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Energia

Per combattere il cambiamento climatico usiamo il car sharing

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(Rinnovabili.it) – Il car sharing è annoverato, a diritto, tra gli strumenti chiave della mobilità sostenibile. Ma quanto effettivamente questo tipo di trasporto contribuisce alla lotta climatica, in termini di minori emissioni? Questo è quello che si sono chiesti alcuni ricercatori del Centro di ricerca per la sostenibilità dei trasporti dell’Università di Berkeley prima di iniziare un’indagine di tre anni in 5 grandi città del nord America.

In tutto questo periodo, Calgary, San Diego, Vancouver, Washington e Seattle sono state le osservate speciali degli scienziati Susan Shaheen e Elliot Martin. Gli analisti hanno raccolto i dati degli oltre 9.500 utilizzatori di car2go, uno dei servizi di mobilità condivisa attivi in queste metropoli, valutando il grado di riduzione della percentuale di macchine private in circolazione per le strade cittadine.

“I nostri tre anni di lavoro hanno rivelato che l’uso dei veicoli car2go si traduce in un minor numero di mzzi privati in circolazione,un  minor numero di chilometri percorsi e in diretta una riduzione delle emissioni di gas serra”, commenta Susan Shaheen, co-direttore del centro di ricerca. “La partecipazione di car2go e dei suoi membri, ci ha dato un accesso a dati mai ottenuti prima e un’idea di come questo tipo di servizio di mobilità innovativo sta avendo effetto nelle città del Nord America.”

In base ai risultati, tra il 2 e il 5% degli utenti ha venduto la propria auto e il 7-10% non ne ha acquistata una per via di car2go. Tra veicoli venduti o non comprati, ogni auto della flotta di car sharing – dicono gli esperti – ha tolto dalle strade cittadine tra le 7 e le 11 auto, per un totale di 28mila vetture. Sempre stando all’indagine, gli utilizzatori di car2go hanno ridotto in media dell’11% i chilometri percorsi in auto e del 10% le emissioni di gas serra collegate nella popolazione sotto esame.

Autore: Rinnovabili

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Economia

WALL STREET: qualche flebile segnale di debolezza all’orizzonte

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Dopo aver raggiunto e superato i massimi, il COT report di illustra un quadro che va verso ad una moderata correzione. Nulla di catastrofico. Analisi del COT Report del CFTC. [Guest post]

Cari amici, nella settimana appena trascorsa è proseguita la bonaccia sui mercati finanziari internazionali e gli indici azionari Usa hanno nuovamente ritoccato i loro massimi storici. Trattasi certamente di un momento di particolare euforia ma, visto il persistere, a livello globale, delle favorevoli condizioni macro-economiche degli ultimi anni, che assicurano, anche per il futuro prossimo, una crescita dell’economia moderata e non inflazionistica, non possiamo certo parlare di esuberanza irrazionale dei mercati. In realtà siamo di fronte ad un processo di riallineamento delle quotazioni azionarie ai propri valori di equilibrio, dopo due anni particolarmente difficili, in cui l’ S&P 500 è cresciuto complessivamente meno del 10 %.

Anche in quest’ultima settimana lo scenario intermarket ha, peraltro, riconfermato appieno tutti i principali trends economici e finanziari degli ultimi anni. Innanzitutto è stata ribadita la forza del dollaro Usa ( + 0, 9 % ) che accompagna sin dall’origine il lungo rally dell’azionario. Preoccupa invece la forza dello Yen non supportata da una corrispondente vitalità dell’economia nipponica. Le commodities, invece, dopo un consistente rimbalzo, son già 6 settimane che mostrano nuovamente segnali di debolezza. Ciò, da un lato, ci conferma che, anche nel prossimo futuro, la crescita economica mondiale resterà moderata, e dall’altro, che i costi delle imprese ne saranno certamente favoriti, assicurando di conseguenza una crescita dei propri utili. Anche il mercato obbligazionario, caratterizzato ormai da anni da tassi decrescenti, ci dà conferma del particolare scenario macroeconomico attuale. Tassi in discesa segnalano, infatti, un’anemicità della crescita economica ma, nel contempo, garantiscono alle imprese costi di finanziamento dei propri investimenti davvero esigui, che contribuiscono a comprimere i propri costi, e di conseguenza, ad ampliare i propri utili. In tale scenario macroeconomico, caratterizzato dalla compressione dei maggiori costi di produzione ( materie prime, capitale e lavoro ) ipotizzare, come molti fanno, imminenti crolli dell’azionario, è, a mio avviso, un madornale errore. Sino a quando non si manifesteranno tensioni inflattive sui predetti fattori produttivi, anche in presenza di una debole domanda aggregata, gli utili delle imprese quotate continueranno infatti a crescere, e di conseguenza cresceranno anche le loro quotazioni azionarie. Nessuna sorpresa, pertanto, per i nuovi massimi storici del nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, che grazie ad un ulteriore rialzo dello 0,62 %, raggiunge quota 2.175 punti.

Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 46.020

Large Traders : + 54.586

Small Traders : – 8.566

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Anche questa settimana, si riconferma e si consolida, la non ricorrente configurazione generale del mercato dei derivati azionari Usa in auge ormai da ben 3 mesi. Nell’ultima ottava si sono, peraltro, registrate movimentazioni davvero ingenti, pari a ben 27.936 contratti. In particolare, i Large Traders, notoriamente trend following, si mostrano particolarmente entusiasti dei recenti record dell’azionario, ed in sola ottava acquistano ben 27.412 contratti long, raddoppiando di fatto la consistenza della loro attuale posizione Net Long. Gli Small Traders, invece, neanche in questo particolare frangente favorevole per i mercati azionari si lasciano convincere, acquistano infatti solo 524 contratti long, e confermano, come al solito erroneamente, la loro inusuale ed insolita posizione Net Short. I Commercial Traders, infine, colgono finalmente l’occasione per cedere agli altri operatori l’intero lotto dei 27.936 contratti long, e ritornano, dopo molti mesi, in una consistente ed abituale posizione di copertura, Net Short, a protezione dei loro investimenti. La contraddittoria configurazione del mercato dei derivati azionari Usa in auge, sembra dunque consolidarsi e rafforzarsi. A dire il vero, ciò non ci piace affatto, perché la stessa potrebbe portare ad eccessi rialzisti ingiustificati, successivamente da correggere con il ritorno inevitabile di mercati estremamente volatili. La nostra view sui mercati azionari, ribadita peraltro costantemente nel tempo, è invece quella sopra esposta. Debole domanda aggregata, moderata crescita economica, compressione dei costi aziendali, ed utili anch’essi in moderata crescita. Tali condizioni, in passato, hanno assicurato una crescita annua delle quotazioni azionarie mediamente pari all’8,6 %. Sulla base di tali presupposti la nostra previsione per fine anno 2016 è di un S&P 500 a quota 2.220 punti. Oggi siamo già a quota 2.175, ossia a soli 45 punti dal nostro target, è pertanto auspicabile una stasi dell’attuale up-trend, in caso contrario sarà poi il mercato ad incaricarsi di riportare le quotazioni sul sentiero di un trend sostenibile. Per noi traders è comunque preferibile che ciò non accada, e che i mercati seguano un percorso quanto più possibile lineare ed armonico.

Futuro che si prospetta, pertanto, a rischio di eccessi, che cercherò, comunque, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. Dopo quest’ultima settimana, il mio portafoglio, “ Azioni Italia – LTM “, registra una perdita annua pari al 6,93 %. Performance negativa, influenzata dalle particolari difficoltà vissute dal listino italiano, che registra, a sua volta, una perdita annua, misurata dal Ftse All Share, pari al 20,80 %. Conseguita, pertanto, in un contesto di mercato particolarmente avverso, una sovra-performance del 13,87 % che ci fornisce, senza dubbio, ulteriori conferme sulla bontà delle indicazioni operative derivanti dalle ricerche dei due noti professori Usa. In coerenza con la mia view di medio e lungo termine, questa settimana riduco ulteriormente dal 90 all’ 80 % le mie posizioni long sulla borsa italiana, ed incremento sino al 20 % le mie posizioni corte, assumendo di conseguenza una posizione Net long pari al 60 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito. Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.

