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Lo strano caso di Elemental, il film Pixar da flop a successo

Author: Wired

Può il film Elemental invertire la traiettoria negativa che sembra caratterizzare ultimamente Disney e Pixar? Non è un periodo facile per questi marchi, in effetti: quelle che sembravano delle galline dalle uova d’oro a livello di rendimento cinematografico negli anni a partire della pandemia hanno iniziato a mostrare non pochi segni d’affanno. E se la casa di Topolino colleziona passi falsi su diversi fronti (dalle difficoltà Marvel con Ant-Man alle critiche a La Sirenetta, per non parlare dell’ultimo, altalenante La casa dei fantasmi), è proprio la casa d’animazione Pixar – un tempo garanzia assoluta di qualità e blockbuster – a destare le più grandi preoccupazioni: non considerando titoli come Luca, Soul e Red finiti per forza di cose direttamente su Disney+, anche Lightyear, spin-off del cult Toy Story che si portava dietro grandi aspettative, ha deluso al botteghino e presso la critica. Stesso destino toccato a Elemental, appunto, che, uscito con grandi fanfare a giugno, si è dimostrato un flop racimolando appena 29,5 milioni di dollari negli Stati Uniti e 44,5 milioni a livello globale, a fronte di un costo di 200 milioni di dollari, marketing escluso.

Ma nelle ultime settimane c’è stata una sorpresa: quello che infatti tutti gli analisti bollavano come un sonoro fallimento si è rivelato invece un successo graduale e resiliente. Anche se all’apertura Elemental si è imposto come l’insuccesso più eclatante nei 28 anni di storia della Pixar, il film ha dimostrato invece di resistere una volta in sala, racimolando in due mesi 148 milioni di dollari in America del Nord e 425 milioni nel mondo. Significa aver moltiplicato di cinque volte i risultati iniziali, qualcosa di assolutamente inedito per un film originale per la prima volta nelle sale. Una sorpresa anche per chi l’aveva realizzato: “È stato sicuramente deludente”, ha detto Jim Morris, il presidente di Pixar, intervistato da Variety in riferimento al primo weekend. Però poi, nelle settimane successive qualcosa è cambiato: “I numeri diminuivano di poco. In alcuni mercati vedevamo una decrescita del 12%, in alcuni i biglietti addirittura aumentavano, mentre di solito ci si aspetta un crollo del 50%”.

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Futurama è tornato, ed è ancora in formissima

Author: Wired

Buone notizie, ciurmaglia! Futurama è tornato (di nuovo).

L’undicesima stagione della serie animata fantascientifica è disponibile su Disney+ dal 24 luglio, dopo una pausa di dieci anni. Considerando tutto il tempo trascorso, è naturale chiedersi se la serie riesca riprendere da dove aveva lasciato, riuscendo a mantenere la rilevanza che aveva dieci anni fa. Ma non temete: i nuovi episodi sono riusciti a far ripartire lo show nel 3023 – quindi sempre 1000 anni nel futuro – con tutta la verve che lo caratterizzava quando è stato cancellato (per la seconda volta) nel 2013.

Futurama esordì quasi un quarto di secolo fa, nel 1999, emergendo dall’ombra dei Simpson. Anche se i protagonisti Philip J. Fry e Leela ci hanno regalato numerose battute esilaranti, il personaggio più popolare della serie è probabilmente Bender, un robot sboccato e amante della birra . Per i nuovi arrivati, lo show parte dalla storia di Fry, un ragazzo che è rimasto per sbaglio ibernato per un millennio mentre consegnava pizze la notte di Capodanno del 1999. La nuova stagione inizia con il professor Farnsworth che in qualche modo riavvia l’universo dopo che il tempo si è fermato per alcuni anni, facendo sì che tutti riprendano la propria vita da dove si era interrotta come se niente fosse. “Siamo tornati, baby!“, esclama Bender accendendosi un sigaro.

La serie è stata cancellata ed è ripartita più volte, un aspetto che è ripetutamente oggetto di ironia nella nuova stagione. In un episodio, per esempio, la gang di Fry convince i dirigenti robotici di “Fulu” (un nome che ricorda da vicino quello di Hulu, la piattaforma dove la serie è trasmessa negli Stati Uniti) a far tornare una soap opera robotica di cui Fry è appassionato. La società aiuta il protagonista a fare una maratona della telenovela rinchiudendolo in una tuta simile a quella vista in Dune, che lo nutre, ricicla i suoi rifiuti organici ed è dotata di un casco che gli trapana il cranio. Lo stesso Bender scrive un paio di episodi della soap, che però non si rivelano un granché: a quanto pare, l’intelligenza artificiale non sarà capace di scrivere sceneggiature nemmeno tra 1000 anni. È un classico di Futurama: un cenno alla fantascienza di epoche passate, ma completamente al passo con i tempi.

E pensare che la nuova stagione rischiava di non vedere mai la luce. L’anno scorso, quando gli episodi erano già in fase di preparazione, il doppiatore di Bender nella versione originale, John DiMaggio, aveva fatto un passo indietro dal progetto, chiedendo una retribuzione maggiore per l’intero cast (da tempo i doppiatori di serie tv e videogiochi sostengono di essere sottopagati). I produttori a quel punto hanno minacciato di sostituire la sua voce, scatenando la reazione dei fan sotto l’hashtag #BenderGate. Fortunatamente, alla fine la questione è stata risolta ed DiMaggio è tornato a dare voce a Bender.

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Come Pixar ha sfruttato l’intelligenza artificiale per creare Elemental

Author: Wired

Fortunatamente, a Kanyuk è venuta un’idea. Il supervisore si occupava di animazione alla Pixar dal 2005, dai tempi di Ratatouille, e aveva sempre fatto fatica a far apparire nel modo corretto i vestiti di grandi gruppi di persone. Mentre cercava di risolvere il problema, è entrato in contatto con Siggraph, un’organizzazione che fa parte dell’Association for Computing Machinery ed è dedicata al progresso della computer grafica. Intorno al 2016, ha trovato alcune ricerche del gruppo sull’uso dell’apprendimento automatico per perfezionare le simulazioni di tessuti, che ha poi cercato di padroneggiare. Elemental gli ha dato l’opportunità di mettere in pratica ciò che aveva imparato.

Intorno al 2019, Kanyuk si è imbattuto in un documento del Siggraph Asia sull’uso del neural style transfer (Nst) – il tipo di intelligenza artificiale che serve a riprodurre su una foto lo stile di Van Gogh o Picasso – per muovere i voxel (in sostanza pixel 3D dotati di volume) nelle animazioni e dare a un personaggio un determinato aspetto. Kanyuk pensava che l’Nst potesse aiutare la Pixar a risolvere il problema delle fiamme, nonostante avesse specificato a Sohn che c’era solo il 50 per cento di possibilità che la tecnica funzionasse, come succede per gran parte dell’apprendimento automatico. Gli ho detto: “Ti darò cinque idee e forse ne funzioneranno due”; la risposta del regista è stata: “Facciamole tutte”, racconta Kanyuk.

Kanyuk ha quindi chiesto l’aiuto dei Disney Research Studios, con cui la Pixar aveva già collaborato per Toy Story 4. Il laboratorio, che ha sede a Zurigo, è specializzato nella ricerca di metodi per far in modo che l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico possano per esempio far apparire gli attori più vecchi o più giovani, o ricreare al meglio le caratteristiche della pelle di una persona. “Molti di noi non si sono occupati di apprendimento automatico fino a poco tempo fa, quando non ha iniziato a diffondersi; quindi abbiamo imparato sul campo – riferisce Kanyuk –, mentre per quanto riguarda la ricerca che esce dal laboratorio Disney, loro vivono e respirano questa roba“.

Kanyuk ha iniziato a incontrarsi regolarmente con il team dei Disney Research Studios. Insieme sono riusciti a risolvere il problema del fuoco reclutando un artista della Pixar, Jonathan Hoffman, che ha disegnato una serie di fiammelle vorticose, appuntite e quasi cartoonesche che il team ha soprannominato “gigli”. L’Nst è riuscito a combinarle con il fuoco indefinito della simulazione originale, ottenendo il movimento e l’intensità tipica delle fiamme, appena smorzata da un pizzico dello stile Pixar.

