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HardwareSoftware

Microsoft slashes Lumia prices in UK

650 costs £119.99 SIM-free

Microsoft has been slashing the costs of its Lumia 550 and 650 to silly money without really telling anyone.

Last week, Microsoft quietly introduced significant price cuts for its Lumia 550, and its metal-bodied version, the Lumia 650, in the UK and Ireland.

You can pick up a 650 now costs just £119.99 SIM-free via the Microsoft Store in the UK, which is down from £159.99 when it first launched five months ago. If you want to buy as part of a package you can pick them up even cheaper.

Carphone Warehouse is offering the Lumia 650 for just £99.99 when purchased with a £10 pay-as-you-go (PAYG) SIM pack on EE, which includes 150 minutes of cross-network talktime, unlimited texts and 500MB of 4G data for 30 days.

It is strange really. The phone was launched with practically no publicity and yet got some great reviews and works well with Windows 10. Microsoft seemed to have sabotaged the phone out of the gate by releasing it with Qualcomm’s lowest powered 2xx chipset. The phone had a Snapdragon 212 (210v2) which had been tainted by the 210’s awful reputation. In fact the 212 was not a bad chipset, but the perception was that it was rubbish.

The phone had minor problems with power management, but nothing particularly terminal. One of the problems was the £199 price tag when it first came out, but those who reviewed it mostly said it was worth the cash. With this new price tag it is probably really a bargain. Particularly if you want to give Android the shove.

Autore: Fudzilla.com – Home

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Pc Games

Pokemon Go: circola versione con malware

Il successo di Pokemon Go non sembra destinato ad esaurirsi velocemente. Tutti ne parlano sui social e la stessa Nintendo, di cui The Pokemon Company è sussidiaria, ha visto un aumento della sua capitalizzazione di mercato di ben 7 miliardi di dollari dal momento in cui l’app è diventata pubblica nei primi mercati (fonte: Bloomberg).

Pokemon Go

Ma, appunto, Pokemon Go non è disponibile ovunque, perché Nintendo e lo sviluppatore Niantic hanno propeso per un lancio di tipo “soft” in modo da stabilizzare i server e da offrire un’esperienza di gioco il più fluida possibile sin dal lancio. È per questo che sono circolate varie versioni non ufficiali di Pokemon Go, da installare tramite apk sui terminali Android.

Una di queste, secondo quanto riferisce Proofpoint, contiene un remote access tool (RAT) chiamato DroidJack, ovvero installa una backdoor che permette agli hacker di prendere il completo controllo del dispositivo Android su cui si installa l’apk di Pokemon Go.

Proofpoint riferisce che la versione con il RAT è stata messa in circolazione 72 ore dopo il rilascio di Pokemon Go sugli store di Nuova Zelanda e Australia. Naturalmente si tratta di una versione che interessa coloro che non risiedono in questi territori: in nessun caso, infatti, potrebbe presentarsi un problema del genere con l’app scaricata dal Google Play ufficiale.

Come abbiamo visto qui, per installare Pokemon Go da apk occorre abilitare l’impostazione che consente di installare app con Origini sconosciute, e questo crea una vulnerabilità sfruttabile tramite RAT di questo tipo.

Secondo Proofpoint, l’app di Pokemon Go legittima ha questo hash:

8bf2b0865bef06906cd854492dece202482c04ce9c5e881e02d2b6235661ab67

Mentre quella con il malware quest’altro:

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Autore: GAMEmag – Videogames

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HardwareSoftware

Mozilla potrebbe chiedere a Yahoo 1 miliardo di dollari

Com’è noto, Yahoo sta cercando un compratore. Pochi però sanno che a beneficiare da un eventuale accordo commerciale sarà Mozilla.
La fondazione potrebbe infatti ricevere ben 1 miliardo di dollari nel caso in cui Yahoo dovesse passare di mano.