Lukas

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Autore: Finanza.com Blog Network Posts

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Calcio

Athletic – Barcelona y Real Madrid – Celta, en la segunda jornada de LaLiga

San Mamés será la primera visita del Barça en LaLiga mientras el Celta será el primer rival de los blancos en el Santiago Bernabéu

Los enfrentamientos Athletic – Barcelona y Real Madrid – Celta, serán los partidos más destacados de la segunda jornada de LaLiga.

San Mamés será la primera visita del Barça en la competición doméstica el domingo 28 de agosto a las 20:15 horas; mientras el Celta será el primer rival de los blancos en el Santiago Bernabéu el sábado 27 de agosto a las 20:15 horas.

También destaca el derbi de la capital entre el Leganés y el Atlético de Madrid. El conjunto de Simeone será el primer equipo en estrenarse en Butarque en Primera División el sábado 27 de agosto a las 22:15 horas.

Autore: Goal.com News – Español – España

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HardwareSoftware

China cracks down on internet news

No original reporting, thank you so much

Online companies in mainland China have been ordered to put a halt to writing news that isn’t sanctioned by the government.

The ban, announced over the weekend, applies to major online news sources including sohu.com.

The government believes that reporters writing copy in the country cause negative effects on peoples’ minds.

The ban applies not only to online news services but to mobile news services too. Internal news sources can now only report stuff that’s given to them by the Chinese government.

Although there’s never been official sanction for sohu.com nor Tencent to provide independent news, the latest move shows the government is seeking to impose an almost complete black out on the provision of news which hasn’t had a Communist rubber stamp.

The move is intended to consolidate the government’s control of the country by stifling any dissent.

Autore: Fudzilla.com – Home

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Energia

Le aree non idonee per l’eolico in Sicilia: scarsa trasparenza e tante criticità

Con la delibera 241 la Giunta siciliana avrebbe individuato le aree non idonee per l’eolico. Diciamo “avrebbe” perché manca il decreto del Presidente della Regione che renderebbe la normativa concretamente interpretabile. Perché non è stato pubblicato? Tanti i dubbi e le criticità presenti nella relazione del Dipartimento Energia.

Continuano le vicissitudini dell’eolico in Sicilia. Anche la nuova disposizione lascia intendere, e neanche troppo velatamente, che la volontà politica della Regione è di bloccare tutto l’eolico, il piccolo e il grande.

Con la delibera 241 del 12 luglio (vedi sotto) la Giunta della Regione Siciliana avrebbe individuato le aree non idonee per l’eolico così com’era richiesto dalla legge regionale n. 29/2015 del 20 novembre 2015, in vigore dal 27/11/2015, che prevedeva una moratoria di 180 giorni per le installazioni (poi scaduta il 27 maggio scorso, vedi QualEnergia.it).

Peraltro nella nuova delibera c’è un errore: si fa riferimento nel titolo alla legge 20 gennaio 2015, n. 29, anziché all n. 29 del 20/11/2015.

Ora, come richiesto dalla legge, interviene la Giunta che nella suddetta delibera approva la relazione o verbale sulla definizione delle aree non idonee per l’installazione dell’eolico (n. prot. 24561) del Dipartimento Energia. Questa relazione riporta una sintesi dei criteri per la sua attuazione così come è stata elaborata dopo una discussione tra i dirigenti dei dipartimenti dei vari assessorati.

Tuttavia in questa relazione, così come nella delibera, si fa più volte riferimento ad uno schema di decreto del Presidente della Regione Siciliana (DPRS) che però non è mai stato emanato, o più correttamente, non risulta allegato nel file pubblicato nell’Albo Pretorio OnLine della Giunta.

In questo modo si rende impossibile nel concreto l’interpretazione della delibera e della comprensione della definizione/applicazione delle aree non idonee.

Perché questo ingiustificato approccio di riservatezza che, di fatto, non rende oggi comprensibili le disposizioni della Giunta?

La Segreteria della Giunta, su richiesta di alcuni operatori, ha informato in modo lapidario e ben poco trasparente che “ciò che è pubblicato è ciò che la Giunta ha richiesto di pubblicare”. Stop!

Va fatto notare che con la delibera del 12 luglio non solo verrebbero definite le aree non idonee per gli impianti sopra i 20 kW di potenza, ma questa estende il campo di applicazione anche per quelli di taglia inferiore, cosa però non prevista dalla legge regionale n. 29.