L’unico inconveniente, naturalmente, è che l’utilizzo di questo tipo di apprendimento automatico richiede un’enorme potenza di calcolo. Dopo tutto, applicare la tecnica su tutte le 1600 inquadrature di Elemental si sarebbe rivelata un’impresa monumentale, soprattutto se si considera che il processo richiedeva molti processori grafici. “All’inizio non avevamo le risorse, quindi abbiamo detto a [Sohn] che probabilmente avremmo potuto realizzare Ember solo nei primi piani“, ricorda Bakshi. Poi, continua Kanyuk, gli animatori si sono resi conto che se avessero usato la tecnologia per Ember avrebbero dovuto applicarla anche agli altri personaggi di fuoco.

L’idea ha funzionato. Alla fine, Kanyuk e tutti le altre persone coinvolte in Elemental sono riusciti a realizzare le inquadrature necessarie. La Pixar sta ancora “grattando la superficie” delle potenzialità dell’Nst, sottolinea Kanyuk, “ma sono molto entusiasta di aver trovato un caso d’uso su Elemental che ha alzato il livello del tipo di immagini che possiamo creare“.

Per Sohn, è stata l’occasione per dare al film l’aspetto che desiderava, creando allo stesso tempo qualcosa di inedito per il pubblico. È il simbolo di una di ciò che il regista ama della Pixar: l’incontro tra arte e tecnologia, in cui quest’ultima è una parte fondamentale del processo e non un semplice elemento.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired UK.

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Da Elemental a Elio, ecco quali saranno i prossimi film Pixar

Author: Wired

C’è grande attesa, all’inizio della prossima estate, per l’arrivo del nuovo film Pixar, Elemental. Nel corso dei decenni, infatti, la casa d’animazione ora proprietà della Disney ci ha abituato a meravigliose e sognanti avventure in 3D. Di recente, però, anche questo colosso dell’animazione ha prodotto risultati alterni, da titoli entusiasmanti come Luca e Red ad altri che hanno covninto meno il pubblico, come Soul e soprattutto Lightyear, spin-off di Toy Story. Ora appunto tutti i riflettori sono puntati sulla nuova pellicola che, come si vede nel trailer diffuso nelle scorse ore, è ambientato a Element City, una metropoli i cui abitanti hanno la forma dei quattro elementi naturali: fuoco, acqua, terra e aria.

Nella migliore delle tradizioni, in una società in cui i quattro gruppi elementali stanno alla larga gli uni dagli altri al motto di “Gli elementi non si mischiano”, due giovani, Ember e Wade, composti rispettivamente di fuoco e di acqua, scoprono un’improvvisa attrazione l’una per l’altro e, sfidando le convinzioni, capiranno finalmente che gli opposti si attraggono e che c’è molto di più del destino tracciato per loro dalle rispettive famiglie. Il film, diretto da Peter Sohn (Il viaggio di Arlo), uscirà nelle sale il prossimo giugno, ma porterà con sé anche un piccola, grande sorpresa.

Un grande ritorno

Com’è tradizione per i film Pixar, infatti, anche Elemental sarà preceduto da un corto e questa volta si tratterà di Carl’s Date. Chi è Carl? Ma ovviamente Carl Fredricksen, il burbero ma in fondo anche tenero vecchietto che tanto ci aveva fatto commuovere in Up: in questa nuova avventura l’anziano accetterà non senza riluttanza la proposta di un appuntamento con un’arzilla signora ma, completamente ignaro di come funzionino le dinamiche di corteggiamento, si farà aiutare nientemeno che da… Dug, il cane vispo e combinaguai diventato ormai suo inseparabile compagno. Il corto sarà ancora più commovente, almeno in originale, perché si tratta dell’ultima interpretazione dell’attore Ed Asner, scomparso nell’agosto 2021 non prima di aver doppiato le nuove battute di Carl.