Nel 2014, infatti, l’attuale CEO di Yahoo – Marissa Mayer – firmò un accordo con Mozilla che prevedeva il versamento di 375 milioni di dollari annui, fino al 2019, nel caso in cui Yahoo fosse stata acquistata da un soggetto sgradito alla fondazione.

Mozilla potrebbe chiedere a Yahoo 1 miliardo di dollari

Yahoo, infatti, non poteva versare gli stessi importi di Google quindi, per essere inserita come motore di ricerca in Firefox, l’azienda guidata dalla Mayer accettò l’inserimento della clausola.

Ovviamente non è scontato che Mozilla chieda l’interruzione della partnership e obblighi Yahoo al pagamento della “buonuscita”.

Autore: IlSoftware.it

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Energia

Quali tempi di attivazione del contatore bidirezionale per gli impianti fotovoltaici?

QualEnergia.it ha contattato una decina di installatori di fotovoltaico in altrettante regioni italiane, per capire quali siano le effettive tempistiche nell’attivazione degli impianti FV e le ragioni di eventuali ritardi. Ne emerge un quadro un po’ disomogeneo e qualche arbitrio dei singoli uffici.

La deputata Mara Mucci del M5S alcuni giorni fa ha reso pubblica una segnalazione ricevuta da un suo elettore, riguardante un grave ritardo nell’attivazione del suo impianto fotovoltaico.

La persona, di cui non sono state divulgate né generalità né residenza, si lamentava di essere entrato nella sua nuova abitazione con un impianto FV sul tetto a febbraio, e ancora a giugno di non essere riuscito ad avere l’attivazione della bi-direzionalità del contatore, senza la quale non è possibile cominciare a far funzionare i pannelli, in quanto l’energia che producono sarebbe contabilizzata come se acquistata dalla rete.

Nella email si ipotizzava anche che ritardare l’attivazione dei contatori sia una pratica molto diffusa, programmata da Enel per evitare di perdere gli incassi nella vendita dell’energia elettrica che comincerà ad avere dal momento in cui il sistema inizia a funzionare.

Per questo motivo abbiamo provato a contattare una decina di installatori di fotovoltaico in altrettante regioni italiane, per capire se veramente questi ritardi nell’attivazione degli impianti soprattutto residenziali, un’operazione molto semplice e rapida effettuata a domicilio da un operatore della società di distribuzione elettrica, fossero comuni.

Le risposte, occorre subito dire sono in genere rassicuranti, come quella ricevuta dalla Energy Building di Ancona, che ci segnala come in certi casi l’attivazione richieda in media una quindicina di giorni, con il record di appena una settimana, e un massimo di due mesi quando c’è bisogno di adeguare la potenza del contatore.

Oppure dalla Besolar di Roma, dove Alessandro Raffaele indica in un paio di mesi il tempo medio di attivazione dei nuovi impianti, aggiungendo però che Enel nel Lazio è in genere più veloce della società Acea, che distribuisce l’elettricità a Roma.

Tempi brevi che non si devono però alla procedura semplificata, in vigore da alcuni mesi per le domande di allaccio per impianti con potenze sotto ai 20 kW: questa non sembra aver portato una particolare accelerazione nelle pratiche, anche se le ha rese sicuramente più facili da espletare.

Altri operatori, nella generale positività delle risposte, hanno però confermato la possibilità che si verifichino ritardi, indicando anche alcune possibili ragioni.

L’ingegner Loris Negri di Albasolar in Piemonte, per esempio, consulta per noi una tabella di contratti recenti, verificando come i tempi si aggirino in media sui due mesi.

«In generale le procedure semplificate per i piccoli impianti funzionano bene e hanno abbassato i tempi. Abbiamo però avuto alcuni ritardi nell’allaccio di alcuni impianti di taglia media, per problemi di comunicazione fra Enel e Terna. Quando questo accade noi non ne veniamo a sapere nulla, se non attraverso la constatazione che la procedura non si conclude. Tocca però a noi, o al cliente, muoverci in prima persona, e segnalare il ritardo, in modo che poi qualcuno negli uffici si dia da fare per capire dov’è avvenuto l’intoppo e risolverlo».