Con la delibera vengono allegate la cartografia delle aree non idonee, le schede delle aree non idonee, la nota del 28 giugno 2016 (n. prot. 3980), la relazione succitata alla legge 29/2015 (n. prot. 24561), che riportiamo in fondo all’articolo. Tuttavia la mancanza del DPRS non permette agli operatori di comporre quel puzzle che renderebbe concretamente applicabile la normativa.

Ad esempio una prima problematica riguarda il vincolo idrogeologico. Nella relazione si afferma che si dovrà fare richiesta del nulla osta, come già in effetti avviene, al Corpo Forestale. Se non esiste alcun pericolo per la stabilità del terreno, legato ai lavori per l’installazione delle turbine, la forestale dovrà ovviamente concederlo. Ma resta il dubbio, leggendo la relazione, che nel decreto del presidente vi possano essere delle ulteriori prescrizioni e che su questo aspetto si possano esprimere anche più enti, anche se non si capisce quali.

Altro aspetto ancora più fortemente critico riguarda la ridefinizione da parte della Regione, sicuramente illegittima (perché di competenza Aeegsi), del punto di connessione degli impianti, ma solo quelli eolici. Nella relazione (24561) si legge, infatti, a pag. 3 che:

– si è convenuto di inserire nelle premesse il riferimento alla circolare del Dirigente Generale del Dipartimento Energia del 23 ottobre 2014, pubblicata nella GURS n. 47 del 7 novembre 2014, contenente direttive per i Comuni sulla PAS. Tale circolare dà disposizioni anche sul cumulo di potenza per gli impianti eolici di potenza inferiore a 60 kW;”

Il punto di connessione è definito dal TICA, oltre che dalle norme tecniche CEI 0-16 e CEI 0-21, ed è il confine fisico tra la rete del gestore della rete di distribuzione, Enel Distribuzione e il produttore.

Ma la modifica di tale definizione, portando il punto di connessione a monte della cabina di trasformazione MT/BT, quando i suddetti impianti sono connessi a valle in BT, ha conseguenze dal punto di vista contabile, amministrativo e sul calcolo di eventuali accise.

Vediamo un esempio di criticità di questa disposizione nel caso vi siano due o più impianti mini-eolici, appartenenti a ditte diverse, ciascuno con potenza pari a 60 kW da connettere e con punti di connessione differenti.

Se Enel Distribuzione costruisce e gestisce una rete che contiene una cabina MT/BT che deve connettere entrambi gli impianti mini eolici allora essi, secondo quanto indicato dall’Assessorato dell’Energia siciliano, vanno a costituire un cumulo. In questo caso sarà necessaria l’Autorizzazione Unica.

Chi informa le due aziende, visto che certamente ignoreranno la loro compresenza nella stesa cabina? Si metteranno poi d’accordo tra loro? Ogni operatore capirà l’assurdità tecnico-amministrativa delle conseguenze che verrebbero create dalle istituzioni regionali che, ripetiamo, così facendo vanno oltre le loro proprie competenze.

Secondo alcuni osservatori, con questa delibera si darebbe anche un definitivo blocco alla costruzione di impianti eolici, e non solo, nelle isole minori siciliane.

Nelle aree non idonee proposte vengono richiamati tutti i vincoli paesaggistici che già oggi nelle isole minori danno la totale inedificabilità, “specialmente per impianti da rinnovabili”.

Se questo concetto venisse ribadito da un decreto del presidente della regione siciliana si rafforzerebbe la convinzione che la norma paesaggistica sia legittima, anche per le altre tipologie di impianti da fonte rinnovabile.

Per questo motivo, l’atteso decreto del MiSE che punterebbe a favorire le rinnovabili nelle isole minori, dovrà concertare con la massima attenzione insieme al Ministero dei Beni Culturali tutti i particolari. Dovrà essere qualcosa di più di un semplice decreto ministeriale. In caso contrario sarebbe superato o ignorato (vedi anche scontro in merito al decreto sulla semplificazione del FV), mettendo così a rischio la ormai necessaria decarbonizzazione delle isole minori.

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Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari