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Ufo: secondo il Pentagono gli avvistamenti sono in aumento

Author: Wired

Gli avvistamenti Uap, acronimo di Unidentified aerial phenomenon, (chiamati in precedenza Ufo), stanno aumentando. Secondo il nuovo rapporto della task force del Pentagono sugli Uap, le segnalazioni, fatte da militari e membri della marina e dell’aviazione americana, sarebbero aumentate negli ultimi anni, salendo a oltre 350, metà delle quali rimaste finora inspiegabili. Il report è stato pubblicato dall’Office of the Director of National Intelligence, Odni, in collaborazione con l’All-Domain Anomaly Resolution Office (Aaro), del Dipartimento della difesa statunitense. “La sicurezza del nostro personale di servizio, delle nostre basi e delle operazioni statunitensi a terra, nei cieli, nei mari e nello spazio sono fondamentali”, ha commentato in una nota il generale Pat Ryder, addetto stampa del Pentagono, dimostrandosi preoccupato per la sicurezza nazionale. “Prendiamo seriamente le segnalazioni di incursioni nel nostro spazio, terra, mare o spazi aerei designati ed esaminiamo ciascuna di esse”.

Il rapporto

Sebbene i dettagli delle segnalazioni Uap siano stati forniti solo nella versione riservata del rapporto, quella “unclassified” fornisce una ripartizione dei 366 avvistamenti appena identificati. Più della metà degli avvistamenti è stata provvisoriamente classificata con “caratteristiche irrilevanti”, e in particolare: 26 sono stati causati da droni o dispositivi simili a droni, 163 causati da palloni o oggetti simili, 6 sono stati attribuiti a disturbi come uccelli, eventi meteorologici, sacchetti di plastica o altri detriti trasportati dall’aria. Tuttavia, le restanti 171 segnalazioni sono rimaste “non caratterizzate e non attribuite”. Alcune di queste sembrano avere “caratteristiche di volo o capacità prestazionali insolite e richiedono ulteriori analisi”, si legge dal rapporto. Ma almeno alcune delle anomalie potrebbero essere attribuite a difetti dei sensori o altre cause non così misteriose. “Molti avvistamenti mancano di dati abbastanza dettagliati per consentire l’attribuzione di Uap con elevata certezza”, afferma il rapporto.

Cosa dice la Nasa

Nel rapporto, precisiamo, non c’è alcuna prova della possibilità che gli Ufo e gli alieni possano avere avuto un ruolo in nessuna segnalazione Uap. Tuttavia, come racconta Avi Loeb, astrofisico di Harvard che presiede il Breakthrough Starshot Advisory Committee, le informazioni più interessanti sugli avvistamenti Uap probabilmente rimarranno nascoste al pubblico. “Anche se un oggetto tra quelli segnalati è di origine extraterrestre e questo oggetto non rappresenta una minaccia per la sicurezza nazionale, la sua identificazione sarà la scoperta più importante che l’umanità abbia mai fatto”, ha commentato Loeb.

Lo scorso anno, ricordiamo, anche la Nasa ha creato un panel indipendente per valutare i rapporti di avvistamento Uap non militari e potrebbe pubblicare i suoi primi risultati entro il 2023. “La mia opinione personale è che l’universo è grande e ora ci sono persino teorie secondo cui potrebbero esserci altri universi”, aveva spiegato Bill Nelson, amministratore della Nasa. “E se è così, chi sono io per dire che il pianeta Terra è l’unico luogo in cui si trova una forma di vita civilizzata e organizzata come la nostra?”.