Il suo collega Riccardo Costagliola della Solar Italia di Napoli, che lavora in diverse regioni italiane, propone, invece, un’altra ipotesi per i ritardi. «Ai tempi degli incentivi il sistema era decisamente ingolfato, ma oggi non lo è più: se non ci sono lavori di adeguamento della rete da fare e le pratiche vengono fatte come si deve, ho registrato tempi di attivazione anche solo di 15-20 giorni. Purtroppo ci sono nel settore anche persone un po’ improvvisate che fanno pasticci, per esempio pretendendo di installare un impianto da 6 kW su un contatore da 3 kW, oppure dimenticano di far firmare ai tecnici certe pratiche. Questo ovviamente porta a ritardi per l’adeguamento della rete e per i chiarimenti necessari. Ma ai clienti viene detto sempre che la colpa è dell’Enel».

Rossella Roli, di Enerpoint Milano, segnala invece un altro possibile fattore di ritardo. «In generale noi registriamo circa 1-2 mesi fra domanda e attivazione, con eccezioni, come quella volta che il proprietario dell’impianto era una società estera e la pratica si bloccò fra Enel e Terna, per l’eccessiva rigidezza del portale nell’accettare i dati. Ma se in generale il sistema funziona, non possiamo ignorare che ci possono essere problemi “puntiformi”, in questo o quell’ufficio Enel e in particolare se la pratica viene seguita da certi operatori. Nel nostro caso abbiamo spesso problemi con la zona di Monza, quando a seguire la pratica è un tecnico che, diciamo, non mostra particolare dedizione al lavoro e competenza: quando è lui a seguire la pratica si verificano spesso ritardi che è anche difficile sbloccare o almeno farci spiegare, in quanto lo stesso tecnico risulta anche difficile da contattare».

Questa della “personalizzazione dei problemi” ci viene segnalata anche dalla Sicilia; l’ingegner Pietro di Primo, della Elios di Catania ci indica un punto dolente. «Noi operiamo in molte parti della Sicilia e devo dire che quasi ovunque i tempi di attivazione sono ragionevolmente brevi: sugli impianti sotto i 20 kW, in procedura semplificata, si aggirano sugli 1,5-2 mesi. In alcune aree, come Catania, riusciamo poi a risolvere rapidamente anche eventuali intoppi, grazie alla disponibilità e competenza del personale Enel locale».

«Purtroppo – ci spiega l’ingegnere siciliano – nella provincia di Agrigento installare fotovoltaico è reso difficile dal locale ufficio Enel che non accetta domande in modalità semplificata e pretende un mare di scartoffie, avendo deciso di seguire invece le indicazioni di un vecchio Regio decreto. In un caso, un impianto da 8 kW con contatore da 16 kW, quindi senza particolari problemi tecnici, gli ostacoli frapposti hanno portato a una assurda attesa di 8 mesi. Il tecnico responsabile non si fa poi mai trovare e non risponde alle email, il che rende impossibile capire i motivi dei ritardi e come risolverli. Da notare che la stessa sezione Enel aveva avuto problemi con il tecnico precedente, in quel caso per i ritardi nell’installazione dell’eolico».

A spezzare il coro sostanzialmente positivo di risposte è però la Sardegna, dove la situazione sembra essere tutt’altro che ottimale, come ci spiega Enrico Cravoledda, di Fotovoltaico Sardegna di Cagliari.

«Quando tutto fila liscio, con la procedura semplificata l’attivazione la si ottiene anche in 30-45 giorni, ma questo sta avvenendo solo da poche settimane. La regola, finora, da queste parti era attendere l’attivazione per 6-7 mesi. Il problema è che, soprattutto in alcune aree, come Nuoro o in parte della stessa Cagliari, si incontrano tecnici Enel che interpretano a modo loro le procedure, per cui quello che stava bene ai loro colleghi in una zona, a loro non va più bene. E a peggiorare le cose è il modo in cui ti segnalano quello che secondo loro è sbagliato, dicono per esempio che “l’allegato B non va bene”, ma non ti spiegano cosa non vada in quel documento, per cui devi ritentare, sperando di capire cosa vada cambiato. Certe volte abbiamo dovuto ripresentare la pratica 6-7 volte prima di indovinare».

Insomma, sembra che la segnalazione dell’utente alla deputata non indichi in realtà una situazione molto diffusa o sistematicamente decisa dai distributori di elettricità. Ma non mancano però problemi in certe aree circoscritte d’Italia.

Preoccupa però che si affidi l’interpretazione di precise normative tecniche all’arbitrio dei singoli uffici, affidando di fatto al caso i tempi di svolgimento delle pratiche. E dispiace che certi uffici non instaurino con gli installatori una comunicazione franca e continua che aiuti il lavoro di entrambi, ma pongano ostacoli, si comportino da oracoli imperscrutabili e si facciano negare, come se chi lavora con il solare fosse una specie di scocciatore, da tenere alla larga e scoraggiare.

Abbiamo chiesto ad Enel Distribuzione un commento su tutti questi aspetti, che ad oggi non abbiamo ancora ricevuto e che volentieri pubblicheremo anche nei prossimi giorni.

Speriamo che Enel e le altre società di distribuzione elettrica, facciano quindi una verifica sul territorio ed emanino delle linee guida universali su come interpretare le norme di attivazione degli impianti solari e come interagire con gli operatori del settore, così che i casi di ritardo diventino solo una rarissima eccezione in tutta Italia.

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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HardwareSoftware

200MB di dati su DNA, nuova impresa dei ricecatori Microsoft e dell’Università di Washington

Nuovo record per la registrazione di informazioni su DNA: un gruppo composto da ricercatori provenienti da Microsoft e dall’Università di Washington è riuscito a registrare 200MB di dati su un filamento di DNA che occupa uno spazio fisico inferiore a quello della punta di una matita.

I ricercatori convertono i dati dal codice binario alle “lettere” che rappresentano i quattro nucleotidi di base che formano un filamento di DNA. Una volta determinati i nucleotidi relativi a ciascun frammento di informazione, si procede alla composizione delle molecole tramite Twist Bioscience, una startup che realizza e utilizza DNA sintetico per la conservazione di informazioni digitali.

Tramite la tecnica della PCR (Polymerase Chain Reaction) è possibile, partendo dai nucleotidi precedentemente determinati, ricostruire il filamento a doppia elica completo e successivamente eseguire le opportune operazioni di correzione d’errore.

La domanda per lo storage sta crescendo in maniera esponenziale, e la capacità degli attuali mezzi di stoccaggio delle informazioni non riesce a crescere con lo stesso ritmo. Diventa quindi difficile per molte realtà riuscire a conservare grosse moli di dati in assenza di una tecnologia o un approccio che cambi radicalmente le carte in tavola.

Luis Henrique Ceze, professore associato dell’Università di Washington che si occupa del progetto, spiega per quale motivo il DNA potrebbe rappresentare una strada di sviluppo interessante: “Il DNA è una molecola fantastica per la conservazione delle informazioni che codifica i dati necessari alla vita di un sistema vivente. Stiamo riproponendo questa capacità per registrare informazioni digitali, foto, video e documenti”.

I ricercatori sono riusciti a registrare una serie di opere d’arte, la la Dichiarazione Universale dei Dirittu Umani in oltre 100 lingue, i primi 100 libri di Project Gutenberg e un seed database di Crop Trust, oltre al video Rube Goldberg Machine di OK Go. Karin Strauss, ricercatrice Microsoft che ha lavorato al progetto commenta: “Il video di OK Go è divertente e usano cose differenti da differenti aree del loro campo, e ci sembra di aver fatto qualcosa di molto simile”.

Autore: Le news di Hardware Upgrade