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Football Innovation – Intervista Carlo Tavecchio – pt.2

Carlo Tavecchio sul tema dell'impianto elettrico integrato: "La sfida dell'impiantistica non è solo nell'illuminazione, ma nel migliorare e rendere più efficiente l'intero impianto".

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Электрическое поле (опыты)

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Schede grafiche AMD con chip Vega 10 e Vega 11 nel 2017

All’inizio del prossimo anno AMD immetterà le sue nuove schede grafiche basate su architettura Vega. Si tratterà di prodotti che andranno a competere direttamente con le schede grafiche Pascal di fascia alta della concorrente NVidia.

È già noto che le schede AMD Vega saranno equipaggiate con le memorie HBM2 (vedere anche NVIDIA userà chip di memoria HBM2 nelle sue schede) ma adesso si sa che il chip Vega 10 potrà gestirne fino a 16 GB offrendo un’ampiezza di banda pari a 512 GB/s. Vega 10 conterà su 64 compute unit contro le 36 di Polaris 10 (Radeon RX 470 e 480).

Schede grafiche AMD con chip Vega 10 e Vega 11 nel 2017

A rimpiazzare Polaris 10 – sempre nel corso del 2017 – sarà Vega 11, architettura che AMD proporrà per tutte le schede grafiche di fascia media tra la metà e la fine del prossimo anno.

Il chip Vega 20, invece, sarà inizialmente destinato alle schede per sistemi server e sarà realizzato con un processo costruttivo a 7 nm. Questi prodotti supporteranno PCIe 4.0, 32 GB di memoria HBM2, garantiranno un’ampiezza di banda pari a 1 TB/s a fronte di un consumo di soli 150 W.

Autore: IlSoftware.it

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Energia

Rinnovabili e reti elettriche, la sfida dell’integrazione è appena cominciata

Raccomandazioni e misure con cui favorire il pieno sviluppo delle fonti pulite nel nuovo studio del World Energy Council, dai servizi di regolazione rapida di frequenza ai sistemi di storage, passando per tante altre possibili soluzioni. Indispensabile ridisegnare le regole di mercato.

Come integrare l’energia rinnovabili pulite nelle reti elettriche è uno degli argomenti più discussi nei rapporti internazionali sull’evoluzione del mix energetico.

Il nuovo studio del World Energy Council (WEC), allegato in basso, non fa eccezione, proponendo una serie di raccomandazioni e misure per incorporare le fonti pulite intermittenti (VRES, variable renewable enrgy sources) nei sistemi elettrici di diversi paesi.

Il punto di partenza è la crescita costante delle rinnovabili negli ultimi anni, arrivate a coprire circa il 30% della potenza cumulativa installata nel mondo, idroelettrico compreso; la produzione di energia elettrica si attesta intorno al 23% del totale, con un contributo però ancora modesto di eolico e fotovoltaico (4% circa considerando entrambe le tecnologie).

Nel 2015 gli investimenti globali nelle rinnovabili hanno toccato 286 miliardi di dollari per complessivi 154 GW di nuova potenza, di cui il 76% in impianti eolici e solari.

Il mercato si sta spostando sempre di più verso i paesi emergenti, guidati dalla Cina, grazie alle condizioni ambientali particolarmente favorevoli in determinate regioni, ad esempio l’altissimo irraggiamento solare nelle aree desertiche o semi-desertiche in America Latina e Medio Oriente (vedi QualEnergia.it sui risultati record delle ultime aste per il fotovoltaico).

Allora quali soluzioni ci sono per favorire l’integrazione delle rinnovabili nelle reti?

Vediamone qualcuna, iniziando dalle tecnologie, e ricordando che la ricetta del successo, in questo caso, è costruire gli impianti nelle zone geografiche che consentono di ottenere elevati fattori di capacità ai minori costi di connessione. Quindi:

  • Maggiore accuratezza dei sistemi di previsione meteorologica e della conseguente produzione delle fonti rinnovabili, riducendo così la capacità di riserva necessaria nelle fonti convenzionali.
  • Incrementare la flessibilità di generazione con impianti (pensiamo soprattutto ai cicli combinati a gas) in grado di accendersi e spegnersi più volte con rapidità. Tale scelta, però, è solitamente più costosa di altre soluzioni.
  • Espandere le linee di trasmissione/distribuzione eliminando colli di bottiglia e rendendo quindi possibili nuovi scambi “dinamici” di energia.
  • Pianificare lo sviluppo delle reti pensando all’aumento esponenziale che avrà la generazione distribuita dei piccoli impianti (vedi anche QualEnergia.it).
  • Puntare sui sistemi di energy storage come batterie di accumulo elettrochimico e pompaggi idroelettrici. Tali sistemi possono contribuire al bilanciamento di domanda e offerta, fornendo elettricità istantaneamente quando serve.

Altrettanto importante, osserva il World Energy Council, è ridisegnare le regole dei mercati elettrici.

  • Definire un mercato della capacità per assicurare un’adeguata remunerazione agli impianti che possono fornire energia di riserva. Il tema è assai controverso perché un mercato del genere rischia di premiare ovviamente le centrali convenzionali alimentate a combustibili fossili.
  • Servizi di regolazione rapida di frequenza EFR, Enhanced Frequancy Response: un esempio arriva dalla Gran Bretagna (vedi QualEnergia.it) che ha lanciato il primo bando per questi servizi, dominato da progetti di accumulo elettrochimico.
  • Aggregare diversi impianti rinnovabili, anche in regioni molto distanti tra loro, attraverso linee di trasmissione e controllo remoto dei dati (fattori di carico, generazione elettrica in tempo reale, eccetera). L’obiettivo è ridurre la variabilità produttiva dei singoli impianti e, quindi, gli errori di previsione con relativi costi di bilanciamento.
  • Consentire alle rinnovabili di partecipare ai servizi ancillari, tra cui non solo la regolazione rapida di frequenza, ma anche la “riserva rapida” di energia e la capacità black-start, cioè la ripartenza della rete dopo un blackout.

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Accordo di Parigi ratificato da 60 Paesi: Italia dove sei?

Accordo di Parigi ratificato da 60 Paesi: Italia dove sei?

(Rinnovabili.it) – “Quello che una volta sembrava impossibile è ormai inevitabile”. L’entusiasmo che il  Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, fa trapelare dal palco dell’Assemblea generale dell’ONU è dedicata ad uno dei grandi traguardi  per la storia ambientale del pianeta: l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, adottato dalla COP 21 lo scorso dicembre, ha finalmente 55 ratifiche, uno dei requisisti fondamentali perché possa entrare in vigore. Per la precisione sono 60 i Paesi che ad oggi hanno dato formalmente la loro adesione, depositando gli strumenti di ratifica, compresi i due grandi inquinatori, Cina e Stati Uniti.

E se i presidenti Xi Jingping e Barack Obama avevano preferito i riflettori del vertice di G20 di Hangzhou per convalidare il trattato climatico, molti altri (31 in tutto) hanno scelto l’odierna Assemblea Onu per consegnare la propria ratifica. Dalla lista però mancano nomi importanti: l’Italia, così come l’Unione Europea, risultano ancora solo firmatari.

Un’assenza pesante e non solo per questioni di leadership ambientale a cui Bruxelles sembra ormai aver abdicato. Perché l’accordo di Parigi entri in vigore è necessario che sia ratificato da 55 Paesi ma anche che questi siano responsabili di almeno il 55% delle emissioni globali. Ma come sottolineato dallo stesso Ban Ki-moon, i 60 Paesi firmatari rappresentano ancora solo il 47,62% delle emissioni.

“L’Italia – afferma Luca Iacoboni, responsabile Campagna Energia e Clima per Greenpeace –  si è impegnata a ratificare l’accordo entro l’anno, ma decisamente non è abbastanza. Oltre agli annunci è il momento di passare ai fatti, puntando finalmente in maniera decisa sulle energie rinnovabili e abbandonando i combustibili fossili, e prendendo finalmente una posizione ambiziosa e propositiva all’interno dell’Unione Europea. L’Italia dimostri finalmente leadership e concretezza nell’affrontare il tema dei cambiamenti climatici”.

Presente alla cerimonia al Palazzo di Vetro, il segretario di Stato americano John Kerry si è detto fiducioso che il secondo requisito sarà raggiunto prima dell’apertura della Conferenza Cop 22 sul clima il 7 novembre a Marrakesh in Marocco. Gli fa eco Ban “sono sicuro che nel momento in cui lascerò l’ufficio [il suo secondo mandato quinquennale termina il 31 dicembre] l’accordo di Parigi sarà entrato in vigore”.

Autore: Rinnovabili