiegato il presidente di RSE, Stefano Besseghini.

D’altra parte, come emerge dalla raccolta “105 Buone pratiche di Efficienza Energetica” del Kyoto Club, illustrata al convegno dalla coordinatrice efficienza energetica Laura Bruni, “grazie alle tecnologie smart in un 10% dei casi esaminati abbiamo visto addirittura interventi che si ripagano da soli in meno di 18 mesi”.

Insomma, le opportunità ci sono e potrebbero portare grossi benefici sia all’industria che al sistema Paese, come emerge dai numeri che abbiamo citato dal report di Confindustria.

Tutto ciò, però, dipende molto dalla misura in cui questo aumento della domanda sarà catturato dalla produzione nazionale e qui, è stato sottolineato in più interventi, le politiche messe in campo sono cruciali.

Varie le proposte dell’associazione degli industriali presenti nel report, in gran parte in linea con la SEN ancora in consultazione che, assieme al Clean Energy Package europeo, è lo sfondo sempre ben presente del rapporto.

Tra le policy caldeggiate: stabilizzazione delle detrazioni fiscali, aggiornamento del meccanismo dei TEE, promozione del teleriscaldamento/teleraffrescamento, nonché di sistemi smart e reti intelligenti, detassazione del reddito reinvestito e molte semplificazioni e snellimenti burocratici.

Sull’Ecobonus è intervenuto Roberto Moneta dell’Unità Efficienza Energetica dell’ENEA, ribadendo che per l’ente sarebbe il caso di rimodulare l’incentivo in base al risparmio ottenibile dai vari interventi e di spingere più di quanto fatto finora sulla portabilità del credito, aspetti che peraltro sono stati inclusi nella SEN.

“Tantissimo per l’integrazione delle varie tecnologie e per l’efficienza energetica si potrà fare attuando le proposte della Commissione che danno un ruolo centrale ai prosumer”, ha ricordato nel suo intervento Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente.

Su questo fronte, il senatore M5S Gianni Girotto, membro della Commissione Industria di Palazzo Madama, ha sottolineato però le incongruenze delle attuali politiche: la riforma delle tariffe elettrica dei clienti domestici “che disincentiva l’autoproduzione e fa pagare di più chi consuma meno” e quella ancora da definire dei non domestici, “un’incertezza che non permette alle aziende di pianificare investimenti”.

Dal pubblico, infine, si sono levate voci polemiche per la notizia che la riforma degli sgravi agli energivori non entrerà nella Legge europea 2017 in discussione alla Camera: è chiaro, come emerso anche dall’intervento conclusivo di Giuseppe Pasini, del gruppo tecnico Energia di Confindustria, che il tema più sentito per una parte del mondo industriale resta quello del costo dell’energia in sé, più che quello di un suo uso efficiente.

Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:

Il IV Rapporto Efficienza Energetica di Confindustria

Prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito a QualEnergia.it PRO

Autore: Giulio QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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HardwareSoftware

Xiaomi: ecco i prossimi 11 smartphone che riceveranno Nougat

A circa 10 mesi dal rilascio di Android 7.0 Nougat il produttore cinese Xiaomi ha annunciato i piani di rilascio di Android 7.0 Nougat su 11 smartphone della sua line-up. Ricordiamo inoltre che la compagnia ha appena lanciato nuovi dispositivi con Android 7.1.1 Nougat preinstallato, fra cui Xiaomi Mi 6 (trovate la nostra recensione qui) e Mi Max 2, da 6,44 pollici. Tuttavia la maggior parte della line-up del colosso cinese è ancora ferma a Marshmallow, nonostante i continui aggiornamenti della MIUI (la celebre personalizzazione proprietaria utilizzata).

Xiaomi Mi 5s

La compagnia ha rilasciato comunque una lista di 11 smartphone che riceveranno Nougat nel prossimo futuro. I cellulari il cui rilascio è considerato come “pianificato” saranno i primi a ricevere il tanto atteso major update, tuttavia in nessun caso c’è una data di rilascio ben precisa. I modelli che invece riportano “test in corso” dovranno aspettare qualche tempo in più e hanno una priorità inferiore nel processo di ricezione del nuovissimo – si fa per dire – Nougat.

Nel frattempo Google sta procedendo al rilascio del nuovo Android O, già annunciato ma ancora in corso di sviluppo. L’aggiornamento potrebbe essere rilasciato per i dispositivi proprietari di Big G (gli ultimi Nexus e i Pixel) anche a partire dal prossimo mese di agosto. Xiaomi dispone già di un ottimo software aggiornato spesso con le ultime patch di sicurezza, ed è chiaro che non è particolarmente interessata a partecipare alla “corsa per gli aggiornamenti di Android”.

Device

Versione OS

Stato dell’update
Redmi 4 / 4X Android 7.1.1 Test in corso
Redmi Note 4 / 4X Android 7.0 Pianificato
Mi 5s Android 7.0 Test in corso
Mi 5s Plus Android 7.0 Test in corso
Mi 5c Android 7.1.1 Test in corso
Mi 4s Android 7.0 Pianificato
Mi 4c Android 7.0 Pianificato
Mi Max Android 7.0 Pianificato
Mi Mix Android 7.0 Test in corso
Mi Note Android 7.0 Pianificato
Mi Note 2 Android 7.0 Test in corso

È altrettanto chiaro che, vista l’attesa per Android N, gli utenti dei dispositivi Xiaomi potrebbero aspettare tempi biblici (forse invano) per ricevere l’ancor più nuovo Android O. Di seguito riportiamo l’intera lista dei prossimi Xiaomi aggiornati con Android 7.0 Nougat.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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Tecnologia

Apple CarPlay e Android Auto, test doppio su Opel Mokka X

Più sicurezza alla guida e la familiarità di non cambiare applicazioni. L’evoluzione dell’auto è inevitabilmente quella di essere una piattaforma di strumenti e servizi che non costringono a staccarsi dai propri dati, contatti telefonici musica e messaggi, senza distrarsi mentre si è alla guida. La strada più immediata per l’automobilista non è stata quella più ovvia, ma l’avvento di Android Auto e Apple Car Play stanno segnando la svolta nell’esportare le funzionalità del nostro smartphone all’ automobile, che finalmente diventa una estensione, e non solo un mondo a parte con cui collegarsi. Standard concorrenti e paralleli, con Android Auto targato Google e destinato ad interfacciarsi con gli Smartphone con sistema operativo Android dalla versione 5.0 Lollipop in su, e poi Apple CarPlay rilasciato dall’azienda di Cupertino e compatibile con iPhone con a bordo almeno iOS 9.3 , ma ottimizzato per la release 10. Abbiamo deciso di parlarne prendendone ad esempio le funzionalità non di una vettura a caso, ma su Opel Mokka X.

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Apple CarPlay e Android Auto, test doppio su Opel Mokka X pubblicato su Gadgetblog.it 05 luglio 2017 10:00.

Autore: Lorenzo Baroni Gadgetblog.it

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Energia

Approvati i criteri per gli interferenti endocrini

interferenti endocrini

(Rinnovabili.it) – Passa la linea dell’industria e il Comitato permanente su piante, animali, alimenti e mangimi approva i nuovi criteri per il riconoscimento degli interferenti endocrini, sostanze chimiche dannose per la salute che agiscono sugli ormoni e sul sistema endocrino. Sono presenti in diversi prodotti commerciali come pesticidi, additivi alimentari e cosmetici.

Nel voto espresso ieri dal comitato, i cui membri restano segreti anche se rappresentano le posizioni dei paesi membri dell’UE, ha pesato l’influenza della Germania, dove hanno sede colossi come Bayer e Basf, che supportavano il testo, favorevole all’industria chimica. I criteri scientifici in base ai quali si individueranno sostanze potenzialmente pericolose per il sistema endocrino utilizzate nei pesticidi e nei biocidi, avranno come elemento chiave la “potenza”. In pratica, non si tiene tanto in conto se un pesticida è dannoso per la salute, ma piuttosto in quali dosi deve essere assunto per causare interferenze con il sistema ormonale.

>> Interferenti endocrini, la controproposta delle organizzazioni non governative <<

Con questo criterio diventa più difficile identificare le sostanze da mettere nella black list, il che significa che pochi o anche nessun prodotto potrebbe essere ritirato dal mercato. Gli ambientalisti e i consumatori, sul piede di guerra per questa scelta poco incline al principio di precauzione, chiedono al Parlamento Europeo di mettere un veto quando si tratterà di votare la proposta di Bruxelles.

A livello politico, la votazione di ieri rappresenta una sconfitta della Francia ad opera della Germania. Parigi con l’appoggio di Svezia e Danimarca, premeva per adottare una definizione basata sulle proprietà intrinseche di pericolosità, senza prendere in considerazione la “potenza” della sostanza. Ciò avrebbe portato a elencare gli interferenti endocrini in categorie come “verificato”, “presunto” e “sospetto”, sulla base del loro impatto sul sistema ormonale. Ma Berlino, sotto la pressione della potente lobby della chimica, ha fatto naufragare la proposta francese.

Autore: redattore Rinnovabili