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Calcio

Foot – ANG – Arsenal – Arsène Wenger : «Un grand privilège»

Arsenal (ANG)

Dernier match : Mer. 28/09 Arsenal 2-0 FC Bâle

Prochain match : Dim. 2/10 Burnley / Arsenal

Autore: L’Equipe.fr Actu Football

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Lavoro

cuoco/a

TOS, Trenkwalder S.r.l Agenzia per il Lavoro, filiale di Lucca ricerca per azienda cliente CUOCO/A la risorsa si occuperà della preparazione dei pasti all’interno della mensa aziendale. Richiesto haccp e minima esperienza nella mansione. Disponibilità immediata da lunedì 19/09 Luogo di lavoro: SESTO FIORENTINO Aut. Min. n° 1182-SG del 13.12.04 I candidati ambosessi (d. lgs. n. 198/2006 e s.mi.) sono in

Autore: Monster Job Search Results

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Pc Games

Si torna a parlare di Beyond Good & Evil 2

Michel Ancel ha pubblicato su Instagram un nuovo concept art di Beyond Good & Evil 2, accompagnando l’immagine con il messaggio “Da qualche parte su System 4…grazie a Ubisoft per rendere questo realtà!”

System 4 è la regione fittizia dello spazio su cui si svolgono le vicende di Beyond Good & Evil, mentre il piccolo maiale sembra una versione ridotta dell’iconico personaggio della serie Pey’j. Non è dato sapere chi è l’uomo con la barba, visto che la protagonista del primo capitolo era una ragazza, Jade. Beyond Good & Evil 2 è sicuramente un progetto molto travagliato, a più riprese interrotto, e del quale non si parla dall’estate 2013.

Uscito nel novembre del 2003, Beyond Good & Evil ottenne un soddisfacente successo di critica, ma si rivelò una forte delusione commerciale. Univa elementi da platformer a enigmi, e contemplava segmenti stealth e di altre strutture di gioco, privilegiando pertanto la varietà nel gameplay. La storia vedeva una giovane fotografa, Jade, intenzionata a rovesciare il destino del suo mondo, governato da un’oppressiva organizzazione interstellare.

Autore: GAMEmag – Videogames

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HardwareSoftware

Edge sarà eseguito in una macchina virtuale

Con il prossimo aggiornamento di Windows 10 debutterà Windows Defender Application Guard per Microsoft Edge, un meccanismo che permetterà di eseguire il browser Edge all’interno di una macchina virtuale.

Edge utilizza già una sandbox per la gestione dei suoi processi: il browser, in questo modo, gode di una limitata libertà d’azione nell’accedere ai componenti del sistema. Eventuale codice maligno sviluppato per fare danni sull’intero sistema, dovrebbe sfruttare qualche vulnerabilità insita nella sandbox per liberarsi dalle sue maglie.

Edge sarà eseguito in una macchina virtuale

Windows Defender Application Guard per Microsoft Edge, invece, utilizzerà una struttura estremamente leggera per avviare il browser da una macchina virtuale vera e propria (verrà installato l’hypervisor Hyper-V).
In questo modo, il fossato che verrà creato attorno a Edge sarà ancora più largo e profondo: nulla potrà uscire dalla macchina virtuale ed essere eseguito sul sistema operativo.

Potenzialmente, lo stesso meccanismo potrà in futuro essere utilizzato per virtualizzare qualunque altra applicazione, anche di terze parti.
Al momento, però, Microsoft ha preferito guardare al solo Edge non fornendo neppure delle API che permettano di interfacciarsi con Application Guard.

Il sistema richiede infatti il supporto delle estensioni per la virtualizzazione da parte della CPU (ad esempio Intel VT-d) e, per la stessa natura di Application Guard, alcune informazioni vengono perse alla chiusura della macchina virtuale: vengono annullate tutte le eventuali modifiche apportate alla configurazione del sistema. E se ciò, in molti casi, è un bene, per talune applicazioni potrebbe avere come conseguenza comportamenti indesiderati.