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La Nasa costruirà un nuovo super-telescopio per cercare vita aliena

Author: Wired

Mentre James Webb, il telescopio più complesso mai costruito, continua a inviarci informazioni preziosissimeimmagini mozzafiato dello Spazio profondo, la Nasa pensa già alla costruzione dei suoi successori. Il primo a essere lanciato, in ordine di tempo, dovrebbe essere il Nancy Grace Roman, o Wide Field Infrared Survey Telescope (Wfirst), sensibile alla luce infrarossa e dedicato, tra le altre cose, allo studio dell’energia oscura. Il secondo – e questa è la notizia di oggi, dato che se ne è appena parlato nel corso dell’ultimo congresso della American Astronomical Society – sarà lo Habitable Worlds Observatory (Hwo), un telescopio che dovrebbe vedere la luce (in tutti i sensi) intorno al 2040 e il cui obiettivo principale, come suggerisce il nome, sarà la ricerca della presenza di eventuali forme di vita su esopianeti simili alla Terra.

Al momento, purtroppo, le informazioni sono ancora poche, soprattutto perché non è stato ancora allocato un budget per il progetto. Quello che si sa è che, come il James Webb, anche lo Hwo si “parcheggerà” a L2, il punto lagrangiano a circa un milione e mezzo di chilometri dalla Terra. Nelle intenzioni dei progettisti, inoltre, dovrebbe essere aggiornato e riparato, se necessario, da robot costruiti all’uopo, il che gli potrebbe consentire di essere operativo per decenni, e addirittura di migliorare nel tempo. 

La raccolta delle idee

Ogni dieci anni, la Nasa, il Department of Energy e la National Science Foundation statunitensi conducono un sondaggio in cui chiedono a decine di esperti, divisi in commissioni e sottocommissioni, quali dovrebbero essere, secondo loro, le priorità della ricerca in astrofisica, e di quali telescopi (sia nello Spazio che a Terra) avrebbero bisogno per raggiungere gli obiettivi individuati. Il desiderio che è emerso con più forza dai sondaggi recenti è la “resurrezione” del programma Grandi Osservatori (Great Observatories), quello che ha permesso il lancio dello Hubble Telescope e di altri strumenti simili negli anni novanta e all’inizio degli anni duemila.

Gli ultimi sondaggi: James Webb e Nancy Grace Roman

Il terzultimo sondaggio, completato nel 2001, aveva indicato per l’appunto come priorità la costruzione del James Webb Space Telescope – cosa che si è effettivamente avverata, anche se con molti ritardi e una spesa molto superiore al previsto. Quello successivo, concluso nel 2010, aveva invece indicato la costruzione dello Wide Field Infrared Survey Telescope (WFIRST), intitolato all’astronoma Nancy Grace Roman e dedicato alla ricerca dell’energia oscura, il cui lancio, inizialmente previsto per il 2025, è stato per ora rimandato al 2027. Tutti questi ritardi e gli sforamenti di budget, raccontava Science nel 2018, hanno fatto nascere il sospetto che le proposte individuate in questo modo fossero “immature e poco realistiche”, generando, a detta di Robert Blandford, esperto della Stanford University e coordinatore del sondaggio del 2010, “un senso di frustrazione diffusa”.

I nuovi piani

Nell’ultimo sondaggio, quello avviato nel 2018, è stato chiesto agli esperti di indicare la loro priorità tra quattro progetti: il Large UV Optical Infrared Surveyor (Luvoir), un telescopio spaziale con uno specchio dal diametro di 15 metri, in grado di raccogliere 40 volte più luce rispetto a Hubble e che è sensibile, come suggerisce il nome, alle lunghezze d’onda nell’infrarosso; lo Habitable Exoplanet Observatory (HabEx), con uno specchio più piccolo ma corredato di una sorta di enorme “paralume”, delle dimensioni di un campo da calcio, per bloccare la luminosità delle stelle e consentire ai suoi strumenti di concentrarsi sugli esopianeti (che sono naturalmente molto meno luminosi) e cercare possibili tracce di vita; il Lynx Xray Observatory, un telescopio sensibile alla luce nelle frequenze dei raggi X, per studiare i buchi neri più antichi dell’Universo e comprendere quale sia il loro legame con i meccanismi di formazione ed evoluzione delle galassie; lo Origin Space Telescope, uno strumento mantenuto a circa 4 gradi sopra lo zero assoluto per studiare la radiazione infrarossa emessa dalle nubi di gas freddo e di polvere da cui nascono pianeti e stelle.