Autore: IlSoftware.it

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Energia

Un ponte per aggirare lo stretto … sguardo innovativo del governo

Un paese in difficoltà come l’Italia dovrebbe saper investire nei settori più promettenti: industrializzazione della riqualificazione edilizia, mobilità elettrica o storage, anticipando anche i cambiamenti in arrivo. Ma per fare queste scelte serve una visione che non c’è. L’editoriale di Gianni Silvestrini.

Per un paese in difficoltà come l’Italia è importante catturare le occasioni che si presentano, anticipare i cambiamenti in arrivo e indirizzare gli investimenti nei settori più promettenti. Evitando, al tempo stesso, di disperdere energie e risorse, nell’annunciare o, peggio ancora, realizzare grandi opere spesso inutili.

Un esercizio che sarebbe anche agevolato da alcune decisioni internazionali che indicano con chiarezza evoluzioni future come quelle legate al riscaldamento del pianeta e all’economia circolare.

In particolare, gli impegni climatici sono quanto mai attuali, vista l’accelerazione in atto che dovrebbe consentire di avviare l’Accordo di Parigi già nel 2016 (per il Protocollo di Kyoto ci vollero ben sette anni, malgrado esso coinvolgesse solo i paesi industrializzati).

Nelle scorse settimane è stata indicata la percentuale di riduzione al 2030 delle emissioni per l’Italia nei settori non ETS. Uno sforzo non banale: dovremo infatti fare funzionare i trasporti, l’edilizia, le piccole e medie imprese, l’agricoltura con emissioni climalteranti inferiori di un terzo rispetto a quelle attuali.

Un obiettivo di riduzione che, peraltro, potrebbe essere alzato, dopo che nel 2018 l’IPCC avrà pubblicato il rapporto sugli scenari emissivi in grado di contenere l’incremento di temperatura a 1,5 °C.

Insomma, un’impresa sfidante e per niente scontata che dovrebbe comportare un piano nazionale con obiettivi, tempistiche, strumenti, così come stanno facendo altri paesi, dagli Usa alla Cina, dalla Germania alla Svezia. 

Da noi non si vede niente di tutto questo. Non solo, ma quando vengono predisposti nuovi strumenti, succede che non vengono utilizzati in maniera efficace.

Prendiamo il caso di Industria 4.0, un programma volto a favorire l’utilizzo delle opportunità del digitale da parte delle imprese. Pur arrivando in ritardo rispetto ad altri paesi, si tratta di uno strumento che potrebbe svolgere un’utile azione di stimolo. 

Peccato che si teorizzi una sua “neutralità”, abdicando ad ogni ruolo di indirizzo. Sarebbe stato invece importante indicare dei filoni prioritari su cui concentrare l’attenzione.

Pensiamo a settori che vedranno un notevole sviluppo e rispetto ai quali sarebbe opportuno far crescere una nostra presenza. È quello che del resto fanno gli Usa con i programmi Sunshot sul fotovoltaico, o quelli per lo sviluppo della “driverless car”; e così opera la Germania, ad esempio nell’affrontare il tema strategico dell’accumulo a breve e lungo termine nell’ambito della Energiewende.

Noi no, siamo neutrali, e così rischiamo di farci sfuggire sotto il naso la possibilità di inserirci in aree di intervento che avranno un grande sviluppo e che aiuteranno a vincere le sfide che dobbiamo affrontare. 

Pensiamo, ad esempio, alle nuove opportunità offerte dall’industrializzazione della riqualificazione edilizia, alla mobilità elettrica, ai sistemi di accumulo, eccetera. Tutti filoni innovativi rispetto ai quali occorrerebbe promuovere alleanze in una logica europea e sollecitare l’impegno delle nostre imprese.

Ma per fare delle scelte occorre avere una visione. E proprio questa è quella che manca.

E quando traspaiono delle scelte “forti”, queste fanno cadere le braccia, come nel caso del Ponte sullo Stretto.

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari